UN PAESE DIVISO E’ PIU’ DEBOLE in un momento difficile lo è ancor più – lo sappiano i leaders dell’opposizione esterna ed interna a questo Governo! il Paese lo ricorderà!

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UN PAESE DIVISO E’ PIU’ DEBOLE in un momento difficile lo è ancor più – lo sappiano i leaders dell’opposizione esterna ed interna a questo Governo! il Paese lo ricorderà!

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Mostrare il ghigno o fare la faccia truce è una delle modalità di autodifesa che gli animali o le persone in difficoltà utilizzano. Basterebbe poco a neutralizzarli questi tentativi così come fa Indiana Jones in una delle scene cult dell’Arca perduta.

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Nella realtà e nella Politica dei nostri giorni molto più assoggettata al mondo della comunicazione globale sono sempre più frequenti simili comportamenti: la mimica facciale , la prossemica, l’uso oratorio a dismisura dell’invettiva finiscono per essere utili per aggregare masse sempre meno colte e fondamentalmente bisognose di esprimere tutto il fiele accumulato nei tempi. Hanno bisogno di un leader che giustifichi l’espressione di quei bisogni sopiti, ne hanno bisogno per imitarlo e semmai superarlo.
Questo è solo un preambolo al disastro che una modalità di espressione politica di quel livello, così infimo, sta provocando nel nostro Paese. Sarebbe necessario, di fronte alla diffusione di un virus la cui incidenza e gravità è in gran parte ignota, fare per davvero un fronte comune. Sarebbe utile al Paese, che di questo potrebbe essere grato, fronteggiare le conseguenze di un pericolo globale per la salute e l’economia generale. Sarebbe un’ottima occasione per rivedere gli stili di vita consumistici e riappropriarci dell’essenzialità dell’esistenza “Sarebbe”: invece no. “Io vorrei” e giù un breve preambolo di buone intenzioni accompagnate da una sequela di estrema virulenza ed aggressività, con lo scopo – si osservi – di accreditarsi come sostituto aspirante non appena ve ne sia l’occasione.

Questa modalità è la prima vera responsabile del danno economico e quello di reputazione internazionale del nostro Paese. Questo non è il momento di lucrare sulle disgrazie; è l’ora di cooperare senza se e senza ma. Quando l’attuale opposizione avrà contribuito a produrre ulteriori divisioni potrà anche governare il Paese ma sulle sue macerie. Là invece dove un’opposizione responsabile potrà dimostrare di essere stata collaborativa in un momento così difficile e complesso, a tutta evidenza si accrediterebbe come alternativa positiva.
La bassezza “politica” dell’attuale opposizione (ma non è molto diverso il comportamento di Italia Viva, alla ricerca spasmodica di ottenere riconoscimenti sotto forma di sottogoverno e grand commis di Stato, oltre a qualche decimale di consenso) osannata e supportata da una parte del mondo dell’informazione gretta e meschina apporterà ulteriori danni all’immagine dell’Italia.
Viene forte il sospetto, tuttavia che, essendo i leader dell’opposizione (in primo luogo Salvini della Lega e Berlusconi di Forza Italia) rappresentanti di quel protagonismo del Nord piemontese lombardo veneto la cui superbia sfiora e travalica la tracotanza, avvertendo per sè la superiorità su tutto e tutti, stiano invece dovendo fare i conti con la superficialità con la quale qualche loro struttura sanitaria ha trattato l’inizio degli eventi di contagio. Lo dico con profonda consapevolezza: tutti possono sbagliare, è umano. Meno lo è non volerlo riconoscere e ribaltare la responsabilità nei confronti del Governo centrale, reo di non aver chiuso ermeticamente l’ingresso a persone provenienti dalle aree dove si era sviluppata l’epidemia di Coronavirus, Wuhan e via dicendo. La “consapevolezza” di cui sopra è legata al fatto che vivo a Prato, luogo dove la comunità cinese è molto presente e dove sin dalle prime avvisaglie è scattata in modo autonomo da parte loro la quarantena che in linea di massima sta proseguendo tuttora. Fatto è che non vi siano stati casi di contagio finora: anche se non mancano di essere diffuse sotterraneamente fole e fake news di bassissimo profilo sul fatto che “i contagiati ci sono ma vengono nascosti”.
Continueremo a trattare questi temi in altri post.

Joshua Madalon

Leggete quel che accade a Prato

http://www.notiziediprato.it/news/coronavirus-il-direttore-dello-spallanzani-elogia-il-metodo-prato-e-il-comportamento-della-nostra-comunita-cinese

I VASI COMUNICANTI, MACHIAVELLI E IL NUOVO PRINCIPE perchè NI o forse SI parte 2

I VASI COMUNICANTI, MACHIAVELLI E IL NUOVO PRINCIPE perchè NI o forse SI parte 2

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Nel post di ieri non era chiaro il riferimento al titolo. Qui, dopo alcune righe di ulteriore commento alle ragioni del NO e quelle del NI o forse del SI, brevemente illustro il senso del titolo.

“o Franza o Spagna, purché se magna”

