IL TEMPO DELLA RESPONSABILITA’ un preambolo e parte 1

Questo post, come altri, ha lo scopo di mantenere alto il livello di “memoria” (a partire dalla “mia”, si intende) per poter meglio comprendere la realtà nella quale viviamo

IL TEMPO DELLA RESPONSABILITA’ parte 1


Vale per tutti.

Anche in un post di alcuni mesi fa, avevo sottolineato che – di fronte agli eventi infausti – una classe politica deve essere in grado di far emergere gli aspetti positivi comuni.

In realtà era – la mia (ma anche quella “nostra”) – una mera pia illusione. Troppi sono stati gli eventi “infausti” che hanno caratterizzato il quadro politico italiano “prima” che la pandemìa dilagasse. Una crisi profonda soprattutto morale proveniente da tempi lontani e mai sanata, nonostante gli sforzi della parte migliore del paese, incapace tuttavia di assumere ruoli dominanti, ha fatto sì che la crisi economica – anch’essa, per un periodo di tempo, pandemìca – producesse danni insanabili.

Deve essere in grado. “Dovrebbe”. Ma in questi ultimi anni è anche accaduto che fosse messo in discussione in modo superficiale il mondo politico, proponendo soluzioni di tipo populistico che avevano – e hanno, purtroppo – il difetto di non essere garantite da una base di riforme assolutamente necessarie per poterle poi applicare concretamente.

Il Movimento 5 Stelle ha di certo il merito di aver posto all’attenzione del Paese la necessità di interventi in modo particolare nei settori della Giustizia e del Lavoro. Lo ha fatto puntando all’ottenimento di una maggioranza assoluta per poter governare ed allo stesso tempo evitare di dover concordare con altre forze politiche l’azione di Governo. Tutti sanno come è andata nel 2018: il progetto è “fallito”. E si è dato vita ad una coalizione con la Destra salviniana, tra le peggiori che si siano fino ad ora conosciute. Prova ne sia che ad apertura dell’estate dell’anno successivo, il 2019, Salvini ha tentato di far saltare il Governo presupponendo di avere ormai le carte giuste per assumerne la guida. Anche questo progetto è fallito; e si è dato vita ad una nuova coalizione di segno opposto.

L’accenno a Giustizia e Lavoro è riferito ad alcuni aspetti come la sospensione della prescrizione dal momento dell’inizio del processo (ovvero con l’assunzione della qualità di imputato) e a tutta la partita del “reddito di cittadinanza”.

In realtà se non viene riformata l’intera impalcatura del settore della Giustizia i piccoli interventi, pur se accreditati positivamente, non possono far funzionare una “macchina” che ha incrostazioni velenose ormai insanabili. La realtà è quella di una massa immensa di addetti al settore che lo rende ormai ingovernabile, irriformabile, irredimibile, che molto spesso lo fanno considerare una “casta”, una vera e propria “lobby”.

Allo stesso tempo, non si può pensare di intervenire sul settore del Lavoro con una ricetta che funzionerebbe bene (ed infatti in alcune realtà estere riesce ad affrontare il dramma della mancanza – temporanea –  di Lavoro) se ci fosse una legislazione rigorosa e severa del mercato. “Il reddito di cittadinanza” così come è stato formulato serve soltanto a tamponare molto provvisoriamente il problema atavico della disoccupazione; ma se non si interviene sulle “regole”, accompagnando il tutto con una riforma fiscale che colpisca il lavoro nero, anche quello “camuffato” da contratti fasulli, quella proposta non creerà vantaggi concreti. Inoltre sarebbe stato utile anche intervenire in modo organico sulla formazione e sulla riorganizzazione della Pubblica Amministrazione, partendo dalle Agenzie del Lavoro.

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