una documentazione su un Progetto complesso di Educazione degli Adulti realizzato a Prato negli anni Ottanta -parte 6 ed ultima (vedi post del 12, 15, 17 e 19 gennaio u.s)

Il Seminario si svolse dal 18 al 22 maggio 1988 nei locali della Biblioteca Roncioniana di Prato

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una documentazione su un Progetto complesso di Educazione degli Adulti realizzato a Prato negli anni Ottanta -parte 6 ed ultima (vedi post del 12, 15, 17 e 19 gennaio u.s)

L’ uso delle nuove tecnologie deve penetrare, a mio parere, integralmente dentro i progetti di “educazione degli adulti”: il largo uso che nella società si va facendo (a proposito ed a sproposito, in positivo e in negativo) della cultura dei mezzi di comunicazione di massa deve essere correttamente riportato all’ interno della programmazione educativa riservata agli adulti. Questo soprattutto allo scopo di rendere più agile ed usufruibile l’ apprendimento: ad esempio vanno considerati i turni di lavoro ed i ritmi della vita moderna che non sempre permettono di seguire i corsi con assiduità e che risultano sovente essere il motivo predominante di rinuncia da parte degli adulti occupati. Questa flessibilità può essere ottenuta con le nuove tecnologie, sia attraverso l’ uso di materiale già preparato ed usufruibile direttamente, sia attraverso le riprese in video delle lezioni così dette cattedratiche, ma anche con la costruzione di lezioni preregistrate o la progettazione di interventi specifici sull’immagine che preveda di passare attraverso tutte le fasi per la realizzazione di filmati di vario genere. Tutto questo permetterebbe agevolmente ai frequentatori dei corsi di poter usufruire degli interventi culturali nel settore da loro scelto anche ventiquattro ore su ventiquattro: è chiaro che occorre strutturare diversamente tutti i corsi e che si rende necessario un periodo di sperimentazione che preluda alla costruzione anche di una Banca Comunale (o Intercomunale) degli audiovisivi culturali, didattici e di servizio, la quale deve essere a disposizione degli utenti, la caratteristica dei quali dovrà essere meglio delineata, per il prestito o l’ utilizzazione in loco del materiale audiovisivo. Risulta altresì importante, soprattutto per gli adulti, il poter disporre di tecnologie avanzate e di materiale meno dispersivo possibile, come spesso accade con i libri di testo, il poter scegliere sempre e comunque su ampi, molteplici e diversi percorsi per l’ ampliamento e l’affinamento della propria cultura.
Per un intervento di tale portata sono disponibile sia personalmente sia a nome dell’Associazione che rappresento a rimboccarmi le maniche, ad operare praticamente. Alcuni sono abili teorizzatori ma preferiscono non cimentarsi, attendendo gli errori dei più coraggiosi molto spesso per denigrarli, per mortificarli: scusate se considero me stesso ed i miei amici dei coraggiosi ma di certo ci vogliono caparbietà ed ostinazione per ottenere gli obiettivi che ci si prefigge.
Oggi occorre anche che chi possiede i mezzi economici, chi controlla i processi produttivi a tutti i livelli, chi detiene e gestisce il potere politico, chi istituzionalmente possiede le tecnologie vecchie e nuove e si va ponendo quale interlocutore privilegiato per le nuovissime, a partire da chi ha organizzato questo Seminario, chi vi partecipa non negando di certo belle frasi di apprezzamento, asserzioni convinte e pareri positivamente concordi con l’ampliamento di questo settore dell’ educazione, siano tutti poi coerentemente disposti a mettere in pratica tutto quel che di positivo sarà qui emerso. Diversamente queste giornate, questi incontri, questi discorsi rimarrebbero un vuoto esercizio retorico, così come ce ne sono stati tanti altri, si aggiungerebbero, questi, agli altri dispendi inutili di risorse pubbliche: ed anche questo nostro sincero desiderio di impegno sarebbe reso vano ed in ultima analisi risulterebbe fortemente frustrante, con il risultato che un progetto che tende al futuro finirebbe con il provocare un forte arretramento o un blocco dei processi tecnologici applicati al settore educativo e didattico, ed in particolare a quello degli adulti.

Joshua Madalon

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sotto forma di lettera un commento a quel che – in parte – sta accadendo in questo Paese

Prato 18 gennaio 2020

sotto forma di lettera un commento a quel che – in parte – sta accadendo in questo Paese

Quel che scrivo vale per tutte/i coloro che hanno anteposto le proprie appartenenze alla difesa della dignità degli sfruttati.

Non la chiamate “coerenza”: è solo “opportunismo” (tutt’al più si può trattare di “senso di appartenenza” ad una “casta”)

