“DENTRO IL LOCKDOWN I rischi per la tenuta democratica: non solo inutili allarmismi” parte 3 (per la parte 2 vedi 24 novembre)

“DENTRO IL LOCKDOWN    I rischi per la tenuta democratica: non solo inutili allarmismi” parte 3

Quel che pavento in questi “post” deve essere utile a scongiurare simili scenari apocalittici.

Non basterà che qualcuno lo scriva, che lo dica e che uno sparuto gruppo di supporter lo confermi; bisognerà lavorare sodo per recuperare un “volgo disperso” sofferente al di là di quanto sia oggi possibile immaginare, oltre le privazioni oltre i lutti ben oltre le sofferenze fisiche e morali, psicologiche e reali. Se rimane in noi un lievito di serenità con il quale poter riuscire a concretizzare un pensiero complesso non piegato sulle proprie miserie, dovremo ricostruire il nostro tempo e rimettere in ordine il tutto per il futuro, che non potrà essere del tutto uguale a quel recente passato che in tanti sembrano voler rapidamente, il più velocemente possibile, recuperare.

In questi giorni ferve con intensità il dibattito sulla necessità di riaprire, in qualsiasi modo, molte tra le attività commerciali e turistiche; si rischia di rimettere in moto la circolazione del virus con una velocità ben superiore a quella finora espressa nelle due fasi, la seconda ancora in corso seppur in lieve flessione. C’è in una parte degli imprenditori – come quelli che si occupano delle località turistiche sulla neve – la “giusta” idea che si corrano rischi di impresa cui essi tengono in modo molto netto e specifico e temono “giustamente” per il loro futuro. Hanno tutte le buone ragioni da portare avanti; ma non intendono, ed in realtà non possono nemmeno del tutto, assumersi la responsabilità, considerarsi colpevoli, dei danni altrettanto gravi e oggettivamente incommensurabili che potrebbero provocare, ridando forza alla diffusione della pandemìa. In linea di massima si sarebbe anche potuto mantenere aperte tante altre realtà operative (ristoranti, alberghi, musei, teatri, cinema, centri commerciali, impianti sportivi, ecc…) già nella prima fase; ma sarebbero occorsi alcuni elementi che oggettivamente sono mancati: a questo punto sarebbe stato stato utile una sollecitazione “virtuosa” da parte delle Opposizioni (che in questa fase qui nel nostro Paese afferiscono in modo esclusivo alle Destre) ad utilizzare metodi severi ed energici per tutti con la scelta di regole prescrittive rigorose sia nella fase teorica propositiva sia in quella immediatamente successiva attuativa ed applicativa. Le Destre dovrebbero possedere dentro il loro DNA questa potenzialità; ma in questo Paese purtroppo (! – lo dico a forte ragion veduta) la Destra è semplicemente caratterizzata da una parte dalla voglia di essere “contrari” a prescindere con lo scopo di rosicchiare un po’ alla volta consensi alle forze di Governo, dall’altra parte sostengono posizioni negazioniste oscurantiste, dall’altra ancora si ergono a paladini esclusivi delle parti produttive che, in gran numero, hanno usufruito di vantaggi di carattere economico. E questo modo di essere delle Destre in definitiva “non collaborativo”, in un momento in cui è opportuno  e – forse anche “vincente”,  finisce per  ingenerare un “corto circuito” che sospinge, in un drammatico gioco delle parti, il Governo a produrre scelte ambigue non così forti da poter rapidamente, dopo un periodo di difficoltà, consentire una ripresa dignitosa per l’intero Paese.

prosegue “DENTRO IL LOCKDOWN    I rischi per la tenuta democratica: non solo inutili allarmismi”

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *