PATRIMONIO CULTURALE E DEMOCRAZIA: QUALE FUTURO? reloaded di tre miei post del maggio 2015, in attesa di incontrare Tomaso Montanari qui a Prato insieme a MIrco ROCCHI candidato Sindaco per Prato in Comune

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…ripropongo tre miei post di fine maggio 2015 redatti in occasione di un incontro da me organizzato a Bacoli nei Campi Flegrei…..
Avremo occasione di incontrarci nuovamente con Tomaso Montanari tra pochi giorni (6 maggio ore 18.00 presso il Ridotto del “Metastasio”) per discutere, insieme a Mirco ROCCHI candidato Sindaco 2019 per Prato in Comune, i temi della Cultura dell’Arte e dell’Ambiente nei nostri territori. In quell’occasione il tema era “Patrimonio culturale e Democrazia: quale futuro?” Da allora penso che la realtà sia vieppiù peggiorata. Perché non riprendere proprio quei temi?

TOMASO MONTANARI E COSTANZA GIALANELLA – MAGGIO DEI LIBRI – MERCOLEDI’ 27 MAGGIO 2015 ORE 17.00 – VILLA CERILLO – BACOLI

Patrimonio Culturale e Democrazia: quale futuro?

In chiusura del suo libro “Le pietre e il popolo – Restituire ai cittadini l’arte e la storia delle città italiane” Edizioni Minimum Fax marzo 2013 Tomaso Montanari scriveva: “Se torneranno ad essere governate dai cittadini per i cittadini, le nostre cosiddette “città d’arte” possono ancora resuscitare la loro funzione plurisecolare: possono di nuovo dare forma e alimento a una vita civile la cui missione principale dev’essere, oggi, quella di fornire un modello culturale alternativo al mercato, di favorire l’integrazione tra italiani e immigrati, di permettere la frequentazione reciproca di classi diverse ormai chiuse in luoghi e vite nettamente separati.
Le nostre città, e la loro arte, non servono a trasformarci in turisti, ma a farci cittadini sovrani, e a farci tutti uguali.
E’ ancora possibile: dipende da noi.”

Immagine.Tomaso-Montanari

Come potete ben vedere, era il marzo 2013 e Renzi era ancora sindaco di Firenze. Quel che è accaduto dopo non è di certo migliore di quanto il futuro Presidente del Consiglio abbia compiuto nel capoluogo toscano e, nel libro “Le pietre e il popolo” le sue “imprese” vengono seguite dettagliatamente. Cosa possiamo augurarci per il futuro? Forse, purtroppo, il futuro grigio-nero è già qui insieme a noi. Cosa possiamo fare? E’ ancora possibile? Dipende da noi? Ma quando ci si risveglia?

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TOMASO MONTANARI E COSTANZA GIALANELLA – VILLA CERILLO DI BACOLI – mercoledi’ 27 maggio ore 17.00

Tomaso Montanari ed il suo libro “ISTRUZIONI PER L’USO DEL FUTURO . Il patrimonio culturale e la democrazia che verrà” edito da Minimum fax e pubblicato nel marzo del 2014 riporta sulla copertina una riflessione che a leggerla oggi può apparire nefastamente profetica: “Solo la Repubblica può permettere al patrimonio di svolgere la sua vera funzione, quella stabilita dalla Costituzione. Che non è assicurare il riletto privato di pochi, ma alimentare la virtù civile, essere palestra di vita pubblica, strumento per costruire uguaglianza e democrazia sostanziali. Una via per rimanere umani, un mezzo per rovesciare la dittatura del mercato.”
Il libro si snoda attraverso un “vocabolario differente, un alfabeto rivoluzionario: un altro modo per guardare alla funzione della cultura. Un modo che riprenda le parole e lo spirito della Costituente: e soprattutto che ne riprenda lo sguardo felicemente presbite, e cioè libero dall’angoscia del presente e capace di guardare lontano…” E la parte introduttiva da cui ho ripreso queste frasi si conclude: “..le nostre città, i nostri musei, il nostro paesaggio non contengono solo cose belle: contengono valori e prospettive che possono liberarci, innalzarci, renderci di nuovo umani, restituirci un’idea dell’uomo e un’idea di comunità che ci permettano di costruire un futuro diverso.”
Perché ho scritto “nefastamente profetica” parlando della riflessione iniziale? In effetti avendo letto il libro per intero mi riferivo ad altre parti di esso: in particolare alle conclusioni del capitolo “O” (non “zero”) “ORGANIZZAZIONE” nel quale si accenna alla Commissione per la riorganizzazione del Ministero per i Beni culturali voluta dal Ministro Massimo Bray della quale Montanari ha fatto parte, sulla quale il giudizio espresso è positivo. Quella “Sezione” si conclude tuttavia con un tragico dilemma “Mentre scrivo queste righe (sono gli ultimi giorni del 2013) – scrive Montanari – non è chiaro se Bray, o addirittura l’intero governo Letta, sopravviveranno all’avvento di Matteo Renzi, ben deciso a occuparsi in prima persona di cultura….”. Per coloro che soffrono di “amnesie” ed in questo Paese sono la maggioranza ricordo che Enrico Letta fu invitato dall’attuale Primo Ministro a “stare sereno” con una forma di “fratricidio” senza sangue che tuttavia sta producendo un appannamento della Democrazia a favore di una dittatura del mercato e dei poteri finanziari.

Tra l’altro le “imprese” dell’ex Sindaco di Firenze sono drammaticamente elencate nel precedente libro di Montanari “Le pietre e il popolo”. Ma, lo si sa, Montanari è un “talebano”: “Così, in Italia, è chiamato non chi distrugge l’arte del passato…ma chi tenta di salvarla. La posizione “ideologica” sarebbe quella di chi vuole applicare la Costituzione, non quella di chi la calpesta in nome dell’ideologia neoliberista. La stessa retorica vuole che la difesa del patrimonio culturale sia sintomo di passatismo, misoneismo, mancanza di coraggio: e che il suo sfruttamento economico sappia invece di nuovo, di moderno.” (pag.116 Z come ZENIT in “Istruzioni per l’uso”)

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“PRIVATI DEL PATRIMONIO” incontro con TOMASO MONTANARI E COSTANZA GIALANELLA – BACOLI – VILLA CERILLO – 27 MAGGIO 2015 ORE 17.00

