Cosa erano e cosa facevano le Circoscrizioni a Prato – da un’esperienza diretta – seconda parte

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Cosa erano e cosa facevano le Circoscrizioni a Prato – da un’esperienza diretta – seconda parte

Proseguo con la pubblicazione di un mio intervento in qualità di Presidente della Commissione Formazione e Cultura della CIRCOSCRIZIONE EST DEL COMUNE DI PRATO tenuto in una riunione di maggioranza il giorno mercoledì 28 luglio 2004, più o meno quindici anni fa. Ero appena stato riconfermato alla seconda legislatura e mi apprestavo ad avviarla: lo scopo era quello di fare il punto non apologetico e autocelebrativo su quanto già fatto e su quanto volevamo fare – da questo testo emerge ancor più l’importanza delle Circoscrizioni. In queste righe (seconda parte) c’è il giusto riferimento al lavoro egregio di alcuni funzionari, come Assunta D’Angelo.

La Formazione

Anche per questo il lavoro nel settore della Formazione è stato caratterizzato da un’essenziale continuità, tranne che per qualche aspetto di cui ora si parlerà.

L’impegno della Circoscrizione nel settore della Scuola si è configurato fino a tre anni fa in un intervento diretto su alcuni progetti condivisi: la nostra struttura amministrativa seguiva passo passo (soprattutto dal punto di vista finanziario) i progetti approvati. In pratica si operava così: la Circoscrizione (il Comitato Esecutivo, la Commissione e poi il Consiglio) stabiliva in sede di Piano Programma i macro argomenti su cui far confluire l’intervento finanziario. Di norma, in tutti questi anni i macro argomenti sono stati: l’ambiente, la multicultura, la memoria, la musica, la lettura.
Da tre anni in qua, con l’avvento dell’autonomia scolastica (autonomia soprattutto finanziaria, anche se le risorse poi le dovevamo mettere anche noi), abbiamo modificato di poco la modalità di intervento, lasciando alle scuole tutta la parte amministrativa con esclusione del preventivo e del resoconto finale, anche se alla Circoscrizione interessa soltanto questo ultimo (infatti noi spesso si sono coperti solo parte dei progetti, laddove il preventivo particolarmente “sostanzioso” si riferiva a progetti che ritenevamo interessanti, lasciando alle scuole il compito di reperire altrove le rimanenti risorse necessarie).

In pratica funziona così: le diverse realtà scolastiche presenti sul nostro territorio (due Circoli Didattici, il secondo ed il settimo; una Scuola Media Statale, la “Pier Cironi”; due istituti Medi Superiori, il “Buzzi” ed il “Copernico”; alcune scuole private), attraverso dei referenti, a volte supportati dai Dirigenti Scolastici stessi, vengono invitati a presentare – di norma all’inizio dell’anno scolastico – i loro progetti riferiti in particolare agli obiettivi istituzionali sopra espressi.
Nel corso degli ultimi anni, considerando questo settore fra le priorità da mantenere intatte nel limite delle possibilità, la Circoscrizione ha fatto di tutto per confermare i budget assegnati alle diverse realtà scolastiche del territorio, senza distinguere fra pubbliche e private, anche se per la caratteristica e la mole dei progetti proposti e realizzati la maggior parte degli interventi finanziari è stata appannaggio delle scuole pubbliche. Nel prossimo futuro speriamo di poter mantenere questo nostro impegno, anche se i segnali non ci aiutano.

La Circoscrizione inoltre segue con incontri periodici sia di tipo collegiale sia individuale il percorso degli interventi con incontri con i referenti e gli operatori interni ed esterni chiamati ad operare, fin quando, di norma nelle ultime settimane di scuola, non si perviene alla realizzazione del progetto con mostre dei lavori svolti, relazioni aperte anche al pubblico esterno, performance dei gruppi degli studenti coinvolti. Molto interessante è stata in questo anno 2004 tutta la serie di interventi formativi e culturali, in parte finanziati dalla Circoscrizione, che hanno visto coinvolto il VII Circolo ed in particolare la Scuola della Castellina, che è stata intitolata a Fabrizio De Andrè.

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Joshua Madalon

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Cosa erano e cosa facevano le Circoscrizioni a Prato – da un’esperienza diretta

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Cosa erano e cosa facevano le Circoscrizioni a Prato – da un’esperienza diretta

Proseguo nella mia disamina sulla necessità, l’utilità per un’applicazione della partecipazione democratica più coinvolgente nei prossimi anni – non bastano le proposte “amene” finora avanzate, occorrono impegni seri che possano far ripartire la democrazia partecipativa soprattutto – anche se non solo – nelle periferie. Occorre che ci si adoperi innanzitutto a chiedere una deroga a quanto stabilito dall’art. 17 del D.Lgs. 18 agosto 2000, n. 267 (Testo unico delle leggi sull’ordinamento degli enti locali). PRATO può aspirare ad ottenere una deroga per le innumerevoli caratteristiche emergenziali che possiede (crisi prolungata e profonda del comparto tessile, presenza di quasi 120 comunità straniere).

Al termine del mio primo mandato ed in apertura della mia riconferma svolsi un incontro di maggioranza analizzando ciò che nei primi cinque anni eravamo riusciti a realizzare nel territorio Est del Comune di Prato – La mia presenza era più o meno quella di un alieno (abitavo nella parte opposta della città – a Ovest) ma conoscevo molto bene quella parte di territorio essendo stato per un decennio abbondante docente di materie letterarie nell’Istituto Tecnico “Dagomari” di viale Borgovalsugana 63.

