sotto forma di lettera un commento a quel che – in parte – sta accadendo in questo Paese

Prato 18 gennaio 2020

sotto forma di lettera un commento a quel che – in parte – sta accadendo in questo Paese

Quel che scrivo vale per tutte/i coloro che hanno anteposto le proprie appartenenze alla difesa della dignità degli sfruttati.

Non la chiamate “coerenza”: è solo “opportunismo” (tutt’al più si può trattare di “senso di appartenenza” ad una “casta”)

Carissima,

ho interloquito rispondendo ad una tua legittima sollecitazione gradita per l’informazione che mi passi ma non condivisa pienamente, in quanto ritengo da sempre che non ci si possa esimere dal tentativo di essere (non sempre si riesce ad esserlo del tutto) obiettivi, equidistanti, mantenendo dritta la barra dell’interesse per coloro che sono i più bisognosi, cioè i poveri senza lavoro o sfruttati come schiavi sia utilizzando alcune forme di regolazione del mercato del lavoro sia agendo nella piena illegalità.
Va annotato che per le prime grande è la responsabilità di chi prioritariamente ha un ruolo di difesa dei lavoratori ma non ha fatto quasi nulla affinché queste scelte non venissero approvate da Governi diversi per posizione politica nel corso dei decenni.
Per quanto invece concerne la “illegalità” al di là di tante belle parole espresse anche con intensità verbale, con passione teatrale, non c’è stato molto di più. Eppure basterebbe guardarsi intorno per comprendere che si avvertono queste mancanze, questa debolezza, che a volte appare come connivenza da parte di chi dovrebbe essere paladino dei lavoratori (a prescindere dall’adesione: è solo in questo modo che si conquista la stima) con quanti gestiscono le attività imprenditoriali.
Tu, carissima, dici che “tutti i giorni in Camera del Lavoro” c’è una fila di “disperati e operai sfruttati” e che “cercate di tutelarli” con strumenti, lo ribadisci con orgoglio (almeno così a me sembra), “che non sono gli stessi dei Si Cobas”. Sarebbe opportuno sottolineare che, dal momento in cui “io” (ma chissà quanti altri come me) penso alle vicende che si sono susseguite nel 2019 a Prato (ma non solo a Prato) non ho alcuna idea in merito alla “differenza” che ci sarebbe tra un operaio “sfruttato” che si rivolge ad un Sindacato confederale ed un altro che invece si rivolge ad un Sindacato di Base.
Racconti che i Si Cobas considerano la CGIL (credo anche CISL e UIL, ma “tu” appartieni alla prima) un nemico di classe ed è per questo motivo che non si può aderire ad una manifestazione. Lo comprendo ma credo che sia stato fatto molto poco per cercare di raggiungere un punto di equilibrio comune che prendesse in considerazione le ragioni che hanno condotto a queste manifestazioni, che in definitiva dovrebbero essere condivise al massimo per arrivare uniti nella lotta per il raggiungimento degli obiettivi necessari ad una conquista di dignità e di rispetto reciproco.
Dalla sua parte l’Amministrazione comunale è in forte evidente difficoltà, con il primo cittadino che si sofferma a parlare di rispetto delle regole pur sapendo che è proprio a causa di una diffusa illegalità, espressa a più riprese da imprenditori disonesti, che nasce la protesta. In casi come questi in un “paese normale” un Sindaco dovrebbe mettersi a capo di tali proteste; ma il nostro non è un “Paese normale”, anche perché non si riesce più a comprendere la differenza tra Amministrazioni e Governi di segni opposti e ci si inoltra sempre più in un tunnel buio, anche grazie a queste forme di subordinazione da parte delle forze sindacali confederali a gruppi politici camaleontici che si appoggiano a poteri economici e finanziari per proteggere i propri interessi.
Personalmente, al di là di quanto già ho detto, credo fermamente nel potere della Ragione e della Cultura e sono davvero felice di non avere legami partitici che condizionino la mia Libertà di espressione, quella spesso contrabbandata come coerenza da chi, dietro le belle parole, nasconde propri obiettivi per raggiungere interessi poco più che personali.

Joshua Madalon