Carissima,

ho interloquito rispondendo ad una tua legittima sollecitazione gradita per l’informazione che mi passi ma non condivisa pienamente, in quanto ritengo da sempre che non ci si possa esimere dal tentativo di essere (non sempre si riesce ad esserlo del tutto) obiettivi, equidistanti, mantenendo dritta la barra dell’interesse per coloro che sono i più bisognosi, cioè i poveri senza lavoro o sfruttati come schiavi sia utilizzando alcune forme di regolazione del mercato del lavoro sia agendo nella piena illegalità.
Va annotato che per le prime grande è la responsabilità di chi prioritariamente ha un ruolo di difesa dei lavoratori ma non ha fatto quasi nulla affinché queste scelte non venissero approvate da Governi diversi per posizione politica nel corso dei decenni.
Per quanto invece concerne la “illegalità” al di là di tante belle parole espresse anche con intensità verbale, con passione teatrale, non c’è stato molto di più. Eppure basterebbe guardarsi intorno per comprendere che si avvertono queste mancanze, questa debolezza, che a volte appare come connivenza da parte di chi dovrebbe essere paladino dei lavoratori (a prescindere dall’adesione: è solo in questo modo che si conquista la stima) con quanti gestiscono le attività imprenditoriali.
Tu, carissima, dici che “tutti i giorni in Camera del Lavoro” c’è una fila di “disperati e operai sfruttati” e che “cercate di tutelarli” con strumenti, lo ribadisci con orgoglio (almeno così a me sembra), “che non sono gli stessi dei Si Cobas”. Sarebbe opportuno sottolineare che, dal momento in cui “io” (ma chissà quanti altri come me) penso alle vicende che si sono susseguite nel 2019 a Prato (ma non solo a Prato) non ho alcuna idea in merito alla “differenza” che ci sarebbe tra un operaio “sfruttato” che si rivolge ad un Sindacato confederale ed un altro che invece si rivolge ad un Sindacato di Base.
Racconti che i Si Cobas considerano la CGIL (credo anche CISL e UIL, ma “tu” appartieni alla prima) un nemico di classe ed è per questo motivo che non si può aderire ad una manifestazione. Lo comprendo ma credo che sia stato fatto molto poco per cercare di raggiungere un punto di equilibrio comune che prendesse in considerazione le ragioni che hanno condotto a queste manifestazioni, che in definitiva dovrebbero essere condivise al massimo per arrivare uniti nella lotta per il raggiungimento degli obiettivi necessari ad una conquista di dignità e di rispetto reciproco.
Dalla sua parte l’Amministrazione comunale è in forte evidente difficoltà, con il primo cittadino che si sofferma a parlare di rispetto delle regole pur sapendo che è proprio a causa di una diffusa illegalità, espressa a più riprese da imprenditori disonesti, che nasce la protesta. In casi come questi in un “paese normale” un Sindaco dovrebbe mettersi a capo di tali proteste; ma il nostro non è un “Paese normale”, anche perché non si riesce più a comprendere la differenza tra Amministrazioni e Governi di segni opposti e ci si inoltra sempre più in un tunnel buio, anche grazie a queste forme di subordinazione da parte delle forze sindacali confederali a gruppi politici camaleontici che si appoggiano a poteri economici e finanziari per proteggere i propri interessi.
Personalmente, al di là di quanto già ho detto, credo fermamente nel potere della Ragione e della Cultura e sono davvero felice di non avere legami partitici che condizionino la mia Libertà di espressione, quella spesso contrabbandata come coerenza da chi, dietro le belle parole, nasconde propri obiettivi per raggiungere interessi poco più che personali.

Joshua Madalon

una documentazione su un Progetto complesso di Educazione degli Adulti realizzato a Prato negli anni Ottanta -parte 5 (vedi post del 12, 15 e 17 gennaio u.s)

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una documentazione su un Progetto complesso di Educazione degli Adulti realizzato a Prato negli anni Ottanta -parte 5 (vedi post del 12, 15 e 17 gennaio u.s)

5.
Detto ciò, sembra quasi che io voglia far cambiare il titolo di questo Seminario, trasformandolo in “Verso un 2000…diseducativo”: credo invece che é proprio il rischio di avviarsi seriamente, almeno per quel che concerne il nostro Paese, verso una situazione sempre più difficile, verso un mondo di analfabeti di ritorno, verso una realtà scolastica sempre più lontana da quella tecnologica, ancora troppo elitaria, a sollecitare nel Comune di Prato, nella CEE e nell’Università degli Studi di Firenze, la necessità di una verifica con questo dibattito, con questo Seminario.
Il tema principale su cui si discute è l’educazione degli adulti, ma mi sia permessa una riflessione che non deve essere considerata una digressione: la mia esperienza di educatore dei giovani nella scuola media superiore mi fa consapevole delle forti carenze esistenti nell’ordinamento scolastico – soprattutto nei “curricola” e nei “programmi” – che definirò “normale”; questa consapevolezza deve essere utilizzata per evitare nel limite delle umane possibilità gli stessi errori nell’elaborazione di progetti che riguardano l’educazione degli adulti, far riflettere ancora una volta di più sulla situazione generale della cultura e dell’apprendimento, porre a fuoco proprio le ambiguità, le contraddizioni, l’arretratezza del sistema educativo e far diventare quindi l’educazione degli adulti la palestra per il rinnovamento generale dello stesso (il sistema educativo).
In effetti oggi nella scuola “normale” avvertiamo sempre maggiore la difficoltà di costruire un mondo a misura dei nostri giovani; questi sono destinati inevitabilmente – in questo tipo di ordinamento – a confrontarsi con la realtà concreta soltanto quando sono fuori dalla scuola e spesso ne sono estromessi drammaticamente o vi si immettono con difficoltà enormi, superando gli ostacoli a proprie spese, materiali e morali.
Rinnovare la scuola risulta essere un paradosso politico irrisolto oramai da alcuni decenni: i ragazzi studiano su programmi suggeriti in epoche lontane che si spera superate e dimenticate. Rinnovare la scuola in generale, adeguarla alle nuove tecnologie, formare il personale significa dare il via ad investimenti che solo apparentemente sono improduttivi: il guaio è che in Italia non esiste una seria programmazione che leghi il settore dell’istruzione a tutti gli altri e che, ad un settore pubblico sempre più in disfacimento, dilaniato da questioni sociali ed economiche, si contrappone un settore privato che da solo, in autonomia, costruisce i propri quadri, li prepara, li stimola, li incentiva.
In questa realtà così deprimente l’educazione riservata agli adulti organizzata dagli Enti Locali, pur non essendo la panacea di tutti i mali sopra descritti, risulta essere una sana boccata d’ossigeno, anche se investe (andando molto al di là di esse) solo alcune discipline scolastiche curricolari, anche se è orientata ad una preparazione con obiettivi ridotti ma non per questo meno importanti ed interessanti.