CIRCOSCRIZIONE EST DEL COMUNE DI PRATO
COMMISSIONE FORMAZIONE E CULTURA
MERCOLEDI 28 LUGLIO 2004
– riunione di maggioranza –

Introduzione

Cinque anni fa arrivai in Circoscrizione nel pieno di una serie di polemiche politiche ed amministrative che avevano riguardato il Piano di dimensionamento degli istituti scolastici della Provincia di Prato. Per memoria di chi non visse in diretta quel periodo vorrei ricordare che ero responsabile per i Democratici di Sinistra dell’Unità Tematica sulla Formazione e membro – poi anche Presidente – della Commissione Cultura e Formazione del Consiglio Comunale di Prato.
Proprio come tale ciò che allora era stato prospettato a noi tutti era un Piano ben diverso da quello che poi all’improvviso si volle realizzare. Da qui partirono le mie polemiche e le motivazioni che mi indussero ad uscire dai DS per confluire – per lo spirito unitario ed ulivista che mi ha sempre caratterizzato – nei Democratici per l’Ulivo con Prodi (l’Asinello): per inciso vorrei ricordare a tutti che a Prato sono stato (insieme a Fulvia Bendotti e ad Andrea Mazzoni) fra i primi a sostenere Prodi, non appena egli decise di impegnarsi nell’agone politico.
Nella nuova formazione potendo scegliere dove collocarmi decisi di impegnarmi nella Circoscrizione Est per proseguire la battaglia per il dimensionamento da un punto di vista che era condiviso ormai da una larga parte dell’opinione pubblica.
I Democratici dell’Asinello ottennero un grande successo e contribuirono in modo consistente alla vittoria della coalizione facendo eleggere due consiglieri (il sottoscritto e l’Anna Berti): a me forse anche per continuità di impegno amministrativo, oltre che per il brillante risultato, fu offerta la Presidenza della Commissione Formazione e Cultura.
In breve, dirò che nel corso di questa legislatura ho chiesto di ritornare nei Democratici di Sinistra, senza alcuna polemica, senza alcuno scontro ma semplicemente perché in tutto quel tempo continuavo a sentirmi come un pesce fuor d’acqua e non perdevo occasione per incontrare i miei “vecchi” compagni ai quali mi sentivo, non solo ideologicamente, maggiormente legato.

Ora affrontiamo in modo sintetico ma preciso quel che nei cinque anni (1999\2004) abbiamo realizzato nei settori della Formazione e della Cultura in questa Circoscrizione. Dobbiamo precisare che nei cinque anni precedenti non era stato fatto un gran lavoro, e non di certo per responsabilità degli amministratori, a causa delle difficoltà che una struttura “nuova” incontra ma soprattutto per lo scarso credito che il lavoro nelle realtà decentrate ha ricevuto da parte delle forze politiche in tutti questi anni: allo stesso tempo la carenza di risorse finanziarie aveva fatto limitare l’intervento quasi esclusivamente nei servizi essenziali.
Quindi nel 1999 abbiamo trovato una situazione abbastanza bloccata in particolare nel settore della Cultura, mentre l’impegno nel settore della Formazione di tipo primario era abbastanza consistente e particolarmente ordinato anche grazie all’impegno di alcuni funzionari come Assunta D’Angelo e qualche consigliere come Tatiana Mancuso, che per nostra particolare fortuna è ritornata ad essere nel nostro Consiglio.

…fine prima parte….

J.M.

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Una foto, quella foto…..

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Una foto, quella foto…..

Una foto può essere scattata ma rimanere segreta o cancellata laddove chi l’ha prodotta, chi ha scelto di riprendere quell’attimo decidesse che fosse da scartare. Ormai i nostri strumenti tecnologici con cui conviviamo ci permettono di decidere molto più rapidamente e le nostre azioni non hanno più il tempo delle riflessioni che contraddistinguevano i fotografi che fino alla seconda metà del secolo scorso avevano bisogno di sviluppare la pellicola utilizzando camere oscure. Nondimeno chi decide di riprendere e pubblicare immagini si assume la stessa responsabilità di coloro che in pochi attimi scelgono di aggredire ed uccidere; soprattutto se ciò avviene in un contesto nel quale i livelli di “sicurezza” devono essere altissimi per tutti. E non è sufficiente affermare da parte dei vertici dell’Arma che quel fotogramma non dovesse essere pubblicato: anzi, è bene che lo sia stato. Bisogna però rimarcare con forza che non dovrebbe “mai” accadere realmente ciò che la foto ci rappresenta in uno stato di diritto nel quale ciascuno si assume le proprie responsabilità: colui o coloro che si macchiano di un delitto e colui o coloro che trasgrediscono le regole, pur essendo custodi riconosciuti del rispetto di esse.

Non tralascio di commentare le affermazioni deliranti di politici come Salvini, Di Maio e Meloni: ormai non sorprendono ma ci confermano che il livello di guardia della parte “democratica” di questo Paese deve essere mantenuto altissimo. In modo particolare in un momento nel quale non si ha alcun riguardo per i diritti umani e si finisce per equiparare ai delinquenti seriali la stragrande maggioranza delle persone più deboli oneste e pacifiche che chiedono di essere accolte e non vengono in armi nè minimamente pensano di servirsene per ottenere il proprio principale diritto che è la Vita. Ben diversamente vengono invece trattate alcune questioni di delinquenza in doppio petto: parlo dei reati finanziari che dietro la forza del potere economico vengono occultati nel mentre ingenerano ingiustizie e crimini.

Altro tema è in ogni caso la certezza della giusta pena. Non sarà né il contraccolpo favorevole al reo generato dalla foto né l’aiuto di Stato potente che probabilmente verrà messo in campo a produrre l’entità della pena verso chi verrà poi ritenuto colpevole del delitto; le circostanze spingono essenzialmente a ritenere che si sia trattato di un errore tragico. Sta di fatto che in quei luoghi dove è avvenuto il delitto sopravviveva un ambiente malavitoso certamente non ignoto alle forze dell’ordine e di riflesso al Ministero degli Interni. Quando accadono questi eventi occorrerebbe che il Governo se ne assumesse la responsabilità piuttosto che continuare a viaggiare con selfie e proclami. D’altra parte chi si occupa di “sicurezza” dovrebbe avere come caratteristica la capacità di riflettere, rimanere in silenzio e azionare le sinapsi. Con questi “personaggi” è cosa molto difficile.