In linea di principio il ragionamento di chi propende per il NO non fa una grinza, tuttavia…..pecca di concretezza, disegnando un Paese assai lontano dalla realtà e ad esso rapportandosi nelle analisi e nelle prospettive. Costruito intorno ad un’ utopia ideologica. Purtroppo è uno dei difetti periodici della Sinistra, quello di assumere come propria la difesa di fortini dentro i quali si annidano poi molti dei suoi nemici, ipocriti e ciarlatani, ingannatori. E’ così che tanta gente per bene, convinta di partecipare ad una sacra crociata si trova ad essere fantoccio inconsapevole del Potere, quello senza distinzione di colore o casacca, che nel mentre si lancia contro il qualunquismo, se ne avvantaggia crogiolandosene al suo interno.
L’incauto ingenuo sostenitore di tali pseudo difensori della Democrazia e della Libertà utilizza, pensando a propri ideali vantaggi, una costante sopravvalutazione dell’elemento ideologico fondamentalmente acritico ed improduttivo a asvantaggio della concretezza. C’è chi è convinto di porre un argine alla Destra ma non si rende conto che va sostenendo forme ormai indistinte di governo.
Comunque vada i conti per chi conta andranno a gonfie vele. Ecco il riferimento ai vasi comunicanti. O si vota o non si vota i vuoti si riempiranno, gli spazi saranno coperti sempre dalle stesse persone, quelle che verranno scelte al di là di quanto uno, o più di uno, avrebbe desiderato.
Si fa un gran argomentare di rappresentanza ma nulla si dice e nulla si è fatto e si fa nel concreto per riformare la modalità di reclutamento e di inserimento nelle liste dei candidati. Gli esempi concreti non mancano: a Prato, città nella quale vivo e dalla quale scrivo, gli elettori del Centrosinistra, di quel PD rosa pallido, alle ultime elezioni politiche avevano l’unica possibilità di votare un candidato davvero spurio, lontano dal territorio e “lontano dagli occhi, lontano dal cuore”. E nel meccanismo elettivo regionale nella prossima occasione ci saranno ancora una volta listini bloccati.
Si parla molto per slogan e non si scende mai nel concreto. Al di là dei numeri dei parlamentari ci sarebbe davvero da riformare il meccanismo rappresentativo, rendendolo più legato ai territori ed in grado di corrispondere maggiormente ad una sua diretta rappresentanza.
Inoltre sarebbe opportuno avere rappresentanze più diffuse sui territori e meno nel Parlamento. Chi oggi si impegna a mantenere (o, come dice un compagno ad aumentare addirittura) il numero di “parlamentari”, dovrebbe nel contempo impegnarsi – MA NON A CHIACCHIERE – a realizzare un DECENTRAMENTO operoso più collegato ai territori periferici.

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Allorché richiamo la figura di Machiavelli mi ricollego essenzialmente al suo “pessimismo”, quello con il quale egli interpreta il conformismo degli intellettuali e l’”utilidiotismo” dei suoi contemporanei, nessuno escluso.
Certamente la figura “forte” che a volte si auspica da parte del “popolo” sarebbe una reale punizione della dabbenaggine comune e della incapacità a concretizzare un discorso più ampio e collettivo di tipo riformatore che parta davvero, però, dai bisogni dei tanti: se ne avvantaggerebbero “tutti”, non solo i più potenti, perché vivere in un mondo più felice rende tutti felici.
Uno dei rischi, forse il più duro per chi crede negli ideali, sarebbe la rivalutazione del “qualunquismo”, del disimpegno. Una Democrazia che tuttavia non vede la partecipazione dei cittadini (vedi Napoli e poi pensa anche al referendum nel quale il “quorum” non sarà significativo per il raggiungimento del risultato) andrebbe riformata. Ovviamente occorrono dei “correttivi” democratici rispettosi della ragione di una possibile maggioranza. Oggi tutto ciò non è possibile, ma un legislatore dovrebbe intervenire in merito, non fermarsi all’immanenza degli eventi.
Ecco alcune delle ragioni per cui mi sento molto lontano da coloro che, senza costruire progetti e prospettive ragionevoli, affermano che occorra votare contro il taglio dei parlamentari.

Joshua Madalon

I VASI COMUNICANTI, MACHIAVELLI E IL NUOVO PRINCIPE perchè NI o forse SI

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I VASI COMUNICANTI, MACHIAVELLI E IL NUOVO PRINCIPE perchè NI o forse SI

Tra poco più di un mese si dovrebbe votare (Coronavirus permettendolo) per un referendum sul taglio dei parlamentari. Come ho già scritto, sono in forte imbarazzo: forse non partecipo al voto, forse mi astengo o…forse voto SI. La qual cosa mi porrebbe ancor più in disaccordo con il mio gruppo di riferimento attuale che è “Prato in Comune”. Eppure, non ho fatto nessuna mossa per far prevalere la mia posizione, lasciando che altri esprimessero la loro; ancor più, una volta espressa da maggioranza molto netta la scelta per il NO, ho comunicato personalmente al coordinatore pratese del Comitato per il NO l’adesione dell’Associazione.
Ho anche aggiunto che nessuno di coloro che ha optato in nuna rapida consultazione per il Ni o per il SI, avrebbe dovuto partecipare per rispetto della maggioranza ad una campagna favorevole al SI.
Non posso tuttavia esimermi dal rappresentare le motivazioni per cui in controtendenza rispetto a tanta parte della Sinistra sono più orientato a non seguire le indicazioni comuni.

Una visione elitaria
Ho parlato di paradossi e contraddizioni in un altro post dove in qualche modo sottolineavo l’incoerenza che emerge tra il voto dei primi giorni dell’ottobre scorso (circa cinque mesi fa) e la decisione di andare a referendum. Il primo paradosso è evidenziato dalla sottolineatura di una riduzione numerica della rappresentanza, come se quella attuale composizione di eletti non dovesse essere riconosciuta come “rappresentativa” mentre lo sarebbe la “futura” semmai numericamente (ma, dico io, non solo numericamente) omogenea. Credo che la “rappresentatività” è – sì certamente – limitata, ma non certo per il numero dei rappresentanti. Ben altri sono i problemi della nostra “Democrazia” e non sarebbero portati a soluzione nè con 945 (630 + 315) nè con 600 (400 + 200) parlamentari. D’altra parte i 945, se fossero riconosciuti come rappresentativi, dovrebbero avere il rispetto democratico dell’intera popolazione rappresentata e di conseguenza delle scelte portate a compimento così altamente “rappresentative” (il 97 circa di percentuale).
L’altro paradosso è dato dalla scelta di porre in evidenza il fatto che la riduzione avvantaggerebbe chi ha più mezzi e più risorse, i più ricchi e possidenti. Sono perfettamente d’accordo, ma mi impunto sui pilastri della mia polemica, che – lo ribadisco – è da Sinistra, senza “se” e senza “ma”. C’è qualcuno che vuole farci credere che sarebbe il numero (un compagno mi ha detto che lui sarebbe favorevole anche a raddoppiare, triplicare il numero dei parlamentari) a decretare l’applicazione democratica della Carta o la presa in carico degli interessi dei più deboli tra i rappresentati? a far sì che ad essere rappresentanti possano essere chiamati figli del popolo come volevano alcuni nostri “padri” storici e costituenti?
Ciò che è drammatico – a me pare – è che nessuno tra i sostenitori primari del mantenimento dell’attuale numero di parlamentari, nessuna forza politica, ivi compresa la Sinistra ed il Movimento 5 stelle, abbia una visione aperta e democratica pronta a rivedere i meccanismi primari nella scelta dei propri “rappresentanti”. Trovo sia elitaria dappertutto: come si scelgono i rappresentanti del popolo? Con quale legge elettorale? Vedo listini bloccati e candidature uniche nei quali e nelle quali gli aspiranti “eletti” sono inseriti dall’alto delle Segreterie con decisioni tutte all’interno di chiuse stanze su undicazioni degli apparati, quelli macro e quelli micro, quelli interni e quelli esterni, ma sempre “tali” sono.
D’altronde chi naviga, chi – come me – ha navigato nel mare della Politica sa perfettamente che non è consentito per limiti oggettivi la pratica della Politica amministrativa e parlamentare a chi non abbia risorse proprie o a suo sostegno, a meno che non si abbiano “padrini” illuminati alle spalle, che prima o poi, però, potrebbero passare all’incasso, per sè o per i suoi.

