19 gennaio – Cani gatti e figli – il nostro “primo figlio” era “peloso” parte seconda (per la prima parte vedi 20 dicembre)

Cani gatti e figli – il nostro “primo figlio” era “peloso” parte 2.

Come tanti “siamesi” era cagionevole di salute, soprattutto quando per motivi logistici era costretto a cambiare dieta. Accadde, dunque, che in una delle vacanze estive, all’inizio degli anni Settanta a Maratea, Pallina si ammalasse gravemente, era inappetente, svogliato, indolente. Quasi certamente era immalinconito dal cambio di sede, pur provvisorio o forse, come ci disse una giovane veterinaria del posto, era stato punto da qualche insetto.   Mary per alcuni giorni era diventata esclusiva badante del gatto e decise di interrompere la vacanza, ritornare a casa e riportare Pallina alle buone abitudine alimentari. Ripartii anche io dal mare e, insieme a Mary, ci si prese cura del gatto, che si riprese pur lentamente ma del tutto in meno di una settimana. A me parve che dopo quella vicenda gli fossi rimasto più simpatico; era, diciamocelo, meno geloso.

Purtroppo, poi, Mary ed io ci siamo allontanati per inseguire il nostro progetto di vita e non avremmo mai pensato di poter avere una compagnia in una realtà provvisoria come quella dove ci siamo trovati “insieme” a stare: una mansarda di legno in una palazzina storica ma vetusta (anche se per noi è stata una vera e propria “reggia”) nel centro storico di Feltre, che è una bella cittadina nella provincia meridionale di Belluno. “Pallina” rimase solo e condizionato da tutta una serie di vicissitudini di tipo tellurico con la terra puteolana ballerina e si ritrovò sfollato tra gli umani in quel di Castelvolturno e  si smarrì nella pineta probabilmente andando “a caccia”. Di lui rimasero indelebili gli agguati ai canarini in gabbia e il tentativo di balzare sulla “pelata” di un amico di casa, nonchè sono ferme nella memoria le passeggiate sul bordo dell’inferriata del balcone da cui, più di una volta, era cascato facendo voli di qualche metro.

Nella “mansarda” di Feltre nel periodo in cui avevo vissuto da “single”, condividendo lo spazio, ampio (tre camere da letto) con alcuni colleghi, tutti “terroni” come me (andando verso il Nord “terroni” sono tutti quelli che abitano anche solo a pochi metri verso Sud): Saverio era reatino, Salvatore casertano e Pinuccio barese. Gli ultimi due erano da soli; il primo aveva con sè un “collie”, buono buono come il pane, se ne stava tranquillo e, per me, era davvero come se non ci fosse. Anche Saverio era una persona straordinariamente riservata e questo quasi certamente si rifletteva sul suo cane, che mi accettava anche quando lo portavo fuori al posto del suo padrone. Saverio peraltro era libero per l’intera giornata, insegnando alle “150 ore” che appena allora avevano preso il via, riservate ai lavoratori per recuperare anni di scuola media. E quindi, anche per questo motivo, la sera ero io a portarlo giù per via Mezzaterra fino alla sede della Scuola Media: e non poche volte mi sono aggregato tra studenti e docenti, facendo leva sulla mia attività non solo di docente ma anche, in quel periodo, di sindacalista.

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