“PACE E DIRITTI UMANI” un intervento di Giuseppe Panella in suo ricordo – intro e prima parte

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“PACE E DIRITTI UMANI” un intervento di Giuseppe Panella in suo ricordo – intro e prima parte

“Cesare Beccaria – Dei delitti e delle pene – e l’influenza che questa opera ebbe”

Nel 1995 fui eletto al Consiglio comunale di Prato. Fu una grande bella avventura quella campagna elettorale; una vera e propria “palestra” di vita politica. Dopo i fasti della vittoria del campionato del Mondo di calcio spagnolo del 1982, l’anno in cui arrivai a Prato e partecipai quasi da clandestino ai festeggiamenti in onore di Paolo (Pablito) Rossi “pratese doc”, eravamo poi arrivati ai fasti di Jury Chechi, altro “pratese doc” e grande ginnasta specialista degli anelli (“il signore degli anelli”), che poi otterrà la medaglia d’oro alle Olimpiadi di Atlanta del 1996. Nella lista dei DS c’era anche lui. Come sia finita la contesa tra compagni e per quel che riguarda la mia personale “performance” vi rimando ad uno dei miei racconti metanarrativi (“Altri tempi?” del luglio 2016).
Ma oggi volevo parlare di quell’altra esperienza svolta nella Circoscrizione Est. Era il 1999. Una delle iniziative più significative di quella legislatura avvenne nel 2000, un anno dopo il mio insediamento come Presidente della Commissione Scuola e Cultura. La Regione Toscana aveva avuto una straordinaria intuizione nell’indire la Festa della Toscana per il 30 novembre in ricordo dell’abolizione della pena di morte voluta dal Granduca Leopoldo di Toscana promulgata con atto formale nel Codice Penale il 30 novembre 1786.
Il 30 novembre 2000 fu dunque indetta la prima Festa della Toscana.
In qualità di coordinatore delle Commissioni Cultura delle cinque Circoscrizioni (c’era ancora la condizione favorevole dell’omogeneità amministrativa che si perse purtroppo dal 2009) ebbi l’onore di gestire le iniziative cittadine organizzando la struttura di un Convegno su “Pace e Diritti Umani”, temi molto sentiti universalmente in relazione anche all’applicazione ancora vigente in tantissimi paesi della “pena di morte”.
Tra i relatori che ebbi modo personalmente di contattare ci fu il professor Giuseppe Panella, che conoscevo già da tempo avendolo incrociato in alcune occasioni nelle sue lezioni di epistemologia applicata soprattutto all’arte cinematografica, lezioni riservate ad allievi particolarmente curiosi interessati e dotati di senso critico.
Avevo annunciato qualche giorno fa di voler dedicare uno spazio a Giuseppe, venuto a mancare da poco prematuramente. Ed avevo ripescato il testo del suo intervento riportato in un piccolo dossier pubblicato nel novembre del 2002. La sala più grande del “Pecci” è stracolma di giovani e docenti.

….omissis mio intervento di presentazione….

Parla il professor Giuseppe Panella

Non vedo altro modo che quello di iniziare leggendo l’Editto del 30 novembre 1786 sulla riforma del codice criminale, proemio.

“Fino al nostro avvenimento al trono di Toscana riguardammo come uno dei nostri principali doveri l’esame e riforma della legislazione criminale, ed avendola ben presto riconosciuta rtroppo severa, e derivata da massime stabilite nei tempi meno felici dell’impero romano o nelle turbolenze dell’anarchia dei bassi tempi, e specialmente non adatta al dolce e mansueto carattere della Nazione, procurammo provvisionalmente temperarne il rigore con istruzioni ed ordini, ai nostri tribunali e con particolari editti, con i quali vennero abolite le pene di morte, la tortura e le pene immoderate e non proporzionate alle trasgressioni ed alle contravvenzioni alle leggi fiscali, finchè non ci fossimo posti in grado di mediante un serio e maturo esame e con il soccorso dell’esperimento di tali nuove esposizioni , di riformare interamente la detta legislazione”.

Chi parla in prima persona e dichiara questo proposito di riforma è il Pietro Leopoldo Granduca di Toscana. Pietro Leopoldo era il secondo figlio di Maria Teresa d’Austria e di Stefano di Lorena, che governavano la Toscana a partire dalla caduta dei Medici.
L’ultimo discendente della famiglia Medici, Gian Gastone, era morto nel 1761 senza lasciare eredi e lasciando la Toscana in condizioni di grande abbandono e fatiscenza come stato nazionale, uno stato ancora legato agli statuti medioevali, malgovernato e soprattutto uno stato povero.
Il primo compito che i Lorena si assunsero fu quello di riformare drasticamente sia la legislazione sia l’economia del Granducato, in modo da portarlo a livello europeo e di acclararne e consolidarne i processi di riforma e di modernizzazione che sembravano necessari ad un inserimento della Toscana nell’ambito dell’allora fiorente Regno Asburgico. Grazie.

….continua….fine prima parte

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