Sui temi della partecipazione ed intorno ad una proposta “amena” del leader di Demos di Prato, Massimo Carlesi

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Sui temi della partecipazione ed intorno ad una proposta “amena” del leader di Demos di Prato, Massimo Carlesi

Nel preparare la campagna elettorale di “Prato in Comune” mi sono interessato di vari aspetti in vista della redazione del Programma. Uno di questi è stato il tema della partecipazione, che nelle passate amministrazioni, soprattutto dopo la chiusura dell’esperienza delle Circoscrizioni, è stato sempre più sottovalutato ancorchè venissero annunciate aperture e disponibilità all’ascolto concreto attraverso strumenti del tutto illusori ed ingannevoli come la Legge Regionale di riferimento e il Regolamento per l’amministrazione condivisa dei beni comuni. Le cittadine ed i cittadini hanno potuto verificare concretamente quanto siano state prese in considerazione le loro idee e proposte da parte dell’Amministrazione. E’ del tutto evidente che la stessa proposta avanzata dal leader di Demos (Democrazia Solidale) Massimo Carlesi è in assoluto insufficiente e rappresenta soltanto una “foglia di fico” per celare le insoddisfazioni e riproporre soluzioni abborracciate che garantirebbero in maniera esclusiva l’Amministrazione, mortificando gli sforzi progettuali che potrebbero emergere con una soluzione di riproposizione delle realtà circoscrizionali amministrative con pieni poteri, ripartendo dagli errori e dalle sottovalutazioni che hanno portato alla loro chiusura.

Quelli che seguono sono una serie di appunti progettuali. In un prossimo intervento su questo Blog avvierò degli ulteriori suggerimenti.

Il tema della partecipazione, del decentramento, della democrazia partecipata e diffusa e dei patti di collaborazione è strutturalmente trasversale a tutti gli altri temi

I percorsi di partecipazione condivisa attivati dall’Amministrazione hanno certamente aspetti positivi e questo va riconosciuto. Allo stesso tempo sono le “pratiche” che appaiono segnate da ipocrisia quelle che dobbiamo combattere e superare (un esempio può essere la recente vicenda legata a viale Montegrappa, laddove un buon progetto rischia di essere vanificato per l’opposizione pregiudiziale di una parte dei residenti) attraverso l’uso di referendum, successivi ad un ampio coinvolgimento della popolazione. Non diversamente è avvenuto a San Paolo sia nella vicenda della “pista ciclabile” sia in quelle più recenti della “nuova piazza” Vivaldi e, per quanto ne sappia, in Piazza Ciardi, laddove le scelte (o le non scelte) sono state caratterizzate da visioni precostituite molto centralistiche.

Abbassare dunque la quantità minima di sottoscrizioni necessarie per avviare attraverso referendum percorsi condivisi ed annullare il quorum partecipativo, dopo aver condotto però una campagna di informazione capillare e diffusa

Aver previsto di attivare i “Patti di collaborazione” anche a Prato non basta, laddove poi questi ultimi nello specifico vengono essenzialmente disattesi rispetto alla volontà della popolazione semmai per utilizzare progetti già preparati e tacitamente in larga parte approvati “politicamente”.

Il Comune ha attivato una piattaforma www.oppidoo.com ma non l’ha pubblicizzata a dovere. D’altronde l’utilizzo di Internet ha indubbiamente i suoi limiti generazionali ed in una società sempre più vecchia larghe fette di popolazione che potrebbe essere attiva socialmente è tagliata fuori. In pratica, pur tecnologicamente al passo dei tempi, essa accresce la solitudine.

Non è in assoluto necessario strutturare o ristrutturare nuovi “luoghi” se si desse il via ad un raccordo tra quelli già esistenti sui territori (luoghi di culto, associazioni, comitati, società sportive, etc) costruendo attraverso di loro una rete di opportunità culturali di diffusione delle conoscenze e dei saperi.

Costruire quindi una Rete di coesione tra le varie entità associative a 360° nel nome dell’interesse comune e generale e non particolare mantenendo come unica discriminante quella “antifascista” e “costituzionale”

Attivare iniziative di rieducazione alla convivenza, anche ma non solo interculturale, a fronte della progressiva chiusura di spazi collettivi ed all’aumento di un senso di frustrazione e solitudine.

Un ritorno al passato virtuoso dei “paesi”, delle frazioni e delle “sub-frazioni”.

Invertire il percorso delle politiche sociali e culturali partendo dalle periferie, non come avviene da troppo tempo (ed in questo non c’è stata differenziazione tra Centrodestra e Centrosinistra)

I livelli di sicurezza nelle periferie possono essere migliorati proprio attraverso una Rete di luoghi e di gruppi strutturati ed autonomi ma che abbiano comuni obiettivi, partendo da postazioni di prossimità che curino i beni comuni, come giardini e spazi condominiali, spazi pubblici e privati disponibili alla condivisione, solidali ed inclusivi.

Nella Storia della partecipazione della città di Prato abbiamo avuto 11 Quartieri e poi 5 Circoscrizioni. Dobbiamo pensare a moltiplicare queste realtà ricomponendo la struttura complessiva del territorio: pensiamo ad un minimo di 55 spazi che portino ad un solo nucleo centrale “dentro le mura”.

Joshua Madalon

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