UNA MADDALENA DEL TERZO MILLENNIO quinta e ultima parte

65391606_445212306293172_3732658190353956864_n
UNA MADDALENA DEL TERZO MILLENNIO

Parte quinta e ultima
La sua storia è ricca di eventi drammatici: Laura dopo la perdita dei genitori quando aveva tre anni in un gravissimo incidente viene adottata da una famiglia benestante, molto vicina alla famiglia della piccola. Il rapporto con la madre adottiva è orrendo, lei non era mai stata convinta di poter avere una bambina; solo il padre, il nuovo genitore, aveva insistito per l’adozione ed aveva condizionato in tal senso la moglie, gelosissima, che aveva addirittura sospettato che lui, il marito, fosse il vero padre di Laura. Il destino poi era stato crudele portandolo alla morte improvvisa ed il mondo le era crollato addosso. I rapporti con la madre erano diventati sempre più tesi anche per le scelte di Laura come l’innamoramento per un giovane straniero, nel quale aveva riposto tante aspettative, anche queste andate deluse, dopo che egli aveva deciso di abbandonarla portando via con sè in Romania i suoi due figli. Laura rimane completamente sola; non ha mezzi per portare avanti le pratiche per poter riottenere i bambini ed è esclusa del tutto dalla madre adottiva che non vuole più sapere nulla di questa figlia degenere. Riesce a tirare a malapena avanti, lavorando part time in un ufficio di un commercialista ad Empoli, ma non ha un contratto vero e proprio. Laura racconta se stessa: Claudio non ha bisogno di fare domande…Laura racconta…racconta.
Il tempo previsto è già finito da un pezzo: Laura comprende che il desiderio di Claudio era quello di conoscere l’umano che è in ciascuno degli esseri viventi, anche quando alcuni di loro si trasformano pur temporaneamente in prestatori d’opera e datori di lavoro in una sorta di supermercato dei sensi che è la prostituzione. Laura ha percepito che quella di Claudio stava trasformandosi in una specie di indagine sociologica reciproca nella quale erano entrambi protagonisti anche se in forme diverse: una parlando l’altro ascoltando.
Claudio promette che scriverà la sua storia: lo farà più in là nel tempo, quando avrà potuto riflettere e far decantare le emozioni per poter ottenere la massima oggettività. Scriverà tutto e quasi certamente lei si riconoscerà. E allora probabilmente riuscirà anche a dire quel che in quel momento non era stato in grado di esprimere: Laura è una ragazza straordinariamente ricca dal punto di vista umano; allo stesso tempo anche le cosce che pubblicizzavano, unico dettaglio per la vendita, il suo annuncio erano di gran lunga più belle dal vivo.

Claudio però teme che questa narrazione finirà per rimanere segreta; ha perso il numero di telefono di Laura e quantunque osservi di tanto in tanto gli annunci non ritrova più il suo. Ha però la speranza che questa mancanza possa significare il recupero della felicità e della serenità semmai con i suoi due bambini ed un lavoro rassicurante.
“Con lei”, commenterà nella sua relazione Claudio, “hanno funzionato i cinque sensi, ma soprattutto quello che si chiama “sesto””.

“Il profumo della sua pelle, la sua morbidezza, il sapore dolce di un unico bacio, il ritmo del suo respiro, l’immagine misteriosa della sua persona mi hanno coinvolto razionalmente e sono stati accompagnati dalla sensazione di trovarsi a contatto con una “storia”, una di quelle da raccontare. Eccone qua l’inizio”.

Joshua Madalon

gambe

LA SCELTA DI CAROLA e quel che ne consegue

Sea-Watch-3-625x350-1561715441

LA SCELTA DI CAROLA e quel che ne consegue

Forse non se ne renderanno nemmeno conto quei quattro buzzurri del Governo che si danno bordone per ottenere consensi facili basati su problemi inesistenti. Si sono dati un gran daffare a smentire che in questo Paese molte delle emergenze gridate e fatte temere sono essenzialmente “percepite” in modo abnorme lontane dalla realtà. Hanno contestato questo termine, “percepite”, perchè fosse invece più evidente la paura dello straniero, visto come unico e solo pericolo per la quiete e la sicurezza pubblica. Ed in tutto questo non si rendono conto, quei quattro buzzurri di cui sopra, che la vicenda Sea Watch e “la scelta di Carola” sta portandoli alla sconfitta. Accadrà un po’ come la storia (ma i “buzzurri” la ignorano nella sua complessità) di Davide e Golia. Ma basterebbe ricordarsi di Nelson Mandela per capire che le scelte rivoluzionarie spesso sono contro leggi ingiuste perché varate da Governi ingiusti, che approfittano di una provvisoria “vacatio” del sonno della ragione per emanare provvedimenti liberticidi come quelli che attaccano capisaldi della Carta costituzionale italiana e della Dichiarazione universale dei Diritti dell’uomo e del cittadino.
Quella “vacatio” di cui sopra è data da un profondo fallimento del Centrosinistra in questo Paese, quel raggruppamento che gravita intorno al Partito Democratico che non ha saputo mettere insieme legalità e accoglienza rimanendo succube di meccanismi illegali (o para illegali, cioè sopportati per abitudine come tali) all’interno dei quali hanno convissuto parti sane e parti corrotte della società. D’altra parte non sempre la Sinistra è stata in grado di cogliere tali contraddizioni, rimanendo invischiata per piccole convenienze all’interno di quei meccanismi perversi. Fino a quando non si riconoscono questi gravissimi errori sarà gioco facile delle Destre alzare la voce: solo questo tuttavia possono fare ed ovviamente aggregare in tal modo la parte più debole culturalmente del Paese, che non riesce ad andare oltre all’elemento di base per cui il male è tutto da quella parte “estranea” che chiede di essere accolta. Altro elemento è la partita con l’Europa, che è giocata allo stesso modo di come lo è stato con i Governi precedenti. L’appartenenza all’Europa è molto più altro che la mera questione immigrazione. Puntare il dito sul sovranismo e sulla necessità di partecipare al ricollocamento dei migranti in quota parte è una profonda contraddizione. Il giorno in cui la massa di migranti fosse assai più alta dell’attuale si parlerebbe – allora sì – di invasione ma sarebbe come quella dei popoli del Centronord europeo dei primi cinque secoli del primo Millennio. Nessuno li fermerebbe.
Ad ogni modo occorre innanzitutto una ferma opposizione a questo Governo, partendo tuttavia dal riconoscere gli errori, e proseguendo nel proporre soluzioni vantaggiose per tutti. Occorre aprire una “nuova frontiera”; per costruirla bisogna nella maniera più assoluta abbandonare la presunzione sia da parte del Partito Democratico sia da parte della Sinistra, che nella sua irrilevanza paga lo scotto di una diffusa paura della Destra, una paura altrettanto immotivata e basata su elementi percettivi, che in definitiva contribuiscono a rendere difficile la cooperazione. Non basta dire che è necessario fare un fronte comune, occorre specificare come lo si può fare insieme.

Joshua Madalon

sea-watch

P.S.: Golia forse era un gigante (un uomo probabilmente più alto degli altri, probabilmente più forte degli altri) ma essenzialmente era un arrogante presuntuoso. Tra i due protagonisti della vicenda Sea Watch degli ultimi giorni è Salvini ad assomigliare a Golia. Credo che la Carola gli farà con la sua “scelta” rendere indigesto l’insulto “pur benevolo” di “sbruffoncella”!

PROCIDA

procida_terra_murata-730x369

Qualche anno fa ebbi modo di interloquire con una intellettuale che mi sollecitò a dire chi io fossi, relativamente alla mia origine flegrea ed in parte, per linea materna, procidana. A quell’isola su questo blog ho dedicato pagine segrete ma anche pagine molto chiaramente ispirate. Il dialogo si aprì e si chiuse con queste righe che seguono

Gentilissima signora

Cercherò di esserle utile! Comincio subito:
Sono nato a Napoli (semplicemente perchè mia madre, Ruocco Assunta, procidana di Ciraccio, che aveva sposato un puteolano, ebbe la necessità di partorire in clinica, diversamente dalla maggior parte delle donne che abitualmente era assistita direttamente da un’esperta – “la vammana” – in casa). Ma fin dai primissimi giorni di vita, una delle mie zie procidane, Agnese, la più energica ed attiva, veniva a prenderci a Pozzuoli e si attraversava il mare per portarci molto spesso alla casa dei nonni materni in via Flavio Gioia.
La famiglia materna era soprannominata “Mainardo”; è un’abitudine frequente e diffusa da quelle parti.
Di mio nonno Vincenzo ricordo vagamente e lontanamente come un’ombra i contorni; avverto ancora ora la sua presenza patriarcale e mi rivedo sollevato dalle sue braccia. Mia nonna Rachele la ricordo invece molto bene perchè, al contrario di mio nonno è venuta meno quando ero negli anni della pubertà e di lei rammento il periodo della senilità durante il quale aveva problemi di memoria e suscitava in noi nipoti una certa irriverente ilarità.
Fra gli episodi più significativi che io ricordi vi erano quelli che ponevano mia nonna in rapporto alle tecnologie di comunicazione (parlo delle radioline a transistor – il televisore arrivò successivamente alla sua morte in quella casa) per le quali non solo non riusciva a comprendere il funzionamento – e sarebbe stato normale per tutti noi – ma non si capacitava che qualcuno parlasse e lei non riuscisse a vederlo; e per questo lo cercava sempre dietro agli strumenti………..

Ho detto che iniziavo; parlerò di molto altro fino a quando lei vorrà.

Copio e incollo per mantenere la memoria (tenga presente che mentre scrivevo avevo dimenticato il soprannome della famiglia di mia madre e solo grazie a questo esercizio me ne sono ricordato; non è più il tempo di aspettare per fermare i ricordi; la ringrazio per la sollecitazione).
Un saluto affettuoso

Giuseppe Maddaluno

images

BUON LAVORO

images

BUON LAVORO

Buon lavoro. E non solo come gesto di cortesia ma soprattutto come auspicio di nuove aperture e possibilità nell’ascolto di quanto da parti contigue anche se concorrenti è stato detto e proposto allo scopo di migliorare le condizioni delle parti più deboli della nostra città. Un ascolto non limitato alla funzione fisiologica come troppe volte è accaduto ma che parta dal convincimento che nessuno, a partire da chi si è impegnato a costruire una nuova pagina di Sinistra in questa città, sia autosufficiente nella rappresentazione dei bisogni e delle emergenze e nella proposta di una ricerca di soluzione. Molte tra le critiche indirizzate al Governo di questa città nella passata legislatura sono concretamente legate a rilevazioni emerse nelle fasi consultive e sarebbe ingiusto se non del tutto sbagliato assumerle come strumentali all’ottenimento di consensi. Si può anche considerare che la base di riferimento sia esigua ma non per questo quel che è emerso va sottovalutato.
Dunque, buon lavoro a tutte/i coloro che da oggi in modo ufficiale ma anche da qualche giorno in modo ufficioso vanno impegnandosi in questa città per il bene dei suoi abitanti e per la cura del territorio e dell’ambiente. Non faremo mancare il nostro contributo critico, tenendo fede a ciò che è scritto non per formalismi burocratici ma per forte e serio convincimento nelle pagine del Programma.

Giuseppe Maddaluno

incontrando Norman McLaren

Neighbours_LG

incontrando Norman McLaren


Su questo Blog ho dedicato spazio ai miei ricordi, ed in particolare ho aperto una serie di riferimenti alla mia formazione professionale, culturale e politica con “da giovane….”. Il post di oggi è in parte un’aggiunta anche se ha una sua funzione autonoma relativa al contesto in cui viviamo. Gli anni di Feltre erano caratterizzati da altre battaglie politico-culturali, anche se in quella parte di Nord Est del nostro Paese si avvertivano già alcuni sentimenti ostili: ero essenzialmente “straniero” anche se accettato largamente perché il mio desiderio di conoscenza non mi faceva rinchiudere nel privato così come accadeva per tanti altri che continuavano a rimpiangere il loro personale “piccolo mondo”.

A Feltre conobbi Norman McLaren, non lui di persona ma il suo cinema sperimentale. L’incontro avvenne attraverso quelle casualità che mi hanno fatto crescere e che contribuiscono a far crescere tanti giovani: la curiosità immensa che sin da bambino mi aveva portato a costruire “ombre” che a me davano l’idea della proiezione cinematografica. Ho amato la settima Arte anche se poi non ho definito in quella direzione il mio impegno professionale. E così capitò di avere tra le mani un catalogo di filmati dell’Ambasciata del Canada e, forte anche della collaborazione già avviata con Carlo Montanaro, di concentrare la mia attenzione sui prodotti dell’animazione e del documentario. Una gran messe di filmati portava la firma di Norman McLaren, di origine scozzese, approdato nel 1941 dopo esperienze come la partecipazione alla guerra civile spagnola al National Film Board of Canada, nel quale riuscirà anche a produrre filmati di propaganda a sostegno degli sforzi bellici nella seconda Guerra mondiale, nel mentre approfondisce le tecniche sperimentali che lo faranno diventare uno dei maestri assoluti del cinema d’animazione.

In verità oggi non pensavo di dilungarmi su Norman McLaren. Senonché ho pensato ad uno dei suoi film più noti, mentre meditavo su alcuni aspetti antropologici contemporanei espressi innanzitutto attraverso i social e corroborati da una serie di risultati reali e virtuali, che stanno facendo emergere la parte peggiore del nostro Paese.

Ciò significa che c’è un ampio fondo “nero” che si è depositato nel corso degli anni di crisi ed è andando crescendo nel buio, una sorta di “vaso di Pandora” che attendeva di essere sollecitato ad aprirsi.

Ebbene, riflettendo sull’odio e la cattiveria, la volgarità e la violenza non solo – ma anche – verbale, ricordavo la sintesi di quello straordinario apologo che è “Neighbours” di Norman McLaren.