Il titolo “ I VASI COMUNICANTI, MACHIAVELLI E IL NUOVO PRINCIPE” può apparire fuorviante ma, leggendo il post n.2 forse riuscirò a spiegarlo.

Joshua Madalon

MAGICI LUOGHI

MAGICI LUOGHI

In ogni territorio ci sono luoghi magici, sorprendenti. Ciascuno di noi, sin dall’infanzia ne ha conosciuti. Per me l’isola di Procida è stato un luogo di formazione, di sofferenze e di gioie. Lo sono stati anche altri luoghi come la Necropoli di via Celle ed alcune cave di tufo abbandonate in quella che chiamavamo “’a sèvera” dove andavamo a giocare. Nella Necropoli ci infiltravamo attraverso stretti cunicoli e ragionavamo di Storia e di Poesia, un po’ anticipando gli studenti del collegio Welton che in una grotta calcarica di notte andavano ricostituendo la Setta dei Poeti Estinti, con la complicità del professor Keating (ricordate? L’attimo fuggente): avevamo poco più di dieci anni, ma il nostro mondo in quel lembo di terra ci appariva troppo piccolo e ristretto. Là dentro sognavamo; nelle “cupe”, strette stradine ricavate da sentieri antichi, i nostri passi veloci per non perdere tempo, ci lasciavano immaginare avventure con pirati e tesori.

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Nel corso della vita ho conosciuto altri luoghi magici; di qualcuno, come il Cantiere di Prato, ho già parlato. Non pensavo però di poter incrociare altri luoghi così, fino a qualche giorno fa.
La mia famiglia, laica, ha un rapporto molto stretto e frequente con un’organizzazione che si occupa del riciclo partendo da un progetto religioso di vita comunitaria. Il dono è sacro contributo alla condivisione del quotidiano. E’ la Comunità Emmaus di Prato: abbiamo imparato a non disfarci del superfluo gettandolo in modo indistinto nei cassonetti, anche quelli che riportano destinazioni rassicuranti, e portiamo lì vestiti ed oggetti ancora in buono stato e funzionanti. Il nostro punto di riferimento è il Gruppo di Narnali in via Pistoiese 519.
In realtà abbiamo poi avviato a frequentare anche altre sedi. A Prato ce ne sono almeno cinque. In una di queste, “I libri dimenticati”, in fondo a via Santa Trinita 117, in un ambiente riservato e claustrofobico (il termine è tuttavia dotato di ambiguità: a me piacciono i luoghi stretti pieni di stimoli e di sorprese) si trovano molte occasioni. Qui vengono raccolti libri, riviste, dischi, stampe, quadri, cd, dvd e altro materiale cartaceo.
Ma l’altro giorno insieme a Mary ed a Lalla (Lalla, o meglio Lavinia, è nostra figlia ed è ricercatrice di Storia Moderna, dopo aver conseguito il dottorato a Cambridge) siamo andati in una delle altre sedi di Emmaus, “Le rose di Emmaus” in viale Montegrappa 310. C’eravamo stati più volte ed avevamo portato oggetti come videonastri VHS anche originali ed avevamo acquistato materiali vari. Anche il vestiario e biancheria di altissima qualità aveva attratto l’attenzione; oltre agli oggetti di uso comune, come piccoli elettrodomestici o mobili (a tale proposito c’è una falegnameria molto accurata che rimette in sesto anche qualche malandato mobile).
Ma quel che ci ha sorpreso è l’allestimento della “nuova” libreria (c’erano già da tempo degli scaffali e delle teche piene di volumi ben sistemati in ordine sia di materia trattata che di collezione in una delle prime stanze un po’ anguste). E’ stato molto difficile staccare gli occhi e le mani dai tantissimi e vari volumi, anche questi ben collocati per materia: alcuni di questi sono ormai testi introvabili anche in attrezzatissime biblioteche, come quella comunale “Lazzerini” che pure ha un grandissimo valore. E’ un luogo per me magico come gli altri e forse oggi, che la mia esistenza corre verso il declino, forse più degli altri: camminando lungo gli scaffali ritrovo amici di un tempo che consideravo perduti. Vale la pena ritornarci e rimanere là fin quando non sia l’ora di chiusura.