“La religione del mercato sta imponendo al patrimonio culturale il dogma della privatizzazione. Ma se l’arte e il paesaggio italiani perderanno la loro funzione pubblica, tutti avremo meno libertà, uguaglianza, democrazia. L’alternativa è rendere lo Stato efficiente. Ma non basta: dobbiamo costruire uno Stato giusto.” Questa “sintesi” la si legge sulla copertina del libro “Privati del patrimonio” pubblicato alla fine del 2014 per Einaudi da Tomaso Montanari.
Il docente di Storia dell’Arte Moderna sarà mercoledì 27 maggio alle ore 17.00 ospite de “Il Maggio dei libri” a Villa Cerillo di Bacoli in provincia di Napoli – con lui sarà presente ed interverrà anche la Soprintendente ai Beni Archeologici dei Campi Flegrei e Pompei dott.ssa Costanza Gialanella. I temi che saranno affrontati saranno ovviamente quelli che Montanari ha trattato e continua a trattare nelle sue pubblicazioni ( libri e Blog ). Abbiamo già parlato di “Le pietre e il popolo” e di “Istruzioni per l’uso” entrambi pubblicati nel 2013 ed inizio 2014 per Minimum fax. Oggi accenneremo a “Privati del patrimonio” dove la parola “Privati” è volutamente ambigua e sottintende sia la connotazione della scelta prevalente che il Governo italiano in questo ultimo trentennio ha favorito (la concessione dei beni culturali e paesaggistici comuni alle imprese private) sia la condizione nella quale i cittadini vengono portati con la effettiva “priva(tizza)zione” di essi.
Come sempre l’analisi del prof. Tomaso Montanari è lucida e sintetica pur nella complessità degli esempi numerosissimi che egli porta a sostegno della sua denuncia.
Purtroppo la battaglia è dura ed è sempre più difficile da condurre in un ambiente che si è vieppiù appiattito ed omologato fino a perdere delle connotazioni che non necessariamente devono essere ideologiche ma che a mio parere devono comunque mantenersi legate a valori ed ideali civili di primaria importanza, quei valori ed ideali che sono riportati all’interno del dettato costituzionale. Fin quando per accedere al Potere sarà inevitabile stringere accordi con il Capitale (società private, Lobby, Aziende, etc…) non sarà possibile non pagare “pegno” e lo stato finirà definitivamente per abdicare ai suoi “doveri” costituzionali.
Illuminante è quanto scrive Montanari nel capitolo settimo, il cui titolo è “Un altro privato”. In esso si sottolinea come vi sia nel nostro Paese la “consapevolezza di quella superproprietà collettiva …sfociata nell’art.9 della Costituzione… che definisce “della nazione” tutto il patrimonio, non solo quello pubblico. Il patrimonio privato è un bene privato di interesse pubblico, o, se si preferisce, è privato solo l’oggetto, mentre è sempre pubblico il valore immateriale del suo essere appunto “bene culturale”: e si potrebbe dire che nel caso del patrimonio culturale la “funzione sociale” cui l’articolo 42 della Costituzione condiziona il riconoscimento della proprietà privata è rappresentata proprio dall’esercitare comunque una funzione pubblica.”

Sarà importante chiedere al prof. Montanari quali siano le reali prospettive, le vie d’uscita da questa situazione aberrante che egli denuncia. Penso al ruolo del volontariato “organizzato” e senza fini di lucro. Mio riferimento è la “Magna Charta Volontario per i Beni culturali” approntata dal CESVOT Toscana di cui tuttavia non conosco gli esiti. Occorre riappropriarsi del ruolo “pubblico” di questi beni, portando avanti delle battaglie “comuni”. E’ urgente farlo mentre, mi dispiace notarlo, i segnali di “abbandono” sono dilaganti. Tra l’altro ci ritroviamo in una fase estremamente ambigua dal punto di vista politico ed è necessario che il “cittadino” democratico e progressista faccia sentire la sua voce, svegliandosi da questo torpore “mortale”.

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TOMASO MONTANARI E COSTANZA GIALANELLA – MAGGIO DEI LIBRI – MERCOLEDI’ 27 MAGGIO 2015 ORE 17.00 – VILLA CERILLO – BACOLI

Patrimonio Culturale e Democrazia: quale futuro?

In chiusura del suo libro “Le pietre e il popolo – Restituire ai cittadini l’arte e la storia delle città italiane” Edizioni Minimum Fax marzo 2013 Tomaso Montanari scriveva: “Se torneranno ad essere governate dai cittadini per i cittadini, le nostre cosiddette “città d’arte” possono ancora resuscitare la loro funzione plurisecolare: possono di nuovo dare forma e alimento a una vita civile la cui missione principale dev’essere, oggi, quella di fornire un modello culturale alternativo al mercato, di favorire l’integrazione tra italiani e immigrati, di permettere la frequentazione reciproca di classi diverse ormai chiuse in luoghi e vite nettamente separati.
Le nostre città, e la loro arte, non servono a trasformarci in turisti, ma a farci cittadini sovrani, e a farci tutti uguali.
E’ ancora possibile: dipende da noi.”

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Come potete ben vedere, era il marzo 2013 e Renzi era ancora sindaco di Firenze. Quel che è accaduto dopo non è di certo migliore di quanto il futuro Presidente del Consiglio abbia compiuto nel capoluogo toscano e, nel libro “Le pietre e il popolo” le sue “imprese” vengono seguite dettagliatamente. Cosa possiamo augurarci per il futuro? Forse, purtroppo, il futuro grigio-nero è già qui insieme a noi. Cosa possiamo fare? E’ ancora possibile? Dipende da noi? Ma quando ci si risveglia?

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TOMASO MONTANARI E COSTANZA GIALANELLA – VILLA CERILLO DI BACOLI – mercoledi’ 27 maggio ore 17.00

Tomaso Montanari ed il suo libro “ISTRUZIONI PER L’USO DEL FUTURO . Il patrimonio culturale e la democrazia che verrà” edito da Minimum fax e pubblicato nel marzo del 2014 riporta sulla copertina una riflessione che a leggerla oggi può apparire nefastamente profetica: “Solo la Repubblica può permettere al patrimonio di svolgere la sua vera funzione, quella stabilita dalla Costituzione. Che non è assicurare il riletto privato di pochi, ma alimentare la virtù civile, essere palestra di vita pubblica, strumento per costruire uguaglianza e democrazia sostanziali. Una via per rimanere umani, un mezzo per rovesciare la dittatura del mercato.”
Il libro si snoda attraverso un “vocabolario differente, un alfabeto rivoluzionario: un altro modo per guardare alla funzione della cultura. Un modo che riprenda le parole e lo spirito della Costituente: e soprattutto che ne riprenda lo sguardo felicemente presbite, e cioè libero dall’angoscia del presente e capace di guardare lontano…” E la parte introduttiva da cui ho ripreso queste frasi si conclude: “..le nostre città, i nostri musei, il nostro paesaggio non contengono solo cose belle: contengono valori e prospettive che possono liberarci, innalzarci, renderci di nuovo umani, restituirci un’idea dell’uomo e un’idea di comunità che ci permettano di costruire un futuro diverso.”
Perché ho scritto “nefastamente profetica” parlando della riflessione iniziale? In effetti avendo letto il libro per intero mi riferivo ad altre parti di esso: in particolare alle conclusioni del capitolo “O” (non “zero”) “ORGANIZZAZIONE” nel quale si accenna alla Commissione per la riorganizzazione del Ministero per i Beni culturali voluta dal Ministro Massimo Bray della quale Montanari ha fatto parte, sulla quale il giudizio espresso è positivo. Quella “Sezione” si conclude tuttavia con un tragico dilemma “Mentre scrivo queste righe (sono gli ultimi giorni del 2013) – scrive Montanari – non è chiaro se Bray, o addirittura l’intero governo Letta, sopravviveranno all’avvento di Matteo Renzi, ben deciso a occuparsi in prima persona di cultura….”. Per coloro che soffrono di “amnesie” ed in questo Paese sono la maggioranza ricordo che Enrico Letta fu invitato dall’attuale Primo Ministro a “stare sereno” con una forma di “fratricidio” senza sangue che tuttavia sta producendo un appannamento della Democrazia a favore di una dittatura del mercato e dei poteri finanziari.