In un luogo ameno, felice, idilliaco, due vicini, molto simili conducono una vita serena, anche se qualche segnale ci avverte di una diversità di vedute: i due leggono quotidiani dai titoli diversi e contrastanti. Uno riporta il titolo “PEACE CERTAIN IF NO WAR”, l’altro è “WAR CERTAIN IF NO PEACE”. Entrambi fumano la pipa e si scambiano il fuoco, ma dietro questo quadretto ottimistico si nasconde il tema della “proprietà privata” di oggetti e territori, che spinge al dissidio. “Neighbours” vinse l’Oscar come miglior cortometraggio nel 1953.
La tecnica utilizzata è assolutamente innovativa e si inscrive nel solco della ricerca incessante di nuove frontiere mettendo in animazione non solo oggetti reali ma soprattutto per la prima volta persone reali non disegni. Straordinaria rilevanza tra l’altro ha l’uso della colonna sonora che è disegnata direttamente sulla pellicola “positiva”. Norman McLaren utlizzerà questa tecnica studiando i segni riprodotti sulla banda sonora dai suoni reali registrati e riproducendoli manualmente a sua volta in quella forma sulle bande delle pellicole da lui stesso disegnate.

Vi propongo dunque di vedere “Neighbours” e due degli altri film del grande McLaren disegnati direttamente sulla pellicola, compreso la colonna sonora, come rapidamente spiegato prima. Ho scelto “Dots” (trad.ne “Punti” o “puntini”) del 1940, anticipatore del “Minimalismo” e “Boogie Doodle” . Ma, per chi volesse, youtube aiuta gli audaci e i curiosi.

Joshua Madalon

“Una “Maddalena” del Terzo Millennio” quarta parte

truff

“Una “Maddalena” del Terzo Millennio” quarta parte

Anche prima del tempo che Claudio aveva previsto era là davanti a quel cancello, il luogo è apparentemente su una strada principale ma non sembra molto frequentato, almeno in quel momento. Claudio riposiziona l’auto come se dovesse ritornare indietro e parcheggia. La curosità è forte, la libido può attendere e forse non arriverà per nulla. Claudio non frequenta quel “mercato” e si sorprende quando scopre che la porta di quell’appartamento si apra come mossa da un automatismo meccanico. Ma è così: c’è una voce vera dietro l’anta, che si scusa di tanta riservatezza e Claudio la riconosce. E’ quella della ragazza con cui ha parlato: Laura.
Ora finalmente la vede, pur se nella penombra di un ambiente illuminato da una luce soffusa e profumato da alcuni bastoncini orientali. Trent’anni, forse poco più, con dei capelli raccolti a chignon, castani; un volto espressivo ovale ed uno sguardo dolente, triste. La prima immagine è quella di una donna che non è pienamente convinta di trovarsi in quella realtà, appare fuori dal mondo, è molto diversa da quella ascoltata nei contatti telefonici. Ma forse è la stessa condizione in cui sta vivendo Claudio. Si osservano: forse anche lei si era chiesto come sarebbe stato il ragazzo, o l’uomo, che fosse entrato da quella porta. In fondo è l’assurda condizione nella quale si vanno a ficcare coloro che cercando il contatto fingono per poco a se stessi di poter essere gli unici, se non altro per il tempo in cui si procede all’acquisto.
A sorpresa di Claudio “Come mi trovi?” è Laura che scioglie l’imbarazzo. “Splendida!” Claudio si riferisce soprattutto al volto, che è sempre stato il suo primo obiettivo. Quello della donna che ha davanti, gli ispira una profonda tristezza. Anche se si tratta di una bellezza austera, pur se lontanamente ricorda quella delle madonne rinascimentali. Ovviamente, il dubbio e l’incertezza su come procedere è comune e non si ferma nemmeno allorchè si parla di quello che non è mai stato pattuito, perchè appariva disdicevole. Eppure sta nelle cose: è del tutto normale, a quel punto! Se ne parla con una insolita riservatezza: Claudio non mostra di essere sorpreso. Sarebbe stato davvero insolito un atteggiamento familiare come quello collegato ad una storia di tradimenti consolidati. Non è così, anche se Claudio è sospinto soltanto da una profonda curiosità antropologica. Laura a tutta evidenza dimostra di essere molto più concreta di quanto appaia “Se hai bisogno, puoi andare in bagno!” gli dice, quasi a sollecitare l’avvio delle operazioni.
La camera da letto è un tutt’uno con il soggiorno, la cucina e l’ingresso. Solo il bagno ha uno spazio separato. Laura dà il tempo, trenta minuti, non di più. Sembra che abbia altri impegni. Claudio utilizza quel tempo parlando di lei, della sua storia, dei figli, del marito, di suo padre, di sua madre. E’ una storia che somiglia a quella di Cenerentola con aspetti dark di umiliazioni e violenze. Laura comprende un poco alla volta che l’incontro non sarà come i pochi o i tanti che lo hanno preceduto.

J.M.

