11 gennaio CINEMA – Storia minima 1937-38 parte 13 (per la parte 12 vedi 24 dicembre 2020)

CINEMA – Storia minima 1937-38 parte 13

Sempre nel 1937 conta dar merito alla trasposizione di un’ importante opera della scrittrice Pearl S.Buck, che con “La buona terra” scritto nel 1931 vinse il Premio Pulitzer nel 1932 e la medaglia di riconoscimento dall’Accademia americana delle arti e delle lettere. La scrittrice si avvale della sua esperienza diretta in Cina, dove ella visse dai tempi dell’infanzia. Il film, la cui regia fu di Sidney FranklinSam WoodGustav Machatý e la sceneggiatura della stessa autrice Pearl S. Buck, insieme a Owen Davis e Donald Davis è tutto basato sulla vita di alcuni contadini ed è un vero e proprio trattato etno antropologico su quella realtà (il duro lavoro, le varie fasi della vita, il dramma della carestia, della siccità e della conseguente miseria). Esso ebbe numerose nomination e vinse l’Oscar alla migliore attrice ( Luise Rainer ) e l’Oscar alla migliore fotografia ( Karl Freund ).

Ancora nel 1937 ci piace ricordare una delle edizioni (ve ne erano state alcune anche nel periodo del cinema muto nel 1913 e nel 1922) di un film tratto anch’esso da un romanzo di Anthony Hope, “Il prigioniero di Zenda”. Ve ne saranno altrettante in seguito. Quella di cui parliamo fu diretta da John CromwellW. S. Van Dyke ed interpretato da Ronald Colman, Douglas Fairbanks Jr., Madeleine Carroll e da un giovane già esperto David Niven. La storia è incentrata su uno scambio di persone somigliantissime. Ronald Colman le interpreta entrambi.

Nel 1991, il film è stato scelto per la conservazione dal National Film Registry della Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti.

Facciamo un piccolo salto ed entriamo sia nell’anno successivo ma anche in Europa sulle sponde occidentali, in Francia. Qui proseguono il loro percorso artistico Jean Renoir e Marcel Carné. Il primo gira uno dei suoi capolavori, tratto da “La bestia umana” romanzo di Émile Zola. Una storia torbida di passioni e pulsioni malefiche interpretata in modo egregio da uno dei più grandi artisti cinematografici, Jean Gabin. E’ infatti “L’angelo del male”, Severine, donna intrigante e seduttiva, interpretata da Simone Simon a portare Jacques Lantier, macchinista di locomotive, sull’orlo dell’abisso omicida. Da notare la presenza sullo schermo dello stesso regista, che interpreta il personaggio di Cabouche. Il film fu un successo immediato e decretò in modo definitivo il successo di Renoir.

In quello stesso anno sempre il grande interprete, Jean Gabin, insieme ad un’altra straordinaria figura del divismo cinematografico francese, Michèle Morgan, danno vita ad un altro dei grandi film cult, “Il porto delle nebbie” (Le Quai des Brumes) di Marcel Carnè, scritto da Jacques Prévert tratto dall’omonimo romanzo di Pierre Mac Orlan. Anche in questo caso gli ambienti sono degradati e fumosi e prefigurano violenze e delitti. Il film ebbe il riconoscimento ufficiale al Festival di Venezia del 1938, la sesta edizione dell’importante vetrina, con la  Medaglia di segnalazione per la regia.

In quella stessa edizione, vinsero il primo premio – la Coppa Mussolini – un film italiano celebrativo del regime, “Luciano Serra pilota” di Goffredo Alessandrini, interpretato da Amedeo Nazzari e sceneggiato anche da un giovane Roberto Rossellini, ed un film documentario straordinariamente diretto da una giovanissima fotografa e regista la cui attività si è protratta per l’intero ventesimo secolo, Leni Riefenstahl nata a Berlino, 22 agosto 1902 –  e morta a Pöcking, 8 settembre 2003. Si tratta di “Olympia” vero capolavoro del genere, con il quale la giovanissima artista seguì tutte le fasi dei Giochi Olimpici di Berlino 1936, utilizzando tecniche innovative che sarebbero diventate punti di riferimento da lì in avanti per i documentaristi e non solo.