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un documento di dieci anni fa su quel che divideva (e forse ancora divide) la sensibilità della Sinistra da quella della Destra – parte 2

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facendo seguito al post del 16 gennaio vi aggiungo il Comunicato ANSA relativo a quell’evento

un documento di dieci anni fa su quel che divideva (e forse ancora divide) la sensibilità della Sinistra da quella della Destra – parte 2

2) SALA DON MILANI ‘RIBATTEZZATA’ DON STURZO, POLEMICA A PRATO

(ANSA) – PRATO, 18 DIC – Le prossime riunioni del consiglio della circoscrizione est di Prato si svolgeranno nella sala don Luigi Sturzo e non più nella sala don Lorenzo Milani. Non un cambio di locale, ma un cambio di nome, voluto dalla nuova maggioranza di centrodestra con conseguente polemica con il centrosinistra, in minoranza. La sala infatti è sempre la stessa, solo che ora porta il nome del fondatore del Partito popolare mentre prima era intitolata al priore di Barbiana al quale adesso è stata dedicata la biblioteca circoscrizionale, finora mai ‘battezzata’. La decisione è stata presa a maggioranza nella riunione del consiglio di circoscrizione tenutasi nove giorni fa – nel corso del quale c’é stata anche una lunghissima discussione sulla presenza dei crocifissi nei luoghi pubblici – grazie a una mozione presentata da due consiglieri di maggioranza, Giulio Mencattini dell’Udc e Andrea Antonio Bonacchi del Pdl. Un cambio di nome che già campeggia negli atti di convocazione della circoscrizione, anche se nessuna targa è stata apposta alla sala: del resto non c’era neanche prima per don Milani. Il centrosinistra, che ‘battezzo” per primo la sala con il nome di don Milani, non ha però gradito. Già nel corso della riunione di nove giorni fa la giovane consigliera Giulia Ciampi (credente e del Pd) aveva posto l’accento sul fatto che “Sturzo e Milani avrebbero forse litigato sull’opportunità o meno di votare democristiano ma questi due uomini di grande levatura non si sarebbero mai sognati di litigarsi il nome di una sala, di una scuola o di una strada”. Insomma don Milani continua, a pochi chilometri dalla parrocchia di san Donato a Calenzano dove scrisse ‘Esperienze pastorali’, a far discutere. L’unica differenza è che, anziché a Barbiana, stavolta è stato mandato in biblioteca. (ANSA).

Giuseppe Maddaluno
Dicearchia 2008

una documentazione su un Progetto complesso di Educazione degli Adulti realizzato a Prato negli anni Ottanta -parte 4 (vedi post del 12 e 15 gennaio u.s)

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una documentazione su un Progetto complesso di Educazione degli Adulti realizzato a Prato negli anni Ottanta -parte 4 (vedi post del 12 e 15 gennaio u.s)

Sono a ricordarvi che il documento, contenuto nel volume “Strategie per uno sviluppo generale dell’educazione degli adulti – Verso un 2000 educativo” è stato pubblicato nel 1990 per conto del Comune di Prato ed è riferito ad un seminario che si svolse in quella città dal 18 al 22 maggio 1988. E’ molto importante rammentarlo perché si comprendono alcuni tratti del mio intervento: siamo in un periodo nel quale utilizzavamo cineproiettori con pellicole 16mm e videocassette VHS. Per produrre si utilizzavano le U-matic e Betamax. Il computer aveva un uso pressochè esclusivamente amministrativo: serviva ai docenti per sostituire la macchina da scrivere.

4.

Oggi (1988), fra le altre opportunità, abbiamo anche un nuovo organismo che raccoglie operatori ed esperti del settore videocinematografico indipendente: si tratta dell’Associazione Film Video Makers, la cui presenza a Prato potrebbe essere importante all’interno della costruzione e realizzazione di un progetto di attività didattico-educativa che possa coinvolgere la più ampia gamma di presenze sociali: infatti ritengo che il ruolo delle Associazioni nell’ambito ricreativo culturale sia determinante se è qualificato il loro intervento, se esso è pienamente rispondente da una parte di una competenza accertata di settore, dall’altra a una effettiva – non importa se minima – richiesta di base. Troppo spesso si è verificato diversamente che interventi, anche dispendiosi, non fossero tutelati da questa doppia garanzia: e questo non dovrebbe assolutamente accadere! Altrettanto frequentemente non ci si è preoccupati di costruire interventi che andassero al di là della mera sussistenza provvisoria, allestiti più per ottenere contributi che per vero e proprio interesse con il risultato che, prima di nascere, erano già morti. Sono queste le linee d’intervento culturale che dovrebbero divenire fondamentali per tutti gli Enti pubblici. Il Comune di Prato, così come tanti altri Comuni, appare come uno dei sostenitori di questa linea di intervento culturale, anche se obiettivamente non è sempre facile tenervi fede, con una serie di iniziative che cercano di lasciare il segno e che, anche se non producono ricchezza economica, producono un arricchimento culturale. Fra queste vanno incluse quelle relative all’educazione degli adulti, il cui meccanismo assicura la piena rispondenza fra progetto e realizzazione pratica di esso.
Ritornando alle nuove tecnologie, relativamente alla loro introduzione ed uso all’interno dell’ordinamento scolastico, si deve affermare che siamo ancora all’anno “zero”. Intorno a noi si parla di telematica, di trasmissioni televisive senza frontiere, di strumentazioni e progetti sofisticatissimi, ma la cultura su cui si formano i nostri allievi, giovani o adulti, è ancora fortemente collegata al “libro di testo”: c’è dunque una “forbice” sempre più divaricata fra la società reale ed il sistema educativo ufficiale. Si aggiunga che nella scuola vige una situazione di forte incertezza, di elevata ambiguità e che le resistenze al “nuovo” sono molto spesso ammantate con alibi rivoluzionari “anti-istituzionali” chiaramente mistificatori. Mi spiego meglio: nella scuola è sempre più frequente l’uso “ludico” degli audiovisivi, pur essendo esso inserito all’interno di una programmazione didattica dei docenti; gli allievi vengono lasciati alla mercé del mezzo, oserei dire “parcheggiati” di fronte al monitor o al telone senza alcuna preparazione né a monte né a valle e solo in alcuni casi la “propedeucità” si basa su forme esclusivamente contenutistiche, anche perché – vale la pena sottolinearlo – i docenti sono complessivamente impreparati a percorrere strade di lettura più appropriata ed approfondita sul piano tecnico-formale. Non è che i docenti siano convinti che quel tipo di approccio vada bene, è semplicemente che si adagiano, scaricando poi la loro inevitabile frustrazione sull’istituzione, sulle problematiche dell’aggiornamento, sui regolamenti interni degli istituti, su tutto quello che giuridicamente sovrintende al funzionamento della scuola.

