LE TRAPPOLE della vecchia Politica

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LE TRAPPOLE della vecchia Politica

Ognuno di noi, chi prima chi dopo l’avvento di questo tempo “sospeso”, si è ritrovato a dire più o meno apertamente “da questa tragedia usciremo più forti”. In realtà, poi, alcuni di noi, anche gli stessi ottimisti che guardavano alla parte piena del bicchiere (mezza o meno, non importava), in preda ad una crisi di fiducia verso le vicende che si snocciolavano, hanno cominciato a non essere tuttavia così certi dell’esito “positivo” di questi eventi. Se, per puro caso, rileggete alcuni miei post, l’alternanza fiducia/sfiducia la ritroverete piena. Non è necessario che vi sottoponiate a simili torture: tanto non scrivo mica pensieri originali e sconvolgenti. Il fatto è che il quadro politico non è cambiato e si rincorre l’ordinario, semplicemente. In realtà, nessuno tra i protagonisti del panorama politico di questi tempi aveva mai immaginato di dover fronteggiare un quadro critico di portata “pandemica”, come quello con il quale ci troviamo a combattere. E sì, combattere! Quante volte ce lo siamo sentito dire, che stavamo di fronte ad una “guerra”. Una guerra anomala, certamente. Fatta di un gran numero di perdite progressivamente in maggior parte anziani, con patologie pregresse non di semplice trattamento, persone indebolite già di per sé bisognose di cure: era una guerra che proteggeva i più forti, i giovani soprattutto; era una guerra diversa davvero da quelle di cui noi qui in Europa abbiamo sentito per fortuna soltanto narrare dai reduci e dai libri di storia. Una guerra lontana, perlomeno fino a quando non ha intaccato nel profondo la nostra natura umana debole e sensibile al dolore morale: qualche amico, qualche conoscente lontano vi è stato coinvolto (parlo di me che fino ad ora non ho dovuto soffrire perdite in questa guerra); per altri, invece, purtroppo le cose non sono andate così bene ed in alcune zone del Paese è stato inevitabile doversi confrontare con questo tipo di sofferenza.
Davanti a queste tragedie, senza fare retorica, bisogna saper chinare il capo e darsi da fare, così come fecero i giovani “angeli del fango nel 1966 a Firenze. Anche allora ed in quelle condizioni si combatteva una guerra contro gli elementi della natura. E invece una parte della Politica sceglie di mirare all’ottenimento di vantaggi quasi interamente personali, non mancando di mettere in evidenza la naturale difficoltà di chi governa, che trova ostacoli anche all’interno della coalizione che dovrebbe invece abbandonare le distinzioni che servono in “tempo di pace” ma non sono utili “in tempo di guerra”. E le posizioni si scontrano utilizzando vecchi strumenti. Mi viene da credere che non tutto ciò che si fa, in quei Palazzi, sia dal Governo sia dall’Opposizione, appartenga ad una classe politica superficiale e dilettante. Il rischio vero che corriamo noi tutti è quello di arrivare in fondo, avendo semmai rispettato tutte le prescrizioni riduttive di libertà, e ritrovarci con una realtà dai connotati peggiori, non solo dal punto di vista dell’Economia ma soprattutto da quello dell’Etica. Il dubbio che mi è balenato davanti alla mente è che si stia giocando da una parte e dall’altra una battaglia che mira semplicemente all’ottenimento di una posizione più vantaggiosa per continuare a gestire “male” il Paese, difendendo la parte più forte e ricca mentre ci si riempie la bocca di preoccupazioni per i più deboli. E questo, diciamocelo, non ce lo possiamo permettere: bisogna quindi proprio per difendere il nostro Paese contrapporsi a questi stili e provare sgomitando ad andare avanti, guardando indietro solo per capire come non commettere gli stessi errori. Sarà dura, ma dobbiamo crederci.

Joshua Madalon

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