31 ottobre – ESTATE 2020- ancora a giro per Venturina – parte 6 (per la parte 5 vedi 10 ottobre)

ESTATE 2020 – ancora a giro per Venturina – parte 6

Ci complimentiamo per lo spazio ed anche per la cura per la Natura che si intravede anche nella presenza di nidi, probabilmente di “merli”, nelle vicinanze degli arredi del giardino,  che stanno a dimostrare la loro tranquillità in un luogo – come detto prima – un po’ fuori dai traffici urbani. Ad ogni modo, vogliamo vedere anche le altre proposte e dunque “Le faremo sapere” salutando la giovane proprietaria che ci aveva accompagnato nell’appartamento ben arredato e confortevole.

Prima di ripartire ci accertiamo che la proprietaria dell’altro appartamento di Venturina sia già in loco.

Avuta la conferma, con l’indicazione del luogo da raggiungere, impostiamo il dispositivo Google Maps e ripartiamo. La signora ci rassicura che, non appena sarà in sede, ci invierà un messaggio su whatsapp.

In pratica facciamo una parte della strada che avevamo percorso: incrocio del Calidario, sede periferica del Comune e Fiera. Infatti parcheggiamo proprio nello spazio dove – ci dice la signora – si svolge ogni venerdì il Mercato cittadino.

Siamo a due passi dal Corso centrale della cittadina, via Indipendenza. Ed essendo arrivati con un certo anticipo rispetto a quanto prefissato ci allunghiamo per un rapido sopralluogo. Molto rapido, anche perché eravamo appena all’imbocco e c’è arrivato il messaggio.

L’appartamento è in una palazzina meno agreste rispetto a quella che abbiamo visto prima. E’ al primo ed ultimo piano. Si salgono una trentina di scalini dopo essersi inoltrati nella parte tergale dove c’è un altro appartamento, più piccolo rispetto a quello che abbiamo opzionato, al quale si accede per uno spazio giardino ampiamente usufruibile ma di pertinenza  escusiva di quel locale. La signora ci attende alla porta superiore e ci accoglie con un sorriso prontamente coperto dalla mascherina. Ormai siamo abituati a questo modo di sopravvivere: la chiamano “resilienza”.  Anche noi caliamo la “maschera” dopo aver risposto al saluto anche con un gesto della mano. L’appartamento è stato a tutta evidenza rimesso a nuovo da poco tempo e non è stato molto utilizzato. Dall’ingresso si procede in un ampio vano corridoio plurifinestrato con doppi vetri e persiane nuove e moderne. Di fronte alle finestre si aprono una cameretta  che accede ad una parte esterna ed un ampio bagno finestrato. In fondo poi si accede alla camera da letto matrimoniale che affaccia anch’essa sul terrazzo. In fondo, seminascosto da un drappo, un grande ripostiglio areato da un ampio finestrone.

Ritornando verso l’ingresso, e girando a destra (a sinistra, entrando) si accede al salotto, molto spazioso e luminoso, dove ci sono anche due divani-letto matrimoniali. Da questo attraverso una porta finestra come quella della camera da letto grande si esce sul terrazzo, che è spaziosissimo e utile per i momenti conviviali. La cucina è minimale: uno spazio angusto che a tutta evidenza è destinata ad un uso limitato. C’è frigo, cucina e forno; lavello e scolatoio con una piccola dispensa: quel che dovrebbe bastare per una famiglia che preveda di utilizzare solo casualmente la cucina. Non è la nostra famiglia, mi vien da pensare. Siamo abituati a trascorrere parte importante della giornata “ai fornelli”. Esprimiamo questo nostro personale rilievo. Ma, in generale, pur se diverso dall’altro, questo appartamento ci sembra meglio adatto per poter ospitare amiche ed amici, oltre i nostri figli.

30 ottobre – DENTRO UN NUOVO LOCKDOWN – parte 10 – “Avremmo…”

DENTRO UN NUOVO LOCKDOWN – 10

Probabilmente, certamente mi ripeterò; forse smentirò anche qualcosa che ho detto: le mie non sono assolute certezze; spesso il mio argomentare mi spinge a riflessioni. La situazione si va aggravando: ciascuno di noi si era augurato che saremmo ritornati ad una vita pressoché “normale”. Invece non è affatto così!

Avremmo voluto riprendere a dibattere le nostre visioni politiche; avremmo voluto rimettere in piedi alcuni percorsi interrotti; avremmo voluto ritornare con serenità nei cinema, a teatro, nelle piazze, nei circoli culturali e politici a mettere in pratica le nostre passioni, avremmo avuto un gran piacere nel rifrequentare bar e pizzerie, ristoranti pub e discoteche; avremmo volentieri ripreso a viaggiare, visitando città, musei, sagre; avremmo davvero seguito con grande attenzione la riapertura delle scuole nello scorrere di una vita “normale”; avremmo ripreso ad organizzare incontri conviviali con persone nostre amiche.