Tra l’altro le “imprese” dell’ex Sindaco di Firenze sono drammaticamente elencate nel precedente libro di Montanari “Le pietre e il popolo”. Ma, lo si sa, Montanari è un “talebano”: “Così, in Italia, è chiamato non chi distrugge l’arte del passato…ma chi tenta di salvarla. La posizione “ideologica” sarebbe quella di chi vuole applicare la Costituzione, non quella di chi la calpesta in nome dell’ideologia neoliberista. La stessa retorica vuole che la difesa del patrimonio culturale sia sintomo di passatismo, misoneismo, mancanza di coraggio: e che il suo sfruttamento economico sappia invece di nuovo, di moderno.” (pag.116 Z come ZENIT in “Istruzioni per l’uso”)

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“PRIVATI DEL PATRIMONIO” incontro con TOMASO MONTANARI E COSTANZA GIALANELLA – BACOLI – VILLA CERILLO – 27 MAGGIO 2015 ORE 17.00

“La religione del mercato sta imponendo al patrimonio culturale il dogma della privatizzazione. Ma se l’arte e il paesaggio italiani perderanno la loro funzione pubblica, tutti avremo meno libertà, uguaglianza, democrazia. L’alternativa è rendere lo Stato efficiente. Ma non basta: dobbiamo costruire uno Stato giusto.” Questa “sintesi” la si legge sulla copertina del libro “Privati del patrimonio” pubblicato alla fine del 2014 per Einaudi da Tomaso Montanari.
Il docente di Storia dell’Arte Moderna sarà mercoledì 27 maggio alle ore 17.00 ospite de “Il Maggio dei libri” a Villa Cerillo di Bacoli in provincia di Napoli – con lui sarà presente ed interverrà anche la Soprintendente ai Beni Archeologici dei Campi Flegrei e Pompei dott.ssa Costanza Gialanella. I temi che saranno affrontati saranno ovviamente quelli che Montanari ha trattato e continua a trattare nelle sue pubblicazioni ( libri e Blog ). Abbiamo già parlato di “Le pietre e il popolo” e di “Istruzioni per l’uso” entrambi pubblicati nel 2013 ed inizio 2014 per Minimum fax. Oggi accenneremo a “Privati del patrimonio” dove la parola “Privati” è volutamente ambigua e sottintende sia la connotazione della scelta prevalente che il Governo italiano in questo ultimo trentennio ha favorito (la concessione dei beni culturali e paesaggistici comuni alle imprese private) sia la condizione nella quale i cittadini vengono portati con la effettiva “priva(tizza)zione” di essi.
Come sempre l’analisi del prof. Tomaso Montanari è lucida e sintetica pur nella complessità degli esempi numerosissimi che egli porta a sostegno della sua denuncia.
Purtroppo la battaglia è dura ed è sempre più difficile da condurre in un ambiente che si è vieppiù appiattito ed omologato fino a perdere delle connotazioni che non necessariamente devono essere ideologiche ma che a mio parere devono comunque mantenersi legate a valori ed ideali civili di primaria importanza, quei valori ed ideali che sono riportati all’interno del dettato costituzionale. Fin quando per accedere al Potere sarà inevitabile stringere accordi con il Capitale (società private, Lobby, Aziende, etc…) non sarà possibile non pagare “pegno” e lo stato finirà definitivamente per abdicare ai suoi “doveri” costituzionali.
Illuminante è quanto scrive Montanari nel capitolo settimo, il cui titolo è “Un altro privato”. In esso si sottolinea come vi sia nel nostro Paese la “consapevolezza di quella superproprietà collettiva …sfociata nell’art.9 della Costituzione… che definisce “della nazione” tutto il patrimonio, non solo quello pubblico. Il patrimonio privato è un bene privato di interesse pubblico, o, se si preferisce, è privato solo l’oggetto, mentre è sempre pubblico il valore immateriale del suo essere appunto “bene culturale”: e si potrebbe dire che nel caso del patrimonio culturale la “funzione sociale” cui l’articolo 42 della Costituzione condiziona il riconoscimento della proprietà privata è rappresentata proprio dall’esercitare comunque una funzione pubblica.”

Sarà importante chiedere al prof. Montanari quali siano le reali prospettive, le vie d’uscita da questa situazione aberrante che egli denuncia. Penso al ruolo del volontariato “organizzato” e senza fini di lucro. Mio riferimento è la “Magna Charta Volontario per i Beni culturali” approntata dal CESVOT Toscana di cui tuttavia non conosco gli esiti. Occorre riappropriarsi del ruolo “pubblico” di questi beni, portando avanti delle battaglie “comuni”. E’ urgente farlo mentre, mi dispiace notarlo, i segnali di “abbandono” sono dilaganti. Tra l’altro ci ritroviamo in una fase estremamente ambigua dal punto di vista politico ed è necessario che il “cittadino” democratico e progressista faccia sentire la sua voce, svegliandosi da questo torpore “mortale”.

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PERCHE’ ABBIAMO SCELTO MIRCO COME CANDIDATO DI PRATO IN COMUNE – TERZA PARTE – CAMPAGNA ELETTORALE QUI PRATO, TOSCANA, ITALIA, EUROPA E MONDO – 12 CON PRATO IN COMUNE

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PERCHE’ ABBIAMO SCELTO MIRCO COME CANDIDATO DI PRATO IN COMUNE – TERZA PARTE – CAMPAGNA ELETTORALE QUI PRATO, TOSCANA, ITALIA, EUROPA E MONDO – 12 CON PRATO IN COMUNE

di Joshua Madalon

Vi racconterò la campagna elettorale per le amministrative del 2019 qui a Prato con Prato in Comune – candidato Sindaco Mirco Rocchi

A quell’incontro del 16 gennaio era stata invitata anche un’altra persona, una giovane donna rappresentativa anche dell’universo culturale e civile della Sinistra, alla quale avevamo mostrato interesse affinchè fosse lei a guidare la lista (o le liste, nell’eventualità che si fosse costruita una coalizione) del nostro soggetto politico. Non c’era stato un rifiuto anche se non c’era stato nemmeno un assenso: diciamo che il nostro era, come si suol dire, un “cauto ottimismo” verso un’accettazione di questa proposta. Non ho una documentazione certa su come davvero siano andate le cose, ma sono molto sicuro invece sul fatto che la sua candidatura venisse letta da una parte come “escludente” rispetto a quel che erano le attese di “una parte” minoritaria che aveva già in modo separato una propria candidatura da proporre. Anche per questo motivo, come potete ben capire, taccio sull’identità della nostra prima proposta.
Di fronte al naufragio di una proposta che consideravamo “sintesi” del Progetto di Prato in Comune, alcuni di noi hanno pensato a Mirco, con il quale avevamo nel frattempo instaurato un rapporto molto più denso e continuativo. La storia di Mirco cominciavamo a conoscerla un po’ alla volta e ci convinceva vieppiù la sua appartenenza ad una realtà culturale che metteva insieme tutta una serie di elementi politici ad una parte di noi molto vicini (essere lui un chiaro appartenente agli immigrati interni, avere sostenuto con il voto sempre forze di Sinistra senza mai avere aderito ad un Partito, guardare alla realtà pratese con uno sguardo libero da pregiudizi annosi, occuparsi dei giovani in modo specifico attraverso il Teatro, il Cinema e l’Arte collaborando con l’Università, essere particolarmente attento ai temi ambientalistici, urbanistici e sociali), la qual cosa ci aiutava a realizzare al meglio l’obiettivo di creare un collegamento con il mondo al di là delle forze partitiche strutturate e quello di aprirsi a quella parte della Sinistra delusa dalle politiche neocentriste ed ambigue, dal punto di vista ideologico, del Partito Democratico.
Mirco Rocchi è una persona che possiede una preparazione culturale derivante dalla sua apertura mentale e grande disponibilità al confronto. Sin da subito, dopo aver accettato di partecipare alla sfida insieme a noi, si è messo a lavoro, facendo contemperare i suoi numerosi impegni lavorativi, prevalentemente artistici, a quelli nuovi ai quali noi con un “tour de force” incessante lo stiamo sottoponendo.

