Ho scritto poco di Politica in queste ultime settimane….

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Ho scritto poco di Politica in queste ultime settimane; non ho tuttavia smesso di ascoltare scrutare approfondire soprattutto dal punto di vista socio antropologico le discussioni intorno a quel che è accaduto nel periodo estivo che, molto diversamente da tanti altri, hanno prodotto rivolgimenti storico politici di cui certamente parleranno i nostri figli e nipoti. E, così, nell’ascoltare e leggere il dibattito soprattutto sui media e sui social, abbiamo potuto verificare il grado di sopportabilità connesso al livello di ipocrisia persistente nel ceto politico medio alto dei sedicenti “Democratici”. Molti non ci crederanno ma ho da sempre avuto la capacità di fare autocritica di alcuni miei errori ed avrei potuto – forse “voluto” – farla anche in questa occasione. Ho alzato il tiro, il livello di scontro, nei mesi scorsi durante la campagna elettorale, arrivando anche a dire che il Partito Democratico meritava di sparire per il bene di tutti. Sono inorriditi i dirigenti del medio livello locale, sentendosi punti ed offesi, o perlomeno mostrando di essere “punti ed offesi”. Ho guadagnato soprattutto su Facebook attacchi virulenti cui sono seguiti silenzi, in modo particolare dopo il sospiro di sollievo che ha preso il posto dello sgomento per lo scampato pericolo di una riedizione “peggiorativa” della sconfitta del 2009. Erano “silenzi” dovuti anche al sentimento di superiorità verso uno “sconfitto” e forse, oltre i silenzi, c’è stata anche la disistima. E, come suggerivo pocanzi, ho taciuto, aspettando che qualcosa mi portasse chiarezza sia nella buona che nella cattiva conferma del mio pensiero.
Mi ha aiutato molto Matteo, Renzi intendo dire. Il quale ha fatto la sua scelta, e per la prima volta ha mostrato coerenza: in realtà lui non aveva nulla da condividere con il Partito Democratico. Si dice spesso, affondando il dito nella piaga con nonchalance, che un Partito è uno strumento attraverso il quale alcune donne ed alcuni uomini costruiscono, realizzano e mettono in pratica il loro Progetto. Renzi si è reso conto di avere fallito e, come spesso lui stesso è andato ripetendo, ha portato via il “pallone” ed ha cambiato squadra e campo di gioco, presupponendo che potrà essere riconosciuto, al di là delle enunciazioni democratiche ed ecumeniche sulla “squadra” e sulla “parità assoluta di genere”, capo indiscusso, gallo in mezzo ad un pollaio di indistinte entità.
Insieme a Renzi qualcun altro è uscito dal PD, ma molti altri – e forse troppi – preoccupati di non avere spazio, avendo ben conosciuto lo stile dell’ex leader, pur continuando a stimarlo, anche per inveterata amicizia, hanno deciso “per ora” di non lasciare il Partito. Questo atteggiamento, comprensibile dal punto di vista pragmatico, rischia di produrre un doppio danno mortale sia al corpo debole con cui è stato generato il Pd e che non ha permesso alla Sinistra di diventare matura nel Paese sia alla stessa nuova formazione che non riesce a raccogliere consensi in un elettorato già in possesso di solidi punti di riferimento nella parte moderata del Centro e del Centrodestra nel Paese.
Sarebbe molto utile un momento di riflessione semmai nella prossima primavera. Occorre una presa di coscienza degli errori e un cambio di passo, che parta dal riconoscimento delle profonde ragioni espresse con critiche a volte connotate da pregiudizi da parte della Sinistra diffusa, quella dell’associazionismo e delle forze politiche civiche, che sono state massacrate e ricattate con lo spauracchio concreto peraltro della vittoria delle Destre. Dopo i ricatti però i risultati non sono cambiati e proseguono ad libitum altri ricatti consimili. Usque tandem…?

Joshua Madalon

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