riprendo a trattare COME SARA’ IL MONDO DOPO QUESTA TEMPESTA – come dovrebbe essere per essere migliore

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In questi giorni di blocco della solita “routine” il mondo è solo apparentemente impegnato a fronteggiare l’emergenza (non dico che “quella” non sia la priorità, ma…c’è anche altro che si muove, forse fin troppo molto più invisibilmente dello stesso “virus”). Continuo a dire che “non bisogna abbassare l’attenzione”: i “poteri”, quelli soprattutto finanziari e politico-economici non stanno fermi ad aspettare le evoluzioni del percorso pandemico: tutt’altro; vanno pregustando la rivincita, creando nuove alleanze o rinsaldando quelle pregresse. Contano sulla debolezza di un popolo diviso, rinchiuso su se stesso, impaurito dai lutti e dai timori per un presente ed un futuro costellato da incertezze varie.

Sui social allorquando queste preoccupazioni vengono espresse si esercitano nello stesso tempo i paladini consapevoli o ignari di tali leadership, che esprimono contrarietà nei confronti di chi, come me, propone un profondo cambiamento. A costoro, contrappongo in modo accorato, cercando di non corrispondere alla polemica con altrettanta virulenza, l’invito ad un impegno che sia in grado di utilizzare per davvero l’occasione di un ripensamento sugli stili di vita ma soprattutto di puntare l’attenzione su quel che necessita nel prossimo futuro per rendere la vita dei nostri figli e nipoti migliore rispetto a quella cui le classi dirigenti di cui peraltro abbiamo fatto parte (e dobbiamo sentirci corresponsabili) nel loro complesso la stavano conducendo.

A coloro che ci dicono che “non è il momento” intendo ancor più affermare che “se non ora, quando?”

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APPUNTI sul “dopo”

Come fronteggiare la piaga del “lavoro nero” – ripartire da zero o poco più

Se lo si vuole, per davvero, questa è una ottima occasione per sbarazzarsi della piaga del “lavoro nero”. Diversamente, sarà inevitabile che in questa “guerra” (perché di “guerra” si tratta e in tanti coninuano ad affermarlo) lo sconfitto principale sia lo Stato, quello fondato sul diritto e sulle regole costituzionali, quello democratico che ha tuttavia faticato, uscendone troppe volte sconfitto, a far rispettare le sue regole. Certamente non ne sono incolpevoli le precedenti amministrazioni governative, produttrici di fascicoli di leggi spesso incomprensibili e contraddittorie ben degne della tradizione seicentesca di manzoniana memoria (vuoi vedere che aveva ragione Vico? con i suoi “corsi e ricorsi”?). Sul tema specifico del “lavoro nero” ci sono stati roboanti interventi limitativi del “caporalato” ma i gangli della malavita sono come la gramigna, difficili da estirpare anche grazie alle profonde connivenze politiche decentrate e le convenienze dei datori di lavoro. Che ci sia il “lavoro nero”, tutti – proprio tutti – lo sanno, ma si sopporta perchè sembra che non se ne possa fare a meno.
C’è l’occasione straordinaria di una sorta di “stop and go” concessoci da questa emergenza.. Approttiamone, facciamo di necessità virtù. Nelle prossime ore, lo ha annunciato il Governo, l’ho sentito dal Ministro Speranza (che bel cognome, spero profetico!): si andrà ad una riapertura graduale delle attività lavorative, partendo da quelle agro-alimentari. Come avete intuito, parlando di “caporalato”, pensavo proprio a quei settori: è l’occasione buona per indirizzare fondi (perché sarà necessario aiutare quel settore alla pari degli altri) mirati alla regolarità dei contratti, così come andrebbero indirizzati i voucher di sostentamento nella direzione di un lavoro “civile” dignitoso. Agli amici del M5S, che hanno sostenuto la realizzazione del reddito di cittadinanza chiederei di impegnarsi a perfezionare anche quei percorsi, eliminando quegli aspetti che sono stati fonte di discussione frequente tra sostenitori e detrattori di quelle misure, che sono state, sono e potranno essere utili ma non devono nè apparire nè tantomeno essere elargizioni gratuite.

Joshua Madalon
FOTO SEGNALETICA 6

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