Joshua Madalon

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PERCHE’ ABBIAMO SCELTO MIRCO COME CANDIDATO DI PRATO IN COMUNE – SECONDA PARTE – CAMPAGNA ELETTORALE QUI PRATO, TOSCANA, ITALIA, EUROPA E MONDO – 11 CON PRATO IN COMUN

simbolo PRATO in Comune
PERCHE’ ABBIAMO SCELTO MIRCO COME CANDIDATO DI PRATO IN COMUNE – SECONDA PARTE – CAMPAGNA ELETTORALE QUI PRATO, TOSCANA, ITALIA, EUROPA E MONDO – 11 CON PRATO IN COMUNE

Vi racconterò la campagna elettorale per le amministrative del 2019 qui a Prato con Prato in Comune – candidato Sindaco Mirco Rocchi

Mirco Rocchi nel frattempo continuava ad occuparsi della sua attività principale, lo spettacolo, il teatro, il cinema ma non ci si perdeva del tutto di vista. Di tanto in tanto ci si sentiva a telefono, a volte ci si incrociava in qualche occasione “culturale”. Intanto, alcune ed alcuni di noi ci si organizzava per riproporre quel percorso unitario alternativo ad un PD che aveva progressivamente perduto (è la mia idea, non condivisa da quanti ritengono che non l’abbia mai posseduta) la sua visione democratica di una Politica al servizio dei più deboli. Abbiamo lavorato insieme, in modo intenso nella seconda parte del 2018, rappresentanti ufficiali di un mondo politico strutturato di Sinistra, come Sinistra Italiana e Rifondazione Comunista (Potere al Popolo forse osservava ma non partecipava), e singoli appartenenti ad ex forze politiche e persone sensibili elettrìci senza mai avere aderito ad alcuna compagine.
Il 6 ottobre abbiamo presentato il nostro Manifesto in un incontro al Cinema “Terminale”. In quell’occasione sia Andrea Martinelli che io chiamammo Mirco. Ricordavo che sui temi della Cultura aveva preparato un suo intervento articolato e connotato da una visione originale dei temi già ai tempi di Prato A Sinistra ed avendone un file lo ristampai, chiedendogli di proporlo all’Assemblea. Mirco venne ed intervenne con la sua straordinaria capacità comunicativa, aggiungendo nuove elaborazioni ai contenuti del documento di un anno prima.
Da quell’incontro poi presero il via alcuni Gruppi di Lavoro e sulla Cultura, pur avendo io delle esperienze pregresse e mai del tutto abbandonate, pensammo di affidarne la guida a Mirco, che tuttavia era spesso in giro per I suoi impegni lavorativi. Su quei temi infatti abbiamo tardato. Ci siamo occupati di Urbanistica, di Scuola, di Welfare, di Democrazia partecipata, di Lavoro e di tante altre questioni. Sulla Cultura pensavamo sempre che se ne dovesse occupare Mirco Rocchi e così a metà dicembre 2018 convocammo un primo incontro organizzativo sulle tematiche culturali al Circolo ARCI di Coiano. In quell’occasione – con Mirco e Marzio, unici presenti oltre me – emerse l’idea di organizzare un vero e proprio evento programmatico sul tema “Le Culture nella città che vogliamo”, proponendo a Mirco di condurlo. Avremmo noi strutturato, attraverso il coinvolgimento di altre figure rappresentative delle varie forme di Cultura (quella giovanile, quella di genere, del mondo del lavoro, antroposociologica, sportiva, artistica, teatrale, e altro) quella serata, che si svolse con grande partecipazione e successo il 16 gennaio del 2019 presso il Circolo “Curiel”. L’idea, che si è rivelata vincente era che la Cultura sia elemento fondamentale dell’attività amministrativa e che dovesse sostanziare di contenuti ogni altra tematica.

fine seconda parte

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PERCHE’ ABBIAMO SCELTO MIRCO come candidato di PRATO IN COMUNE – prima parte – CAMPAGNA ELETTORALE qui Prato, Toscana, Italia, Europa e Mondo – 10 con PRATO IN COMUNE

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CAMPAGNA ELETTORALE qui Prato, Toscana, Italia, Europa e Mondo – 10 con PRATO IN COMUNE

Vi racconterò la campagna elettorale per le amministrative del 2019 qui a Prato con Prato in Comune – candidato Sindaco Mirco Rocchi

PERCHE’ ABBIAMO SCELTO MIRCO come candidato di PRATO IN COMUNE – prima parte
di Joshua Madalon

Non conoscevo il Mirco autore del film “La ballata del sacco di Prato” fino a quando, insieme a tante altre persone, non si è avviato un percorso ricognitivo intorno alla Sinistra dispersa in mille rivoli tra gruppi organizzati e singole figure (la cosiddetta “società civile”) alla ricerca di un nuovo approdo. Dopo l’esperienza del referendum del 2016 – 4 dicembre – quella galassia che aveva ritrovato una unità prima non praticata provò sin dalle prime albe del 2017 a riproporsi come un nuovo possibile soggetto politico. E fu, dunque, nelle stanze dello Spazio Aut ed in alcuni Circoli (San Giusto, San Paolo, Paperino) che, lavorando intorno a questa nuova idea, ebbi l’occasione di incontrare Mirco Rocchi e, conoscendolo, di apprezzare le sue doti umane, artistiche, culturali. Fu lui a preparare alcune bozze per il simbolo di quel Progetto che alcuni di noi volemmo, ascoltati da una straordinaria maggioranza assembleare, chiamare “Prato A Sinistra”.
Da quella “storia” sono emerse molte riflessioni di valore politico che ci hanno accompagnato per alcuni mesi. L’idea che ci sorreggeva era riferita alle Amministrative del 2019 ma “Prato A Sinistra” naufragò sulle scogliere delle elezioni politiche del 2018, 4 marzo. Ci si divise, a Prato con naturalezza senza polemiche, tra Liberi e Uguali e Potere al Popolo. Mancò la possibilità di una decisione diversa da quella nazionale, dato che quel rassemblement detto “Brancaccio”, il cui scopo era proprio lo stesso che aveva animato “Prato A Sinistra”, nel novembre del 2018 chiuse definitivamente I battenti.
A Prato alcuni di noi, rappresentanti soprattutto del “civismo”, avendo ormai da tempo abbandonato l’appartenenza a forme partitiche, decisero di rimanere ai margini, pur preferendo agire in modo collaterale all’interno di un percorso più moderato e disponibile ad un dialogo basato su un confronto dialettico. Si sceglieva LeU pur rispettando PaP, i cui aderenti apparivano tradizionalmente meno disponibili a rimettere in discussione strutture del loro pensiero categorizzate come imprescindibili. In un certo senso, l’assolutizzazione del pensiero rendeva impossibile un dialogo, anche se la speranza di una possbilità futura ci sorreggeva.
Ad ogni buon conto la presenza di alcuni, come me, all’esterno di LeU, poneva una condizione sine qua non per la quale non sarebbe stato accolta una scelta di appoggio al Partito Democratico, in particolar modo a quel Partito che non rimettesse in discussione molte delle scelte centriste e molto più consone ad un’Amministrazione di Centrodestra.
L’implosione di LeU, successiva all’esito catastrofico del 4 marzo ed in vicinanza del nuovo appuntamento amministrativo locale del 2019, è stata provocata proprio da questa profonda ambiguità.

fine prima parte

CAMPAGNA ELETTORALE qui Prato, Toscana, Italia, Europa e Mondo – 9 con PRATO IN COMUNE

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CAMPAGNA ELETTORALE qui Prato, Toscana, Italia, Europa e Mondo – 9 con PRATO IN COMUNE

Noi, di Prato in Comune, siamo seri.