…fine quarta parte…..

prosegue……

amava110a

reloaded de “Una “Maddalena” del Terzo Millennio” intro, prima, seconda e terza parte in attesa della conclusione

reloaded de “Una “Maddalena” del Terzo Millennio” intro, prima, seconda e terza parte in attesa della conclusione

 

hqdefault (1)

Una “Maddalena” del Terzo Millennio

Sarà forse la “selva oscura” o una delle tante modalità con cui noi maschi sperimentiamo la nostra sessualità, mettiamo in gioco il nostro “appeal”, o ancor più intraprendiamo una ricerca quasi all’interno di un gioco di ruolo che nella conduzione “correct” dell’esistenza è considerata rischiosa, proibita; sarà tutto o in parte questo, ma forse sarà il bisogno naturale di aprirsi a nuove esperienze….e così nel finire dell’inverno come una marmotta o un ghiro ancora insonnolito che si risveglia ai tepori Claudio lancia un’occhiata a quegli annunci particolari attraverso i quali donne per lo più giovani si lanciano alla ricerca di maschi proponendo prestazioni meravigliose ed orribili allo stesso tempo, alcune delle quali per Claudio, che ha consapevolezza della sua forza e dei suoi limiti, sono praticamente impossibili. “Alla mia età” egli pensa a voce alta “ non bastano promesse di quel tipo, non ce ne vogliono di più, ne abbisognano di diverse!”. E allora si dà sotto a sfogliare le pagine con le offerte, gustandosi in senso estetico alcune forme femminili rotondeggianti e sinuose, scoprendo l’esistenza di sorprendenti cadeaux verso i quali Claudio prova immediato rigetto, fino a quando la sua attenzione non si sofferma sull’unica foto di un annuncio stringato e cortese nel quale una persona decide di farsi apprezzare attraverso un semplice scorcio anonimo di cosce in posizione più che casta e pudica…………………………………………..

  1. A chi abitualmente ricerca “sesso” su quei siti difficilmente quelle immagini possono bastare; ed anche l’”annuncio” nella sua stringatezza ed essenzialità dignitosa non risulta per niente carico di promesse allettanti. Claudio come un esperto giocatore di poker decide di “vedere” ma più che altro, vista l’unica foto, di sapere qualcosa di più. Innanzitutto si affida ad un indirizzo mail che non garantisce la verifica della ricezione del suo messaggio.
    Infatti passano alcuni giorni, durante i quali Claudio è preso dai suoi impegni ed ha del tutto dimenticato di controllare la sua mail riservata ed anonima, o meglio contrassegnata da un nickname improbabile; lo fa raramente anche perché vuole tenere per sè quelle storie, laddove si concretizzino. Ha anche dimenticato che nel contatto da lui richiesto ha lasciato un numero di un cellulare, anche quello riservato, che non utilizza mai ed a volte lo smarrisce, dimenticandolo nel fondo di un cassetto. E quando se ne ricorda e lo recupera, dopo aver digidato la password gli appare un messaggio laconico: “Contattami. Ci sono! Laura”. Claudio capisce che si tratta di quella ragazza: le parole e l’immagine che la presentano si congiungono. Il messaggio, però, è della sera avanti, lo ha inviato alle 23.31 ed ora sono le 19.40 del giorno dopo. Che fare? Claudio recupera il numero contando sul fatto che anche lei, Laura, avrà memorizzato il suo. E’ una domenica sera; c’è una certa tranquillità in casa: “Ciao. Sono Claudio. Laura?” “Sì” “Ti disturbo?” “Niente affatto. Sono, però…a casa di amici e…non posso parlare troppo. Mi richiami?” “…Scusami. Non accendo questo cellulare così spesso…certo che ti richiamo” “Allora sentiamoci anche più tardi verso le 23 quando sarò a casa, sola!”

«Le gambe delle donne sono dei compassi che misurano il globo terrestre in tutte le direzioni, donandogli il suo equilibrio e la sua armonia», usava dire Bertrand Morane. Per tutta la vita è stato ossessionato e guidato dal fascino delle donne, e di certo gli sarebbe piaciuta la vista di tante paia di belle gambe al suo funerale…

Utilizzo come mio punto di riferimento proprio il testo collegato al film di François Truffaut “L’uomo che amava le donne” del 1977

 

Una “Maddalena” del Terzo Millennio – seconda parte

“Ma tu…dove abiti?”
Il telefono tacque…la voce, pensò Claudio, era giovanile….poteva avere l’età di sua figlia o anche di meno e non gli dispiacque di non aver accennato a contratti specifici…. e quella sera, dopo le 23, Claudio era già da più di un’ora nelle braccia di Morfeo e poi trascorse più di dieci giorni senza pensare tanto a quel contatto; dopo tutto….a quella età si diradano gli impulsi passionali e vengono sostituiti per lo più da considerazioni puramente estetiche… epidermiche ma non superficiali.
All’interno di quelle pulsioni si sviluppano in modo particolare i diversi sensi di cui gli umani dispongono fin dalla nascita ed a volte con il tempo si vanno perdendo ma non sempre capita che trovino un loro adattamento che li rende migliori e più attenti.

L’udito, innanzitutto, attraverso cui una voce e l’uso che ne viene fatto anche attraverso le scelte espressive e lessicali ti rende più familiare l’approccio: a Claudio in altre occasioni come quelle di cui ragioniamo ha dato molta noia, fino a farlo diventare ostile, quando a telefono senza conoscerlo (ma sarebbe lo stesso se a proferire tale termine con quelle modalità suadenti ed affettate fosse sua moglie) abusano del termine “a-mo-re” e si propongono apertamente con precisi e non richiesti dettagli. E poi l’olfatto che rende più gradevole il contatto umano con i profumi delicati e naturali di una pelle giovane in un ambiente sgombro di orpelli; ed il tatto, dalla prima stretta di mano sicura e forte ma non vigorosa fino alle carezze esplorative delle dolci sinuosità femminili. La vista, quella di un viso dolce, tranquillo, sereno, sorridente su un corpo aggraziato non eccessivamente abbondante nè smagrito; ed il gusto acquisito attraverso le labbra e con la lingua sin dai primi timidi, perchè non autorizzati del tutto, approcci.

Passano dunque un po’ di giorni e Claudio ritrova su uno dei fogli vaganti sui tavoli stracolmi di appunti il contatto di quella ragazza, Laura.
Forma di nuovo il numero, dopo un’iniziale titubanza.
Libero ma non risponde: c’è la segreteria ma a Claudio non piace lasciare messaggi, non lo fa nemmeno con gli amici.

E’ il tardo pomeriggio e deve uscire per raggiungere un gruppo di amici al Circolo. Come sempre fa, spenge il cellulare e lo lascia nel cassetto della sua scrivania: non ne ha bisogno, a casa sanno come fare per chiamarlo nel caso fosse necessario, ma non è mai accaduto.

 

fine intro prima e seconda parte (domani la terza)

 

J.M.

 

232

 

 

Foto di Agnese Morganti

 

Una Maddalena del Terzo Millennio – parte terza

E’ sera tardi. Claudio è al computer nel suo studio, tranquillo. Scrive. Ha riacceso il cellulare privato inserendo la modalità silente. Ed ha provato anche a ricomporre il numero di Laura. Lo fa lanciando soltanto due squilli.

Mentre prepara un documento lo ha sotto gli occhi davanti al monitor. Ed è così che ad un certo punto nel semibuio della stanza il piccolo schermo si illumina: c’è un messaggio. “Ci sono”, breve ma chiaro. “Ci sono” e’ quasi mezzanotte. Tutto tace e l’ambiente è molto lontano dallo spazio notte della famiglia. Claudio tuttavia ha una forte titubanza a chiamare a quell’ora. E, poi, davvero non sa cosa dire; forse non sa come dirlo: la sua è una curiosità senile, non c’è un ardore maschile irrefrenabile e insoddisfatto. Di quella donna, peraltro, non sa nulla e si rifiuta di pensare a lei come ad una comune squillo. Quando l’ha sentita, in quelle brevi battute, l’ha percepita come fosse una sua amica con la quale avviare un rapporto di complicità. Non più di tanto. Di lei conosce la voce molto diversa da quella di “altre” che nei contatti si sono proposte; e conosce le sue cosce (almeno lui crede siano le sue), unica parte in vendita sui banchi del sito che ha visitato.

Claudio pensa che, forse, proprio a quell’ora nel silenzio della notte in quella parte riservata della casa sia sia il tempo migliore per rompere gli indugi; anche per capire meglio chi sia Laura.

“Ciao. Penso sia difficile che tu ti ricordi di me. Ci siamo sentiti qualche giorno fa. Eri a casa di amici”

“Sì, mi ricordo, ma…”

“Non ho potuto richiamarti prima, sono stato via alcuni giorni”

“Ah…ma allora?”

“Non ho avuto modo di pensare ad incontrarti, immagino che tu abbia inserito l’annuncio per questo, no?”

“Certamente…”

“Beh, diciamo la verità, sono molto curioso di conoscerti. Dove stai?”

“Io abito ad Agliana, ma ho un posto riservato a Lamporecchio. Quando vuoi venire?”.

Claudio, a quel punto, rompe gli indugi, aiutato anche dalla leggerezza della conversazione telefonica

“Va bene anche domattina, intorno alle 10. Sono a Prato, ci impiegherò un’ oretta, non sono un Nuvolari”

“Magnifico! Tu vieni su e quando sei a Lamporecchio mi richiami e ti do le ultime indicazioni per arrivare fino a casa mia. Hai il navigatore?”

“Sì, dai. A domattina, allora!”

Una di quelle casette a schiera utilizzate dal turismo estivo; Claudio ha ricevuto tutto in dettaglio.

Quella mattina si è alzato come sempre intorno alle 8. Ha detto alla moglie che usciva per uno dei soliti appuntamenti al Circolo e si è diretto verso Pistoia salendo sulle strade che si inerpicano lievemente sul Montalbano Ovest.

Laura così come aveva detto la notte prima, non appena lui aveva superato il cartello che indicava l’ingresso al paese, gli aveva fornito telefonicamente l’indirizzo, provando anche a descrivere bene le caratteristiche del luogo. Claudio aveva mostrato di sapersi districare sui meccanismi tecnologici che gli davano precise indicazioni ed aveva visto su Google maps il cancello corrispondente al numero civico.

“Quando sarò fuori parcheggerò e poi ti chiamo”. Poi impostò il navigatore e gli si affidò.

fine parte terza….

 

Una nuova forma di Resistenza pacifica ma decisa prima che sia troppo tardi

7942686

Una nuova forma di Resistenza pacifica ma decisa prima che sia troppo tardi

Viviamo un’età di mezzo, un Medioevo tardivo, nel corso della quale potrebbero crollare del tutto i già traballanti pilastri istituzionali. Occorre alzare l’asticella del nostro impegno, non rannicchiarsi nei meandri sicuri della nostra esistenza: il rischio c’è di non saper corrispondere al sempre più flebile grido di dolore di una massa sempre più crescente nella sua forma indistinta. E di fronte a questi drammi può apparire appagante il ritrarsi nel comodo privato. C’è una classe poltica immatura, incapace di assumersi le sempre più alte responsabilità. Vecchie e giovani èlite giocano irresponsabilmente sui destini della nostra terra. Non possiamo permettere che ci trascinino in uno scontro “in-civile” ed allora è necessario anche da una posizione di forte minoranza assumersi il compito di lanciare l’allarme. Un Governo sgangherato come quello che ci ritroviamo non era per niente immaginabile ma la crisi politica del Centrosinistra a guida renziana ha prodotto macerie istituzionali dalle quali è sortita una forma di “mostro” a tre teste divergenti e ciò che non era prevedibile è accaduto. Il verdetto delle urne del 4 marzo 2018 non ha sancito alcun vincitore assoluto: il Partito che ha preso più voti è stato quel Movimento anch’esso a tre teste come Cerbero o lo stesso Lucifero dantesco. Successo cercato ma forse inatteso che ha creato schizofreniche attese di soluzioni improvvisate intorno alle problematiche del mondo del lavoro. La forza politica “tradizionale” che ha ottenuto maggiori consensi è stato il PD in caduta libera, dopo l’ubriacatura del 40 e più per cento delle Europee del 2014 e la smania di potere del suo leader nel ruolo di nuovo De Gasperi artefice di una rivoluzione istituzionale. Viste le distanze tra M5S e PD sancite da un lungo scontro era improbabile creare un’asse tra le due forze, anche se allo stesso modo risultava complicata l’altra soluzione. Tuttavia le consultazioni del Capo dello Stato, che invitava ad un’assunzione di responsabilità la forza maggioritaria, hanno portato ad una forma abnorme di Governo. Mattarella ha confidato nelle sue capacità di controllo, agendo sul corpo inesperto e debole del principale azionista, inserendo il nome di Giovanni Tria nel dicastero di Economia e Finanze, accogliendo con riserva la nomina alla Presidenza del Consiglio del prof. Antonio Conte, con il quale per ora intrattiene un rapporto di fiducia costante, che somiglia molto più ad un vigile controllo. Tutto questo produce una situazione in perenne incertezza, che crea la sensazione diffusa della necessità di soluzioni radicali antidemocratiche, le cui pericolose avvisaglie non sono mancate negli ultimi tempi: la tolleranza nei confronti di gruppi neofascisti e l’attacco alla libertà di espressione del pensiero accanto alla repressione indistinta delle proteste sono elementi che necessitano di riflessioni ponderate ed azioni conseguenti sul piano delle scelte di campo.

Occorre con urgenza ricostruire una nuova forma di Resistenza pacifica ma decisa prima che sia troppo tardi.

Joshua Madalon

330px-Cerbere

Una delle “lezioni” di cui tener conto dopo la “campagna elettorale” appena conclusa…..

Prato città

Una delle “lezioni” di cui tener conto dopo la “campagna elettorale” appena conclusa…..

Già prima della campagna elettorale, accanto alle forme strumentali di sottovalutazione, intorno a “Prato in Comune” si è creata una diffusa attenzione. Essa era dovuta all’affermazione costante che da parte dei suoi componenti veniva espressa sulla necessità di dare vigore e sostanza, sostanza ed energia, ad un Programma di Sinistra, partendo dalla constatazione che tali temi non avevano (e non avrebbero) trovato una loro essenza in quella parte di mondo politico che si colloca nel – ed intorno al – Partito Democratico. Ed è accaduto che quasi sempre agli incontri ufficiali organizzati da Prato in Comune vi fosse la presenza di “osservatori” non neutri, come possono essere considerati i giornalisti. Non “osservavano” soltanto ma, rielaborando i nostri contenuti li rieditavano sotto la loro sigla.
In quei periodi anche su questo Blog attuavo una forma di prudenza, astenendomi (non del tutto, ovviamente, come si può rilevare dalla lettura dei miei post) dall’approfondire analisi tematiche anche su argomenti di mia diretta competenza. Mi limitavo, nella consapevolezza che altri, che avevano a disposizione mezzi molto più incisivi di comunicazione, avrebbero potuto far veicolare come proprie le nostre idee. Il rischio c’era e alcune nostre posizioni e qualche slogan c’è stato copiato da chi evidentemente non sapeva più in modo autonomo declinare le proprie generalità politiche.
Ovviamente accanto ad un primo disappunto, abbiamo avvertito anche una certa punta di soddisfazione e di orgoglio: molto di quanto noi dicevamo, partendo da una critica severa verso l’Amministrazione di centrosinistra 2014-2019, trovava riscontro in una parte delle nuove leve.
Anche per questi motivi, preparandoci ad una Opposizione critica e puntuale partendo da quanto da noi esposto nei Programmi (“partendo” perché non li consideriamo come indiscutibili) sarebbe logico attendersi la giusta attenzione da parte di alcuni consiglieri di maggioranza.

