5 novembre – DENTRO IL LOCKDOWN – la vita(quasi) normale

“Sono in casa in isolamento fiduciario”

Ci siamo accorti già da qualche ora che ne arrivava solo un filo. Uno sguardo all’autoclave su in soffitta ha confermato che non c’è più acqua.

Era accaduto lo stesso identico inconveniente circa due anni fa; ma era inizio estate e per qualche ora avevamo pensato che fosse un problema di approvvigionamento generale; poi avevamo invece scoperto che, tutto intorno, negli altri stabili della nostra strada l’acqua ce l’avevano. Avevamo protestato e Publiacqua dopo un lungo braccio di ferro aveva dovuto ammettere che era stata ridotta la portata senza alcun avviso.

Una ipotesi anche due anni fa era apparsa possibile, prima di avere il conforto della comunità del pianerottolo: ultimo piano di uno stabile antico appena fuori dal centro della città.

In questo caso una delle prime cose da fare è proprio sentire i vicini di pianerottolo. Laddove dicano che da loro tutto funziona bisognerà chiamare o l’idraulico o l’elettricista. La prima persona che sentiamo è l’avvocato: di solito di mattina presto esce e va in ufficio. Sono le 11. Lo chiamiamo al cellulare e…non risponde. Gli inviamo un messaggio su whatsapp ed è sollecito: si scusa, è impegnato ma ci fa sapere che la moglie è in casa, e questo ci conforta. In realtà si sentivano provenire dall’appartamento delle voci, indistinte. Ci avviciniamo all’uscio e la voce è più chiaramente percepibile: sembra che stia a fare lezione. Suoniamo. Non apre nessuno. La voce continua dando indicazioni – sembra – ad un gruppo di discenti. La signora è una professoressa di scuola media. Decidiamo di desistere: tanto si può attendere, non c’è fretta. Riproviamo dopo una mezzora: sentiamo distintamente che l’interlocuzione è alla fine o, perlomeno, ci sarà una pausa.

Spieghiamo il motivo della nostra insistenza, scusandocene “Stavo facendo una lezione online alla mia classe” Ci sentiamo ancora più colpevoli per aver disturbato, ma la signora “Sono in casa in isolamento fiduciario per accudire la nostra bambina, che è in attesa di fare il tampone, perchè nella sua classe c’è stato un caso di positività”.

Siamo costernati e “Sì, abbiamo anche noi percepito una debolezza nell’afflusso di acqua, ma per ora ce ne abbiamo ancora!” ci dice.

La salutiamo e, prima di rientrare, le chiediamo da quanti giorni è ad attendere il tampone. “Sono tre giorni”. In questo tempo di emergenze ci appare abbastanza meno significativo il nostro problema e più urgenti ci sembrano gli interventi sanitari preventivi.

Ora, che dire? Di casi come questi ve ne sono a  migliaia; chi amministra e governa si ferma ai maxisistemi miliardari e non si accorge della miriade di sofferenze con le quali con pazienza si sta barcamenando la gente, tutta la gente normale.

La Ministra Azzolina (ma anche l’intero Governo con chi la sostiene e chi la sopporta) queste cose non le conosce e, se le sa,  a tutta evidenza, finge di non vederle. In una condizione pandemica generalizzata i casi di lezioni a distanza generati “naturalmente” sono all’ordine del giorno in migliaia di luoghi. Le scuole non sono “sicure” perché, molte tra queste, non sono mai state per davvero a norma. Le “norme” sono state stiracchiate per venire incontro alla realtà. Basterebbe girare per davvero in modo anonimo come controllori per verificarlo. Ci vorrebbe o “L’uomo invisibile” oppure un Ministro come Bray (il riferimento è ad una vicenda che le persone avvedute potranno ricordare e che qui riporto). Accadde nel 2013. Leggi l’articolo del 1 Maggio su “Repubblica”.

https://napoli.repubblica.it/cronaca/2013/05/01/news/ministro_bray_va_a_pompei_in_treno_vesuviana_si_ferma_lui_chiede_un_passaggio-57849808/#:~:text=Visita%20privata%2C%20con%20una%20serie,agli%20scavi%20archeologici%20di%20Pompei.&text=Arriveremo%20a%20Pompei%20grazie%20a,quale%20si%20trovava%20il%20ministro.

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