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…in questo Blog…..come sono

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…in questo Blog…..come sono

La Democrazia e la Coerenza sono concetti a volte (forse, troppe volte) fin troppo elastici e disposti da parte di molti di noi (non credo di essere immune da questa pratica) a parare scelte e convinzioni contraddittorie e paradossali, erte a difesa di interessi non sempre personali. Ma è sempre più difficile riconoscerlo.
Nel corso degli ultimi anni mi sono sempre più posto a distanza da posizioni precostituite, prevalentemente ideologiche e “partigiane”. E già! Questo termine così abusato e utilizzato a sproposito, “partigiano”, è un’altra delle forme che non ho mai voluto assumere in modo costitutivo, volendo avere in definitiva sempre la possibilità di andare a cogliere l’elemento, pur piccolo ed a volte invisibile ai più, che poteva decretare l’ambiguità di un comportamento individuale e/o collettivo che fosse. Voglio immediatamente eliminare la percezione che io non sia un convinto antifascista, una persona rispettosa del meccanismo democratico. Ma non posso non rilevare ulteriormente precisando il mio pensiero l’uso strumentale dell’antifascismo e della democrazia che è stato spesso fatto da chi nella pratica quotidiana ed in quella costante politica ha inteso agire per tutelare i propri interessi e quelli di parti, minoritarie ma economicamente forti, a lui collegate.
I miei post sono pieni di questi messaggi. Chi volesse, se già non lo ha fatto, può andarseli a leggere. Forse non sono stato molto chiaro, ma non c’è “linea” ufficiale che tenga: non prendo “ordini” e credo di avere ben saldo il pensiero. Non troverete in nessun testo uno scarso rispetto per il pensiero democratico. Tutt’altro! C’è una perenne denuncia dell’antidemocrazia dei cosiddetti “democratici”. Coloro che si mettono “insieme” non per tutelare gli interessi della stragrande maggioranza della gente, che fatica a mettere su il “pranzo” con la “cena” (ma è solo un modo di dire e terraterra li chiameremo “incapienti” e “poveri”, anzi “poverissimi” sempre più poveri e disperati) e semmai alza la voce semplicemente per poter così ottenere nello stile dei vecchi peggiori “democristiani” qualche posto al sole “per sè e per i suoi”.
Ce n’è per tutti.
E’ vergognosa la sola presenza di chi, in un tempo come questo contrassegnato dalla urgenza di fare un fronte comune, non perde occasione per criticare in modo indecoroso e peraltro strumentalmente discutibile l’operato del Governo in materia di interventi preventivi sull’emergenza Coronavirus: se riconosco a Salvini ciò che riconosco a me, posso ben dire “liberamente” che la sua posizione mi provoca un profondo disgusto.
Per “par condicio” rilevo la stessa repulsione per Renzi, che in un momento così difficile non perde occasione per rilanciare una sua “urgenza” nell’ambito dei “grandi lavori”: quella “scellerata” proposta di realizzazione di una nuova pista per un mega aeroporto nella Piana tra Pistoia e Firenze. “Scellerata” perché porterà vantaggi per “pochi” e morte per molti. I “pochi” se ne staranno a godersi le proprie ricchezze come dei sull’Olimpo ed i “molti”, a partire dagli elementi naturali delle aree umide e tutti gli altri esseri viventi della parte bassa di quella Piana, verranno colpiti da malattie mortali ed invalidanti. La Piana sarebbe invasa inoltre da migliaia di turisti alloggiati in altri alveari a forma di grattacieli e pronti a riversarsi nelle strade strette della città.

Joshua Madalon

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reloaded per ricominciare DA GIOVANE: LA SENSIBILITÀ AMBIENTALISTA, STORICA E CULTURALE

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DA GIOVANE: LA SENSIBILITÀ AMBIENTALISTA, STORICA E CULTURALE – SETTIMA PARTE – 3

Mi ero ripromesso di pubblicare su questo mio Blog il testo di un mio libretto preparato in occasione dei 2500 anni dalla fondazione di Dicearchia, nome greco della mia città di provenienza, cioè Puteoli – nome romano – Pozzuoli. Avevo da tempo questa intenzione. Ora, in coda alla mia presenza estiva su questi luoghi della mia infanzia adolescenza e giovinezza, mi appresto a pubblicarlo. Può apparire datato; tuttavia, le problematiche antropologiche e sociali sono peggiorate o perlomeno poco è cambiato, a volte tuttavia in peggio. La mia non è una critica senza dolore; nell’intenzione del giovane che ero esisteva la volontà di un cambiamento in meglio. Tuttavia ritorno alla mia terra e non rilevo miglioramenti nella sua cura. Anche i tanti interventi prodotti potenzialmente positivi subiscono il degrado antropologico ormai strutturale.

So bene che gli amministratori sono dotati di una volontà propositiva eccellente; pur tuttavia non riescono per motivi che mi sfuggono a superare le numerose difficoltà che incontrano ed anche alcuni interventi che avrebbero dovuto e potuto produrre effetti positivi sono stati poi negletti e disattesi come ad esempio lo spazio antistante l’uscita dal tunnel del tram chiamato Piazza Rione Terra, nel quale peraltro si celebrava la Storia della città, la mia, di Pozzuoli.

Sul mio Blog dall’inizio ho parlato del mio ritorno in questi luoghi che mi hanno visto crescere. Non ho mai accettato di ricevere rimproveri per essermene allontanato che tendevano a ribaltare su coloro che da qui sono partiti la responsabilità del degrado che se non è peggiorato – come io credo – è di certo rimasto ai livelli precedenti. Non sarei stato in grado di cambiare e forse sarei rimasto invischiato in quei meccanismi antropologici che io critico o mi sarei isolato come è accaduto a qualcuno dei miei amici antichi. Quindi non ho volontà specifiche sanzionatorie nei confronti di chi ha amministrato ed amministra e di quella “intellighentia” alla quale avrei potuto essere affiliato.

Dal libretto possiamo comprendere l’entusiasmo di un neofita: nel 1971 avevo 24 anni e la volontà di produrre un cambiamento. Sono andato via da questa città poco dopo per lavoro e quando ne avevo la possibilità non sono ritornato. Non avrei potuto cambiare nulla; ma il mio sguardo mitteleuropeo l’ho potuto costruire rimanendo tra l’Alto Veneto e l’Alta Toscana. Non sono pentito di averlo fatto.