Joshua Madalon

48358768_2132964466798247_2719283652117659648_n

NOTE SPARSE di Joshua Madalon

NOTE SPARSE di Joshua Madalon

Una struttura “giovane” come “Prato in Comune, i cui obiettivi essenzialmente sono recuperare degli spazi a Sinistra che si sono andati perdendo nel corso degli ultimi decenni in maniera incessante e progressiva, ha bisogno di riflessioni e di azioni contemporaneamente ma senza fughe in avanti.
All’indomani delle consultazioni elettorali del 26 maggio abbiamo avviato un’analisi severa del risultato; la delusione non può però farci perdere di vista le condizioni con cui abbiamo operato. Dobbiamo sapere quali erano i nostri limiti riconosciuti; non dobbiamo farci prendere dalla frustrazione: ci sta che qualcuno abbia potuto scambiare la passione e l’entusiasmo del gruppo per sicumera e tracotanza ed essere indotto a ritrarsi ed abbandonare l’agone. Ci sta che l’inesperienza soprattutto di quella parte che per la prima volta si avvicinavano alla battaglia politica abbia modificato la sua percezione della realtà. Noi intanto venivamo da un rapporto snervante con una parte della Sinistra che ha inopinatamente abbandonato il campo poco prima delle scadenze per la presentazione del nostro candidato e della lista. Molti non conoscono questa parte di storia che invece rappresenta il grado di schizofrenia ormai ai limiti della sopportazione di una parte – di quella parte – della Sinistra: ancora una volta hanno mostrato l’incapacità a superare i dogmatismi vetusti e gli schematismi inutili ad interpretare la nuova realtà. Non si tratta di negare i princìpi ed i valori fondamentali ma di collocarli all’interno di un contesto fortemente modificato dall’Ottocento ad oggi, ed in modo ancora più forte dall’ultima parte del Novecento ad oggi. Tra l’altro giusto per scrvere un pezzettino di Storia (storia minuscola ma significativa) la rottura tra Prato in Comune e quella Sinistra si è consumata non sui” fondamentali” ma sulla candidatura di Mirco Rocchi (da aggiungere che prima di Mirco avevamo pensato ad un’altra candidatura, che per ragioni più strettamente “politiche” avrebbe dovuto incontrare il favore di tutti). A Mirco (ed alla giovane donna di cui prima) veniva contrapposto un candidato che – dopo la rottura – non ha neanche avuto il sostegno di chi lo aveva difeso strenuamente al punto da abbandonare la partita. In questo c’è la ragione per la quale parlo di “schizofrenia”.
Di fronte a questo quadro di maggiore difficoltà sopraggiunta in extremis abbiamo dovuto impegnarci in modo intenso, costruendo la lista, pezzo per pezzo,correndo dietro agli adempimenti burocratici lottando non solo contro il tempo cronologico ma anche quello climatico. Il tutto senza risorse minimamente necessarie per una pur piccola forza politica come la nostra.
Certamente non siamo riusciti a superare sufficientemente la prova: quel che dico prima e dico dopo non serve a giustificare la nostra debolezza. Comprendere ciò che è accaduto serve comunque a prepararsi per le prossime competizioni, in primo luogo la nostra “opposizione” all’Amministrazione di Centrosinistra contro la quale – da Sinistra – abbiamo presentato il nostro Programma ed il nostro candidato.
Un altro ostacolo al dispiegamento del nostro progetto è stato il ricatto del voto utile: siamo stati additati come responsabili di un possibile disastro politico a favore della Destra. Chi ha aizzato contro di noi la parte più onesta dell’elettorato lo ha fatto contando soprattutto sui proclami farneticanti di Salvini e Meloni; sono stati dei veri avvoltoi, uccelli spregevoli che campano approfittando dell’ausilio di altri. Queste sollecitazioni espresse anche con una certa cattiveria sono state ripetute anche in occasione del ballottaggio.
Ad ogni modo, andiamo avanti con ponderazione ed equilibrio.

Joshua Madalon