STATE BUONI SE POTETE, PER PIACERE – TUTTO TORNERA’ COME PRIMA PEGGIO DI PRIMA – “Se ti va bene a queste condizioni…diversamente la fila è lunga!”

STATE BUONI SE POTETE, PER PIACERE

TUTTO TORNERA’ COME PRIMA PEGGIO DI PRIMA

“Se ti va bene a queste condizioni…diversamente la fila è lunga!”

Non dirò nulla che non si sappia già.
Le condizioni erano che il lavoratore veniva assunto a part-time ma poi le ore di lavoro effettive diventano molte di più. Molte volte c’è un rapporto di subordinazione servile che induce lo stesso lavoratore a non denunciare questi abusi. In qualche caso, durante un controllo, addestrati a mentire resi consapevoli e preoccupati dalla carenza di posti di lavoro “normali” (legali), dichiarano semmai di essere appena arrivati. Fondamentalmente il ricatto è legato a questa cronica carenza di “lavoro” e quindi ad un diffuso bisogno di trovarne uno, anche se in parte o in tutto illegale. Questo è solo un esempio minimo; a volte l’operaio, nel controllo, dichiara di essere appena arrivato e di essersi disposto a “provare”; oppure in altri casi i datori di lavoro, durante le ore notturne, quando il timore di un controllo è ridotto, accelerano i ritmi delle operazioni. Indubbiamente la condizione del lavoro è a rischio di un ritorno al passato, a forme di schiavitù che avremmo voluto ormai tramontate. In alcuni settori, come quelli della ristorazione ed in particolare nei pub o comunque in localini dislocati nel centro delle città, dove si svolge la “movida”, non è raro imbattersi in rapporti di lavoro siffatti più o meno legali, a seconda del grado di onestà dei datori.
Chi dovrebbe controllare perchè a ciò preposto e delegato si dice molto spesso che non abbia strumenti e mezzi per poterlo fare in modo diffuso e questo, forse, è in gran parte vero. In qualche occasione, poi, sorge il dubbio che alcuni strumenti ed alcuni mezzi non vengano utilizzati di proposito; ed in questo caso ovviamente si può parlare di complicità. Ovviamente dovrebbe essere lo Stato a pretendere che le leggi vengano rispettate anche nella loro applicazione concreta: un maggiore e rigoroso controllo potrebbe comportare una migliore condizione sociale diffusa. Un “controllo” sociale potrebbe essere una delle soluzioni: chi svolge la sua attività onestamente dovrebbe essere il principale controllore. Chi rispetta le regole ne paga gli effetti mentre coloro che non le rispettano finiscono per nuocere principalmente ai primi ed intossicano il mercato. Per non parlare di quel che significa questa elusione (in qualche caso anche “evasione”) per le casse dello Stato nel suo complesso: ci si lamenta dell’esosità dello Stato, e a volte lo si fa per giustificare – a se stessi ma non solo – l’illegalità; tuttavia quello che accade è un generale abbassamento del tenore di vita generale ed impoverimento sociale.
Ho portato pochi esempi, ma voglio qui ricordare quel che scriveva l’altro giorno un mio amico di Facebook riportando un dialogo “illuminante” ascoltato in uno dei tanti bar eleganti della città
“… E allora gli ho spiegato a quei tre: prendete la cassa integrazione ma venite a lavorare e io vi pago a nero. Alla fine costate meno ma guadagnate di più”.
Forse era un artigiano, un industriale, non so, l’amico non lo specifica. Ma è indubbio che con questa gente, dopo l’emergenza, le cose andranno peggio, altro che “meglio”, altro che “andrà tutto bene!”. Non so se tra i commenti ci sia stato qualcuno che, illuminato, abbia segnalato che in questa particolare situazione, laddove ci fosse un controllo fatto bene, a venirne sanzionato – penalmente, fiscalmente e moralmente – non sarebbe soltanto il datore di lavoro ma anche l’operaio che avrebbe frodato lo Stato e nociuto gravemente anche ad altri più onesti e corretti di lui.