Avremmo voluto essere tutti “migliori” come avevamo auspicato in un impeto di ottimismo nel corso della prima fase pandemica, che “allora” ci appariva già tremendamente seria.

Avremmo…ma la realtà con la quale dobbiamo minuto per minuto confrontarci ci spinge a prenderci la responsabilità di mostrare gli aspetti più crudi e proporre le soluzioni più urgenti, quelle più adatte, quelle più convenienti…sul serio.

C’è una parte del Paese che avverte il peso gravoso che queste scelte che il Governo sta prendendo a nome della nazione intera comporteranno sul loro livello di vita: dobbiamo, nel rispetto delle urgenze di coloro che si ribellano – non quelle che lo fanno in modo violento, andando oltre alla protesta, salvaguardare la maggioranza e lavorare affinché sia più rapido il ritorno ad una normalità da tutti auspicata.

Questo non sarà possibile senza la compartecipazione di tutti i cittadini ed il senso di responsabilità della Politica, tutta, sia maggioranza che opposizione.

Ritorno a trattare la questione della Scuola, seguendo per l’appunto le ultime notizie: il governatore della Puglia ha chiuso tutte le scuole; la Ministra Azzolina prosegue imperterrita nell’affermare, sorretta in questo da una parte dell’opinione pubblica, che la Scuola deve rimanere aperta.

Bene! Riaprire – o non chiudere – le scuole sarebbe anche, come dico sopra, davvero molto importante; ma occorre in primo luogo sottolineare che si è perso molto tempo a rincorrere i “banchi” – e poco altro – e non ci si è impegnati per davvero a rimodulare efficacemente gli orari dei trasporti con quelli di ingresso e di uscita; non si è prodotto un intervento pubblico propedeutico nazionale per la Didattica a Distanza, probabilmente perché – oltre a non augurarselo stupidamente – non si era in grado di sopperire,  come Ministero della Pubblica Istruzione, tecnologicamente ad una ricaduta autunnale nella pandemia. Ad ogni modo la Ministra sta mostrando i suoi limiti, che non possono essere più sopportati. Le sue esternazioni sono perniciose: la scuola è un luogo – lo riconosce anche lei – di socialità; e proprio in tal senso è certamente molto più pericoloso di discoteche, bar, pizzerie e luoghi della movida. In essa il virus  scorazza impunemente in forma asintomatica pericolosissima, in grado di diffondere il contagio soprattutto nelle famiglie e nei soggetti più anziani e deboli. Lei si fa forte a volte di pareri scientifici che apparirebbero favorevoli al mantenimento dell’insegnamento in presenza. Altri pareri sono discordanti e denunciano più o meno quel che dico sopra. In un momento di grande difficoltà, sarebbe cosa buona e giusta ascoltare i pareri che consentano il miglior risultato possibile per il superamento della crisi. Non ci si perda in polemiche sterili, improduttive e pericolose: alla fin fine se le voci di tregende fossero false ma si riuscisse a venir fuori dall’impasse in uno o due mesi, niente di male. Sarebbe molto peggio il contrario.

29 ottobre – PACE E DIRITTI UMANI …XXVI….(per la parte 25 vedi 9 ottobre)

PACE E DIRITTI UMANI …XXVI….
Prosegue l’intervento del professor Attilio Maltinti, Vice Presidente del Centro per l’Arte contemporanea “Luigi Pecci”:
Ci sono però comportamenti sociali. Il linciaggio che gruppi di cittadini hanno tentato di operare in più occasioni da noi negli utlimi tempi è un segnale. Cosa ci vuol dire? Vuol dire che la gente, quindi, comincia a pensare che è giusto che ci sia la pena di morte, e se non c’è la legge che la stabilisce, è giusto allora farcela con le proprie mani la pena di morte? Queste cose non sono chiacchiere, sono fatti, sono comportamenti ed ai comportamenti seguono pensieri, ragionamenti, stati d’animo, e così via. Qundi parlando con studenti più o meno della vostra età io sento a volte rispondere:
“Sì, noi le rispondiamo di sì, cioè che siamo contro la pena di morte, perché si pensa che lei sia da quella parte lì; pensiamo che lei in qualche modo ci abbia in simpatia se noi lo diciamo, certo, la pena di morte va abolita; però le possiamo dire la verità?” quale verità? Se esiste una verità su questo punto, è che molti di noi pensano che la pena di morte vada reintrodotta, vada assolutamente contemplata dalla legge”.
Domando loro: “Ma sono atteggiamenti emotivi i vostri o sono atteggiamenti razionali?”, e loro rispondono “Lo pensiamo veramente”.
Allora anche se questa posizione fosse minoritaria rispetto ad un gruppo classe, rimarrebbe estremamente importante e significativa. Ora non è detto che questo atteggiamento sia rappresentativo di tutti gli studenti italiani di oggi, poniamo che sia solamente caratteristico di un piccolo gruppo; ma il fatto esiste, esiste cioè che la gente, adulta o giovane che sia, comincia di nuovo a pensare che forse, forse la pena di morte bisognerebbe ci fosse, perché i delitti contro i bambini vanno puntiti con la pena di morte, perché e atrocità che vengono commesse non devono avere pietà, e così via. E’ chiaro che io invece penso che la pena di morte assolutamente è un qualcosa che va abolita, e lo penso razionalmente come cittadino, come genitore, come insegnante, come uomo di questo globo e così via; e sono convinto che questa posizione non è una posizione intellettualmente astratta, si basa su una scelta di valori, si basa su una convinzione profonda di atteggiamenti e comportamenti sociali che io condivido. Per cui, ecco, la domanda che facevo dianzi la ripropongo ancora “ma c’è qualcosa che secondo voi impedisce l’abolizione definitiva della pena di morte laddove esiste?” e “Che cos’è allora che impedisce secondo voi questa abolizione, è la paura che i comportamenti delittuosi aumentino?” e ancora “Oppure pensate che l’uomo come essere umano sia comunque sempre destinato a commettere atti tali per cui se non si fa la pena di morte se non c’è la pena di morte questi atti non cesseranno e comunque, è una legalità la pena di morte?”, ecco mi interesserebbe conoscere il vostro pensiero a questo riguardo, perché credo che dalla discussione che potrebbe nascere si imparerebbe utti qualcosa di più. Probabilmente anche il film ci può aiutare in questo, e siccome io ce le ho delle risposte da darmi o da darci, però non le voglio dire qui, semmai solo se c’è tempo dopo il film. Grazie.

…fine parte XXVI……

28 ottobre Aspetti negativi e aspetti positivi della Sanità pubblica toscana (partendo da alcune esperienze personali) parte 4 (per la parte 3 vedi 7 ottobre)

4.

Non sono così orbo da non aver compreso che, rispetto ad altre realtà regionali, quella della Toscana tocca punte di eccellenza. Allo stesso tempo come cittadino “toscano” desidererei per me e per tutte le altre persone, che contribuiscono a tenere in piedi questo Paese insieme ai loro congiunti, un miglioramento della qualità della vita, non un arretramento. Ovviamente, so benissimo che la Toscana è tra le Regioni in cui la Sanità è stata tra i “modelli” da imitare; ben tuttavia, negli ultimi anni si è rilevato un netto peggioramento della qualità della vita in relazione questo settore, oltre che in altri. In tutto questo tempo in cui ho vissuto qui, dopo altre esperienze in altre Regioni, anche io ho difeso più volte il livello qualitativo della Sanità toscana, ma alcune scelte che tendenzialmente si muovevano ad imitazione di altre realtà (ad esempio, il modello “lombardo”, che pure possiede delle eccellenze) hanno sempre più accentrato le strutture amministrative di vertice riducendo al minimo il rapporto diretto dei cittadini, ed allo stesso tempo hanno ridotto gli spazi “pubblici” di fruizione dei bisogni sanitari.

Ho portato un esempio concreto relativo ad una mia esperienza recente (un’asportazione chirurgica di due cisti sebacee con visita in Ospedale nel settembre 2019 e intervento chirurgico fine agosto 2020, cioè 11 mesi) ed ho sottolineato che tutto sommato non era così importante, trattandosi di un intervento “ambualtoriale” che – a mio avviso – non si caratterizzava come “urgente”. Ho dimenticato però di aggiungere che, allorchè i chirurghi, prima di operare, avevano visto i due “bernoccoli”, dopo averli tastati, mi avevano detto che, a lungo andare, laddove la loro mole fosse aumentata, avrebbero potuto infiammarsi ed infettarsi, con la conseguenza che qualsiasi intervento chirurgico non si sarebbe potuto praticare con l’anestesia.

Quell’intervento rimane per me una “cavolatina” ma per fortuna, pur cresciute, le mie cisti erano ancora “sane”.

Questa è una precisazione, che attesta in ogni caso che anche per una “cavolatina” non si può rischiare un’attesa così lunga (undici mesi).

Se si aprono però i “cahiers de doleance” di amici e conoscenti “toscani”, scopriremo che la Sanità toscana ha accumulato molti difetti ed abbandonato molti aspetti che erano considerati “positivi”.

Di recente, forse stimolati da una campagna elettorale, la Regione ha deciso che dal 1° settembre non si paga più il ticket sulle ricette per i medicinali “equivalenti”, annullando il riferimento alle “fasce di reddito”. Detta così appare come una “ottima notizia”; ma se andiamo a ragionare scopriamo che ad usufruire di questo “benefit” sono anche coloro che hanno fasce di reddito medio alto altissimo. Ovviamente è un intervento di tipo “populistico” molto distante da quanto vorrebbe far credere la parte politica di Governo, quando accusa proprio l’Opposizione di attingere a toni populistici per guadagnare consensi.

