6 febbraio – Di fronte agli Azzeccagarbuglismi renziani – Governo tecnico o politico o “tecnico-tattico”?

GOVERNO TECNICO O POLITICO  – GOVERNO TATTICO?

Non abbiamo per niente bisogno di sentirci rassicurati di fronte allo sfascio procurato all’attuale situazione politica da parte di un gruppetto minuscolo di “pasdaran” centrodestristi (sono degli “illusionisti” da strapazzo che tentano di nascondere il proprio reale pensiero) come quelli che afferiscono a Italia Viva ed al loro “capo” Matteo Renzi. Il saggio “pistolotto” autoreferenziale che ha tenuto di fronte ai giornalisti all’uscita dal “colloquio” (termine inadatto per chi predilige soliloqui) con il Premier incaricato, Mario Draghi ha messo in chiaro la naturale propensione a primeggiare . “Cui prodest?” (a chi interessa prioritariamente?) l’attuale sfascio procurato in modo proditorio e vigliacco (il termine è facilmente collegabile a chi – dopo aver procurato una rottura – finge di non esserne colpevole: anzi, se ne vanta pure), a chi torna a vantaggio? Certamente alle “Destre” che da sole non sarebbero di certo riuscite a rimettersi in gioco; al suo amico Berlusconi con cui si era intrattenuto più volte dalle visite ad Arcore a quelle in via del Nazareno ed a quella parte “operosa” collegata ai grandi interessi finanziari cui fanno gola molti tra i tantissimi miliardi che affluiranno da parte dell’Europa. Certamente gioisce la Lega e soprattutto quel Salvini che, incautamente, ma in modo molto simile (non per numero di consensi) a Renzi, aveva tentato di disarcionare Conte già lo scorso anno; e non c’era riuscito. E forse anche qualche “nuovo amico” lontano erede di Alì Babà.

Non una sola volta, di fronte ai morsi della pandemìa, avevo caldeggiato (son poca cosa, ma con libertà esprimo il “mio” pensiero) una presa di coscienza generale da parte delle forze politiche, tutte insieme. Quel che è accaduto è la “realtà”; i miei auspici, così come quelli di tanti altri cittadini, erano l’utopia necessitata. Sappiamo come è andata.

Ho più volte parlato di responsabilizzazione, non solo nei mesi scorsi. Anche in questi post recenti.

Di fronte allo sfascio provocato dal dissennato comportamento di Matteo Renzi il tema della responsabilizzazione diventa un diktat che con urgenza deve essere portato a termine. Anche se in questa fase assume un significato diverso ed apre scenari molto diversi.

Ci si va chiedendo come debba e possa essere un “governo” in questa nuova fase di mantenimento e di  ricostruzione. Un Governo politico avrebbe potuto garantire una assunzione di responsabilità diretta alcuni mesi fa. Le forze politiche avrebbero potuto firmare una tregua davanti al numero elevatissimo di contagiati e vittime, davanti al dramma della perdita del lavoro. “Avrebbero dovuto” ma non lo hanno voluto, mantenendo le distanze accumulate negli anni precedenti. Dopo la “tregua” risolti i problemi “insieme” si sarebbero riprese le contese elettorali.

Oggi la scelta “politica” che con urgenza sembra avere consenso diffuso ed, in un contesto nel quale non si sono attenuate le distanze, sarebbe molto pericolosa, è la strada peggiore da intraprendere. Probabilmente anche il Capo dello Stato  ha espresso tale considerazione quando nel suo intervento di martedì 2 febbraio ha detto “ Avverto pertanto il dovere di rivolgere un appello a tutte le forze politiche presenti in Parlamento perché conferiscano la fiducia a un governo di alto profilo che non debba identificarsi con alcuna formula politica “.

Chi cerca di aggirare il pensiero di Sergio Mattarella lo fa semplicemente per tenere il punto sulla necessità di non perdere di vista il proprio limitato potere. C’è con chiarezza l’indicazione di un Governo di tipo “tecnico” con funzioni limitate alla soluzione delle urgenze, così come peraltro elencate in modo sintetico e razionale dallo stesso Mario Draghi fresco di investitura: «vincere la pandemia, condurre in porto la campagna vaccinale, dare risposte ai problemi quotidiani dei cittadini, rilanciare il Paese» .

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