I CONTI NON TORNANO – un racconto morale- pa rte quarta (vedi 28 marzo 2017)

nel 2017 recuperando alcuni documenti (che faranno parte integrante di questo blocco di post dal titolo “I CONTI NON TORNANO”) da una mia corposa cartella avviai a scrivere sotto forma di “fiction letteraria” un racconto; poi, preso da tante altre urgenze, abbandonai il progetto. Oggi ho deciso di aggiungere alle prime tre parti pubblicate altre parti – nei prossimi giorni per rendere più comprensibile il senso riproporrò le parti pregresse – ad ogni modo, però, se avete la pazienza e la curiosità potete andare sul post del 28 marzo 2017 per leggere le tre parti precedenti a questa.

J.M.

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Si tratta di un meta-racconto che mette in evidenza come la Politica di quella parte che raccontava al mondo di essere Sinistra rincorreva già più di venti anni fa interessi particolari che poco coincidevano con quelli della “gente comune”.

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I CONTI NON TORNANO – un racconto morale

I CONTI NON TORNANO – parte quarta (vedi 28 marzo 2017)

Il ragionamento fu condiviso da tutti, compreso l’Assessore all’Istruzione pubblica della Provincia, cui le scelte definitive erano affidate dalla legislazione, e compresi anche alcuni colleghi del “Copernico”, che tra l’altro si erano dissociati da alcune dichiarazioni apparse sulla stampa dalle quali emergeva una “presunzione” inaccettabile di superiorità da parte della loro scuola che pretendeva considerazione e rispetto evidentemente anche a scapito dei legittimi interessi di altri Istituti.
D’altronde non è un mistero che la “ragione” ha poco a vedere con gli “interessi specifici e personali” e “il fanatismo ideologico”…e non ci voleva certo un mago nè un santo taumaturgo a far capire che, con quella proposta avanzata, si stesse mettendo in scena una “farsa tragica” con cittadini di serie A e cittadini di serie B, con i figli dei signori distinti da quelli degli operai.
I bravi ne avevano bloccato solo uno…in quell’occasione i tre colleghi se ne trovarono di fronte solo uno, forse un po’ meno “bravo” un po’ più don Rodrigo o Azzeccagarbugli ma comunque “fedele servitore della volontà di altri”.
“Non vi è alcuna possibilità per il “Dagomari” che rimanga nella sua sede ma c’è tutta la mia disponibilità a trattare per le migliori condizioni”. Non molto di più disse il Provveditore ai tre amici di fronte a lui.
“Erano stati convocati loro; perché non i rappresentanti istituzionali?”
Uscirono e se lo chiesero reciprocamente.

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Cascava dalle nuvole o “dal pero” l’Assessore all’Istruzione pubblica della Provincia quando Giorgio la chiamò davanti ai suoi due colleghi da un telefono pubblico in Piazza San Francesco e mantenne la calma, perlomeno si sforzò di farlo, rinunciando ad un tono che covava dentro ed a fatica reprimeva. Forse era davvero del tutto ignara ed i “giochini” le stavano passando sopra la sua testolina, scavalcandola.
Era nell’ambito della razionalizzazione delle risorse pubbliche che lo Stato aveva provveduto a stilare delle regole sul dimensionamento “ottimale” degli Istituti scolastici. L’ottica era quella del risparmio ed era razionalmente condivisibile.
Non era di certo facile gestire scuole con tantissimi allievi ed era diseconomico mantenerne altre con un loro numero ridotto: lo Stato aveva dunque stabilito che le scuole non dovessero avere meno di 500 nè più di 900 allievi.
Il “Copernico” a quel tempo era già sovradimensionato: aveva superato di un terzo il numero massimo previsto e sul territorio non era l’unico Liceo Scientifico; ve ne erano altri due, anzi tre tra statali e parificati.
Il “Dagomari” era in regola quanto a dimensioni ed era diventato un punto di riferimento culturale per la formazione tecnica e professionale nell’ambito delle nuove tecnologie informatiche. Allo stesso tempo aveva ottenuto stima e considerazione negli ambienti amministrativi pubblici e privati che attingevano alle maestranze giovani con le loro fresche competenze. Probabilmente anche questo “successo” aveva dato noia a qualcuno. D’altra parte chi esce da un Liceo ha grandi e principali prospettive nei percorsi universitari.

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