Joshua Madalon

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reloaded da POLITICS BLOG maggio 2014 seconda parte

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reloaded da POLITICS BLOG maggio 2014 seconda parte

…Ognuno ha pensato a rincorrere i propri vantaggi, le proprie rendite di posizione: politici, imprenditori, intellettuali, quelli che avrebbero potuto e non hanno agito, tanti di quelli che oggi ancora sopravvivono a se stessi, complice il vento di rinnovamento ipocrita che sta investendo la nostra società. Non sarà facile modificare quello che oggi vediamo, per cui ne traggono vantaggio “politico” – in netta e chiara malafede – coloro che spingono a scelte estreme come i blitz hollywoodiani con grande utilizzo di mezzi e di uomini, coloro che urlano in modo insensato che “devono andare tutti via” o che “ci hanno portato e ci portano via il lavoro”, coloro che parlano più alla pancia che alle menti. Ed allora mi vengono in mente due film particolarmente significativi anche se non si tratta di “capolavori”; il primo è già chiaro dal titolo: “Un giorno senza messicani”. Eh già, meno male che si tratta di un solo “giorno”, anche perché i poveri americani non ne saprebbero fare a meno, visto che i messicani svolgono in quella città al confine fra gli States ed il Messico lavori molto umili ma altrettanto utili; eppure di questi messicani si dicono le cose peggiori fin quando non ci si rende conto della loro “utilità” fino ad allora mai riconosciuta. L’altro film è “La macchina ammazzacattivi” (1959) di Roberto Rossellini, una sorta di “favola dark nostrana” e lo utilizzo semplicemente per suggerire un sistema risolutivo per eliminare tutti quelli che non ci piacciono, quelli che anche temporaneamente ci disturbano, che sono colpevoli di qualcosa che non riusciamo nemmeno a spiegarci: lo hanno fatto anche in passato, ad esempio, con gli Ebrei, con i disabili, con i rom, con gli omosessuali, con gli oppositori. Che dite? Ci si vuole provare ancora una volta? Forse una sparizione “temporanea” – ma non di un solo giorno – potrebbe servire a togliere il velo che copre il preesistente “degrado” di cui non si vuole essere consapevoli per non assumersene in quota parte le profonde e fondamentali responsabilità.
Noi non pensiamo tuttavia di poter proporre soluzioni ma non vogliamo rinunciare a leggere, studiare, approfondire la realtà che ci circonda sapendo anche che lo facciamo in modo parziale e gravato da forme di ideologismi che si sono andati accumulando nel tempo e che difficilmente potremmo superare senza un “reset” impossibile per ora nel cervello umano. Ad ogni modo è del tutto evidente che il nostro Paese, e con esso la città di cui abbiamo parlato, evidenzia un’arretratezza “culturale” che la sua Storia non merita, anche se tale “gap” è inscritto nella sua Storia. Ne sono prove certe le difficoltà del settore dell’istruzione che ormai non forma più adeguati “quadri” dirigenti e professionisti: i migliori studenti, al termine del loro percorso formativo, frustrati da una costante sottovalutazione del “merito” e da una sopravvalutazione di ben altre doti non sempre significative dal punto di vista delle relative competenze, trovano il loro spazio vitale in altri Paesi, dai quali difficilmente tornano: è questo da anni il vero drammatico “spread” che inficia l’ingente impiego di risorse a fondo perduto. I dati sono di un’evidenza assoluta anche per il settore del Turismo nel quale il nostro Paese potrebbe eccellere, “dovrebbe” eccellere. Ne parleremo ancora in uno dei prossimi interventi.

Joshua Madalon

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PERCEZIONE E REALTA’ a partire dall’uccisione del giovane carabiniere a Roma

PERCEZIONE E REALTA’ a partire dall’uccisione del giovane carabiniere a Roma

con un’introduzione personale

Preferisco passeggiare e incontrare gente, scrutare i volti, ascoltare storie piuttosto che…rimanere fermi sul bagnasciuga o nuotare nell’acqua alta. Quando ero ragazzo, a mare ci andavo per incontrare amici e ragazze, con i primi si facevano memorabili partite a calcio più simili a quelle della Pallagrossa per alcuni aspetti tecnici, la sabbia, ed in più di un caso gli ostacoli (scogli e bagnanti) e il leggero declivio del campo. Con le seconde si intrecciavano storie molto spesso unilaterali e rese impossibili da recondite promesse secretate nelle stesse famiglie. Nondimeno gli sguardi e gli ammiccamenti promettevano possibili trasgressioni.

Quando si torna a casa, non sempre, ora che l’età avanza ed occorre fare i conti con questa realtà, ci capita di rivederci negli sguardi e nei portamenti dei giovani. Tanto tempo è passato e le tecniche di comunicazione sempre più avanzate utilizzano altri codici, che ci escludono. Anche i luoghi si sono andati modificando e non li riconosciamo più. I canali di tramissione sono innumerevoli ed immensi e non si connettono tra di loro. La sensazione che noi abbiamo è che questo abbia drasticamente ridotto i rapporti umani non tanto e non solo tra generazioni diverse, come naturalmente accadeva quando ero giovane ma anche e soprattutto oggi tra le generazioni omologhe: ho detto ridotto e non annullato, in quanto il livello virtuale è diventato egemone e vincente e produce scarsi avanzamenti nelle conoscenze, troppo spesso costruite su basi percettive e non scientifiche. Si comunica ciò che si considera “atteso” per costruire certezze fasulle su situazioni di comodo che generano consensi. E’ il marketing della comunicazione.

Ora io scrivo su un mio Blog: ho un limitato gruppo di utenti Facebook che vi hanno aderito (il consueto “like”) spontaneamente o dietro un mio invito. Io, penso che loro lo sappiano, non scrivo attendendo il loro consenso. Utilizzando la semplicità espongo il mio pensiero.
In pratica esercito la mia interpretazione di cittadinanza attiva anche attraverso la narrazione e soprattutto la metanarrazione.

Questa mattina riflettevo sul caso del “carabiniere” ucciso a Roma. Un fatto tragico e doloroso. E’ accaduto però che questo omicidio sia stato immediatamente interpretato a livello percettivo come se fosse stato commesso da nordafricani violenti rappresentanti di alcune di quelle comunità che da alcuni anni – forse decenni – bussano alle porte della nostra terra. Ed è partito un fuoco di fila comunicativo che accentuava odio e cattiveria nei confronti di tutti loro.