Meglio sarebbe stato – e sarebbe – dare una risposta concreta ai bisogni più seri; una parte considerevole di cittadini – tra cui anche io ritengo di appartenere – potrebbe pagare anche di più la medicina generale ma avere una risposta immediata e sollecita a quelli che sono i bisogni sanitari preventivi, diagnostici, quelli che garantiscono di poter vivere con dignità la nostra esistenza.

27 ottobre – “DENTRO” UN NUOVO LOCKDOWN (per niente “gentile”) parte 9 della serie “Verso un nuovo lockdown”

DENTRO UN NUOVO LOCKDOWN  (per niente “gentile”)parte 9 della serie “Verso un nuovo lockdown”

Ho seguito l’intervento della Ministra Azzolina a “Che tempo che fa” ieri sera (oggi è il 26 ottobre, primo giorno del nuovo lockdown). (vedi sotto)

Avevo previsto l’altro giorno di parlare di “altro” e non intendo venir meno, facendo “tesoro” delle dotte argomentazioni della Ministra che non recede dalle sue “fisime” che non tengono conto della cruda realtà. Avevo previsto infatti un altro titolo, “VERSO UN NUOVO LOCKDOWN parte 9 – I banchi e la realtà”. E’ cambiata la prima parte del titolo visto che siamo “DENTRO UN NUOVO LOCKDOWN” ed anche la seconda parte che fa riferimento a quella caratteristica che alcuni osservatori volevano prevedere di un “distanziamento gentile”, pensando ad una riduzione dei limiti. Invece….

Non rinuncio però a parlare dei “banchi”!

Questi sono i “nuovi”!!! Nella foto in evidenza vedete i vecchi e fate la dovuta differenza!

Basterebbe confrontare i vecchi con i nuovi banchi senza la “furia” iconoclasta con la quale questo tema è stato affrontato nei periodi più crudi della pandemìa per comprendere la grande fandonia che è stata montata a vantaggio di “ignoti”. Per un ottimale distanziamento bastavano i vecchi banchi che avevano una loro ampiezza che garantiva pienamente quel che era considerato necessario dagli esperti.

Come potete ben vedere dalla foto i vecchi banchi erano assolutamente sicuri, avevano spazio “naturale” per consentire il distanziamento previsto.  I nuovi banchi in realtà sono peggiori dei “vecchi” sia per l’assenza di una base disponibile (i vecchi ne hanno una “duplice” ben più solida e….ampia!) sia per la loro ampiezza che consente un più rapido e rischioso avvicinamento. I banchi nuovi inoltre rasentano la ridicolaggine. E, poi, sono a chiedere anche io, come tanti, come saranno smaltiti? La Ministra tra l’altro (al minuto 14 e 40”) con un sorrisino beffardo li tratta così come i “vecchi scarponi”: mi verrebbe da dire che allo stesso modo sarebbe in grado di trattare una parte della società in chiave eugenetica. Ma questo, lo avverto, sarebbe troppo, addirittura solo pensarlo. “L’Italia aveva bisogno di rinnovare gli arredi scolastici” e parla di un “mondo” che non esisteva da tempo, forse riferito – speriamo sia così – ad una sua esperienza. La nostra esperienza, qui, in Toscana ed a Prato, per quanto io ne sappia (ma anche a Empoli ed a Feltre), ci parla di qualcosa di estremamente lontano dal libro “Cuore”.

Ritorneremo di certo a parlarne, perché si potrebbe trattare di vero “dolo”.

La scuola, poi, in generale, non è un ambiente sicuro se si ritiene che debba garantire la “socialità”.

Nè la Ministra nè tantomeno alcuni “esperti” sanno a tutta evidenza come si svolge l’attività scolastica in ambienti strettissimi (non solo le aule – definite a volte anche “pollaio” – ma oltre tutto corridoi e altri spazi, come le “mense”, le “palestre”, gli spazi esterni per la “socialità” sono estremamente pericolosi).

Inoltre vi è di certo la presenza di “asintomatici” che possono provocare danni ingenti, per tamponare i quali non riescono ad essere valide le procedure di prevenzione, nemmeno i “tamponi” rapidi, che tra l’altro, oltre che essere non del tutto attendibili, sono stati eliminati dalle ipotesi di protocollo.

Parleremo anche di altri aspetti che ci appassionano come quelli del mondo della Cultura.

Chi difende la trasmissione della Cultura e della Conoscenza non può voler essere d’accordo con la chiusura “tout court” di Teatri e Cinema, soprattutto laddove i criteri di “sicurezza” sono oggettivamente rispettati.

26 ottobre I CONTI NON TORNA(VA)NO parte 16 (per la parte 15 vedi 6 ottobre)

I CONTI NON TORNA(VA)NO parte 16 (per la parte 15 vedi 6 ottobre)

Il dimensionamento è uno strumento che tende a delineare la scuola del nostro futuro, partendo da quella che c’è, determinando sulla base di precise indicazioni quale scuola possa ottenere l’autonomia, che vuol dire praticamente quale scuola può continuare a funzionare così com’è oppure in quale altro modo lo debba o lo possa fare, cioè quanti allievi, quali corsi, quali profili professionali, quali ordinamenti possono essere idonei a migliorare su questo territorio l’offerta formativa.

Per fare tutto questo non basta ascoltare i presidi manager ed il Provveditore; si ascoltano anche le Associazioni, i Sindacati, le forze politiche, i genitori, gli studenti, i docenti.

Risulta a tutti che siano stati ascoltati proprio tutti, anche se qualcuno inevitabilmente potrebbe dire “IO NO”.

Ma poi cosa succede?

Le decisioni, almeno quelle che conosciamo fino ad oggi, si prendono ai tavoli ristretti, sulla testa degli altri; dei quali peraltro nessuno sa cosa abbiano suggerito agli Assessori, mentre si sa bene che cosa è scritto nei diversi documenti redatti, che sono tutti in netto contrasto ed in forte dissenso con le scelte evidenziate in numerosi incontri pubblici.

Il CGD, i Sindacati, il Cons.Scol.Prov.le, molti Collegi Docenti, Assemblee Studentesche ed Associazioni Genitori hanno espresso forti perplessità su questo Piano, lo hanno bollato perlomeno come “irrazionale”. Quello che sorprende non poco alcuni di noi è tuttavia l’aver saputo che l’Assessore Cardillo abbia riferito alla sua maggioranza in Provincia che tutto fila liscio, che è pronto il Piano, che tutti sono d’accordo. Di più: ci fa sapere che la Segretaria della Camera del Lavoro di Prato si è scusata con un fax diretto a lei per la sua inopportuna presenza all’Assemblea Sindacale indetta dagli insegnanti del “Dagomari” e che il suo intervento in quell’Assemblea non fu neanche apprezzato. Niente di più falso: chi è intervenuto in quell’Assemblea aveva la possibilità, come è ovvio, di non farlo e comunque di dire espressamente come la pensava. I sindacalisti presenti, più di cinque in rappresentanza di diverse organizzazioni, convennero invece senza mezzi termini, senza le circonlocuzioni tipiche di chi fa politica all’Azzeccagarbugli, che si trattava di un piano (utilizzo un termine manzoniano) “scellerato” che non poteva essere realizzato così. E’ comprensibile poi che un Segretario della Camera del Lavoro possa avere qualche imbarazzo allorquando si parla di questioni in particolare; ma vi assicuro che quell’Assemblea assumeva a suo carico la questione intera del Piano con alcune ovvie sottolineature, fra le quali la bocciatura del cosiddetto Polo Tecnico.
A proposito del quale ero come tanti perplesso, così come sono perplesso sulla “retromarcia” innestata precipitosamente. Se davvero l’idea del Polo Tecnico è stata abbandonata, occorre allo stesso tempo abbandonare l’idea di far forzatamente traslocare in quella zona il “Dagomari”.

E già! Il “Dagomari”. Parlo del “Dagomari”: come eletto, come docente, come uomo. Qualcuno potrà obiettare che lo faccio in modo improprio e che sarebbe opportuno mi facessi da parte. Ci ho provato; avevo anche chiesto al Presidente Chiarugi di poter non partecipare a questa seduta, ma poi ci ho ripensato. Troppe cose non mi tornano personalmente e non riesco a farmene una ragione.

25 ottobre – CINEMA – storia minima parte 10 – a metà degli Anni trenta (per la parte 9 vedi 8 ottobre)

CINEMA – storia minima parte 10 – a metà degli Anni trenta (per la parte 9 vedi….)


Parte 10

Riprendiamo il racconto di questo viaggio “minimo” nel Cinema attraverso gli anni Trenta. Accennavamo al film “Una notte all’Opera” in cui tre dei fratelli Marx si cimentano in una serie di gag insuperabili. Il film è considerato tra i migliori prodotti di “commedie” (l’American Film Institute lo ha inserito al 12° posto tra i cento film-commedia americane). Qui di seguito solo due brevi frammenti, non essendo disponibile online l’intero film.

Prosegue intanto in Francia la brillante carriera del giovane figlio di Auguste, Jean Renoir, che – dopo “Toni” di cui abbiamo già parlato – realizza “Le crime de Monsieur Lange”. Il film è considerato come l’opera che consacrerà definitivamente la maturazione di Renoir. Vi prenderanno parte molti esponenti del gruppo della Sinistra francese, tra cui i fratelli Prévert e Jean Paul Dreyfus. Il grande poeta Jacques Prévert partecipò direttamente alla sceneggiatura del film. Qui di seguito un piccolo stralcio del film.

Affacciandoci sulla sponda inglese dopo la prima edizione de “L’uomo che sapeva troppo” Alfred Hitchcock gira “Il club dei trentanove” o “I 39 scalini”, titolo con il quale è noto in Italia. Si tratta di un prodotto che caratterizza il grande autore che, recuperando un romanzo del 1915 dello scrittore scozzese John Buchan, riesce a tenere insieme gli ingredienti classici del terrorismo politico e dello spionaggio internazionale.

Del 1935 andando spippolando ho scoperto anche un film davvero curioso, del quale – per l’appunto – ignoravo l’esistenza. Si tratta de La nave di Satana (Dante’s Inferno) all’interno del quale c’è una interpretazione – così come si rileva dal titolo originale – dell’Inferno dantesco. Conoscevo l’edizione italiana muta del 1911 diretta da Francesco Bertolini, Giuseppe De Liguoro e Adolfo Padovani ma questa mi era del tutto sconosciuta. Ad ogni modo, va sottolineata l’interpretazione dei protagonisti, Spencer Tracy e Claire Trevor, nonchè la presenza, nella parte finale da 1h.13’30” per una quindicina di minuti, di una straordinaria giovanissima irriconoscibile Rita Hayworth, allora sedicenne, nel ruolo della ballerina. Appare nel credit cast come Rita Cansino (oltre al film in originale qui di seguito vi inserisco proprio la parte “interpretata” da Rita Hayworth).

Sempre in quest’anno – 1935 – troviamo alcune splendide interpretazioni di una giovane Katherine Hepburn, fresca del premio Oscar del 1934, tra le quali si evidenziano “Primo amore” per la regia di George Stevens e soprattutto “Il diavolo è femmina” di George Cukor.

Del 1936 ritornando a Hitchcock inarrestabile realizzatore di prodotti coinvolgenti, troviamo “Sabotage” tratto liberamente dal famoso romanzo di Joseph Conrad, “L’agente segreto”.

Ma in questo stesso anno viene realizzato uno dei più importanti film di Charlie Chaplin, “Tempi moderni”, una denuncia della disumanizzazione in corso nel mondo del lavoro, sempre più tendente al profitto. Con film denuncia come questo era inevitabile considerare Chaplin un autore interprete delle istanze socialiste.

Così come stava avvenendo in Francia con la nascita del Fronte Popolare, breve esperienza di un sogno di cui è interprete il film documentario collettivo di propaganda politica, commissionato dal Partito Comunista Francese in vista delle elezioni del 1936 e coordinato da Jean Renoir. Si tratta de “La vie est à nous”.

Ritornando a Katherine Hepburn la ritroviamo in un’egregia interpretazione del personaggio drammatico “Maria di Scozia” per la regia di John Ford.

Sempre negli Stati Uniti nel 1936 troviamo la prima opera americana di Fritz Lang che, dopo un breve esilio in Francia era emigrato definitivamente in USA. Aveva trascorso poi circa un anno per ambientarsi e nel 1936, sollecitato dalla casa produttrice che lo aveva accolto, la Metro Goldwyn Mayer, dove da poco era approdato il produttore e futuro regista Joseph Leo Mankiewicz, realizza un film di denuncia sociale, “Fury”, interpretato da uno straordinario ed ispirato Spencer Tracy.

Di questo film inseriamo solo una breve serie di spezzoni


24 ottobre – VERSO UN NUOVO LOCKDOWN – parte 8 La legittimità di rincorrere un’utopìa…e la concretezza di fronte alla realtà

VERSO UN NUOVO LOCKDOWN – parte 8 La legittimità di rincorrere un’
utopìa…e la concretezza di fronte alla realtà

Le mie riflessioni sono dettate da un profondo convincimento: non esservi alcuna alternativa possibile migliore rispetto al quadro politico amministrativo attuale. Spero sia stato chiaro in tale direzione da sempre, quando ho trattato in modo critico l’azione del Governo, in particolar modo nel settore che da sempre conosco in modo diretto, come studioso, come genitore, come docente: la Scuola.

Ho rilevato alcuni comportamenti che non mi sono piaciuti nell’attuale Ministro della Pubblica Istruzione; l’ho scritto e lo sottoscrivo ancora, perché “la classe non è acqua” ed il cattivo gusto non può essere tollerato, alla pari di chi, accedendo ad un ruolo amministrativo, pensi di potersi presentare in un’ Aula consiliare vestita con maglietta e short. E’ quindi, a mio parere, intollerabile che in modo indegno si attacchi il proprio predecessore  – peraltro appartenente alla stessa forza politica – ed è emendabile l’utilizzo di espressioni volgari davvero triviali non adatte al ruolo che si ricopre pur temporaneamente.