Forse è inevitabile di fronte alla “pochezza” intellettuale del quadro politico del Centrosinistra (pardon, di una parte considerevole del Centrosinistra: qualche persona ancora intelligente risulta “dispersa” in quel gruppo) dover essere visti come dei “traditori” a sostegno di una possibile vittoria del Centrodestra (o, ancor più, della Destra) qui a Prato.
Ci sono, poi, coloro che si propongono come “salvatori dell’onore” a difesa di quella parte volendo dimostrare anche a noi, che rivendichiamo, dopo anni di “sostegni al meno peggio” o “turiamoci il naso”, la nostra autonomia, che stiamo sbagliando.
Il nostro è un Progetto che tende, pur tra notevoli difficoltà, a ricostruire un’area di Sinistra non integralista e rinchiusa in fortezze ideologiche d’antan ma disponibile ad un confronto dialettico capace di affrontare e portare a soluzione – anche se fosse progressivamente e lentamente – alcuni problemi legati ad esempio al Sociale ed alla Sanità in modo particolare, alle emergenze abitative, ai temi dell’Ambiente e della cura del territorio, ai temi culturali, all’applicazione di una democrazia partecipata.
Ne siamo fieri e non pensiamo che la nostra presenza possa essere un sostegno a coloro che per le idee che propongono sono i nostri più diretti avversari.
Con il PD noi siamo competititvi e vogliamo mostrare ancor più gli errori macroscopici che l’Amministrazione ha finora – attraverso l’attività e l’incuria – compiuto.
Sappiamo anche riconoscere gli aspetti positivi, non siamo soltanto critici, vogliamo essere propositivi. Non giocheremo sulle spalle della gente avanzando proposte assurde.
Noi, di Prato in Comune, siamo seri.

Joshua Madalon

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CAMPAGNE ELETTORALI: come l’uovo di Pasqua contengono sorprese – qui Prato, Toscana, Italia, Europa e Mondo – 8 con PRATO IN COMUNE

CAMPAGNE ELETTORALI: come l’uovo di Pasqua contengono sorprese – qui Prato, Toscana, Italia, Europa e Mondo – 8 con PRATO IN COMUNE

Le campagne elettorali riservano sempre delle sorprese: a volte sono amare a volte sono dolci. Le campagne elettorali possono essere interpretate in modo metaforico come percorso di una vita, come una struttura “drammatica” narrativa che porti dalla luce alle tenebre e dalle tenebre alla luce.
Ho ripreso quel che scrivevo ierlaltro introducendo il tema delle sorprese.
Sono tendenzialmente persona positiva, disponibile al dialogo anche se da alcuni anni, attraverso il cumulo delle “fregature” sono diventato più sospettoso. Ma non ho – per fortuna (si vive male diversamente) – perduto del tutto la voglia di scoprire la magia dell’esistenza.
Ebbene, una delle “sorprese dolci” è quella collegata alla persona ed alla figura del candidato Sindaco, Mirco Rocchi. Parlerò di lui in un prossimo post.
Ora lasciamo che sia lui a presentarsi

Joshua Madalon

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PRATO IN COMUNE, lista civica alle Elezioni Comunali 2019
Mirco Rocchi, candidato Sindaco

Sono Mirco Rocchi, 59 anni. Un riminese da 15 anni cittadino di Prato. Non ho mai avuto tessere politiche in tasca, ma vengo da una terra e da una tradizione, anche familiare, di impegno a Sinistra.
Sono uno scenografo, regista e un creativo a 360 gradi. E mi candido a sindaco di Prato con una lista civica perché è proprio di creatività e partecipazione civica che questa città ha bisogno.
Prato è una città che trovo complessa e per questo intrigante, in difficoltà, ma ricca di risorse e piena di possibilità di sviluppo. Ci troviamo in un periodo storico importante dove lo slogan PENSA GLOBALE, AGISCI LOCALE deve farci fare le scelte giuste per noi oggi, guardando al futuro.
In questi 15 anni della mia cittadinanza pratese ho visto la città cambiare sotto i miei occhi e portare all’estremo i segni di una crisi che covava da tempo: un distretto tessile – orgoglio e identità stessa della città per secoli – contrarsi drammaticamente; una tradizione di accoglienza funzionale alle necessità del territorio e ben gestita in passato, che si trova oggi a fare i conti con la sua versione internazionale che favorisce soprattutto i grandi capitali attraverso la delocalizzazione globale di merci e persone. Le tensioni si estremizzano, si afferma l’esclusione invece che l’inclusione: una chiusura al mondo che non è nella tradizione pratese, città da sempre accogliente.
Parlavo di identità, poco fa.
Nei primi anni 2000 quando passavo da Rimini, e raccontavo del mio trasferimento qui mi sentivo replicare: Prato? Il tessuto! – Ora sento sempre e solo: Prato? I cinesi!
Ecco in questo scarto c’è la ‘perdita di identità’ di una città e del suo territorio.
Entrambi gli aspetti, ‘Il Tessuto’ e ‘I Cinesi’ (che sta ovviamente per le oltre 100 diverse nazionalità che arricchiscono la città) rappresentano o sono vissuti come un elemento di crisi. Ma da entrambi questi aspetti Prato può e deve ricavare delle opportunità di cambiamento positivo e far sì che la ricchezza di CULTURA, le tante NAZIONALITA’ e la sua STORIA MANIFATTURIERA siano un volano di sviluppo nel nuovo millennio.

IL TESSUTO

Prato vanta un primato industriale storico: il riciclo un prodotto da reimmettere sul mercato. Questo primato è stato troppo poco raccontato al mondo. Se un tempo si poteva forse non essere orgogliosi di aver fondato un Distretto industriale sui ‘cenci’, oggi, con l‘assoluta necessità di una svolta ecosostenibile di tutta l’industria manifatturiera, questo elemento diventa un Bene Culturale Immateriale di cui la città può fregiarsi. Prato – ricordiamoci che nel nome ha un destino ‘verde’ – può e deve diventare città simbolo e centro di diffusione della Cultura del Riciclo e di un Nuovo Sviluppo Industriale ecosostenibile, e legato a questo c’è spazio per un grande sviluppo di un turismo congressuale connesso a questi temi. Un grande evento – un osservatorio stabile non saltuario – sulle Start up che creano nuove fibre tessili dagli scarti di lavorazioni agricola, bioplastiche, materiali per l’edilizia sostenibile. Il futuro sarà ‘Plastic Free’ o non sarà. L’Europa ha cominciato la messa al bando di alcuni prodotti in plastica ‘usa e getta’, ma sappiamo che le microparticelle plastiche che inquinano i mari arrivano anche dal lavaggio – perfino quello della lavatrice casalinga – dei capi in fibra sintetica. La direzione da prendere per l’industria non può che essere abbinare ambiente e sviluppo, e Prato in questo ambito ha un grande passato basato sul RIUSO e può avere un grande futuro.