Certamente molti di coloro che alimentavano quel rullo di tamburi erano ben felici di poter screditare in toto sia quelle comunità sia coloro che ne sostengono i diritti. Ci sono cascati alla grande, nel gioco della percezione, negata invece a piene mani nelle recenti campagne elettorali. Si alza il tono dello scontro nell’affermare appunto che l’insicurezza diffusa nelle città non sia collegata alla realtà, ma ad una sensazione epidermica, contraddicendo tuttavia i dati trionfalistici del Viminale che llo stesso tempo indicano un abbassamento dei reati.
Ed infatti è bastato poco per capire che non si trattava di nordafricani ma di rappresentanti di una comunità che gode la stima dell’opinione pubblica per il grado di civiltà e correttezza che esprime ma che tuttavia – come è normale – alcune volte non corrisponde alla realtà.

Joshua Madalon

reloaded da POLITICS BLOG maggio 2014 prima parte

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nel maggio del 2014 un gruppo di compagni ed amici tra cui Stefano e Marzio Gruni, Paolo Giusti avvertimmo il bisogno di porre in essere uno strumento di comunicazione all’altezza dei tempi….non funzionò e ciascuno poi continuò il suo impegno “espressivo” su strade diverse – in questi giorni vado recuperando alcune parti di quella breve stagione….quella che segue è la prima parte di un mio post che rifletteva sulla crisi culturale conoscitiva di quella parte di persone che non aveva avuto accesso all’istruzione in un tempo in cui la trasmissione dei saperi avviene sempre più attraverso canali mediatici che non danno più la garanzia di stimolare un pensiero libero e critico…

reloaded da POLITICS BLOG maggio 2014 prima parte

“Un blog non può neanche lontanamente risolvere i problemi ma può denunciarli annunciarli ed avviare una ricognizione, suscitando attenzione e dibattito”

Fra le conseguenze negative della globalizzazione dei “mercati” e delle persone vi è stato di certo in contemporanea un degrado del livello di alfabetizzazione e di preparazione professionale, di acculturamento parallelo rispetto alle trasformazioni economiche e sociali che il mondo, soprattutto quello finanziario globale, stava subendo. A Prato l’imprenditoria piccola e media (ma in qualche caso anche quella medio-grande) non era stata costruita su una solida preparazione culturale ma piuttosto su una “praticità” istintiva che pure aveva prodotto eccellenze, destinate tuttavia a non reggere il passo sia per il susseguirsi di generazioni non sempre ben disposte ad una vita fatta soprattutto di sacrifici sia per il sopraggiungere di tecnologie innovative e mutamenti epocali nelle abitudini e nei consumi. Di fronte al tempo che scorre il mondo cambia e noi non sempre ce ne rendiamo conto.
La crisi del “tessile” a Prato è stata più volte annunciata ma poi in più occasioni con formule provvisorie è stata considerata come superata; ma non si è voluto riconoscere che il problema più importante era di tipo “culturale”, intendendo con questo termine la capacità complessiva di conoscere le trasformazioni ampie in atto. Ed è anche per questo che non si è percepita, forse non si è voluto, forse non si è riusciti a, percepire la cosiddetta “invasione” cinese nei suoi connotati “positivi”. Questa sottovalutazione dal punto di vista “politico” è stata “generale”, con qualche limitata eccezione, generando sia una forma di accoglienza umanitaria di tipo “cristiano” sia – dall’altra parte – un rifiuto categorico di stampo razzistico con in mezzo un atteggiamento ambiguo del tipo “non sono razzista, ma….” che si collocava in ogni caso in un’area culturalmente e socialmente assai modesta.
Se non si comprende questo punto di partenza non si è in grado di fornire alcuna soluzione al fenomeno che da un paio di decenni sta travagliando la società pratese e mettendo in crisi profonda la parte imprenditoriale “tessile”, non di certo quella immobiliarista, né quella commerciale che, grazie alla comunità cinese, ha visto, se non elevare, reggere i propri guadagni: se il mercato immobiliare è crollato meno che altrove lo si deve alla presenza straniera; se alcuni supermercati (vedi la PAM di via Pistoiese) reggono è per lo stesso motivo; se alcune concessionarie non hanno chiuso i battenti è perché hanno i migliori clienti fra la comunità cinese. Ad ogni modo il ”degrado” del territorio è direttamente collegato al degrado che la società “pratese” (quella fatta da “pratesi” doc o non doc poco importa) ha evidenziato negli ultimi venti\trenta anni e di ciò è indubbiamente colpevole la classe politica così come quella imprenditoriale e così anche l’intellighentia che non ha saputo interpretare i mutamenti e, laddove li ha riscontrati, poco ha fatto per divulgarli e chiedere alle diverse istituzioni azioni precise e decise per affrontarne le conseguenze.

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J.M.

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Narrazioni d’estate per chi non ha avuto pazienza ed attenzione nei giorni scorsi – Flash forward e flash back si incrociano…e poi ci sono le ellissi…e le sirene…e gli alati messaggeri

Flash forward e flash back si incrociano…e poi ci sono le ellissi…e le sirene…e gli alati messaggeri

Flash forward e flash back si incrociano. La narrazione è composta essenzialmente da tanti puzzle autonomi la cui linearità a volte non è nemmeno in possesso di chi scrive. La ricomposizione può essere a carico dei singoli lettori.

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“Sarebbe bello portarci Daniele e Lavinia!” Mary era rimasta incantata da quel percorso guidato al quale già per due volte insieme a Jo aveva partecipato: la Grotta di Seiano sin dalla loro giovinezza aveva attratto l’attenzione ogni volta che si passava davanti ai cancelli “chiusi” oltre i quali si intravedeva una alta ed ampia feritoia nel tufo della punta estrema di Posillipo che si spingeva nel Golfo di Coroglio, Nisida e Bagnoli. “O forse lasciare che ci vadano da soli. Certo, però, potremmo prenotare: quando arriveranno sarà già agosto e potremmo non trovare posto” ribattè Jo, sempre entusiasta di organizzare per sè e per il resto degli amici e della famiglia.

