Un dibattito intorno al tema della “Democrazia” aprile 2008 – 2

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Non rinnego quell’impegno; anche se avrei dovuto essere più prudente: i segnali funesti erano, a buon vedere, abbastanza chiari. Avevamo una grande difficoltà a ragionare in modo “libero” intorno al futuro di un Partito nel quale non si confrontavano soltanto passioni e ideali, ma forti interessi personali a difesa del mantenimento delle leadership, come dire gattopardescamente “cambiare tutto per non cambiare niente”

A coloro che storcono il naso quando alcuni di noi, come me, appaiono ipercritici e pregiudizialmente (non lo rinnego) sospettosi verso i cadeaux che a volte provengono da quella parte, consiglio di andarsi a rileggere le loro storie, intrise di fregature e delusioni, mentre erano nei loro bunker ideologici a ragionare di massimi sistemi.

Un dibattito intorno al tema della “Democrazia” aprile 2008

Care\i amiche\ci

Era il lontano aprile 2007
Qualcuno, molto convincentemente scriveva:

“Il Partito Democratico potrà nascere solo così, dalla fusione, e non dall’accostamento, del pensiero della sinistra democratica e liberale, del personalismo cristiano, del com’unitarismo, dell’ambientalismo, di una parte di quella critica radicale della società che non è più ideologica e che si può ritrovare in un contenitore ampio, dei nuovi apporti culturali che il nostro tempo così veloce produce, dei linguaggi e delle forme di partecipazione che arrivano dalla Rete. E’ necessario che tutte queste culture, e le forze che a esse si richiamano, comprendano che per andare avanti dovranno superare alla radice la loro parzialità, la loro separatezza, la loro insufficienza. Non basta la sola somma di due Partiti come DS e Margherita, che pure sono indispensabili per la nascita del Partito democratico. Bisogna andare oltre, guardare allo spirito che contraddistingueva l’ Ulivo del ’96, a quella coesione di esperienze e di linguaggi, alla larghezza di quel perimetro che allora comprendeva Pds, Ppi, Rinnovamento italiano, i Verdi, lo Sdi. Si tratta di dare vita a una forza politica che possa aspirare al 40% dei consensi, che arrivi a essere, in Italia, tendenzialmente maggioritaria, in un contesto bipolare.”

“Partito Democratico Le parole chiave” a cura di Marco Meacci Editori Riuniti “Sintesi” di Walter Veltroni

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Dobbiamo buttare via quelle pagine? In meno di un anno si può fare davvero a meno di quelle argomentazioni?
Quel che ancor meno alla fin fine convince, in questa ultima fase, è anche l’affermazione – solo ad esempio – che se si governasse finalmente potremo fare a meno delle riunioni di maggioranza.
Sono preoccupato per questa deriva strisciante di presidenzialismo rampante- oltre che silente – che si è appalesato sin dai primi vagiti del neonato PD.
Ai lettori aggiungo che se governasse il “nostro” PD potremmo stare tranquilli; non ci sarebbe alcun bisogno di mettere in piedi discussioni; tanto decide tutto il leader.
E’ ovvio se le cose andassero bene che non mi preoccupo di mantenere viva l’attenzione su tutte le questioni importanti: una volta finita questa sagra dell’ipocrisia che rappresenta la Campagna elettorale, una campagna indistinta e non diversa da quella dell’opposizione.
Se le cose non andassero bene, avremo tempo per crescere. Chi oggi dispera lo fa o strumentalmente o ingenuamente. E forse di fronte a chi il “Presidente – ghe penso tutto mi” lo ha fatto ogni volta che ha potuto troveremo le ragioni comuni per rimettere nella giusta carreggiata la “DEMOCRAZIA”.
A presto. Giuseppe Maddaluno

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