NON C’E’ NIENTE DI NUOVO

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NON C’E’ NIENTE DI NUOVO

Sono sempre più convinto che la “partita” per la Regione Toscana da parte della “Sinistra” (continuo ad utilizzare disperatamente questo termine – “Sinistra” – per identificare l’opposizione alla Destra) sia in forte salita. Parlo di “Sinistra” mettendoci dentro sia il Partito Democratico che quelle forze che gli fanno da “contorno” satellitare e quelle altre che pur gli si oppongono in vario modo. Da tempo ho espresso tutti i miei dubbi sul processo politico che ha condotto alla scelta del candidato alla presidenza della Regione Toscana, proprio perché tale candidatura è stata formulata con un meccanismo centralistico di potere senza che venissero coinvolte le strutture popolari periferiche. D’altra parte la questione del “metodo” è fondamentale, lo è stato da sempre – a mia memoria – ed ha motivato sempre più il mio allontanamento dalla partecipazione attiva. Chi segue i miei post, in particolare quelli che recuperano parti della “storia” minore del Partito Democratico (quella locale di una parte periferica del Comune di Prato), non fa alcuna fatica a comprendermi. A nulla vale, a mio parere, la consolazione della vittoria in Emilia e Romagna. Quella, con buona pace delle “sardine” e della coraggiosa “Elly Schlein”, appartiene ad una storia molto lontana dalla mia sensibilità: è figlia del renzismo che ha caratterizzato in modo energico e mortale quegli anni nei quali occorreva ampliare la fase partecipativa diffusa ed invece si sono privilegiati i caminetti ridotti e sono state chiuse molte strutture periferiche: c’è stato un calo vertiginoso di iscritti e di simpatizzanti, che ha portato anche alla difficoltà di organizzare momenti collettivi come le “Feste de “l’Unità”. Quello che ho descritto come “epifenomeno” (copio da Wikipedia “un fenomeno secondario e accessorio che talora accompagna o segue un fenomeno primario senza apparente necessario rapporto con esso”) riferendomi alle “sardine” è l’espressione momentanea di un “senso profondo di colpa” di una parte del centrosinistra borghese, molto simile peraltro alle “madamine” torinesi, alla ricerca disperata di recuperare “piazze”. In Emilia Romagna la differenza non l’hanno fatta le “sardine” ma la fottuta paura di ritrovarsi, con la vittoria della Lega, tutto il Nord Italia al di là dell’Appennino – che avrebbe fatto da confine statale – nelle mani della Destra, la peggiore da ottanta anni in qua; una mano forte a far vincere Bonaccini l’ha data quella parte “borghese” regionalistica autoreferenziale che ne ha apprezzato le proposte autonomistiche omogenee a quelle delle altre ricche Regioni del Nord; un contributo poi lo ha dato il leader della Lega che ha di fatto richiesto un vero e proprio “referendum” (Renzi docet! Ma non in questo caso, evidentemente!) sulla sua persona e sull’obiettivo di scalare il potere nazionale. In Toscana, così come in E.R., il Partito Democratico si sente forte e pensa di poter decidere molto liberamente su uomini, a partire dall’alto, e scelte strategiche. Gli fanno da “coretto” un po’ di cespuglietti che si accontentano di avere piccoli riconoscimenti attraverso candidature di bandiera; anche i “pescetti” toscani si aggiusteranno nelle loro scatolette, facendosi portare a spasso da ingenui sostenitori di un voto “utile” che finirà per ribadire i blocchi di potere così come sono, forse più forti ancora di prima. “Blocchi di potere” che contribuiranno a rendere più dura la vita dei toscani, a peggiorarla negli elementi fondamentali, di cui in modo contraddittorio ed ipocrita i sostenitori del Partito Democratico e loro affini tratteranno nelle ipotesi programmatiche: lavoro, sviluppo, green deal, e blablabla.

Joshua Madalon

tempesta

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