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“U no’ Nonno!, quanti anni hai?” “72” I giovani che Jo aveva incrociato mentre scendevano baldanzosi e sicuri verso la spiaggia della Gaiola stavano risalendo: non avevano trovato un solo posto libero sulla scogliera. Era già suonata la prima ora del pomeriggio e i tanti giovani che erano scesi giù lungo la stradina avevano riempito quasi tutti gli spazi disponibili: gli scogli erano tappezzati di teli da mare e di corpi ricchi di vitalità. Mentre con Mary risaliva lentamente, rapidi e garruli si avviavano verso il basso scendendo gli ultimi cento e più scalini. “Voglio vedervi quando salirete”. E infatti dopo una sosta per Mary e Jo poco sopra la fine degli scalini, il gruppo faceva ritorno forse deluso ma non dòmiti nella loro naturale arroganza. “Ah però ci ha un buon passo!” e Mary soggiunse “Da giovane è stato un maratoneta” esagerando e aggiungendo “E poi non fuma”.

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Al deskpoint a cento metri dal Belvedere di Coroglio c’è l’ingresso della Grotta. Da alcuni anni un’Associazione culturale ha riaperto il percorso ed organizza visite guidate: d’altra parte non sarebbe nemmeno giusto e consigliabile un accesso libero, soprattutto per i costi che dovrebbero essere a carico dello Stato. Mary e Jo sono sicuri che avranno le risposte ai loro quesiti, che in parte Jo già conosce, avendo maggiore pratica sulla consultazione dei siti, ma ci sono dei punti meno chiari da sviluppare. “Vorremmo fare la visita della Grotta e del Pausilypon e poi proseguire con la barca; vorremmo però sapere meglio il punto poi di arrivo.” Il problema è che dopo la visita del sito sulla media collina vi è la possibilità di proseguire scendendo verso il mare per un’esplorazione dell’Area protetta su una piccola imbarcazione dotata di una carèna piatta trasparente. Alla fine della visita non si può ritornare per il sito e la Grotta ma bisogna risalire dalla Discesa Gaiola. Mary e Jo si chiedono dove si può parcheggiare: in pratica sarebbe un vero disastro dover fare ritorno a piedi salendo verso il Parco virgiliano e poi discendendo verso Coroglio – un giro lungo non meno di un chilometro – verso il parcheggio nei pressi dell’ingresso di partenza, quello della Grotta di Seiano. La soluzione sarebbe che qualcuno di loro facesse ritorno con il gruppo dei visitatori che non optassero per il proseguimento in barca, ritirasse l’auto e scendesse giù dall’alto dell’anello del Parco virgiliano verso la Gaiola.

Flash forward e flash back si incrociano. La narrazione è composta essenzialmente da tanti puzzle autonomi la cui linearità a volte non è nemmeno in possesso di chi scrive. La ricomposizione può essere a carico dei singoli lettori…e poi ci sono le ellissi, quella specie di buchi neri narrativi che lasciano ai lettori la libertà di immaginare quel che è avvenuto.

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Tutto facile?

Jo, raggiunti gli anni di lavoro prescritti nella Scuola, era andato in pensione. E da allora aveva ripreso a ritornare molto più frequentemente alla sua terra. Insieme a vecchi e nuovi amici aveva proposto o partecipato ad iniziative culturali, quasi sempre collegate al mondo classico, ispirate dalle suggestioni mitiche che il territorio flegreo forniva a pieno e dai ricordi dei venti anni coscienti. La Grotta di Seiano a quel tempo, anni Cinquanta, era praticamente ignorata sia dagli studiosi sia dalla gran parte dei residenti. Forse alcuni più anziani ne avevano contezza per l’utilizzo di spazi protetti (i rifugi) nel periodo dei bombardamenti che tra il 1940 ed il 1944 distrussero la città e provocarono innumerevoli perdite umane tra la popolazione civile. Solo negli ultimi anni lo spazio è stato ripulito e posto a disposizione dei visitatori.

Mary si lascia condurre e Jo, rimessosi alla guida dell’auto, percorre la Salita Coroglio (eh già ma la toponomastica dice “discesa”: chissà perché?!) deciso a consultare il moderno oracolo di Google Map solo dopo aver raggiunto il culmine nello scollinamento. Jo si ferma un attimo attratto da una decina di tir parcheggiati e da un brulichio di operatori. Legge le intestazioni “Cinetecnica” e si rende conto che sono parte di un set cinematografico allestito o da allestire e la sua curiosità è immensa e la passione di una vita riemerge ma non c’è tempo per i ricordi: bisogna trovare la strada. Si ferma. Apre l’app, scrive “discesa della Gaiola” e attende il responso. Niente. Forse non c’è linea.Riprova. Niente. Poi dopo altri due tentativi “20 minuti” scrive Google. Jo è convinto che qualcosa non funzioni. Vorrebbe lanciare il cellulare fuori dal finestrino. Mary intanto si è affacciata ad uno chalet per chiedere informazioni.

L’imbocco della stradina è angusto: un’auto media forse riesce a passarci. Intanto qualcuno risale a piedi e qualche altro in vespa. Sulla strada c’è una pattuglia di Polizia municipale. Jo è accaldato. Fa manovra con grande difficoltà, la strada è ingobbita dai tronchi dei grandi pini che affiorano dall’asfalto dei marciapiedi.L’ora è tarda per chi voglia andare al mare: il sole è già a picco sulle teste e la canicola imperversa. Gli stessi vigili sostano all’interno della vettura, mantenendo la temperatura del condizionatore ad un livello gradevole. Non sa che fare, Jo. C’è un cartello che ammonisce a non entrare, riservando questo privilegio ai condòmini. Eppure laggiù ci sarà una spiaggia, c’è il mare. Fa segno quasi spazientito al vigile, che gentile forse comprendendo il disagio (non è da tutti i vigili, però!) apre il finestrino, sporge la testa e conferma che non si può accedere, che non c’è spazio per manovrare veicoli a meno che non si acceda verso una delle ville, ospiti o meno dei proprietari. Bisogna dunque parcheggiare e proseguire a piedi. Lo avevano lasciato intendere le due guide alla Grotta, ma Jo, soprattutto lui sognatore ormai irrecuperabile, non aveva voluto dar credito a ciò che in fondo non piaceva sentirsi dire, in quella condizione climaticamente difficile.

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…e Jo vede una Sirena!

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Flash forward e flash back si incrociano….e poi ci sono le ellissi… e le sirene 3

Jo vede una Sirena.

Al gabbiotto, varcato il cancello, Mary e Jo precisano che non sono interessati alla visita che, dalla folla variopinta che gironzola intorno alle aiuole, sta per iniziare. “Vorremmo sapere quando e come poter prenotare una visita “Terra-Mare”. “Non la gestiamo noi; noi abbiamo solo la possibilità di farvi visitare la Grotta ed il Parco archeologico. Chiamate questo numero per le altre opzioni: c’è la possibilità di praticare lo snorkeling, il diving e noleggiare un kayak oltre al percorso Terra-Mare integrato comprendente la visita di Grotta e Parco Archeologico e l’utilizzazione della barca Aquavision per un percorso guidato via mare”. Jo vuole sapere però come organizzarsi una volta parcheggiata l’auto nello spazio antistante il Belvedere Coroglio, quello prospiciente la spiaggia omonima e l’Isola di Nisida. “Scusate, è possibile portare giù l’auto verso la Gaiola?” “E’ difficile trovare un posto e comunque non si arriva fino alla spiaggia” la risposta della Sibilla locale. Mary e Jo ritornano all’auto e si avviano per una ricognizione.
Il luogo, malgrado il caldo di una giornata estiva in una parte di essa – l’una e mezza – decisamente inopportuna da godersi per chi ha più di 65 anni, è da annoverarsi tra i mozzafiato. A Jo stranamente ricorda le cascate del Niagara o la vista del Gran Canyon, è di quelli che ispirano i poeti “Dovunque il guardo giro” e fanno diventare credenti per un lampo di vita gli atei “immenso Dio, ti vedo”. Blocchi di pietra lavica misti a tufo, manufatti di epoca romana mescolati a materiale piroclastico e costruzioni più recenti, risalenti a fine Ottocento. Più sopra i resti di un complesso residenziale del I° secolo dopo Cristo, con una villa arricchita da un teatro, un ninfeo e delle terme.

Non è stato facile accedere. La spiaggia, piccola, era già piena di teli: e la scogliera non tanto ampia da contenere tutti i pretendenti. Molto stretto lo spazio per chi, come Mary e Jo, volessero percorrerlo. “Lassù, dovete salire lassù” una giovane ragazza indica il luogo cui accedere “Lì c’è l’ufficio del Centro Studi della Gaiola”. C’è uno spazio protetto da un cordone: Mary vi accede, Jo invece lo aggira. Entrambi arrivano alla base di una scalinata dove c’è una lunga fila di giovani che appaiono in attesa di poter entrare.

La stradina che dall’alto della rotonda della Rimembranza scende giù verso la Gaiola intorno all’una con un caldo asfissiante è percorsa da molti giovani che vanno e pochi che ritornano. Jo fa di tutto perché Mary utilizzi la sfera d’ombra sempre più risicata. L’atmosfera è quella di un paese come tanti in una campagna sul mare; ricorda gli anni giovani nell’isola e qualche incursione in Riviera, quella sorrentina ed amalfitana. Profumi di zagare e limoni, non di certo dissimili da quelli idilliaci di Eugenio delle Cinque Terre. Mary e Jo sono fortunati: vivono intensamente la loro età matura godendo dei frutti e delle emozioni che la Natura a piene mani liberamente spande.
C’è un muretto di mattoni di tufo, oltre il quale si accede alla parte riservata ai giovani che attendono di poter entrare, lo spazio è molto ristretto e non può ospitare tutti. Il cancelletto è custodito a chiave da una sorta di secondino che tiene in carcere i liberi e libera i carcerati. Su quel bordo Jo intravede una Sirena; ha le sembianze di una dolce fanciulla, non ha la coda ma si crogiola là come una lucertola rupestre.

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Flash forward e flash back si incrociano…e poi ci sono le ellissi…e le sirene…e gli alati messaggeri – 4

Nell’ultima parte della discesa Gaiola la strada non è più percorribile da alcun mezzo, nè auto nè moto. C’è un angusto ingresso che somiglia ad un viottolo di campagna ed in qualche modo lo è. Si abbandona la strada asfaltata lungo la quale c’è l’annuncio di quel che il viaggiatore riuscirà a vedere. Lui crede già di aver visto il Paradiso, ma in realtà quel che gli si propone è solo un timido scorcio che in ogni caso cerca di ingabbiare nel suo smartphone semmai con un selfie testimoniale. C’è in ogni caso il silenzio tipico della controra in un ambiente agreste: qua e là si notano, lanciando gli sguardi attenti, attrezzi dell’agricoltura enologica: tini, torchi, scalette di legno. Dopo i primi cento metri di strada sterrata comincia il serpente di gradini di una lunga scalinata che si interrompe semplicemente quando si passa sempre in discesa un po’ meno ripida davanti a due file di abitazioni basse tutte restaurate per l’uso turistico, ricordo di un villaggio di pescatori. A Jo vengono in mente altre scalinate verso il mare, a Capri, a Sorrento. In modo particolare anche quella che porta alla spiaggia di Chiaia a Procida. E ricorda la celebre “Scalinatella”, una delle canzoni più famose della tradizione napoletana.

