8 febbraio – Da rottamatore a costruttore: forse una spiegazione c’è!

Da rottamatore a costruttore: forse una spiegazione c’è!

Da “rottamatore” a “costruttore” in una sarabanda trasformistica che fa tornare alla mente i tempi “belli per lui e per chi lo sostenne” di Berlusconi, quando veniva rappresentato come “operaio”, “pasticcere”, “capotreno”, “pompiere” e tanto altro  l’attuale erede del berlusconismo non può che essere Matteo Renzi. D’altra parte lui non ha mai fatto velo di essere attratto dalla parabola ascendente dell’anziano leader di “Forza Italia” e lo ha dimostrato anche nel momento in cui ha voluto creare una propria identità esclusiva con “Italia Viva” ponendo l’accento proprio sulla appartenenza nazionalistica: un neosovranismo di Centro senza la Sinistra, da sempre per lui  ingombrante.

Il suo è apparso a tanti come un progetto distruttivo del Partito che fu di Togliatti e Berlinguer e poi di Occhetto e D’Alema pur con una sostanziale modificazione tra i primi ed i secondi “due leader”.

Non sono scollegati da queste riflessioni molti degli eventi recenti come l’accelerazione imposta alla crisi del secondo Governo Conte ed il contemporaneo rifiuto di dar vita ad un Conte-ter, oltre a quell’intervento in terra saudita a sostegno delle politiche iper liberiste di quel Governo (che dovrebbero essere giudicate molto diverse da quelle che nel “nostro” Paese andrebbero programmate e realizzate), per non parlare della sua espressione di volontà di trasformazione da “rottamatore” a “costruttore”. Quanto a quest’ultimo “termine” è rivelatore di un dato che dovrebbe indurre in attente riflessioni, quanto a quel che apparirebbe una “conversione” di quella parte di Politica aggressiva e oppositiva a volte “a prescindere” in modo bassamente “ideologico”, come la Lega  che sembra apprestarsi ad appoggiare “convintamente” il futuro Governo Draghi, per sedersi al ricco desco dei contributi europei.

Ritornando brevemente al suo discorsino, in un inglese terrificante, di fronte al principe saudita Mohammad bin Salman, presidente del Fondo per gli investimenti pubblici (PIF), presidente del Consiglio degli affari economici e dello sviluppo dell’Arabia Saudita, che sembra esprimere soddisfazione da tutti i pori, c’è da notare che simili argomentazioni non sono tollerabili da parte di chi continua a praticare Politica attiva nelle istituzioni: sarebbe stato molto probabilmente – non da parte mia, però –  in gran parte diverso il giudizio su quel che Renzi ha detto (a conferma del suo vero pensiero)  laddove egli avesse mantenuto la promessa di abbandonare in modo definitivo la Politica dopo la debacle post referendaria e le batoste elettorali successive. Invece sia lui che la signorina Boschi hanno proseguito a calcare gli scranni parlamentari e a dispensare la loro sapienza, dimostrando ancora una volta di più lo scarso rispetto nei confronti del popolo italiano. Sulla gravità dell’intervento in terra  saudita invito a leggere l’articolo apparso su “Libération” a firma di Eric Jozsef e riportato sul numero 1395 di “Internazionale” del 5/11 febbraio (ora in edicola).

Non hanno destato in me alcuna sorpresa i volti rasserenati di alcuni leader della Lega davanti agli affondi di Matteo Renzi: provavano un sottile piacere perchè il “capo” di Italia Viva si incaricava del “lavoro sporco” e li metteva in grado di riprendere a partecipare in modo “concreto e diretto” alla “ricostruzione” con tutti i vantaggi possibili ed immaginabili cui la Politica ci ha da molto tempo abituati.

Allo stesso tempo non sono rimasto sorpreso nel vedere e sentire l’intervento di Matteo Renzi all’uscita dal primo incontro con Mario Draghi, incaricato della formazione di un “nuovo” Esecutivo. Avevo già pensato da qualche giorno, sin dalle sue dichiarazioni piene di “saggezza(!)” all’uscita della consultazione con il Presidente della Repubblica, che la sua ambizione smodata sarebbe stata quella di un nuovo incarico per se stesso a formare il Governo; poi Domenico Starnone in un editoriale sul numero di “Internazionale” – lo stesso di cui parlo sopra – a pagina 14 conclude suggerendo a Draghi una possibile soluzione: “Forse, se lo stimato banchiere-politico vuole portare a termine con serenità il suo mandato, deve tenere per sé il ministero dell’economia e assegnare a Renzi la presidenza del Consiglio.”

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