6 gennaio – COVID 19 – I conti con la Storia – parte 2 – I limiti dell’azione degli Enti locali sulle strutture artistiche culturali in generale

COVID 19 – I conti con la Storia – parte 2 – I limiti dell’azione degli Enti locali sulle strutture artistiche culturali in generale   .

Trovo che sia semplice da parte di un singolo cittadino avanzare proposte che difettano molto spesso nella visione della complessità. Pur tuttavia fino a quando non venga negata a ciascuno la capacità di intendere e di volere occorre mettere in moto le sinapsi ed esercitarsi alla ricerca di soluzioni possibili, anche se realisticamente, in queste particolari condizioni, possano apparire rivoluzionarie.

Tra le altre cose, non possiamo non prendere in considerazione che la pandemìa si sia rivelata nelle nostre contrade già da poco meno di un anno. E l’emergenza, se è tale, non può durare tanto. La sensazione è che si sia dato troppo potere ad un organismo tecnico scientifico senza un vero e proprio coinvolgimento delle categorie professionali “in toto”. Non posso negare che il ruolo del Comitato T.S. non sia (e sia stato) utile; e non posso negare che molto spesso l’organismo governativo abbia agito in parziale autonomia (come è in ogni caso logico che sia), calibrando gli interventi intorno alle necessità di singole e differenti categorie. La qual cosa, però, invece che affrontare e risolvere i problemi,  ha provocato un trattamento differente creandone ancor di più nella società, aumentando i costi sociali in maniera inverosimile: la diatriba intorno alle discoteche in estate, la telenovela della Scuola, l’aprire e chiudere gli esercizi commerciali ha messo in difficoltà intere catene produttive.

Lo ripeterò ancora una volta: dopo il tempo dell’emergenza (febbraio, marzo, aprile 2020) sarebbe stato logico attivare una struttura parallela che non fosse limitata alla parte sanitaria scientifica. Ora, forse, non è tardi. “Forse!”. Anche perchè si addensano nubi fosche sulla compattezza del Governo ed in ogni caso, non essendoci un’alternativa alle viste, è ben difficile procedere con una unità di intenti dell’intero Paese, di cui abbiamo urgente bisogno.  Anche per questo, ritornando ai luoghi dell’Arte e della Cultura (Biblioteche, Musei, Teatri, Cinema, Circoli e altro), non si è avuto il coraggio di riorganizzarli mantenendoli in funzione, attraverso sistemi di prenotazione obbligatoria contingentata al minimo. Il mondo amministrativo è andato “in vacanza”; in modo particolare, quello legato alla Cultura, che si è rivelato incapace di gestire il post-emergenza. Avrebbe dovuto progettarlo da subito ma è andato “in vacanza”. Una Biblioteca, un Teatro più che un Cinema, dipendono chi più chi meno dalla struttura pubblica (ci sono Teatri “privati” che tuttavia accedono anche a fondi pubblici) ed un Ente locale avrebbe potuto stabilire le modalità operative per l’accesso. Non è stata proposta altra soluzione al di là della “chiusura” totale. Un Cinema ha la possibilità di limitare l’accesso attraverso l’utilizzo di prenotazioni online o in ogni caso anche al botteghino. Non è stata proposta altra soluzione che la “chiusura”. Questo poteva essere sopportato in periodo di alta emergenza; non più di tanto. Ovviamente se non è stato provveduto fino ad ora ciò non significa che non lo si possa fare adesso.

Nel prossimo blocco proverò a sottolineare in modo critico ma propositivo la necessità di far ripartire le strutture periferiche istituzionali laddove, come per esempio a Prato, siano state smantellate.

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