13 gennaio – I CONTI NON TORNA(VA)NO parte 19 (per la XVIII vedi 2 dicembre)

I CONTI NON TORNA(VA)NO parte 19

19. Si ricordava prima il percorso seguito dalla Provincia. Non è diverso, direi addirittura in un certo modo, mi sia consentito, peggiore il percorso realizzato dal Comune di Prato. Lo dico senza mezzi termini, anche se il risultato può considerarsi apprezzabile. Ma a decidere questo Piano per l’obbligo (è curioso ma è così si parla di due piani) ci hanno pensato quasi esclusivamente i Direttori Didattici ed i Presidi, con l’accordo ovviamente dell’Assessore ed immagino del Provveditore. Fatto sta poi che solo nella riunione di maggioranza di lunedì scorso, se non sbaglio, è stato possibile visionare quella proposta.

Io credo, assessore Frosini, che  tutta questa vicenda sia  stata condotta in contrasto con le ideologie fondanti alle quali la sua forza politica, che non è poi la sola, si richiama. Manca nel suo lavoro il concetto di solidarietà: è stato prodotto un Piano bello ma separato dal resto e si è lasciato che in questa città famiglie intere si dividessero, amici in qualche modo si contrastassero, si verificasse qualcosa, che, per carità, non è paragonabile a Sarajevo, ma è comunque fortemente spiacevole, che si potrebbe protrarre nel tempo. Tutto questo, senza che da parte del Comune si dicesse: Vediamoci, verifichiamo quel che è possibile fare; cerchiamo insieme qualche soluzione. Anzi! si diceva proprio il contrario: non dipende da noi, non dipende da me. Che dire? Si è insensibili? Non ci credo. Ma  certamente si è corresponsabili di questa situazione, e lo si è in modo profondamente politico.

In questa corresponsabilità voglio ricordare che se si verificassero nel tempo (un tempo credibile, ad esempio nella prossima legislatura) le “voci” che non sono stato certo io a produrre, ma che vengono anche da queste stanze, su possibili presidi “supermanager”, i costi politici di questa operazione ricadrebbero a maggior ragione sulle vostre spalle. A maggior ragione perché questo modo dissennato, irrazionale di affrontare i problemi della scuola o è stato partorito da una mente diabolica e perversa o da qualcuno che non conosce come funziona, cosa significhi, cosa è una “scuola”.  E tutto questo produrrà i suoi contraccolpi politici: non ne ho il minimo dubbio. Ve lo dico tranquillamente, anche abbastanza presto.

Era inevitabile in questa situazione che ci fossero delle proteste, solitamente garbate, a volte un po’ sopra le righe. In generale non si potrà mai dire  che chi ha finora protestato non lo abbia fatto con signorilità, ed abbia finora avuto tanta pazienza.

Anche gli insegnanti hanno dimostrato tanta pazienza: soprattutto dal momento in cui hanno capito di avere di fronte a sé non Amministratori ma “maestri di vita” che sapevano bacchettare a dovere quei docenti attaccati al loro posticino, al loro quartierino, quei docenti che in fondo non capivano proprio niente, passi per i metri quadrati del sottoscritto, non capivano proprio niente della vita.

Vedete, ci sono delle questioni che proprio non tornano.

Non tornano i conti.  Infatti non si capisce più di un elemento.

Intanto, ci si spieghi qui come il “Dagomari” farà ad essere ospitato nell’attuale struttura del “Gramsci”. Qui non ci vuole uno scienziato e non sono necessari i “maestri di vita” per capire che, così come è ora, il “Dagomari” non ci riesce a stare; perlomeno non ci può stare con tutta intera l’offerta formativa attuale: questo si configura come un vero e proprio attentato al diritto allo studio. 

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