IMMIGRAZIONE

Fino ad ora Prato è stata un grande laboratorio antropologico nazionale sull’immigrazione suo malgrado. Non devo certo raccontare io ai pratesi
come questo fenomeno sia stato non governato, come ci sia stato perfino chi ne ha approfittato. Oggi bisogna partire da un dato di fatto, allargare lo sguardo al mondo ed accettare il fatto che le Nazioni in maggiore sviluppo oggi sono proprio Cina, India-Pakistan e tutto l’Oriente, persino una parte dell’Africa, nonostante gli enormi problemi che ha. Queste grandi nazioni sono un enorme bacino di utenza, per l’industria, per il manifatturiero, per il Made in Italy.
E’ a loro che venderemo sempre più i nostri prodotti. Sono insomma il nostro futuro mercato. E le loro presenze qui sono un ponte verso questo futuro mercato.
Facciamo sì che questo ‘Laboratorio pratese’ sia finalmente governato e guardi in avanti.

COLPO DI FULMINE

Mi sono innamorato di Prato poco dopo esserci arrivato quasi per caso. Mi ha colpito la sua bellezza – piuttosto trascurata finora – le sue tante storie poco narrate. Ed ho sentito il bisogno di raccontare con un film la vicenda così poco nota fuori di qui – e spesso poco nota anche a molti pratesi – del Sacco del 1512. Questo progetto, portato a termine col sostegno di tanti, mi ha fatto toccare con mano le potenzialità di Prato come LUOGO CULTURALE DA SCOPRIRE per chi viene da fuori.
Prato, deve raccontare la sua Storia Industriale, valorizzare le sue bellezze artistiche e paesaggistiche, i suoi personaggi antichi e contemporanei. Sono BENI CULTURALI MATERIALI e IMMATERIALI dal valore enorme: Prato da questo punto di vista offre una miniera di opportunità.
A qualcuno può sembrare poco, lo so, ma oggi, in un mondo dove la comunicazione è sempre più importante è molto, credetemi.
PRATO IN COMUNE: mettere in comune le cose. Condivisione, cultura antica per migliorare il futuro e per darsi una NUOVA FORTE IDENTITA’. Prato deve ripartire da qui, secondo noi.

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COMINCIAMO A METTERE I PUNTINI SULLE “I”, A PRENDERE LE DISTANZE, A DIRE LA VERITA’, AD ASSEGNARE LE RESPONSABILITA’ CAMPAGNA ELETTORALE qui Prato, Toscana, Italia, Europa e Mondo – 7 con PRATO IN COMUNE

COMINCIAMO A METTERE I PUNTINI SULLE “I”, A PRENDERE LE DISTANZE, A DIRE LA VERITA’, AD ASSEGNARE LE RESPONSABILITA’

CAMPAGNA ELETTORALE qui Prato, Toscana, Italia, Europa e Mondo – 7 con PRATO IN COMUNE

A scuola teatro con Gioffredi

Nel riproporre un post del dicembre 2017 nel quale tracciavo le ragioni per cui ritenevo la mia adesione a LeU un momentaneo transito verso un soggetto nuovo, unitario alternativo al PD, della Sinistra confermo il mio giudizio politico su quel che fu LeU e quel che fu Potere al Popolo.
Sceglievo temporaneamente LeU perché non attratto in modo precipuo, visto anche l’urgenza dei tempi e il succedersi degli eventi (vedi dopo), dalla Sinistra oltranzista e radicale. A quest’ultima addebitavo la responsabilità della rottura pretestuosa ed insensata del percorso unitario condotto con la cosiddetta Assemblea del Brancaccio (dal luogo, un Teatro, nel quale la Sinistra alternativa nel suo complesso si riuniva a Roma).
Ripropongo questo vecchio post per ribadire che anche in questa occasione sia stata una forma oltranzista radicale incompatibile con la Democrazia a spaccare l’accordo che si era raggiunto: la divisione è peraltro scattata sul nome del candidato Sindaco e non sui contenuti.

LO SAPPIANO LE ANIME BELLE CHE SENTONO DI APPARTENERE ALLA SINISTRA

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Quel che dirò domani a San Paolo di Prato – 2

Parlo dunque per me, ora! Sento il bisogno di adoperare quel che mi rimane di vita per costituire un soggetto unico della Sinistra. Considero il PD tranne che per pochi residui, che spero presto si stacchino, un Partito di centro, ad essere buoni, ma forse addirittura di centrodestra ad essere giusti. Tanto è che la parola Sinistra non ha mai trovato albergo neanche nel nome. E sono oggi critico per la scelta appena fatta da chi afferma di voler creare un primo nucleo di quel nuovo soggetto per il nome significativo sì ma non esaustivo.

Dall’inizio di quest’anno (2017) ho partecipato alla formazione di un gruppo di persone interessate a costruire un punto di riferimento delle Sinistre che potesse essere in grado di rappresentare i bisogni e le necessità che provengono da larghissima parte della popolazione, che è stata oggetto esclusivamente di interventi effimeri e provvisori, caritatevoli e paternalistici, alla quale è stata garantita la stabilità della precarietà mentre ai possessori della ricchezza veniva garantito di accrescerla a dismisura.
Del tutto evidente, dunque, l’assoluta difformità da una Politica di Sinistra!
Il dibattito su quel soggetto ha avuto un percorso tormentato, che ho voluto personalmente riprendere dopo che era del tutto evidente il disinteresse da parte di alcuni a protrarre la sua esistenza.
Ho partecipato anche ad un breve dibattito (un paio di incontri) sulla possibilità a livello nazionale di mettere in piedi un gruppo di base per una Sinistra unita, meglio conosciuto dal nome del luogo dove i suoi promotori si erano riuniti a giugno.
Il fallimento di questo gruppo è collegato a motivazioni diverse a seconda delle posizioni di chi le esprime: da un lato certamente l’incapacità di riconoscere in anticipo la difficoltà di mettere insieme un raggruppamento politico pensando al successo dello stesso in occasione del referendum del 4 dicembre 2016; da quella stessa parte l’inadeguatezza di concepire la Politica come arte del compromesso. Dall’altro lato la volontà di non disperdere la propria identità messa insieme alla non completa elaborazione del lutto da parte di coloro che avevano da poco abbandonato il PD. Si aggiunga inoltre la scarsa chiarezza sulle critiche verso il proprio recente passato e le scelte governative approvate.
Ne è nata una forza politica composta da MdP-Art.1, Possibile ed una parte (la maggioranza) di Sinistra Italiana, che è stata chiamata LiberiE Uguali. Ho espresso apprezzamenti per questo sforzo, che tuttavia continuo a ritenere inadeguato, limitato se i suoi dirigenti non chiariscono quali davvero siano i suoi obiettivi.
Per capirci, a me va bene che si possa anche partire da LEU, ma serve davvero a poco fermarsi ad esso.
Il nostro Paese, non solo Prato, ha bisogno di Politiche di Sinistra che riducano al massimo le differenze, eliminando la precarietà, restituendo la dignità a ciascuno, aggredendo le contraddizioni immense che sono state avallate negli ultimi anni, senza neanche un accenno di analisi critica.
La mia presenza all’Assemblea nazionale di domenica 3 dicembre aveva questo significato: aderisco in modo critico con l’obiettivo di aggregare altre forze, altre individualità verso un soggetto unico simile a quello che si intendeva – e per me l’ipotesi è ancora viva – proporre qui a Prato.
E cioè PRATO A SINISTRA

Joshua Madalon

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La mia firma

CAMPAGNE ELETTORALI: come l’uovo di Pasqua contengono sorprese – qui Prato, Toscana, Italia, Europa e Mondo – 6 con PRATO IN COMUNE

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Oggi ho ripubblicato articoli che avevo già proposto – stasera ve ne propongo uno completamente nuovo su

CAMPAGNE ELETTORALI: come l’uovo di Pasqua contengono sorprese – qui Prato, Toscana, Italia, Europa e Mondo – 6 con PRATO IN COMUNE

