PACE E DIRITTI UMANI – XX 20 (per la XIX 19 vedi 29 luglio)

PACE E DIRITTI UMANI – XX 20

…Prosegue l’intervento della Signora Liviana Livi, delegata di Amnesty International (voglio qui ricordare che la relazione è stata tenuta il 30 novembre del 2000; in questi venti anni alcune cose sono cambiate, in meglio ed in peggio: vi fornisco un link da cui partire per capire lo “stato delle cose” nel 2020)
Nel Giappone vengono condannati a morte anche gli anziani: uno di 68 anni dopo 11 anni di detenzione nel braccio della morte ed uno di 70 anni dopo 18 anni di reclusione. In alcuni paesi vengono condannati i giovani, quelli che erano legalmente bambini al momento del delitto: negli Stati Uniti nel 1990 sono stati condannati 7 giovani, in Nigeria è stato messo a morte pubblica un ragazzo di 17 anni ed in Pakistan è stato impiccato un ragazzo che aveva 14 anni al momento del crimine. Nei lunghi anni che i detenuti USA trascorrono nel braccio della morte vivono in celle di 2 metri per 3, un letto fissato al muro, un lavandino di acciaio, il water e la TV. La luce al soffitto non può essere mai spenta, quasi tutti si trovano in isolamento e solo una piccola parte viene ammessa al lavoro interno pagato 3 centesimi l’ora. Gli orari: sveglia alle 3.30 del mattino, colazione alle 3.45, ora d’aria dalle 6.15 alle 7.00. alle 9 possibilità di incontrare gli altri detenuti, pranzo alle 10, cena alle 16. Chiusura della giornata alle 16.30. Una lettera al mese da sottoporre a censura, una telefonata ogni 6 mesi, una doccia ogni 5 o 7 giorni. In cella niente effetti personali, un solo libro alla volta. I tentativi di suicidio non sono rari, ma non riescono quasi mai per l’intervento delle guardie.
Ed ora alcuni esempi, in Afghanistan 4000 spettatori che il 21 luglio affollavano gli spalti dello stadio di Kabul hanno implorato invano che venisse risparmiata la vita di un assassino. Il fratello di una delle vittime ha proceduto all’esecuzione, sgozzando un uomo di nome Mohamed Daud, autore di un duplice omicidio in un quartiere orientale della capitale. In base alla rigida interpretazione della legge islamica seguita dai Talebani, il gruppo al potere in Afghanistan, i familiari di una vittima possono perdonare l’assassino o eseguire la condanna a morte con le proprie mani. Il condannato è stato portato all’interno dello stadio da alcuni soldati con il volto coperto da una sciarpa bianca, ha pregato per 10 minuti; quindi gli sono state legate le mani. Ma Ulvi Moasil, l’autore dell’esecuzione è entrato nello stadio con una delle due vedove ed i tre figli di quest’ultima, si è avvcinato lentamente a Mohamed Daud e gli ha tagliato la gola. Poi ha detto: “Non lo perdonerò mai, ha spezzato il cuore di una grande famiglia, adesso abbiamo avuto la nostra vendetta, ora dormirò tranquillo. Ho fatto una cosa giusta”. Quella del 21 luglio è stata la prima esecuzione pubblica allo stadio di Kabul dal nvembre del 1999.
In Cina le autorità di Pechino hanno annunciato l’intenzione di ricorrere sempre di più alla iniezione di veleni al posto della fucilazione come metodo di esecuzione: l’iniezione letale è praticata già da 4 anni. In una dichiarazione ripresa dall’ “Indipendent” e dalla “CNN”, un Professore di legge ha affermato che se paesi sviluppati e civili come gli USA ed il Giappone usano ancora la pena di morte, questo vuol dire che è necessaria.

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