DENTRO IL LOCK DOWN – I doni inattesi e quelli che tardano parte 2

DENTRO IL LOCK DOWN – I doni inattesi e quelli che tardano

Parte2

Noi che siamo stati rispettosi delle regole e ci siamo protetti (continuiamo a farlo) cercando di uscire il minimo possibile (nel primo periodo – quello primaverile – si usciva come i criceti nella ruota contando i passi e l’auto è rimasta ferma), ponevamo una grande attenzione a seguire i social, a scrivere le nostre elucubrazioni paraletterarie, a leggere quotidiani on line a prezzi stracciati e spulciare l’elenco delle programmazioni cinematografiche, musicali, teatrali, rifuggendo dopo una prima “abbuffata” mortifera dal seguire per punto e per segno le diatribe sanitarie e politiche che a tutte le ore del giorno (“nottata” che non finiva compresa) ci venivano proposte in abbondanza.

Abbiamo in più occasioni espresso il nostro rammarico per l’assenza di “coraggio” da parte degli organi governativi verso alcuni settori della Cultura e dell’Arte, come Teatri, Cinema, Musei, Biblioteche, Circoli culturali, strutture varie consimili, che sono stati “chiusi” in modo radicale. Faccio notare ancora una volta che quella è stata una scelta poco ragionata, comprensibile in una prima fase, quella della concitazione dovuta allo scoppio della pandemìa, ma che ha poco senso in quelle successive dove la ragionevolezza avrebbe potuto indurre a pretendere una regolamentazione draconiana delle presenze all’interno di sale teatrali, cinematografiche, circoli culturali, musei, biblioteche e via dicendo.

Come spesso accade, però, c’è chi può e chi non può, chi ha potere e chi non ne ha del tutto. Le grandi strutture teatrali hanno potuto godere di un vantaggio dovuto alla loro autorevolezza nazionale ed internazionale e sono riuscite a collocare le loro proposte o sul web o sui canali televisivi. La stessa cosa sta accadendo per alcune produzioni cinematografiche che trovano posto sui canali a pagamento o su piattaforme digitali come Raiplay. Inoltre gli esperti del web hanno potuto trovare occasioni ghiottissime per seguire alcuni grandi kermesse cinematografiche musicali, teatrali. Ovviamente non sono mancati i dibattiti di tipo politico, sociale, culturale in senso ampio. In parte, questi sono stati i doni inattesi per tanti tra noi che eravamo condizionati; ed in questo modo abbiamo trascorso il nostro tempo, evitando il contagio.

Tra le offerte più interessanti c’è stata l’apertura della Stagione concertistica del Teatro dell’Opera di Roma che ci ha fornito un esempio straordinario con “Il barbiere di Siviglia” di Gioacchino Rossini e la regia di Mario Martone, splendida nella capacità di utilizzare tutti gli spazi resi disponibili dall’assenza di pubblico e soprattutto quella di saper contestualizzare temporalmente alcune scelte registiche con grande senso ironico (mascherine, sanificazioni, distanze di sicurezza): l’opera rossiniana si prestava bene anche a creare un effetto di ottimismo. Quello che invece è totalmente mancato nell’altra grande proposta: la prima del Teatro Alla Scala di Milano, con una serie di interventi di altissima qualità, è apparsa intrisa di pessimismo e di cupezza. Certamente una ricchezza di personalità (Roberto Bolle, Riccardo Chailly, Placido Domingo) e di riferimenti letterari (Pavese, Bergman, Sting, Racine, Hugo e Montale) ma è certamente mancato quel tratto di stimolo ad avere maggiore fiducia verso il futuro, che è tanto necessario oggi.

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