Poi, per tutto il resto, si può sognare un futuro roseo per il proprio settore di competenza, è del tutto legittimo rincorrere un’utopìa. Ma, per poter percorrere agevolmente  quei “sentieri”, occorre partire da dati reali, concreti, non basarsi su posizioni fantasticate. Ciò che ancor più sorprende è la superbia con cui ci si contrappone ai rilievi critici, che fa forza sulle presunte competenze acquisite “sul campo”, che, a conti fatti, sono riferibili a pochissime minime parziali impalpabili esperienze, pur se di recente culminate in una abilitazione al ruolo di Dirigente scolastica. Diciamo che, con un po’ di impegno e di serietà, la Ministra Azzolina potrebbe pur divenire una buona Dirigente: è giovane e si spera che anche questa esperienza governativa le abbia potuto offrire la possibilità di capire meglio i meccanismi “concreti” della Scuola italiana.

E’ legittimo che chi governa auspichi il buon funzionamento del settore cui è assegnato; a patto che tenga conto dello “stato delle cose” che già da molto tempo prima dell’emergenza sanitaria in corso era precario e tormentava i sonni degli amministratori seri.

Già negli anni scorsi era difficile far entrare in ambienti sempre più stretti ed inadatti gli studenti che facevano domanda di iscrizione. Già il carosello dei docenti era un’abitudine consolidata agli inizi di settembre e il disagio si trascinava per tutto il mese successivo, quando andava bene. Già le tecnologie in un turbinìo di innovazioni progressive divenivano obsolete, superando le stesse conoscenze di base faticosamente acquisite dal personale docente, spesso riottoso ad appropriarsene con i necessari doveosi aggiornamenti: d’altra parte, non si può rinnovare “in toto” con un colpo di spugna la classe docente di pari passo con i mutamenti tecnologici.

La Ministra, però, si è lasciata affascinare da un tema in modo particolare, connesso alle urgenze che la pandemìa aveva sollevato per il mantenimento di una distanza tra studenti nelle classi: la necessità di avere postazioni individuali. In poche parole, i banchi. I vecchi banchi, pur in qualche caso abbastanza nuovi, non apparivano garantire tale prerogativa. In fretta e furia, si è decretata la “morte” dei vecchi banchi e si è deciso di acquisirne di nuovi, alcuni dei quali “a rotelle” per poterli meglio disporre e spostare. Davvero non so chi sia stato l’autore di questa idea e non so chi per davvero l’ha sponsorizzata. Può darsi che sia stata l’urgenza, la fretta; e in quel periodo caotico ci può stare, così come ci sta che eravamo così intontiti da prendere per buona qualsiasi menata……

VERSO UN NUOVO LOCKDOWN parte 7

VERSO UN NUOVO LOCKDOWN parte 7

Speravo di poter procrastinare il commento preannunciato per “i prossimi giorni” sulla questione dell’ “autonomia scolastica” ma la “capronaggine” con la quale la Ministra Azzolina persegue ad argomentare intorno alle questioni che riguardano gli Istituti scolastici locali e le Istituzioni Regionali, minacciando di ricorrere al TAR per impugnare la scelta fatta da alcuni governatori (Lombardia e Campania, dimenticando il Lazio – chissà perché – e la Liguria che si muovono nella stessa identica  direzione) nel prevedere l’utilizzo della Didattica a Distanza nelle scuole superiori di secondo grado, con modalità diverse (solo le ultime classi, alternanza per gruppi, alternanza settimanale, alternanza per discipline) mi spinge ad anticipare il mio commento.

Sono portato a scrivere soprattutto perchè ho avvertito la possibilità che in Toscana si desse avvio ad un pericoloso tentativo di espropriazione dei livelli di autonomia propria degli Istituti scolastici in relazione al DPR 275 del 1999.

La servile proposta, camuffata da consiglio di buon padre di famiglia è stata avanzata dal neo Presidente della Regione Toscana: avocare pur se temporaneamente al livello regionale (Ufficio Scolastico Regionale) la scelta decisionale della possibile chiusura temporanea di alcuni settori dell’Istruzione con il contemporaneo esercizio della Didattica a Distanza.

Eugenio Giani, e la Ministra Azzolina, non sa o dimentica che la situazione all’interno degli Istituti scolastici è estremamente variegata, per responsabilità che vengono da molto lontano. In Toscana  queste hanno avuto un segno costante dal punto di vista amministrativo: e sarebbe bene che egli stesso, erede di tanto disastro, se ne assumesse in pieno il carico.

Sinceramente c’è da sconfortarsi. Si è trascorsa l’estate a discutere di “banchi a rotelle” e si è avviato uno scaricabarile tra le strutture amministrative statali, regionali e provinciali (o interprovinciali come quella di Prato e Pistoia) circa le iniziative da prendere per rendere possibile la riapertura delle scuole il 14 settembre (vi ricordo che in Veneto, Campania, Toscana, Liguria, Marche, Puglia e Valle d’Aosta si votava il 20 ed il 21 senza dimenticare che in quei giorni si votava anche in 1.050  Comuni, tra cui grandi città come Venezia e Reggio Calabria, ma questo è un “carico” di senso critico). Ci si è però dimenticati – e qui lo ricordo, ma nei miei post l’ho già ampiamente segnalato nei mesi scorsi – che la situazione nelle scuole italiane – e toscane, per quel che meglio conosco – quanto a livello di sicurezza, è molto variegata e da collegare a problematiche annose (spazi angusti, sovraffollamento, mancanza di strutture che consentano l’espletamento di quella “socialità” della quale la Ministra ed i suoi servitori sciocchi si riempiono la bocca). La Ministra – e l’attuale Governo – non ne portano la responsabilità; pur tuttavia non hanno mai saputo denunciare ampiamente che lo “stato delle cose” nel settore delle “strutture scolastiche” non poteva consentire una facile ripresa.

Vanno precisate anche alcune questioni, che valgono per l’intero territorio italiano: quando si indica come alternativa una variazione di orario di ingresso e/o un utilizzo di lezioni pomeridiane si dovrebbe tener conto della impreparazione strutturale congenita ad adempiere a tale soluzione (mancanza di utili collegamenti, identico sovraffollamento dei mezzi pubblici, assenza di strutture adeguate per il servizio mensa e per il tanto legittimo bisogno di “socialità”).

La Ministra, così come i suoi predecessori, hanno visitato alcuni “istituti” virtuosi (non ne mancano ma sono una sparuta minoranza); lo hanno fatto in assenza dei flussi ordinari, semmai andando in quelle scuole fortunate che hanno visto arrivare in tempo utile (!) i nuovi banchi. A proposito dei quali, ci sarebbe molto da dire.

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VERSO UN NUOVO LOCKDOWN – parte 6

Parte 6 – VERSO UN NUOVO LOCKDOWN

Che sia gentile non possiamo che sperarlo; non si ha più tanta fiducia di questa classe “politica” ormai compromessa nell’assoluta incapacità. Il giudizio non è “ideologico”, non si vuole contrapporre per lucrare vantaggi di una parte su un’altra. Si è detto “classe politica” e la si critica in toto. E, d’altra parte, non ci resta che attendere che finisca, in un modo o nell’altro, questa commedia, con il rischio che si trasformi da ”commedia” in una vera e propria “tragedia”. Una tragedia non solo per i numeri dei contagiati e di quelli che non ce la faranno a rimanere in vita ma anche per le istituzioni che chiamiamo “democratiche”. Già oggi, ed è sempre più estremamente evidente, non si sa più chi decida, cosa decida, chi presiede,  chi coordina. C’è un inutile  “surplus” di personaggi, alcuni dei quali fanno davvero invidia agli inventori di “satira”.

Se, come abbiamo sempre supposto, non esiste una alternativa credibile a questo Governo (e, se esiste, è considerata peggiorativa rispetto all’attuale situazione), vuol dire che l’unico motivo per cui si continua a sostenere questo Esecutivo non è per la sua validità ma per assoluta “disperazione”.

Avevo lasciato il blocco 4 riferendomi alla trasmissione di Fabio Fazio su Rai Tre.    

 Mentre si attendevano le “comunicazioni” del Presidente del Consiglio, che tardavano (“per comunicare le decisioni alle forze politiche di Opposizione” dirà lui stesso subito dopo),  intorno alle 21.00 il Presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca argomentava su alcune delle “anticipazioni” ricevute  affermando che era stata tenuta in considerazione ciò che sia lui che altri Presidenti di Regione avevano chiesto circa la possibilità di attivare nelle ultime classi della scuola media superiore di secondo grado l’utilizzo della Didattica a Distanza (DAD). Ovviamente non sono mancati gli accenni ironici anche se moderati nel rispetto del contesto. Intorno alle 21.15 c’è stato finalmente il “messaggio comunicativo” del Premier Conte. Relativamente alla questione della DAD non c’è stata alcuna indicazione, se non generiche raccomandazioni (“le attività scolastiche continueranno in presenza…per le scuole superiori…verranno favorite attività ancora più flessibili di organizzazione dell’attività didattica, con ingresso degli alunni a partre dalle ore 9.00 e, se possibile, anche con turni pomeridiani” ha detto) che evidenziano ancora di più la profonda ignoranza delle condizioni in cui continua – malgrado l’insistente battage pubblicitario dell’Azzolina – a versare la scuola italiana.

Ecco, per l’appunto l’Azzolina che ieri sera (20 ottobre) nella “zona di protezione” offerta da La7 che titolava la puntata di “Otto e mezzo” con un trionfante “La rivincita della Ministra più attaccata”. Ovviamente dopo il palcoscenico di “In Onda” dei primi di agosto con Telese e Parenzo che sbavavano di fronte al “Mi sono fatta il mazzo tanto” della gentile signora non poteva mancare l’ospitata da parte della strenua “femminista” borghese Lilli Gruber, che costruendo una “narrazione” fuori dalla realtà non è stata in grado di sottolineare l’ignoranza della Ministra, colpevolissima (non è “sua” materia, ma lo sanno anche “le pietre”) di non saper distinguere tra “test molecolari” e “tamponi rapidi”.