Appunti sui temi della partecipazione

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Appunti sui temi della partecipazione

Come già scrivevo nei post precedenti ho vissuto in diretta la fase più alta della parabola delle Circoscrizioni di Prato. Arrivato in questa città da Feltre con l’esperienza politica acquisita – in modo modesto ma in ogni caso attivo – nella struttura politica locale del PCI e dell’ARCI e nello specifico agone creato dai Decreti delegati, dalle 150 ore, dalla nascita del Distretto scolastico e la partecipazione come Segretario al Consultorio familiare fu quasi naturale che continuassi ad occuparmi di quei temi. Tra gli altri impegni, soprattutto nella Scuola e nel Cinema, potei partecipare anche come “esterno” al progetto dei Quartieri. Poi dal 1995 al 1999 sono stato Consigliere comunale e dal 1999 al 2009 consigliere di Circoscrizione (Est) membro dell’Esecutivo (presidente Comm.ne Scuola e Cultura)..
Il picco della presenza delle Circoscrizioni a Prato è stato nel corso della seconda legislatura amministrativa di Fabrizio Mattei. Già allora si intravedevano gli aspetti critici ma i gruppi amministrativi erano omogenei e questo garantiva la tenuta. Non intendo dire che la forza delle Circoscrizioni dipendesse dal collegamento con l’Amministrazione comunale, ma c’era ancora un ottimo rapporto tra le diverse strutture. E soprattutto funzionava il Coordinamento tra i diversi Comitati Esecutivi sia quello dei Presidenti di Circoscrizione sia quello tra i Presidenti delle Commissioni.
Indubbiamente le modifiche legislative progressivamente introdotte nella legislazione italiana, a partire dalla Legge 142 del 1990 che assegna forti responsabilità ai funzionari per poi andare a quella per l’elezione diretta del Sindaco (Legge 25 marzo 1993 n.81), stavano lentamente modificando il rapporto tra Centro e Circoscrizioni periferiche (cinque, compreso anche quella “Centro” che aveva gran parte del territorio e della popolazione di riferimento fuori le mura della città.
Si è andato producendo sempre più una divaricazione intorno a quelli che erano i “progetti” dell’Amministrazione centrale rispetto a quelli che afferivano attraverso un rapporto molto più costante e diretto dai consigli circoscrizionali. I Comitati periferici o tematici potevano confrontarsi molto più rapidamente con una “parte” dell’Amministrazione ed in questo modo gli interessi trovavano ascolto ed in moltissime occasioni condivisione di vedute. Ovviamente non tutti, ed in particolare le leadership politiche, erano felici di dover accogliere proposte che a volte erano assai lontane e diverse rispetto a quanto da loro previste. Dal punto di vista amministrativo centrale nella parte finale del mio impegno mi è capitato di trovarmi di fronte ad un vero e proprio braccio di ferro con il Comune; ovviamente le forze erano a quel punto impari ma tutti avevano la sensazione di trovarsi davanti ad un vero e proprio “De profundis” per le Circoscrizioni: politici e funzionari arrivavano con progetti complessivi praticamente “indiscutibili” vista l’urgenza con cui occorreva approvarli. Si trattava fondamentalmente di una umiliazione inferta a chi si era impegnato “praticamente in forma volontaria” per un po’ di anni (noi percepivamo un gettone di presenza dimezzato del 50% rispetto a quello dei consiglieri comunali, ma svolgevamo un lavoro intenso per lo meno pari alo loro): parlo di me ma non soltanto di me.
Con la fase amministrativa conclusiva dell’esperienza delle Circoscrizioni abbiamo avuto anche una disomogeneità strutturale che non ha fatto bene, anche se il destino era già segnato. Cosa dire? Ripeto che Prato può ambire ad una deroga rispetto alla Legge che regola l’istituzione di Circoscrizioni (vedasi post di ieri 15 luglio).

Joshua Madalon

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