Vi racconterò la campagna elettorale per le amministrative del 2019 qui a Prato con Prato in Comune – candidato Sindaco Mirco Rocchi

Le campagne elettorali riservano sempre delle sorprese: a volte sono amare a volte sono dolci. Le campagne elettorali possono essere interpretate in modo metaforico come percorso di una vita, come una struttura “drammatica” narrativa che porti dalla luce alle tenebre e dalle tenebre alla luce.
Abituato ad una metanarrazione sui fatti della nostra esistenza in questo scorcio di tempo che ci è dato di vivere, anche questi anni, gli ultimi, sono stati per me oggetto di attenzione nel raccontare travisando le reali identità dei protagonisti attraverso una ricostruzione pseudofantasiosa della realtà.
In realtà ho allo stesso tempo prodotto insieme ad altre persone numerose riflessioni sui principali temi dell’agenda politica, dall’Ambiente alla Democrazia che sono gli elementi principali su cui ruota il cardine dell’agire politico: diciamo che sono questi i temi “trasversali” su cui muovere l’universo politico che sia in grado di generare un “Programma” degno di attrarre l’attenzione dell’elettorato, di tutto l’elettorato disponibile a concedere la fiducia, senza però “delegare” ad alcuno, semmai con una “cambiale in bianco”, l’agire a partire dal prossimo quinquennio.
Quando scrivo “tutto l’elettorato” non intendo sottomettere i nostri valori nelle mani e sotto I piedi di un ceto politico di Destra aggressivo e selettivo, razzista e xenofobo, antilibertario soprattutto a favore dei più forti, ma che con ipocrisia vuole apparire difensore dei più deboli. Intendo però proposrre a “tutto l’elettorato” un confronto di riflessione sui temi, così come facemmo al Circolo di san Paolo al tempo della “Palestra delle Idee”. Quando scrivo “tutto l’elettorato” mi riferisco anche a quella “intellighenzia” che viene spesso additata come “di Sinistra” ma che invece appartiene anche a gran parte delle donne e degli uomini che guardano ad una Destra realmente liberale e realmente democratica, disponibile non per far tacere la propria coscienza a rivedere i canoni sociali e culturali che hanno caratterizzato il loro agire politico soprattutto ma non solo nel mondo del lavoro.
E probabilmente quando parlo di “tutto l’elettorato” finisco per rendermi conto che ho molta più difficoltà a confrontarmi con quella parte della Sinistra che ritiene di essere l’unica vera depositaria della “verità”, quella parte della Sinistra che nasconde i suoi limiti dietro l’arroganza e la presunzione non dissimili da quell ache naturalmente potremmo ad essa contrapporre. E quando parlo di “tutto l’elettorato” mi riferisco anche a quella parte che difende alcuni suoi valori ma rispetta il pensiero e l’universo valoriale di “tutti”.

Joshua Madalon

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CAMPAGNA ELETTORALE qui Prato, Toscana, Italia, Europa e Mondo – 5 con PRATO IN COMUNE

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PRATO IN COMUNE; verso i Gruppi di Lavoro – Decentramento e partecipazione attiva diffusa

L’esperienza degli ultimi dieci anni e quella ad essa precedente sollecita tutti noi ad una riflessione sulla crisi della partecipazione attiva sui territori, in primo luogo quelli più periferici.
Abbiamo provato a porre in evidenza negli anni come a questa necessità le istituzioni contrapponevano una visione essenzialmente centralistica del coinvolgimento delle cittadine e dei cittadini, anche se nei progetti e nelle scelte amministrative non si risparmiavano ad indentificarle come “strumenti partecipativi”. Nei fatti quella modalità di presentare le scelte appariva sempre più una sorta di giustificazione per avere un “via libera” da parte di un gruppo sempre più ridotto di persone interessate, ma succubi di interessi poco più che personali.
Non si vogliono certo riproporre esperienze del passato vantandole come “età dell’oro”, anche se non si può mettere da parte tutto il bagaglio di risorse umane e di progettazioni che in quell’ambito sis ono prodotte e che hanno fatto crescere la capacità “politica” reale forgiata sul rapport diretto con I territori.
Alcuni di noi sono stati protagonisti di quelle stagioni e potranno essere utili in un’elaborazione progettuale future che riporti l’attenzione giusta sulle problematiche delle frazioni, che non possono essere accontentate semplicemente con una mano di vernice o poco più, quando mancano di strutture vitali per il tempo libero e la Cultura, per lo Sport ed il sociale.
Dobbiamo recuperare il tempo perduto e proporci all’attenzione della gente con idee innovative che partano tuttavia da un primo contatto fatto soprattutto di ascolto. Evitiamo di essere proponenti semmai ideologici ma apprestiamoci ad organizzare incontri. Dopo questo momento pubblico nel quale ci presentiamo per farci riconoscere cominciamo a marciare creando collegamenti per condividere ed aggregare.
La crisi delle Circoscrizioni è stato il segnale della distanza sempre più forte tra le forze politiche che governavano la città e la voglia di partecipare in modo più diretto da parte dei cittadini. Indubbiamente la pratica della Democrazia ha avuto anche dei costi ed è su questi problem che in gran parte surrettiziamente si sono prodotte le fratture che hanno poi condotto alla scelta dell’abolizione “in toto” di quelle istituzioni di secondo grado. Appellandosi alla legislazione che prevedeva la non obbligatorietà di istituire quegli organismi in città che non superassero I 250.000 abitanti come si ricava dall’art. 17 del D.Lgs. 18 agosto 2000, n. 267 (Testo unico delle leggi sull’ordinamento degli enti locali), il Comune di Prato scelto di non dotarsi dal 2014 di tale strumento democratico.
Senza tuttavia proporre alternative concrete e coerenti con le affermazioni politiche di valorizzazione delle periferie. Tali interventi peraltro nel periodo 2014-2018 sono stati essenzialmente operazioni elitarie che non hanno coinvolto la popolazione, nè nella fase elaborativa nè in quella decisionale e realizzativa.
Sarà opportuno nel costruire questa serie di incontri sui territori non chiudersi nella convinzione di essere in possesso dell’assoluta poco più che unica verità .

Dobbiamo avere grande rispetto per chi ancora guarda al PD e per chi ha continuato anche nella crisi a sostenerlo, dobbiamo essere noi in grado di portarli ad aderire ad un progetto che non deve essere nuovo, ma deve riutilizzare gli strumenti della Democrazia che sono stati “rottamati” dalla politica negli ultimi anni, lasciando credere che non fosse più necessario stare a discutere. Indubbiamente ha funzionato il messaggio che la Politica trascorresse troppo tempo a ragionare su questioni marginali all’interno dei Circoli e delle Sezioni. Era certamente vero nel senso che si investivano risorse fisiche nel chiuso e si abbandonavano le strade, i condomini, le piazze, i mercati.
Accanto al messaggio del PD, un Partito che non aveva mai risolto del tutto ( e non lo ha fino ad ora ) le contraddizioni della sua genesi a freddo, fatto proprio dai nuovi adepti e da quelli vecchi e scaltri che andavano approfittando dell’aria nuova che tirava e che affermava che la nuova Politica avrebbe fatto a meno di tanti sproloqui, andava emergendo in modo prorompente un profondo discredito popolare della classe politica che tendeva ad affermare un nuovo modello di Democrazia, quella “digitale”,
Sarebbe opportuno far comprendere ciò che fondamentalmente risulta evidente: la proposta di far Politica attraverso l’utilizzazione del web che il Movimento 5 stelle ha diffuso con evidente successo risulta “esclusiva” e “sospetta”.
Induce alla solitudine.
Noi vogliamo combattere la rassegnazione attraverso l’impegno attivo.
Fondamentalmente sarebbe bene ricordare che prima o poi la Storia busserà alle nostre porte e dobbiamo essere poi pronti a rispondere, ma non [ detto che ne avremo le forze. Compito di chi ha capelli bianchi ( non parlo solo di me che ne ho pochi anche se bianchi ) e storie da ricordare: anche quello di assumere un ruolo defilato ma utile.