….4…..

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un documento di dieci anni fa su quel che divideva (e forse ancora divide) la sensibilità della Sinistra da quella della Destra

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un documento di dieci anni fa su quel che divideva (e forse ancora divide) la sensibilità della Sinistra da quella della Destra

UNA RISPOSTA INDIRETTA (in diretta) alle scempiaggini “odierne” di chi rappresenta in primo piano la Lega a Prato

Vi ripropongo una documentazione relativa ad un fatto che si verificò 10 anni fa nella città di Prato – Circoscrizione Est, una parte del territorio che dal punto di vista politico è stata sempre in bilico tra Sinistra e Destra – per un quindicennio la Sinistra, utilizzando alcuni escamotage, era riuscita a prevalere ma nel 2009 a vincere era stato il Centrodestra forte anche della conquista del Comune – in quell’occasione ad occuparsi di Cultura, dopo il decennio durante il quale ero stato Presidente della Commissione, c’era una giovane leghista, Patrizia Ovattoni.
Quella che segue in due parti è 1) l’invito a partecipare ad una Serata don Milani presso uno dei Circolo ARCI del territorio Est che si svolgeva il 15 gennaio del 2010; 2) un Comunicato stampa inviato dal Gruppo dei Consiglieri del Partito Democratico nel Consiglio Circoscrizionale Prato Est; 3) un Comunicato ANSA che riprende la notizia

Cosa era accaduto? Nella Circoscrizione agli inizi del 2002 era stato aperto uno spazio pubblico a disposizione di tutti con una biblioteca ed una sala per incontri utilizzata anche come Sala del Consiglio. Il territorio Est di Prato confina con quello di Calenzano, dove don Lorenzo aveva vissuto la sua prima esperienza nella parrocchia di San Donato, cui afferiscono le note del suo “Esperienze pastorali”, caposaldo del pensiero donmilaniano. Alcuni membri del Consiglio, in primo luogo il vicepresidente della Circoscrizione Luigi Palombo, fratello di don Ezio, che con don Milani aveva avuto anche un intenso rapporto epistolare, avevano sollecitato l’intestazione di quello spazio aperto al territorio al prete di Barbiana. La proposta era stata accolta con entusiasmo.

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In questo primo post troverete l’invito (la parte 1)

Care amiche e cari amici

Buon Natale e felice anno nuovo!

Vi informo che l’Associazione Dicearchia 2008 insieme al Gruppo PD alla Circoscrizione Est del Comune di Prato organizzerà per venerdì 15 gennaio 2010 ore 21.00 presso il Circolo “I Risorti” a La Querce via Firenze 323 una

SERATA DON MILANI

nella quale parleremo del Prevosto di S.Donato (Calenzano) e Priore di Barbiana dopo la decisione presa con l’approvazione di una Mozione dalla maggioranza di Centrodestra della Circoscrizione Est di annullare l’intitolazione della Sala polivalente (Sala consiliare ed attigue) dedicata dalla precedente Amministrazione di Centrosinistra a don Lorenzo Milani dedicandola a don Luigi Sturzo.

Utilizzando Facebook abbiamo aperto un Gruppo “DON LORENZO MILANI vs. DON LUIGI STURZO – CONTRAPPOSIZIONE RIDICOLA” – Chi possiede un account Facebook può aderire ed inserire propri commenti.
Allo stesso tempo potete aderire all’evento SERATA DON MILANI.

Chi è interessata\o può considerarsi automaticamente invitata\o.

Rinnovo i miei AUGURI e vi allego alcuni documenti (un Comunicato Stampa del Gruppo PD in Circ.ne Est ed un dispaccio ANSA) in relazione all’oggetto.
Aggiungo che abbiamo richiesto l’adesione dei Gruppi PD in Comune ed in Provincia e siamo in attesa di una risposta (il Presidente del Consiglio Provinciale Maroso ha già data la sua disponibilità annunciando a voce che c’è certamente l’adesione del Gruppo).

fine prima parte

Joshua Madalon

una documentazione su un Progetto complesso di Educazione degli Adulti realizzato a Prato negli anni Ottanta – parte 3

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una documentazione su un Progetto complesso di Educazione degli Adulti realizzato a Prato negli anni Ottanta -parte 3 (vedi post del 12 gennaio u.s.)