C’è anche per la devozione tipica della gente di mare una piccola Cappella. Sopra bassi e stretti gradini alcune fanciulle non si sa se in attesa di riprendere il cammino verso il mare o verso la collina stanno sedute. Mary e Jo scendono con la curiosità di chi pur non conoscendo il cammino ne coglie consapevolmente le suggestioni evocanti della giovinezza. Baldanzosi ragazzotti in frotte veloci corrono verso il mare che si intravede soltanto con degli squarci di promesse. “Vi voglio rivedere quando risalirete” Jo dice tra sè, ma forse uno di loro lo sente e gli lancia uno sguardo silenzioso di sfida.
Mentre si scende c’è qualcuno che risale lento mogio e deluso “Non c’è un lembo di spazio!” ed è per questo che Jo ha vaticinato il loro rapido ritorno.
L’ultima parte del viaggio verso il mare è fatto ancora di scale: due giovani volontari dispensano informazioni generali sul Parco e sulle possibili attività, al di là del puro e semplice tuffo “dove l’acqua è più blu”! Jo li ringrazia chiamandoli “Eroi” e si guadagna un sorriso lungo tutto il tempo che trascorre tra la discesa e la risalita.
Lungo la strada del ritorno Mary e Jo salgono lenti e affaticati. Si fermano più volte: la parte più dura è proprio quella della scalinata. Il borgo però accoglie con una leggera ombra ed una brezza che comincia a venire su dal mare. “Porti….orizzonti…e alati messaggeri vengano a voi a lenire la vostra stanchezza” un signore dall’apparente età di settanta che dice di averne ottantasei li accoglie con una brocca di acqua fresca e limoni. Si chiama Gabriele, racconta sprazzi della sua vita e di tanto in tanto tra questi emergono brani in versi. E’ un moderno aedo la cui ricchezza la Fortuna riserva a chi sa cogliere simili occasioni. E si annulla ogni stanchezza in questo abbandono idilliaco della Natura e dell’Uomo indistinti.

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Flash forward e flash back si incrociano…e poi ci sono le ellissi…e le sirene…e gli alati messaggeri – 4

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Flash forward e flash back si incrociano…e poi ci sono le ellissi…e le sirene…e gli alati messaggeri – 4

Nell’ultima parte della discesa Gaiola la strada non è più percorribile da alcun mezzo, nè auto nè moto. C’è un angusto ingresso che somiglia ad un viottolo di campagna ed in qualche modo lo è. Si abbandona la strada asfaltata lungo la quale c’è l’annuncio di quel che il viaggiatore riuscirà a vedere. Lui crede già di aver visto il Paradiso, ma in realtà quel che gli si propone è solo un timido scorcio che in ogni caso cerca di ingabbiare nel suo smartphone semmai con un selfie testimoniale. C’è in ogni caso il silenzio tipico della controra in un ambiente agreste: qua e là si notano, lanciando gli sguardi attenti, attrezzi dell’agricoltura enologica: tini, torchi, scalette di legno. Dopo i primi cento metri di strada sterrata comincia il serpente di gradini di una lunga scalinata che si interrompe semplicemente quando si passa sempre in discesa un po’ meno ripida davanti a due fila di abitazioni basse tutte restaurate per l’uso turistico, ricordo di un villaggio di pescatori. A Jo vengono in mente altre scalinate verso il mare, a Capri, a Sorrento. In modo particolare anche quella che porta alla spiaggia di Chiaia a Procida. E ricorda la celebre “Scalinatella”, una delle canzoni più famose della tradizione napoletana.

C’è anche per la devozione tipica della gente di mare una piccola Cappella. Sopra bassi e stretti gradini alcune fanciulle non si sa se in attesa di riprendere il cammino verso il mare o verso la collina stanno sedute. Mary e Jo scendono con la curiosità di chi pur non conoscendo il cammino ne coglie consapevolmente le suggestioni evocanti della giovinezza. Baldanzosi ragazzotti in frotte veloci corrono verso il mare che si intravede soltanto con degli squarci di promesse. “Vi voglio rivedere quando risalirete” Jo dice tra sè, ma forse uno di loro lo sente e gli lancia uno sguardo silenzioso di sfida.
Mentre si scende c’è qualcuno che risale lento mogio e deluso “Non c’è un lembo di spazio!” ed è per questo che Jo ha vaticinato il loro rapido ritorno.
L’ultima parte del viaggio verso il mare è fatto ancora di scale: due giovani volontari dispensano informazioni generali sul Parco e sulle possibili attività, al di là del puro e semplice tuffo “dove l’acqua è più blu”! Jo li ringrazia chiamandoli “Eroi” e si guadagna un sorriso lungo tutto il tempo che trascorre tra la discesa e la risalita.
Lungo la strada del ritorno Mary e Jo salgono lenti e affaticati. Si fermano più volte: la parte più dura è proprio quella della scalinata. Il borgo però accoglie con una leggera ombra ed una brezza che comincia a venire su dal mare. “Porti….orizzonti…e alati messaggeri vengano a voi a lenire la vostra stanchezza” un signore dall’apparente età di settanta che dice di averne ottantasei li accoglie con una brocca di acqua fresca e limoni. Si chiama Gabriele, racconta sprazzi della sua vita e di tanto in tanto tra questi emergono brani in versi. E’ un moderno aedo la cui ricchezza la Fortuna riserva a chi sa cogliere simili occasioni. E si annulla ogni stanchezza in questo abbandono idilliaco della Natura e dell’Uomo indistinti.

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Flash forward e flash back si incrociano….e poi ci sono le ellissi… e le sirene 3

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Flash forward e flash back si incrociano….e poi ci sono le ellissi… e le sirene 3

Jo vede una Sirena.

Al gabbiotto, varcato il cancello, Mary e Jo precisano che non sono interessati alla visita che, dalla folla variopinta che gironzola intorno alle aiuole, sta per iniziare. “Vorremmo sapere quando e come poter prenotare una visita “Terra-Mare”. “Non la gestiamo noi; noi abbiamo solo la possibilità di farvi visitare la Grotta ed il Parco archeologico. Chiamate questo numero per le altre opzioni: c’è la possibilità di praticare lo snorkeling, il diving e noleggiare un kayak oltre al percorso Terra-Mare integrato comprendente la visita di Grotta e Parco Archeologico e l’utilizzazione della barca Aquavision per un percorso guidato via mare”. Jo vuole sapere però come organizzarsi una volta parcheggiata l’auto nello spazio antistante il Belvedere Coroglio, quello prospiciente la spiaggia omonima e l’Isola di Nisida. “Scusate, è possibile portare giù l’auto verso la Gaiola?” “E’ difficile trovare un posto e comunque non si arriva fino alla spiaggia” la risposta della Sibilla locale. Mary e Jo ritornano all’auto e si avviano per una ricognizione.
Il luogo, malgrado il caldo di una giornata estiva in una parte di essa – l’una e mezza – decisamente inopportuna da godersi per chi ha più di 65 anni, è da annoverarsi tra i mozzafiato. A Jo stranamente ricorda le cascate del Niagara o la vista del Gran Canyon, è di quelli che ispirano i poeti “Dovunque il guardo giro” e fanno diventare credenti per un lampo di vita gli atei “immenso Dio, ti vedo”. Blocchi di pietra lavica misti a tufo, manufatti di epoca romana mescolati a materiale piroclastico e costruzioni più recenti, risalenti a fine Ottocento. Più sopra i resti di un complesso residenziale del I° secolo dopo Cristo, con una villa arricchita da un teatro, un ninfeo e delle terme.