Ritornando alla questione della partecipazione, vorrei qui riproporre solo a titolo esemplificativo la proposta che un gruppo di ex PD del Circolo di San Paolo aveva avanzato nel 2014.

Democrazia sostanziale, economia sociale di mercato e territorio
a) Dopo le Circoscrizioni
Fra i temi più specifici che vorremmo affrontare c’è la indubbia necessità di trovare una soluzione rapida (ma ponderata in modo serio ed utile) ai problemi che scaturiranno con la fine dell’esperienza del Decentramento attraverso le Circoscrizioni. Cosa proponiamo per mantenere ed accrescere (visto che da molti erano considerate inadeguate a corrispondere ai nuovi bisogni) una funzione di “relazione di prossimità” in un periodo così complesso e difficile come quello che stiamo vivendo?
Il tema è complesso e sarà organizzativamente ed amministrativamente “trasversale”.
Qui di seguito poniamo una serie di quesiti “aperti”. Li elenchiamo .
a) Occorrerà riflettere su quali siano i compiti inderogabili che le attuali Circoscrizioni hanno avuto da mantenere e da cui prendere le mosse in modo tassativo

b) Interventi concreti su base di volontariato (molti già nel precedente incontro hanno sottolineato che sarebbe stato necessario nelle precedenti esperienze che non vi fosse alcun compenso a favore di chi si occupava di Decentramento), ma all’interno di un apparato organizzativo retribuito, tenendo in servizio “ad hoc” una parte del personale amministrativo attualmente impegnato
c) Censire spazi pubblici (Scuole – Chiese – ecc…) e sedi associative (ARCI, UISP, MCL, Case del Popolo, Patronati, ecc….) e di volontariato (Pubblica Assistenza, Misericordia, Croce d’Oro) disponibili sui territori
d) Costituire “condomini\ comitati di strada” con uno o più responsabili\referenti dell’Amministrazione
e) Costituzione di “Pro-loco” in tutti i paesi – laddove non esistano già

f) Rivitalizzare tutto ciò che c’è nell’associazionismo privato occupandosi del “Sociale”, del “Tempo Libero”, della “Cultura”, del “Territorio – Ambiente ed Urbanistica –Viabilità ed avere

g) contatti diretti attraverso i referenti di strada anche con i “Cantieri” (buche, perdite d’acqua, ecc…)

Temi e tempi del sub-progetto

Nella sua trasversalità dal punto di vista dei temi e tenendo conto anche dei tempi di realizzazione del presente Progetto, che noi vediamo come “parte” del nostro intervento sul territorio, questo argomento avrà una assoluta priorità rispetto a tutti gli altri. Nel corso degli ultimi giorni abbiamo avviato anche delle consultazioni sia a livello locale (con una seduta de “La Palestra delle Idee” dedicata esplicitamente a ciò) sia a livello nazionale, attraverso contatti con la realtà di La Spezia, con quella di Bergamo e di Reggio Emilia. I tempi di attuazione saranno suddivisi in

1) Fase preparatoria tramite confronti con gli Amministratori circoscrizionali storici locali e incontro con amministratori di altre città (febbraio-marzo 2014);
2) Verifica degli strumenti amministrativi e legislativi a disposizione incontrando funzionari dello Stato e della Regione Toscana (Stato – Regione Toscana)marzo 2014;
3) Enucleazione proposte attuative di politica “partecipata” sui territori, a partire da quello di San Paolo (aprile-maggio 2014);
4)Attuazione progressiva di “politiche partecipate” sul territorio (giugno-dicembre 2014).

Allo stesso tempo avvicinandoci ai nostri giorni possiamo avere come punti di riferimento per riprendere il cammino le analisi che altri in altri luoghi hanno prodotto insieme ai cittadini. Parlo in particolare del Programma amministrativo del candidato a Sindaco di Pisa per la coalizione “DIRITTI IN COMUNE” ma non solo.
E infatti andando alla ricerca di “buone pratiche” perché non tener conto dell’elaborazione che in altre città, come Bologna e Napoli, è stata prodotta in tema di Patti di collaborazione attiva tra cittadini e Amministrazione e che sta dando ottimi frutti.

Joshua Madalon

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CAMPAGNA ELETTORALE qui Prato, Toscana, Italia, Europa e Mondo – 4 con PRATO IN COMUNE

CAMPAGNA ELETTORALE qui Prato, Toscana, Italia, Europa e Mondo – 4 con PRATO IN COMUNE

Vi racconterò la campagna elettorale per le amministrative del 2019 qui a Prato con Prato in Comune – candidato Sindaco Mirco Rocchi

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PROPOSTE PROGRAMMATICHE AMMINISTRATIVE 2019 – DECENTRAMENTO E ISTRUZIONE PUBBLICA PER GLI ADULTI

Negli ultimi tempi dedico molto spazio al recupero della memoria attraverso la scrittura, la lettura e la visione di filmati. Molto più spazio rivolgo a riflessioni amare sulla crisi delle istituzioni ed il degrado dei livelli culturali espressi dai governanti attuali, con lievi ma non confortanti eccezioni. Negli ultimi anni si è fatto progressivamente molto poco per elevare il grado di istruzione del nostro Paese. Il livello qualitativo è sempre più peggiorato mentre quello quantitativo si è sempre più assottigliato. La dispersione scolastica ha mostrato segnali insopportabili per un Paese civile, come storicamente meriterebbe di essere riconosciuto l’Italia. Eppure questo è un tasto dolente che non appartiene soltanto al nostro tempo: a mia memoria ne trattavamo già sul finire degli anni Ottanta del secolo scorso quando me ne occupavo in Commissione Scuola e Cultura nella Federazione Comunista pratese, essendo questa città tradizionalmente vocata al lavoro che spingeva pragmaticamente i giovani fuori dai percorsi scolastici a volte in modo legislativamente prematuro. Ma da allora tanto tempo è passato. Le occasioni lavorative sono diminuite ma questa condizione non ha influenzato in modo positivo i dati della dispersione.
A Prato, dunque, si evidenzia in modo netto la necessità di operare interventi specifici rivolti al recupero di conoscenze e competenze che nel corso dei decenni si sono perdute. Queste attività competono solo in parte al Ministero nazionale; la comunità locale ha indubbiamente un ruolo di primo piano nell’approntare strategie di recupero soprattutto rivolte a coloro che, avendo abbandonato gli studi trenta, venti, dieci anni fa si ritrova ad essere più o meno “analfabeta di ritorno” e volontariamente – oltre che gratuitamente – intendono usufruire di tali opportunità.
In un riassetto strategico territoriale del decentramento sarebbe molto importante inserire percorsi educativi a disposizione degli adulti, non essenzialmente intesi ad ottenere riconoscimenti ufficiali ma neanche del tutto potenzialmente scevri dalla possibilità di accedere a percorsi scolastici ministeriali.
Per fare questo è comunque necessario aprire un rapporto con le Istituzioni scolastiche territoriali, anche se solo per coordinare le possibili utilizzazioni di spazi e strumenti.

Joshua Madalon

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