Una foto, quella foto…..

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Una foto, quella foto…..

Una foto può essere scattata ma rimanere segreta o cancellata laddove chi l’ha prodotta, chi ha scelto di riprendere quell’attimo decidesse che fosse da scartare. Ormai i nostri strumenti tecnologici con cui conviviamo ci permettono di decidere molto più rapidamente e le nostre azioni non hanno più il tempo delle riflessioni che contraddistinguevano i fotografi che fino alla seconda metà del secolo scorso avevano bisogno di sviluppare la pellicola utilizzando camere oscure. Nondimeno chi decide di riprendere e pubblicare immagini si assume la stessa responsabilità di coloro che in pochi attimi scelgono di aggredire ed uccidere; soprattutto se ciò avviene in un contesto nel quale i livelli di “sicurezza” devono essere altissimi per tutti. E non è sufficiente affermare da parte dei vertici dell’Arma che quel fotogramma non dovesse essere pubblicato: anzi, è bene che lo sia stato. Bisogna però rimarcare con forza che non dovrebbe “mai” accadere realmente ciò che la foto ci rappresenta in uno stato di diritto nel quale ciascuno si assume le proprie responsabilità: colui o coloro che si macchiano di un delitto e colui o coloro che trasgrediscono le regole, pur essendo custodi riconosciuti del rispetto di esse.

Non tralascio di commentare le affermazioni deliranti di politici come Salvini, Di Maio e Meloni: ormai non sorprendono ma ci confermano che il livello di guardia della parte “democratica” di questo Paese deve essere mantenuto altissimo. In modo particolare in un momento nel quale non si ha alcun riguardo per i diritti umani e si finisce per equiparare ai delinquenti seriali la stragrande maggioranza delle persone più deboli oneste e pacifiche che chiedono di essere accolte e non vengono in armi nè minimamente pensano di servirsene per ottenere il proprio principale diritto che è la Vita. Ben diversamente vengono invece trattate alcune questioni di delinquenza in doppio petto: parlo dei reati finanziari che dietro la forza del potere economico vengono occultati nel mentre ingenerano ingiustizie e crimini.

Altro tema è in ogni caso la certezza della giusta pena. Non sarà né il contraccolpo favorevole al reo generato dalla foto né l’aiuto di Stato potente che probabilmente verrà messo in campo a produrre l’entità della pena verso chi verrà poi ritenuto colpevole del delitto; le circostanze spingono essenzialmente a ritenere che si sia trattato di un errore tragico. Sta di fatto che in quei luoghi dove è avvenuto il delitto sopravviveva un ambiente malavitoso certamente non ignoto alle forze dell’ordine e di riflesso al Ministero degli Interni. Quando accadono questi eventi occorrerebbe che il Governo se ne assumesse la responsabilità piuttosto che continuare a viaggiare con selfie e proclami. D’altra parte chi si occupa di “sicurezza” dovrebbe avere come caratteristica la capacità di riflettere, rimanere in silenzio e azionare le sinapsi. Con questi “personaggi” è cosa molto difficile.

Joshua Madalon

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