21 novembre DENTRO il lock down – la lezione di Gramsci

Sarebbe quantomeno opportuno in questo tempo in cui siamo maggiormente portati alla riflessione andare alla riscoperta di alcuni valori che, durante il lungo periodo dell’edonismo sfrenato cui ci siamo lentamente abituati (in realtà chi più chi meno ne ha usufruito) avevamo tralasciato di praticare. Sarà molto difficile una veloce e rapida presa di coscienza complessiva della nostra società, ma si rischia di dover fare i conti con le trasformazioni in modo molto più severo e drammatico man mano che si procederà giorno dopo giorno, settimane e mesi.

Dobbiamo renderci conto che da questo passaggio in poi nulla potrà essere come prima. E se dobbiamo anche continuare a far nostro quell’imperativo camuffato da “futuro” o futuro con desiderio di “imperativo” – “andrà tutto bene!” – che nella prima fase aveva accompagnato le nostre giornate, dobbiamo anche accogliere come prospettiva un profondo cambiamento del nostro stile di vita.

Verifichiamo quotidianamente (anche stamattina leggo un post  tristanzuolo pessimistico di una nostra amica) che non si accettano queste trasformazioni e si paventano in modo inappellabile privazioni accessorie del tutto superflue quasi inconsapevoli dei rischi profondi che si stanno correndo, quasi come si dovesse assistere ad una forma occidentale di Harakiri, un autolesionismo alla maniera dei lemming.

Troviamo davvero disdicevole che, soprattutto persone che posseggono doti intellettuali non comuni, non abbiano acquisito la consapevolezza dei propri limiti umani; lo trovo ancor più inaccettabile se si tratta poi anche di persone che posseggono una fede religiosa chiaramente espressa in tempi “normali”. Ecco! Certamente questi non sono tempi normali: ma nel “mondo” non ci sono stati dappertutto tempi “normali” come qui da noi. In altri luoghi hanno sofferto privazioni estreme: guerra, distruzioni, morti, carestie, epidemie. E’ come se i quattro cavalieri dell’Apocalisse abbiano voluto risparmiarci la loro visita “fino ad ora”.

Forse potrebbe anche bastare questa capacità di volgere lo sguardo sul resto del mondo, hic et nunc, oltre che heri nudius tertius, a renderci conto che siamo ancora tra i più fortunati. Dopo di che occorrerà affrontare tutto il prossimo futuro, facendo tesoro di una parte delle idee espresse da un nostro grande intellettuale, forse il più grande al quale alcuni di noi – a volte immeritatamente (a partire da me) – fanno riferimento: Antonio Gramsci. Forse sarà improprio ma applicare il motto, che Gramsci ricava da Romain Rolland, “Pessimismo dell’intelligenza, ottimismo della volontà”, può oggi essere utile, soprattutto se si condivida l’idea che i tempi che stiamo vivendo sono destinati a segnare un profondo mutamento nei costumi nello stile di vita nei modelli di sviluppo.

Scrive Antonio Gramsci in una nota del primo dei “Quaderni del carcere”:

“Ogni collasso porta con sé disordine intellettuale e morale. Bisogna creare gente sobria, paziente, che non disperi dinanzi ai peggiori orrori e non si esalti a ogni sciocchezza. Pessimismo dell’intelligenza, ottimismo della volontà”  ed a noi sembra straordinariamente utile ad accompagnarci in questi giorni in cui possiamo impegnarci anche ad aiutare gli altri a sopportare le privazioni e ad attivare una ripresa consapevole per quello che troppo spesso solo in modo pedissequo chiamiamo “sviluppo sostenibile”. Quest’ultimo contiene invece proprio quegli esiti, diversi e lontani dagli stili di vita che abbiamo mantenuto in questi ultimi anni.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *