“PACE E DIRITTI UMANI” un intervento di Giuseppe Panella in suo ricordo – terza parte (vedi post 10 febbraio 2020) )

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“PACE E DIRITTI UMANI” un intervento di Giuseppe Panella in suo ricordo – terza parte (vedi post 10 febbraio 2020)

Il prof. Maddaluno legge (paragrafo 51 del codice “criminale” leopoldino di cui si tratta bella relazione del prof. Giuseppe Panella):

“Abbiamo veduto con orrore con quanta facilità nella passata legislazione era decretata la pena di morte per delitti anco non gravi. Ed avendo considerato che l’oggetto della pena deve essere la soddisfazione al privato ed al pubblico danno la correzione del reo figlio, anche esso della società e dello stato, della di cui emenda non può mai disperarsi, la sicurezza nei rei dei più gravi ed atroci delitti che non restino in libertà di commetterne altri, e finalmente il pubblico esempio che il governo nella punizione dei delitti e nel servire agli oggetti ai quali questa unicamente è diretta, è tenuto sempre a valersi dei mezzi più efficaci con il minor male possibile al reo. Che tale efficacia e moderazione insieme si ottiene più che con la pena di morte, con la pena dei lavori pubblici, i quali servono di un esempio continuato e non di un momentaneo terrore che spesso degenera in compassione e tolgono la possibilità di commettere nuovi delitti e nuova possibile speranza di veder tornare alla società un cittadino utile e corretto, avendo altresì considerato che una ben diversa legislazione potesse più convenire alla maggiore dolcezza e docilità di costumi del presente secolo e specialmente nel popolo toscano siamo venuti nella determinazione di abolire, come abbiamo abolito con la presente legge, per sempre la pena di morte contro qualunque reo, sia presente sia contumace ed ancor che confesso e convinto di qual si voglia delitto dichiarato capitale dalle leggi fin qui promulgate le quali tutte vogliamo in questa parte cessate ed abolite”.

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Riprende a parlare il prof. Giuseppe Panella:

“Come si era arrivati a questa determinazione da parte di Pietro Leopoldo, e soprattutto di che cosa era frutto questa esigenza di di riforma della legislazione criminale?
Non solo dell’azione dei ministri di Pietro Leopoldo, ma di un consimile e contemporaneo moto di riforme che attraversavano l’Italia e i diversi stati in cui l’Italia era divisa.
Era stata l’attività di un gruppo di giuristi dell’Università di Pisa tra i quali spiccano i nomi di Bernardo Tanucci che appunto da Pisa si sposterà a Napoli ove lungamente sarà Ministro di Carlo II e poi di Carlo III di Borbone e dove provvederà a tutta una serie di riforme e di razionalizzazioni dell’assetto giuridico amministrativo economico e politico del regno senza però poter arrivare appunto all’abolizione della pena di morte, grande cruccio dell’onestissimo ministro Tanucci del quale gli stessi contemporanei si stupivano dell’onestà e della capacità di mantenersi integro, pur tra le sollecitazioni e gli stimoli ad arricchirsi che gli venivano dal potere (Tanucci è rimasto famoso per questo e c’è una lapide a Stia in provincia di Arezzo dove egli è nato che dice appunto che Tanucci non solo in vita non si arricchì, ma lasciò la famiglia allo stesso livello di ricchezza nel quale l’aveva lasciata quando aveva assunto il titolo di primo ministro, cosa ripeto della quale non solo si stupiscono i contemporanei di oggi, ma si stupirono anche i contemporanei di Tanucci di come egli fosse stato integro al centro del potere).

Stia e Tanucci

….terza parte…..

(ritrascrizione a cura di Joshua Madalon)

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