Il 3 ottobre dello scorso anno (1987), si è svolto a Prato un Convegno sulle nuove tecnologie in rapporto ai processi didattico-educativi, ma senza tener in alcun conto il settore dell’educazione degli adulti. Pur tuttavia sono anch’io (organizzatore di quel Convegno) dell’opinione che quest’ultimo settore non possa essere scisso dalla problematica didattica complessiva e che la creazione di uno scambio permanente delle reciproche esperienze possa servire anche ai settori primari e secondari dell’istruzione, addirittura in misura maggiore che allo stesso ristretto settore dell’educazione degli adulti; per questo ritengo che i presupposti e gli esiti di quel Convegno possano essere utilissimi per una riflessione che riguardi l’educazione nel suo complesso, anche per quel concerne più da vicino le problematiche educative connesse alle arti e allo spettacolo.
L’apprendimento e l’uso delle nuove tecnologie avviene ancora oggi all’interno di due canali che in nessun modo però dovrebbero essere separati: la fruizione “attiva” e la produzione diretta. Il primo è rivolto a tutte le sfere ed i settori educativi e riguarda la visione di materiali già prodotti: questo non può essere considerato, come ancora troppo spesso accade, un facile e comodo dolce diversivo rispetto alla lezione orale e, se non vuole proprio essere un’integrazione ad essa, deve essere sempre sostenuta (la fruizione attiva) da una scheda programmatica non solo contenutistica ma anche tecnica. E’ a questo tipo di lavoro cui mi riferisco quando parlo di una nuova professionalità dell’insegnante (vedi introduzione nel post del 12 gennaio 2020). In questo primo canale possono essere utilmente comprese anche la registrazione in video delle lezioni cattedratiche o meno che i docenti di norma debbono svolgere; questo aspetto prelude al secondo canale, che va riferito alla possibilità di utilizzare praticamente le conoscenze tecniche e teoriche sulla realizzazione di prodotti audiovisivi: se l’intervento primario sarà svolto in modo coinvolgente e seguito con attenzione gli allievi potranno cimentarsi nella scrittura e nella messa in opera di uno o più audiovisivi, la cui valenza sarà chiaramente di tipo educativo. Non si pensa affatto di far diventare gli studenti tutti operatori e tecnici cinetelevisivi, ma l’obiettivo rimane quello educativo riferito alla conoscenza approfondita delle nuove tecnologie e del loro uso più appropriato per narrare in modo diverso i propri mondi. E’ evidente che un progetto “particolare” riservato all’apprendimento delle nuove tecnologie trova qualche difficoltà e resistenza ad essere inserito nella scuola, dove esistono programmi, in qualche caso “ferrei” a favore dei quali soprattutto le vecchie guardie tra i docenti oppongono nella loro difesa strenua resistenza; ma parlando di “educazione degli adulti” mi torna facile prospettare per questo settore la realizzazione di un Laboratorio dell’Immagine, costruito tenendo conto del palinsesto di quello creato per gli allievi della scuola media superiore ed orientato, come quello, a misura dei fruitori “adulti”. L’esperienza di cui parlo è ancora in corso e risente delle problematiche di cui sopra, anche se la risposta a tale proposta è stata, e continua ad essere, molto elevata sia da parte dei docenti che degli studenti che vi hanno aderito. Questo va detto allo scopo di evitare sia i facili ottimismi sia l’altrettanto generico pessimismo: proprio in qualità di coordinatore di quel laboratorio l’idea di un suo sviluppo rivolto agli adulti mi stimola molto, mi interessa.

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Un utile (o inutile?) promemoria

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Un utile (o inutile?) promemoria

Lo rivolgo a quante e quanti, in queste ultime settimane, vanno affermando che “non voteranno” a favore del candidato alla Presidenza della Regione Toscana espresso dal PD.
Si ricordino di tutti i “precedenti”; troppo spesso ho letto – o ascoltato – simili proponimenti. E altrettante volte ho dovuto poi assistere ad un ripensamento condizionato da motivi ideologici, del tutto legittimi ma indubbiamente sorprendenti ed…. incoerenti.
Ad ogni modo intendo ribadire che sia legittimo il procedimento della scelta del candidato da parte di una forza che ha indubbiamente le carte in regola dal punto di vista dei consensi per andare ad una scelta al suo interno. Allo stesso tempo ritengo legittimo da parte delle altre mini-forze della Sinistra affermare che non sia corretto richiamare all’unità successivamente ad una scelta “condizionante” e soprattutto in linea di continuità con il passato.
Dunque, legittima la scelta; molto meno il metodo, dal momento in cui ci si richiama ad unità condizionata dal pericolo di una vittoria delle Destre. Faccio notare che tale rischio era già nell’aria in modo pesante da qualche mese e dunque non è comprensibile l’aver adottato da parte del Partito Democratico un metodo che metteva già ben prima di aprire il confronto il “cappello” su nome e programma.
Ecco dunque il motivo del mio “pro memoria”.
Sappiamo già che le scelte principali sono state fatte. A quel che sento, ci sono pochi “spiccioli” di programma da poter discutere. Se lo ricordino i grand commis locali e regionali del Partito Democratico, se lo ricordino i portatori d’acqua e i beneficiati locali e regionali, se lo ricordino i rappresentanti delle forze politiche della Sinistra chiamate a rapportarsi al pur magro “desco”. E se lo ricordino tutti coloro che condividono e lanciano bordate “oggi” contro quel “metodo” antico ma ricorrente: se lo ricordino fino alla data del voto, che in Toscana sarà nella tarda primavera.
Negli ultimi giorni assistiamo alla crescita di formazioni “civetta”. “Civica Toscana” è l’ultima trovata; forse ne verranno fuori altre. Personalmente sono abbastanza “disgustato” da queste modalità arroganti e presuntuose.

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Legittime sì, ma dimostrative anche della profonda incapacità a comprendere quali siano le esigenze di rinnovamento e cambiamento espresse dalla volontà di cittadine e cittadini che si sono in qualche modo “palesate” anche attraverso quell’epifenomeno delle Sardine che alla fin fine potrebbero finire “fritte” nella padella del Partito Democratico. Se già non lo sono. Impanate e congelate per ora in attesa di essere fritte.

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Chi mi segue sa che non sono stato – e non sono – molto tenero con quei giovanottoni che a Bologna hanno dato il via a quelle kermesse. Il termine “sardine” non mi piace anche perché richiama la “rete” dove finire o l’amo cui abboccare. Nè la prima nè il secondo fanno per me.

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Joshua Madalon

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“Ditelo a me” intorno ad una proposta avanzata dal segretario nazionale del PD

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“Ditelo a me” intorno ad una proposta avanzata dal segretario nazionale del PD

Ditelo a me, che quel Partito ho contribuito a fondarlo, se per cambiarlo occorra trovare un altro nome. Cibo per i “gonzi”, nient’altro che questo. Miserabile tentativo di “dare una rinfrescatina” con l’apertura “formale” a Sindaci e Sardine ad uno stabile traballante corroso da “termìti”.
E per i “gonzi”, quelli di bocca buona che “s’ammoccano tutto”, semmai presi da un sacro furore difensivo dei propri territori, come cani rabbiosi, ci sono anche i richiami a temi fondamentali che tuttavia non reggono di fronte ad un “non cambiamento”sostanziale. Dice ieri il sindaco di Firenze su “Repubblica” pag.2 “Puntiamo su istanze semplici e forti: lavoro, sviluppo, legalità, ambiente”. Benissimo! Se articoliamo queste tre “istanze” dobbiamo partire da una revisione di alcune scelte: il “nuovo green deal italiano” di cui lui parla nello stesso articolo contraddice in modo eclatante la scelta difesa con energia per la nuova pista dell’aeroporto di Firenze. Sarebbe credibile, infatti, rinunciare a quella decisione. Invece no! Anzi, contestualmente il candidato alla Presidenza della Regione Toscana innalza una barriera di fronte a chi pone veti nei confronti di quella scelta.
Si comprende benissimo tuttavia quella forma di orticaria repellente verso la Sinistra “non dobbiamo schiacciarci solo sulla Sinistra” ma diventa ridicola e non credibile la proposta collegata al “nuovo green” con la piantumazione di 100 milioni di alberi, se solo si pensa al danno che verrebbe provocato sull’ambiente con la nuova pista di Peretola.
Ma i problemi non sono solo questi: un Partito Democratico post-renziano non può continuare a non avere rispetto per le minoranze. Ho scritto “post-renziano” ma i problemi di democrazia in questo Partito sono nati contestualmente alla sua fondazione. Anche per questo motivo non basta un “restyling” semplice: e, lo ripeto, facendo eco a tanti, “il nome non è un problema; non va cambiato”.
Piuttosto proprio per mettere insieme quei quattro temi (ma ce ne sarebbero altri molto importanti, come pilastri fondamentali) bisogna costruire un nuovo progetto che faccia ripartire l’economia nel settore dell’edilizia, riconvertendola in “conservativa” e scoraggiando nuovi insediamenti, utilizzando per l’emergenza abitativa, previo accordi con le proprietà, tutti gli immobili sfitti, garantendo un controllo pubblico sul rispetto delle regole. Una vecchia idea (della Sinistra?!) che tuttavia ha faticato e fatica ad essere accolta.
D’altra parte bisognerebbe – nel cambiamento – dare meno segnali roboanti e fare scelte concrete discrete. Chi si è allontanato, come me ed altri, non possono essere interessati a riprendere un cammino comune in maniera così semplice con un proclamare la necessità, l’urgenza di fare fronte comune all’avanzata prepotente della Destra, senza rimettere in discussione alcune forme di potere e certi meccanismi che hanno consentito passaggi automatici da una “corrente” all’altra, a volte anche tra forze politiche avversarie con grande nonchalance. Molti di noi sono disgustati da queste modalità, le hanno denunciate più volte, dall’interno e dall’esterno. Arrendevomente si riconosce che “questa è la Politica”; allora, è davvero qualcosa di orribile, molto lontana dagli ideali che si sbandierano.
Ecco, se si vuole partire da questo, posso anche essere interessato a discuterne. Non credo però che ciò avvenga: la fiducia è al livello più basso mai raggiunto.