 

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DA GIOVANE: LA SENSIBILITÀ AMBIENTALISTA, STORICA E CULTURALE – SETTIMA PARTE – 10

…L’erba muore, gli alberi, gli arbusti selvatici della macchia mediterranea, tutto diventa grigio, nero, ti sporchi perché tutto è carbone. Salvaguardiamo il verde. In una conca craterica vicina notiamo il cupo specchio lacustre dell’Averno. Teatro di mitologiche leggendarie imprese, dall’aspetto tetro, è stato ritenuto uno degli ingressi agli Inferi e una delle sedi della Maga Sibilla. Numerose sorgenti di acqua scaturivano qui intorno ma, interrate dall’eruzione del Monte Nuovo nel 1538 la maggior parte, ora ne rimane solo qualcuna.I ruderi del cosiddetto Tempio di Apollo, non altro che sala termale confusa con un tempio, sono testimoni dell’antica uso e della civiltà romana. Del lago si gode un’ottima totale vista dal belvedere della Domitiana dal quale ognuno può assistere al sapiente gioco di luci e di ombre che rende misterioso questo luogo. Nelle ore pomeridiane sulle sue rive il silnezio è ispiratore di pace. E così, lontano dai rumori della città, in alcune ore del giorno fastidiosissimi, alla ricerca di luoghi silenziosi e pieni di storia e di fascino qualcuno può scoprire scorci nuovi, che prima non aveva considerato. Non è forse migliore il silenzio? Nopn è meglio ascoltare i dolci rumori naturali? Quelli del vento, del mare calmo o in tempesta, la voce degli uccelli, i pesci guizzare, le rane tuffarsi, la brezza leggera che muove le onde superficiali e le foglie, il fruscio delle erbe.

Nota post dell’autore: Da qualche anno nel perimetro intero del quasi perfetto bordo circolare del Lago è stato tracciato un percorso verde con spazi per la sosta e per il birdwatching. In un’occasione vi ho trovato anche una serie di istallazioni artistiche molto interessanti proprio per una collocazione appropriata dentro il contesto naturale. Aggiungo che le pendici sono ricche di prodotti della terra a partire dalle uve che producono un ottimo vino. Quel che segue è da collegare al fatto che la maggior parte dei fruitori del libretto erano allievi delle scuole cittadine…

Ma qui in città il silenzio non è di casa. Siamo un po’ tutti rumorosi: le nostre voci che tendono ai toni alti; i nostri apparecchi radiotelevisivi, grammofoni e registratori che non ne vogliono sapere di stare zitti o perlomeno di continuare abbassando i toni; i nostri motori roboanti e scoppiettanti; il nostro entusiasmo esorbitante e tanti altri fattori che ci fanno prigionieri. Anche contro i rumori occorre mettere riparo.

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Più vicino al mare c’è il Lago Lucrino (che sarebbe meglio chiamare “laguna” per le sue caratteristiche), era anticamente un ampio golfo in comunicazione diretta, per mezzo di un canale, con il più ampio lago d’Averno. Ritornando a quest’ultimo occorre aggiungere che fu la sede di una parte della flotta romana e in esso, per esercizi bellici e divertimento collettivo, si svolgevano le celebri naumachie (battaglie navali).
Esso è il risultato di un’accumulazione progressiva di detriti costieri e di sabbia, oltre che delle conseguenze della famosa eruzione del 1538, a causa della quale fu ulteriormente scollegato dall’altro specchio lacustre.
Famoso per la ittiocoltura, nell’epoca romana imperiale fu tenuto in gran pregio per la coltivazione delle ostriche, iniziata e condotta con un metodo industriale da un certo Gaio Sergio Orata.

Joshua Madalon

….fine parte settima – 10……

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DA GIOVANE: LA SENSIBILITÀ AMBIENTALISTA, STORICA E CULTURALE – SETTIMA PARTE – 11

…riprendo questo tema dopo l’ultimo mio post del 23 marzo 2019….

…..Dall’alto del nostro (immaginario) aereo potremmo notare altri laghi (per lo più stagni costieri) nella nostra terra: a nord il lago di Patria, ora sede di competizioni sportive (Olimpiadi 1960); ad ovest il lago del Fusaro fra Cuma e il Monte di Procida, i cui mitili sono ancora riconosciuti fra i migliori della nostra zona; a sud-ovest il Mare Morto fra il Monte di Procida e il Capo Miseno. Altro cratere evidente è la pianura che sorge in una vasta concavità al di sotto e verso l’interno del castello Aragonese di Baia. E’ questo un posto di rara bellezza.
Molte rientranze costiere nascondono crateri, dove la forza delle acque ha corroso o i fenomeni bradisismici evidenti su tutta la zona del litorale flegreo hanno inabissato una parte del ciglio craterico. Luogo di grande interesse è il Capo Miseno anch’esso oggetto di incendi, di speculazioni incontrollate che hanno deturpato irreparabilmente il paesaggio, a difesa del quale si alzarono autorevoli voci.

DA GIOVANE: LA SENSIBILITÀ AMBIENTALISTA, STORICA E CULTURALE – SETTIMA PARTE – 12

Ma è dall’alto del Monte Grillo, una delle sommità estreme del Monte di Procida, che si gode un magnifico paesaggio. Da un lato Procida, Ischia due delle isole campane, la più grande e la più piccola. Dall’altro pure su uno strapiombo, come su una cartina geografica, lo sguardo si posa su tutta la spiaggia di Miliscola, Bacoli, Miseno e viene sospinto oltre su tutta la plaga flegrea fino alla estremità di Nisida, isolotto ora collegato alla terraferma e sede del Carcere minorile. Oltre si scorge parte della città di Napoli ed il Vesuvio ed il prolungamento costiero sorrentino fino alla Punta della Campanella e l’altra isola, Capri.
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Uno sguardo sulla zona interna a nord (Cappella, Fusaro, Cuma) lo si può dare ampiamente e progressivamente lungo la salita che da Torregaveta porta al Monte di Procida. Dall’alto dell’Acropoli di Cuma possiamo completare il nostro viaggio paesaggistico ammirando la lunga linea della spiaggia di Licola alla ricerca di un orizzonte marino e terrestre speso reso opaco dal sole. Per tutto l’arco dei Campi Flegrei ci sarebbe ancora tanto da dire riguardo al paesaggio. Ma potrei essere noioso se continuassi e poi voglio fare in modo che il resto possiate scoprirlo da soli o, almeno, sotto la guida dei vostri insegnanti o genitori.
In bocca al lupo, dunque, e buona fortuna!
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….settima – 12……

Alcuni documenti sulla “storia” del Circolo PD Sezione Nuova San Paolo di via Cilea nella città di Prato – dodicesima e penultima parte (Marzo 2012 – continua il Congresso)

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Alcuni documenti sulla “storia” del Circolo PD Sezione Nuova San Paolo di via Cilea nella città di Prato – dodicesima e penultima parte (Marzo 2012 – continua il Congresso)

riprende l’intervento Stefano Gruni

Le “primarie” comunali
Laddove vi siano più candidati ma a Prato sembrano essere un “diluvio” come le celeberrime leggi seicentesche del Manzoni, occorrerà andare a svolgere le Primarie e, se necessario, anche le Secondarie. Intanto ci vogliono regole precise che evitino di incorrere negli errori fin qui verificatisi, che hanno creato notevoli danni di immagine al nostro Partito. Innanzitutto un “regolamento” che vada a circoscrivere la partecipazione (meglio sarebbe un albo degli elettori chiuso prima che si sappiano i nomi di chi partecipa), poi un patto fra gentiluomini che di fronte alla correttezza della forma si sostanzi in un appoggio solidale di chi avrà perso nei confronti di chi avrà vinto. Nelle Secondarie (ovverosia le Primarie di coalizione) evitare drammi; in questo caso se il Patto è stretto bene anche le “sorprese” possono essere accolte piacevolmente. Abbiamo avvertito sofferenza nella base di fronte alle proposte di candidature variegate che sulla Stampa locale cominciano a profilarsi così come se fosse normale un procedimento siffatto; qualcuno ha peraltro affermato che, di fronte a candidature emerse da proposte non suffragate da percorsi democratici non esiterebbe a votare altro Partito o a non votare. Condividiamo questa preoccupazione e ci batteremo perché non si verifichino simili condizioni. Chiederemo (anche con un Ordine del Giorno appositamente preparato) che il Partito provveda a dotarsi di strumenti idonei (Regolamenti, Albo degli elettori, Primarie, discussioni assembleari e verifiche nei circoli di Base) per creare il migliore possibile percorso democratico per la scelta dei candidati.

conclusioni di Giuseppe Maddaluno

Noi ovviamente abbiamo molte idee in relazione a tantissimi altri aspetti per i quali di volta in volta ci esprimeremo nella modalità con la quale lo abbiamo fatto finora: partecipazione, discussione, condivisione ed espressione sintetica. In questi ultimi mesi abbiamo guardato con attenzione anche alla società civile, ai movimenti, aderendo ad alcune iniziative e fornendo un contributo non solo logistico ma attivo e propositivo ad alcune iniziative referendarie. Crediamo sia opportuno parlare di questi temi in modo più ampio anche per evitare che per debolezza nostra si aprano spazi per altre formazioni vecchie o nuove che esse siano.
Altri interverranno con le loro specifiche sensibilità dopo la presentazione di questo Documento.
Da oggi in poi abbiamo bisogno di parlare fra di noi e con la gente, dobbiamo sviluppare il nostro compito con una presenza diffusa sul territorio coinvolgendo nuove donne e nuovi uomini nella convinzione che in questo nostro Paese sia necessario rafforzare il Partito Democratico, unica forza ancora dotata di credibilità in un panorama politico sempre più depresso e confuso. Noi da parte nostra non vorremmo essere confusi nel generale calderone della cattiva Politica; siamo un’altra cosa! Vogliamo marcare le differenze. Dobbiamo parlare ai delusi, siamo la speranza dell’Italia per bene che è maggioritaria; noi lo sappiamo ma dobbiamo mostrarlo con maggiore convinzione. Noi siamo qui e siamo a disposizione come già detto per dare il nostro contributo senza chiedere niente in cambio se non quel riconoscimento morale di poter contribuire a far crescere la partecipazione ed il consenso alle proposte del nostro Partito. Attraverso i nostri portavoce di settore dunque , continuando in modo finalmente ufficiale ad essere presenti, parteciperemo ai Forum tematici portando le nostre proposte ed ascoltando quelle degli altri per arrivare a produrre una vera e propria Piattaforma programmatica per amministrare questa città che non merita di essere ulteriormente malgovernata da una giunta fallimentare in ogni senso. Noi crediamo che ciò sia doveroso e necessario. E lo faremo! Non dimenticheremo questa giornata!

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specchio rotto

COSA DOVREBBE FARE LA SINISTRA (per essere Sinistra) su un editoriale di “Avvenire” 18 febbraio u.s.

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COSA DOVREBBE FARE LA SINISTRA (per essere Sinistra)

“Vox clamantis in deserto” in un tempo nel quale le forze vengono meno: è la mia condizione.
D’altro canto è stato un segno distintivo che mi è appartenuto anche quando non lamentavo dèfaillance alcuna; ora tuttavia rilevo con piacere quelle poche voci libere che non si preoccupano di compiacere a questo o a quel politico spregiudicato che lancia proclami a vanvera come un cercatore massivo di consensi a buon mercato. E mi affido a loro. La mia libertà, conquistata con tenacia, mi permette di poter confrontare le mie idee senza dover addivenire a compromessi di basso profilo e senza temere di essere considerato “politicamente scorretto” anche dalla mia parte politica tradizionale, la Sinistra.

Un editoriale di “Avvenire” del 18 febbraio u.s., intitolato “Ciò che i politici non sanno fare”, a firma di Antonella Mariani mi ha trovato del tutto d’accordo con la stigmatizzazione della posizione del leader della Lega, Salvini, espressa domenica 16 febbraio in un comizio a Roma nel quale “ha stigmatizzato l’utilizzo dei Pronto Soccorsi italiani come supermarket degli aborti ripetuti da parte di donne “né di Milano né di Roma”, come soluzione a stili di vita incivili”.

Salvini ha detto tutto questo, e altro ancora, per poter intestarsi il ruolo di difensore della Vita e quello di difensore dell’italianità contro l’”invasione” degli stranieri, a partire ovviamente da quelli africani e del medio oriente. Donne né di Milano né di Roma sarebbero per l’appunto appartenenti a nazionalità diverse dalla nostra e le loro donne utilizzerebbero “stili di vita incivili”.

