DENTRO IL LOCKDOWN – riflessioni e domande

DENTRO IL LOCKDOWN –   riflessioni e domande

Il caleidoscopio colorato dell’Italia Covid19 sembra virare verso il “giallo” all’interno di una commedia dell’ipocrisia che ci riporta alle consuete valutazioni nei confronti della “pratica” politica.

NIENTE DI NUOVO SOTTO IL SOLE

I cambiamenti auspicati forse non vedranno neanche la luce, abortiti all’interno delle convenienze ed in barba alla necessità primaria che in un ordine di valori dovrebbe vedere in primo luogo la salvaguardia della Salute pubblica. Se proprio si vuole dare uno sguardo al termometro della mia complessione, esso vira verso il maltempo, la depressione. E ciò è dovuto alla consapevolezza che il nostro destino è oggi nelle mani non solo di governanti imbelli, ma anche di quella parte di Opposizione al Governo che si pone come obiettivo quello di mettersi alla testa di coloro che, a vario titolo e per ragioni molto spesso contrapposte (commercianti, mercanti da una parte e consumatori dall’altra), sono pronti ad approfittare di una deregulation pericolosissima soprattutto per chi rischia maggiormente la propria vita.

I governanti, ivi compresi gli esponenti locali, soprattutto regionali, utilizzano solo per mostrarsi “saggi” parole di prudenza. Sono pronti ad intestarsi un passaggio di colore come una propria vittoria; chiaramente strizzano l’occhio alle categorie commerciali e pubblici esercizi che hanno visto, non diversamente da altri settori – penso a quello dello spettacolo cui sono affezionato – una catastrofica riduzione dei loro cespiti.  Il rischio che si corre con la “riapertura” – pur con regole dichiarate “ferree”(!) – è di dover assistere su ogni parte del nostro territorio urbano alle stesse scene di affollamento vedute in Lombardia e Piemonte qualche giorno fa, quando si “festeggiava” semplicemente un cambio di colore da “rosso” ad “arancione”. Chi impedirà che ciò accada? Ciascuno di noi potenzialmente potrebbe accampare pretese in tal senso: perché i miei vicini vanno in Centro a fare lo shopping di Natale ed io no? E’ quel che hanno pensato a Torino e a Milano ed è quel che penseranno a Firenze, a Napoli, a Palermo e via dicendo. Ho la sensazione che non sia stata compresa a pieno la gravità della situazione e che qualcuno – molto in alto – stia a sperimentare sulle masse per seguire la diffusione del virus.

In tutto questo prosegue la “telenovela” della Scuola.

Lo ripeto: sono pienamente convinto che la chiusura delle scuole sia una iattura che rischiamo di dover pagar caro.

Di poi però mi piacerebbe che quei genitori, quegli studenti, quei docenti, quei dirigenti e tutti i “soloni” politicanti che in questi giorni elevano funerei lai sulla Scuola al tempo del Covid fossero davvero consapevoli di cosa era la SCUOLA italiana prima che questi eventi drammatici ci hanno condizionato così come oggi si vede.

Su 35 paesi europei siamo al 30mo posto per abbandono scolastico; peggio di noi solo Bulgaria, Romania, Malta, Spagna e Islanda. I dati sono del settembre 2020 ma chiaramente si riferiscono al pregresso (certamente in questo periodo sono di gran lunga aumentati; ma – per effetto della pandemìa – sono generalizzati).

Gli edifici scolastici, cari genitori, sono abbondantemente inadatti a contenere il numero di studenti che vi erano ammassati: una delle cause dell’abbandono è dovuto anche a questi motivi. Cari genitori che così ardentemente chiedete la riapertura della Didattica in presenza dove eravate “prima” che questo “cataclisma” scoppiasse?

Middle school students demonstrate against distance teaching, in front of the Piedmont Region headquarter, in Castello square, Turin, 30 November 2020. ANSA /JESSICA PASQUALON

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