Joshua Madalon

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UN POST lungo per recuperare una documentazione su un Progetto complesso di Educazione degli Adulti realizzato a Prato negli anni Ottanta

UN POST lungo per recuperare una documentazione su un Progetto complesso di Educazione degli Adulti realizzato a Prato negli anni Ottanta

Nei prossimi giorni proseguirò con blocchi ridotti di circa 500 lettere a recuperare tutto il mio intervento il cui titolo era “Nuove tecnologie…verso il 2000”

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ALTRE STORIE

Su questo Blog in un mio post del 31 ottobre u.s. http://www.maddaluno.eu/?p=10467 proseguendo a parlare di alcune iniziative svolte a Feltre nel 1982 annunciavo come operatore del Circolo di Cultura Cinematografica “La Grande Bouffe”

“……..nostre iniziative future, ad esempio quella che interesserà particolarmente il mondo della scuola e l’uso corretto didattico dei mezzi audiovisivi, che in dettaglio presenteremo al Provveditore agli Studi di Belluno, all’ IRRSAE, al Consiglio Scolastico Distrettuale n.4, ai Direttori Didattici ed ai Presidi. La necessità di un approfondimento di studio su questi temi è tanta ed è comprovata da una parte dall’importanza che hanno assunto, e vanno assumendo sempre di più, i mezzi audiovisivi, dall’altra dall’imperizia della maggior parte degli operatori scolastici nell’essere in grado di adoperare correttamente tutta la più o meno complessa serie di attrezzature che, pur acquisite dai singoli Istituti, giacciono molto spesso inutilizzate negli sgabuzzini e nei sottoscala delle varie scuole.“
E poi con una nota a piè di pagina scrivevo

“nda: Nei mesi successivi mia moglie ebbe il trasferimento a Prato ed io la seguii con un’assegnazione provvisoria a Empoli. E tra Prato ed Empoli iniziarono altre storie.”

Ecco, dunque alcune delle altre storie.

A Prato nel 1988 seguendo quelli che erano i miei specifici intreressi, all’interno dei quali sviluppavo competenze, ho potuto portare il mio contributo ad un Seminario internazionale promosso dal Comune di Prato, dall’Università degli Studi di Firenze, dall’Istituto di Pedagogia con il patrocinio della Comunità Economica Europea, del Ministero della pubblica Istruzione, dalla Direzione generale degli scambi culturali, dall’Associazione Intercomunale Area Pratese. Il seminario si svolse dal 18 al 22 maggio.
Durante il periodo “feltrino” ero stato protagonista della “stagione” delle 150 ore e contemporaneamente avevo costruito progetti e iniziative culturali cinematografiche sempre tenendo presente la funzione didattica dei mezzi audiovisivi. A Prato avevo partecipato da protagonista alla fondazione del Terminale e proseguivo la mia attività nel mondo degli audiovisivi utilizzati come strumenti culturali. Prato, attraverso la grande attenzione civile e sociale, tesa al recupero delle conoscenze disperse in tempi nei quali il lavoro portava via dal mondo dell’istruzione molti giovani prima che avessero concluso il ciclo di studi, aveva avviato, già da alcuni anni, percorsi di rialfabetizzazione rivolti agli adulti, grazie alla sensibilità di una classe dirigente politica ed amministrativa di altissimo livello (Liliana Rossi, Anna Fondi, Ivana Marcocci, Eliana Monarca, Massimo Bellandi sono solo alcuni dei nomi di amministratori, quasi tutti da me incontrati in quegli anni). La collaborazione con l’Università, in particolar modo con Francesco Maria De Santis, Paolo Federighi e Paolo Orefice era stata preziosissima ed aveva prodotto grandi risultati ed aspettative.
Anche per fermare lo “stato delle cose” e stimolare il processo si svolse dunque il Seminario “Strategie per uno sviluppo generale dell’educazione degli adulti. Verso un 2000 educativo” al quale ebbi la fortuna e l’onore di partecipare con un mio specifico intervento dal titolo “Nuove tecnologie…verso il 2000” all’nterno della Sezione che si occupava di “Nuove tecnologie audiovisive e sviluppo dell’educazione degli adulti”.
Nel prossimo post riporterò alcune parti della Presentazione curata dal prof. Paolo Federighi e dell’Introduzione del prof. Filippo Maria De Santis.

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ALTRE STORIE 1

Come annunciavo nel post del 7 novembre nell’impostare un discorso intorno alla necessità di strutturare un nuovo Progetto di Educazione degli Adulti farò riferimento agli Atti del Seminario “Strategie per uno sviluppo generale dell’educazione degli adulti. Verso un 2000 educativo” svoltosi a Prato nel maggio del 1988. Pubblicherò poi il mio intervento e vi farò seguire un’idea sui bisogni consapevoli e/o inconsapevoli dei cittadini, sia quelli che da generazioni vivono questi territori sia quelli che invece vi sono da pochi anni, sia appartenenti alla nazionalità italiana sia a quelle non italiane, ma che comunque abbiano bisogno di approfondire la conoscenza della lingua e delle storie, offrendo innanzitutto in cambio le loro specifiche conoscenze mettendole insieme nello stesso comune crogiolo inter-multiculturale.

Dalla presentazione del prof. Federighi:

“…..A partire dal 1986, a Prato si è dato vita ad un controllato processo di costruzione di un sistema urbano di educazione degli adulti che, oggi, ha oramai superato il primo quinquennio di attuazioni. La ricerca, impostata da De Sanctis assieme ai suoi collaboratori ed a Massimo Bellandi e Doriano Cirri, prospetta obiettivi e tappe di attuazione che giungono fino all’anno 2000. Oggi, a sei anni dal suo inizio, dopo aver percorso le prime fasi del suo processo di attuazione alcune risposte alle principali questioni fondanti la ricerca sono state date.
Realizzando attività educative organizzate per oltre mille cittadini ogni anno – per la maggior parte nel campo dell’educazione formale – sono state messe a fuoco le ragioni che finora hanno impedito o non hanno lasciato emergere le aspirazioni dei cittadini verso uno sviluppo intellettuale generale.
A partire dal ruolo di programmazione e di diretto rapporto con i problemi della gente, di gestione di servizi comuni ai diversi agenti educativi locali, si è definito, sia sul piano teorico che pratico, il ruolo di un Comune rispetto alle aspirazioni educative dei propri abitanti. Si è precisato come sia possibile dare inizio ad un processo formativo nel campo dell’educazione degli adulti a partire dal Comune. Ciò sia nella prospettiva di una ripartizione di competenze con le amministrazioni pubbliche sovraordinate, che nella possibile loro latitanza. Nello stesso tempo, praticando il superamento della contrapposizione tra accentramento e decentramento, tendendo a far assumere a ciascuno le proprie competenze – dai consigli di circoscrizione agli organismi nazionali ed internazionali – si è riusciti a raggiungere obiettivi sociali più avanzati……Il seminario – progettato e organizzato con Filippo M. De Sanctis, Doriano Cirri e Manuela Borchi – fu dedicato, come ricorda De Sanctis nell’Introduzione qui pubblicata, a Nabila Breir, educatrice degli adulti, che con noi aveva cooperato per la creazione dell’Associazione Mediterranea di Educazione degli Adulti, uccisa a Beirut.”

