UN MIO AMPIO INTERVENTO ALLA COMMISSIONE CULTURA DEL PDS DI PRATO 20 OTTOBRE 1995 – terza parte (vedi 3 maggio)

Prato

UN MIO AMPIO INTERVENTO ALLA COMMISSIONE CULTURA DEL PDS DI PRATO 20 OTTOBRE 1995 – terza parte (vedi 3 maggio)

20 OTTOBRE 1995 (nell’aprile del 1995 ero entrato a far parte del Consiglio Comunale di Prato ed ero membro della Commissione Cultura e coordinatore della Commissione Scuola e Cultura del PDS provinciale; la legislatura in corso era la prima con la quale applicavamo la legge 142. 8 giugno 1990, quella intitolata Ordinamento delle autonomie locali che rivedeva nel profondo le prerogative del Consiglio e del Sindaco).

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La nostra città ha vissuto negli ultimi quindici anni una serie di mutamenti, messi in evidenza peraltro da alcune indagini scientifiche, quali quella dell’IRIS per il nuovo PRG. Scorrendo quelle pagine, tuttavia, la sensazione è che il punto di riferimento degli studiosi che le hanno redatte sia stato, in primo luogo ed in maniera preponderante, l’imprenditoria pratese nel suo complesso, con qualche accenno numerico alle altre componenti sociali. Io non dispongo di altri dati scientifici ma, per motivi professionali e politici, es essendo un immigrato interno, arrivato a Prato solo alla fine del 1982, ho cercato di essere particolarmente attento a quelle trasformazioni sociali ed ambientali che si possono toccare e vedere direttamente, che si avvertono, che si annusano, si sentono. In questi anni, di fronte ad un processo produttivo dell’industria pratese che ha avuto un notevole sviluppo qualitativo, c’è stato un fortissimo calo del livello culturale generale, misurabile sulla base dei dati che si riferiscono alla bassissima percentuale di laureati ed allo stesso tempo di una elevatissima percentuale di abbandoni scolastici nel post-obbligo, dati che assumono rilevanza notevole nella periferia.
Grande attenzione andrebbe dunque rivolta alle zone periferiche, che appaiono sempre più come quartieri-dormitorio, mentre il centro non riesce nel contempo ad assolvere pienamente, ed anche giustamente perché lì risiedono molte delle principali strutture culturali della città, ad una sua funzione propulsiva e propositiva di carattere positivo sul piano della Cultura.
Molto spesso sono stato invitato negli ultimi anni a guardare in particolare a ciò che in questa città funzionava, a quello che di buono c’era, senza soffermarmi troppo sugli aspetti “negativi”.
Non sono uno stupido, posso anche capire da solo che Prato è, rispetto a tante altre città, molto più avanti; ma il nostro obiettivo, compagne e compagni, almeno fra di noi diciamocelo, è quello di portarla ancora più avanti e, per poterlo fare non possiamo migliorare soltanto ciò che funziona, ma dobbiamo guardare a ciò che funziona, ma dobbiamo guardare a ciò che “non” funziona, anche per un motivo, che è poi molto vicino a quello che enunciavo pocanzi che a Prato da alcuni anni in qua se un miglioramento c’è stato esso è collegato alle alte tecnologie, alla media e grande produzione, all’imprenditoria privata da quella artigiana a quella industriale, ma per gran parte dei ceti medi le difficoltà sono aumentate e nel settore culturale in generale si è speso da parte di tutti sempre meno e sempre peggio. Occorre affermare proprio in riferimento a ciò che appare fuori luogo un certo tipo di lavoro sull’immagine di Prato fatto esclusivamente di luccichii, perché tenderebbe a fornire di essa solo l’aspetto positivo, portando anche molti di noi al convincimento dell’assenza di questioni problematiche che invece continuerebbero a nostro dispetto ad esistere e non troverebbero facile riconoscimento.

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