Non è stato facile accedere. La spiaggia, piccola, era già piena di teli: e la scogliera non tanto ampia da contenere tutti i pretendenti. Molto stretto lo spazio per chi, come Mary e Jo, volessero percorrerlo. “Lassù, dovete salire lassù” una giovane ragazza indica il luogo cui accedere “Lì c’è l’ufficio del Centro Studi della Gaiola”. C’è uno spazio protetto da un cordone: Mary vi accede, Jo invece lo aggira. Entrambi arrivano alla base di una scalinata dove c’è una lunga fila di giovani che appaiono in attesa di poter entrare.

La stradina che dall’alto della rotonda della Rimembranza scende giù verso la Gaiola intorno all’una con un caldo asfissiante è percorsa da molti giovani che vanno e pochi che ritornano. Jo fa di tutto perché Mary utilizzi la sfera d’ombra sempre più risicata. L’atmosfera è quella di un paese come tanti in una campagna sul mare; ricorda gli anni giovani nell’isola e qualche incursione in Riviera, quella sorrentina ed amalfitana. Profumi di zagare e limoni, non di certo dissimili da quelli idilliaci di Eugenio delle Cinque Terre. Mary e Jo sono fortunati: vivono intensamente la loro età matura godendo dei frutti e delle emozioni che la Natura a piene mani liberamente spande.
C’è un muretto di mattoni di tufo, oltre il quale si accede alla parte riservata ai giovani che attendono di poter entrare, lo spazio è molto ristretto e non può ospitare tutti. Il cancelletto è custodito a chiave da una sorta di secondino che tiene in carcere i liberi e libera i carcerati. Su quel bordo Jo intravede una Sirena; ha le sembianze di una dolce fanciulla, non ha la coda ma si crogiola là come una lucertola rupestre.

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Flash forward e flash back si incrociano….e poi ci sono le ellissi… 2

Flash forward e flash back si incrociano….e poi ci sono le ellissi… 2

Flash forward e flash back si incrociano. La narrazione è composta essenzialmente da tanti puzzle autonomi la cui linearità a volte non è nemmeno in possesso di chi scrive. La ricomposizione può essere a carico dei singoli lettori…e poi ci sono le ellissi, quella specie di buchi neri narrativi che lasciano ai lettori la libertà di immaginare quel che è avvenuto.

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Tutto facile?

Jo, raggiunti gli anni di lavoro prescritti nella Scuola, era andato in pensione. E da allora aveva ripreso a ritornare molto più frequentemente alla sua terra. Insieme a vecchi e nuovi amici aveva proposto o partecipato ad iniziative culturali, quasi sempre collegate al mondo classico, ispirate dalle suggestioni mitiche che il territorio flegreo forniva a pieno e dai ricordi dei venti anni coscienti. La Grotta di Seiano a quel tempo, anni Cinquanta, era praticamente ignorata sia dagli studiosi sia dalla gran parte dei residenti. Forse alcuni più anziani ne avevano contezza per l’utilizzo di spazi protetti (i rifugi) nel periodo dei bombardamenti che tra il 1940 ed il 1944 distrussero la città e provocarono innumerevoli perdite umane tra la popolazione civile. Solo negli ultimi anni lo spazio è stato ripulito e posto a disposizione dei visitatori.

Mary si lascia condurre e Jo, rimessosi alla guida dell’auto, percorre la Salita Coroglio (eh già ma la toponomastica dice “discesa”: chissà perché?!) deciso a consultare il moderno oracolo di Google Map solo dopo aver raggiunto il culmine nello scollinamento. Jo si ferma un attimo attratto da una decina di tir parcheggiati e da un brulichio di operatori. Legge le intestazioni “Cinetecnica” e si rende conto che sono parte di un set cinematografico allestito o da allestire e la sua curiosità è immensa e la passione di una vita riemerge ma non c’è tempo per i ricordi: bisogna trovare la strada. Si ferma. Apre l’app, scrive “discesa della Gaiola” e attende il responso. Niente. Forse non c’è linea.Riprova. Niente. Poi dopo altri due tentativi “20 minuti” scrive Google. Jo è convinto che qualcosa non funzioni. Vorrebbe lanciare il cellulare fuori dal finestrino. Mary intanto si è affacciata ad uno chalet per chiedere informazioni.

L’imbocco della stradina è angusto: un’auto media forse riesce a passarci. Intanto qualcuno risale a piedi e qualche altro in vespa. Sulla strada c’è una pattuglia di Polizia municipale. Jo è accaldato. Fa manovra con grande difficoltà, la strada è ingobbita dai tronchi dei grandi pini che affiorano dall’asfalto dei marciapiedi.L’ora è tarda per chi voglia andare al mare: il sole è già a picco sulle teste e la canicola imperversa. Gli stessi vigili sostano all’interno della vettura, mantenendo la temperatura del condizionatore ad un livello gradevole. Non sa che fare, Jo. C’è un cartello che ammonisce a non entrare, riservando questo privilegio ai condòmini. Eppure laggiù ci sarà una spiaggia, c’è il mare. Fa segno quasi spazientito al vigile, che gentile forse comprendendo il disagio (non è da tutti i vigili, però!) apre il finestrino, sporge la testa e conferma che non si può accedere, che non c’è spazio per manovrare veicoli a meno che non si acceda verso una delle ville, ospiti o meno dei proprietari. Bisogna dunque parcheggiare e proseguire a piedi. Lo avevano lasciato intendere le due guide alla Grotta, ma Jo, soprattutto lui sognatore ormai irrecuperabile, non aveva voluto dar credito a ciò che in fondo non piaceva sentirsi dire, in quella condizione climaticamente difficile.

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…e Jo vede una Sirena!