una documentazione su un Progetto complesso di Educazione degli Adulti realizzato a Prato negli anni Ottanta -parte 4 (vedi post del 12 e 15 gennaio u.s)

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una documentazione su un Progetto complesso di Educazione degli Adulti realizzato a Prato negli anni Ottanta -parte 4 (vedi post del 12 e 15 gennaio u.s)

Sono a ricordarvi che il documento, contenuto nel volume “Strategie per uno sviluppo generale dell’educazione degli adulti – Verso un 2000 educativo” è stato pubblicato nel 1990 per conto del Comune di Prato ed è riferito ad un seminario che si svolse in quella città dal 18 al 22 maggio 1988. E’ molto importante rammentarlo perché si comprendono alcuni tratti del mio intervento: siamo in un periodo nel quale utilizzavamo cineproiettori con pellicole 16mm e videocassette VHS. Per produrre si utilizzavano le U-matic e Betamax. Il computer aveva un uso pressochè esclusivamente amministrativo: serviva ai docenti per sostituire la macchina da scrivere.

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Oggi (1988), fra le altre opportunità, abbiamo anche un nuovo organismo che raccoglie operatori ed esperti del settore videocinematografico indipendente: si tratta dell’Associazione Film Video Makers, la cui presenza a Prato potrebbe essere importante all’interno della costruzione e realizzazione di un progetto di attività didattico-educativa che possa coinvolgere la più ampia gamma di presenze sociali: infatti ritengo che il ruolo delle Associazioni nell’ambito ricreativo culturale sia determinante se è qualificato il loro intervento, se esso è pienamente rispondente da una parte di una competenza accertata di settore, dall’altra a una effettiva – non importa se minima – richiesta di base. Troppo spesso si è verificato diversamente che interventi, anche dispendiosi, non fossero tutelati da questa doppia garanzia: e questo non dovrebbe assolutamente accadere! Altrettanto frequentemente non ci si è preoccupati di costruire interventi che andassero al di là della mera sussistenza provvisoria, allestiti più per ottenere contributi che per vero e proprio interesse con il risultato che, prima di nascere, erano già morti. Sono queste le linee d’intervento culturale che dovrebbero divenire fondamentali per tutti gli Enti pubblici. Il Comune di Prato, così come tanti altri Comuni, appare come uno dei sostenitori di questa linea di intervento culturale, anche se obiettivamente non è sempre facile tenervi fede, con una serie di iniziative che cercano di lasciare il segno e che, anche se non producono ricchezza economica, producono un arricchimento culturale. Fra queste vanno incluse quelle relative all’educazione degli adulti, il cui meccanismo assicura la piena rispondenza fra progetto e realizzazione pratica di esso.
Ritornando alle nuove tecnologie, relativamente alla loro introduzione ed uso all’interno dell’ordinamento scolastico, si deve affermare che siamo ancora all’anno “zero”. Intorno a noi si parla di telematica, di trasmissioni televisive senza frontiere, di strumentazioni e progetti sofisticatissimi, ma la cultura su cui si formano i nostri allievi, giovani o adulti, è ancora fortemente collegata al “libro di testo”: c’è dunque una “forbice” sempre più divaricata fra la società reale ed il sistema educativo ufficiale. Si aggiunga che nella scuola vige una situazione di forte incertezza, di elevata ambiguità e che le resistenze al “nuovo” sono molto spesso ammantate con alibi rivoluzionari “anti-istituzionali” chiaramente mistificatori. Mi spiego meglio: nella scuola è sempre più frequente l’uso “ludico” degli audiovisivi, pur essendo esso inserito all’interno di una programmazione didattica dei docenti; gli allievi vengono lasciati alla mercé del mezzo, oserei dire “parcheggiati” di fronte al monitor o al telone senza alcuna preparazione né a monte né a valle e solo in alcuni casi la “propedeucità” si basa su forme esclusivamente contenutistiche, anche perché – vale la pena sottolinearlo – i docenti sono complessivamente impreparati a percorrere strade di lettura più appropriata ed approfondita sul piano tecnico-formale. Non è che i docenti siano convinti che quel tipo di approccio vada bene, è semplicemente che si adagiano, scaricando poi la loro inevitabile frustrazione sull’istituzione, sulle problematiche dell’aggiornamento, sui regolamenti interni degli istituti, su tutto quello che giuridicamente sovrintende al funzionamento della scuola.

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