Antonella Mariani smonta pezzo per pezzo l’intervento (ed il pensiero così espresso) di Matteo Salvini. Intanto “le donne non vanno ad abortire al Pronto soccorso”. Inoltre parlare di “stili di vita incivili” non tiene conto dei motivi che quasi sempre spingono ad abortire “Giovani immigrate che svolgono lavori non regolari, sottoposti a duri ricatti sulla propria vita personale.” Non si tiene in alcun conto la ragione più frequente che, oltre alla violenza, “è quella di povertà materiale e culturale, solitudine e sopraffazione”

L’autrice dell’editoriale tuttavia riserva una critica anche alla Sinistra “altrettanto deludente, con un contro-slogan del leader del PD – “Giù le mani dalle donne” – ugualmente fuorviante”.
Quel che emerge, ed è quel che più mi interessa sottolineare è l’incapacità profonda della Sinistra di sollevarsi dagli “slogan” triti e ritriti che non producono il necessario cambiamento. E dire che, in questo caso, sarebbe molto semplice: basterebbe applicare in tutto e per tutto la legge 194 che non è messa in discussione minimamente da questo editoriale. Anzi.
Conclude la Mariani rivolgendosi proprio alla Sinistra: “rovesciamo lo slogan: non “Giù le mani dalle donne” bensì “Mani tese alle donne”, soprattutto a quelle più fragili. Con i sostegni per altro previsti e mai attuati dalla 194, che non a caso si intitola “Legge contenente norme per la tutela sociale della maternità””.
In coda è vero che la Mariani, scrivendo su “Avvenire”, loda il ruolo del Movimento per la vita, ma a me, laico di Sinistra, di una Sinistra moderata democratica e riflessiva, interessa sollecitare la mia “parte” a non fermarsi agli slogan, neanche nelle manifestazioni pubbliche ma portare un contributo etico propositivo per combattere la solitudine e la povertà, la violenza, la sopraffazione, le ingiustizie che sono le vere cause di quel dramma che è l’aborto.

Questo è il link dove poter trovare l’articolo di cui parlo
https://qoshe.com/avvenire/antonella-mariani/roma-l-aborto-le-donne-e-gli-stili-di-vita-inciv/64924100

Alcuni documenti sulla “storia” del Circolo PD Sezione Nuova San Paolo di via Cilea nella città di Prato – undecima parte (Marzo 2012 – continua il Congresso)

Alcuni documenti sulla “storia” del Circolo PD Sezione Nuova San Paolo di via Cilea nella città di Prato – undecima parte (Marzo 2012 – continua il Congresso)

riprende ad intervenire Sabrina Pratesi

Una parte della popolazione, una parte consistente di essa, oggi certamente non si pone prioritariamente il problema di come sia e come sarà il territorio. Ha negli ultimi tempi ben altro cui pensare. Ma noi riteniamo che la qualità migliorata del territorio implichi anche una migliorata qualità della vita di chi su quel territorio abita. Così come noi siamo convinti che una migliore proposta culturale complessiva (informazione e formazione) sia assolutamente urgente per evitare che la gente si rinchiuda ancor più in se stessa. Le nostre proposte continueranno ad essere adatte ad un pubblico ampio; lo abbiamo già realizzato in questi anni di “prove”; ora ci avvieremo a renderlo costante con l’idea di avvicinare sempre più nuove persone ad una Politica che sia quella praticata tutti i giorni da ciascun cittadino. Abbiamo bisogno di far percepire a tutti la nostra presenza; lo abbiamo già fatto in più occasioni al Mercato e lo faremo ancora.
Ai giovani rivolgiamo un invito speciale; vogliamo conoscere le vostre idee: ne abbiamo anche noi da proporre ma è importante un confronto. A noi che abbiamo qualche anno in più interessano i vostri progetti; non lasciatevi sedurre da false scorciatoie. Ai giovani che scalpitano diciamo: “NON ISOLATEVI!” non abbiate la presunzione di essere autosufficienti! La Politica è pazienza, costanza e determinazione razionale. Il tutto e subito non produce effetti positivi; anzi crea false aspettative. Fra i nostri progetti c’è la costruzione di un blog e di un foglio informativo. Lo vogliamo fare anche per un territorio più ampio che coinvolga più Circoli; abbiamo lo spazio grazie al Circolo ARCI che ci ospita per realizzare momenti di aggregazione più legati alla verde età.
Abbiamo bisogno anche noi di capire come mai in questa nostra Italia lo spreco più inaccettabile sia quello che riguarda i giovani: li prepariamo alla vita nella famiglia, nella scuola, nella società e poi non concediamo loro opportunità dignitose (anche minimamente dignitose), li utilizziamo come fossero semplici macchine da usare e gettar via al minimo costo; ci dobbiamo chiedere anche come mai alcuni giovani, i più preparati, non appena varcano i confini anche in realtà difficili lontano dai loro cari riescano ad inserirsi e ad essere valorizzati e motivati. Non ci piacciono balbettii e farfugliamenti su questo tema; il “merito” non può essere solo uno “specchietto per le allodole” in tempi preelettorali. Non rispettare questo criterio è il peggior crimine contro il nostro futuro.

riprende ad intervenire Elisa Valdambrini

Il nostro Circolo proprio perché nuovo si presenta su questo territorio con l’ambizione di diventare un punto di riferimento concreto sia propositivo che collaborativo. Alla Circoscrizione fin quando rimarrà istituzione di riferimento di prossimità daremo il nostro contributo ma chiediamo allo stesso tempo un patto di consultazione politico. In seguito dovremmo rafforzare la cooperazione fra i Circoli per porci come elementi di riferimento autorevoli e credibili con l’Amministrazione che non possiamo che auspicare sarà dalla nostra parte.
Allo stesso modo i problemi della viabilità in questa zona appena periferica di Prato in modo particolare negli ultimi mesi a ridosso degli interventi infrastrutturali collegati alla costruzione della nuova sede ospedaliera di Galciana hanno finito per imbottigliare ulteriormente il borgo di San Paolo ed a nulla sono valse le reiterate civili richieste per rivedere anche in modo provvisorio la circolazione dei veicoli; l’eliminazione della rotonda sulla declassata all’altezza della vecchia Coop ha condizionato notevolmente soprattutto l’uscita da San Paolo verso Firenze (questo accadeva già in coda alla passata legislatura); la soluzione portata avanti da questa Amministrazione nel tracciare i percorsi di uscita da San Paolo in questo periodo ha provocato proteste e malumori fra cittadini, artigiani e commercianti; in particolare sono state contestate le scelte del senso unico in via Traversa Pistoiese etc… Altrettanto incomprensibile è stata da parte dell’Amministrazione con il sostegno di una Circoscrizione distratta la decisione di inserire un percorso ciclabile all’interno degli insediamenti abitativi già di per sé congestionati; una ciclabile che attraversa il cuore di San Paolo con un percorso pericoloso radente ingressi abitativi e commerciali e fra incroci e rotonde che va a ridurre posti macchina e vanifica la difesa di luoghi comuni quali i Giardini fra via Vivaldi e via Donizetti. Un percorso ciclabile assurdo che a detta dei promotori dovrebbe condurre in modo assolutamente contorto il cittadino su due ruote verso il Centro città. Ben diversa era stata la nostra proposta e molto più lineare: In coda alla precedente fase amministrativa la Circoscrizione si era fatta promotrice insieme all’Assessorato all’Ambiente di un percorso ciclabile che dalla Stazione di Borgonuovo si dirigeva verso il Centro più che altro costeggiando la linea ferroviaria in un modo ben più diretto; ma, si sa, la “capronite” è ben più efficace della “kriptonite”!

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reloaded dal 3 dicembre 2014 “NON SOLO VINCERE”

Elezioni regionali

Fine novembre 2014 in E.R. vota il 37,67% degli aventi diritto contro il 68,06% delle precedenti elezioni (29 marzo 2010).

risultati-elezioni-regionali-calabria-2014-16

Anche in Calabria c’è una flessione nella partecipazione (vota il 44,07 contro il precedente dato di 59,26). Renzi, che è Presidente del Consiglio, sottovaluta pubblicamente il dato. Siamo nel periodo di maggior successo per Matteo Renzi. Questo mio post potrebbe essere utile per far comprendere quanto sia stato, e sia tuttora, molto pericoloso per la tenuta democratica del nostro Paese sostenere la spregiudicatezza di tale individuo.

reloaded dal 3 dicembre 2014 NON SOLO VINCERE

Questa notte. Come spesso capita a noi mortali, questa notte ho sognato. In mattinata, credo. Proponevo ad un amico un dibattito sull’Etica in Politica. Questo sogno mi conferma l’idea che ho e che è suffragata da tanti altri sogni rispetto al fatto che è di notte che le idee mi si presentano: volevo dire “le migliori” (l’ho detto) ma avvertivo il rischio di apparire un po’ presuntuoso (che dire? Forse lo sono). Non menziono l’amico ma per lanciare qualche indizio lo identifico in un famoso antropologo. Ed un motivo sottile sottile c’è: da giorni lo cerco per proporgli altre mie idee e forse stanotte me ne è venuta un’altra.
Ne parlerò con lui o forse con qualcun altro che vorrà ascoltarmi. Ma l’analisi non può non partire da quello che negli ultimi mesi è riuscito ad avallare un rampantismo assolutamente anomalo nelle file della Sinistra, del Centro(sinistra) a dire il vero, concretizzato con l’affermazione diffusa “finalmente possiamo vincere”.
E’ sconfortante ed umiliante per tutti quelli come me che ritengono che le vittorie vanno ottenute dietro i vessilli dei fondamentali valori della Sinistra e di un riequilibrio sociale già in bilico dopo il nefasto ventennio berlusconiano ed oggi assolutamente negato a favore di una rivincita dei ceti sociali più ricchi, fra i quali indubbiamente si annidano evasori, disonesti e reazionari che invece la Sinistra dovrebbe impegnarsi a combattere. L’assioma tout court fra ricchi, delinquenti, disonesti evasori e reazionari non ha alcuna possibile conferma ma è di certo un elemento su cui riflettere visti gli entusiasmi con i quali l’avvento del nuovo leader è stato “accompagnato” e “seguito” finora.
Chiedersi allora se a decretare la bassa affluenza sia o meno uno solo degli interventi del Governo come il Jobs Act è fuorviante e fa il gioco del “Renzi” furbo. Sono perfettamente d’accordo con lui: non è il Jobs Act ad allontanare gli elettori. E’ tutto l’impianto della “presa del Potere”, mio caro. E’ la tua presunzione e quella di tanti tuoi sostenitori; quella prosopopea che, come ebbi modo di dire, sarà fra i “ricordi” di questa fase storica dei nostri tempi quando presto o tardi, speriamo molto ma molto presto, decadrà. Se si costruisce un impianto che necessariamente faccia a meno dei fumosi e faticosi “dibattiti” nelle SezioniCircoli è del tutto evidente che moltissime delle cittadine ed altrettanto dei cittadini che hanno dato la vita per la loro organizzazione avvertano un sentimento di frustrazione ed umiliazione e si affranchino essendo del resto affrancati da tali impegni. Aggiungici che i sostenitori che hanno decretato il “cambiamento” (e che cambiamento!) men che mai ritengano di doversi sobbarcare quegli oneri organizzativi e ti spieghi le ragioni del riflusso.
Ritornando all’Etica in Politica mi viene da ricordare che una parte del “rinnovamento” amministrativo ha identificato il proprio impegno con un possibile “guadagno” in termini non di prestigio ma di risorse personali. Rimango dell’idea che occorra impegnarsi per il bene della collettività e non per il proprio o per quello dei propri adepti o congiunti. E’ la mentalità che deve cambiare; lo dico insieme a tanti (ma anche se fossero “pochi” dovrebbe valere) da molto tempo: non culi ma cervelli occorrerebbe coltivare. Ed invece a cambiare sono soltanto i loro didietro che si siedono su comode ed ampie poltrone mentre i cervelli non cambiano; e quelli migliori li esportiamo!
Non basta solo “vincere”. E non diffondiamo “eresie” politiche: il Partito Democratico aveva la nobile intenzione di avvicinare i “moderati” dietro le bandiere della dignità umana e del lavoro, garantendo la massima giustizia sociale. Avvicinare i “moderati” non significa mescolarsi immediatamente e rapidamente con loro; tuttavia l’ascesa rapida al Potere ha creato i presupposti per una commistione pericolosissima per l’identità del PD di cui oggi avvertiamo gli esiti.

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P.S.: Alle Europee del 25 maggio 2014 il risultato era stato ben diverso. In quell’occasione l’elettorato era stato spaventato da una serie di annunci da parte del Movimento 5 Stelle avverse all’Europa. Si attendeva un boom da parte dei “grillini” ed invece ci fu un “flop”. La Lega contava poco.