In relazione a questa dedica riporto il paragrafo conclusivo dell’Introduzione del prof. De Sanctis qui sopra richiamata. Il suo titolo assume un profondo ed inequivocabile significato: non c’è Cultura senza la Pace. E la Pace ha inizio e completamento all’interno delle Conoscenze e delle Culture.

E’ il paragrafo cinque, quello conclusivo dal titolo “A dedication for peace“

In the name of the Mediterranean Adult Education Association, I wish to ask participants to dedicate this seminar to the name of Nabila Breir. Nabila was an Arabian colleague who on the 18th of December, 1986, in Beirut, on his way to work, was barbarously assassinated. I met Nabila in Paris during the last assembly of UNESCO. On that occasion he worked towards establishing on behalf of the Association relations between Arabs and Israelis. Together we thought that neither yesterday’s or today’s conflicts should prevent us from working towards peace for tomorrow. The International Council for Adult Education has created a prize dedicated to the memory pf Nabila Breir. We invite you to join us in this enterprise.

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ALTRE STORIE 2 (un impegno per la PACE e per la Conoscenza contro la violenza e le guerre)

C’è un modo sublime, straordinario, di impegnarsi per costruire la Pace, e non è quella di andare armati in luoghi di “guerra” e di “violenza” anche se nominalmente a difesa di popoli oppressi, come tante volte hanno fatto tanti giovani, alcuni dei quali impropriamente sono stati descritti come “eroi” dopo aver perso la vita. Grande pena per parenti ed amici, ma non riesco a riconoscere come paladini della pace e delle libertà simili personaggi. Ben diversa è la scelta di quelle persone che hanno deciso di dedicare la loro vita, anche se in luoghi di guerra e di violenze, alle popolazioni che hanno bisogno di Tecnologie e di Culture per poter costruire il loro futuro.
Nabila Breir è stata una di queste.

Proseguo il trattamento del tema delle tecnologie a servizio dei progetti educativi, così come le interpretavo negli anni Ottanta a Prato. Questo fu il mio intervento svolto tra il 18 ed il 22 maggio 1988:

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NUOVE TECNOLOGIE…. VERSO IL 2000

Introduzione

La dizione “nuove tecnologie” è così ampiamente generica da richiedere in apertura una precisazione: il mio intervento è riferito alle nuove tecnologie elettroniche cineaudiovisuali nell’ambito della riproduzione e fruizione delle immagini in movimento e l’ambito di riferimento cui è diretto è quello dei progetti didattico-educativi, nel senso più ampio. Nel passaggio dagli Anni Settanta agli Anni Ottanta si è verificato un cambiamento di tendenza estremamente importante nella socieà italiana: si è cioè passati da una politica sociale e culturale rivolta all’esaltazione dell’ “effimero” ad un diverso tipo di intervento che puntasse maggiormente sull’impegno e sulla concretezza, contrapposto ad un’astrattezza e ad una passività (nell’ambito della fruizione) che avevano contraddistinto fortemente il precedente periodo. Il riflusso che è alla base di questo mutamento di direzione culturale fu innescato da circostanze non proprio felici fra le quali vanno annoverate la crisi economica, la crisi politica e sociale, il terrorismo, la liberalizzazione delle emittenze radiotelevisive. Infatti, soprattutto nelle grandi città è apparso sempre più difficile portare fuori la gente dalle loro abitazioni particoralmente di sera e la spesa culturale è andata sempre più ridimensionandosi: da qui è derivato che occorreva spendere meno ma spendere meglio, realizzando interventi che non fossero fini a se stessi. Parlare di nuove tecnologie in maniera generica finisce con il creare quasi sempre una grande confusione; gli stessi addetti ai lavori potenziali hanno difficoltà semplicemente a riferire di cosa si tratti e, quando pure una minoranza ne sappia fare l’elenco, è una successiva molta ridotta percentuale di essa a saper descrivere l’uso pratico e soprattutto didattico di questi strumenti. Eppure, all’interno dell’ordinamento scolastico italiano, non è previsto l’adeguamento ufficiale del personale, sia quello docente sia quello di supporto tecnico, e tale “aggiornamento” è riservato in modo esclusivo alle capacità individuali, alla buona volontà e particolare sensibilità, alla disponibilità di tempo e di denaro personale del docente: appare chiaro che nelle rivendicazioni categoriali questo aspetto (che non va certamente riferito in modo stretto all’ambito della nostra discussione) assume una forte rilevanza; il docente avverte la necessità, per mettersi in linea con i tempi, che gli venga riconosciuta in modo specifico una valenza educativa più complessa e più ampia, se non diversa tout court, che vada al di là del rapporto diretto con i suoi allievi, pur rimanendo questo compito altamente prioritario.

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Joshua Madalon