12 marzo – CINEMA – Storia minima – parte 16 – 1939 – per la XV vedi 15 febbraio

CINEMA – Storia minima – parte 16 – 1939

Il film di cui si tratta in coda alla parte 15 è “Ombre rosse”

“Ombre rosse” (“Stagecoach” – La diligenza) si basa su un racconto di Ernest Haycox e narra il viaggio tra un gruppo di sconosciuti rappresentativi di una eterogeneità (una prostituta, un venditore di superalcolici, un alcolizzato, una donna incinta che intende raggiungere il marito che è un ufficiale di cavalleria, un giocatore d’azzardo, un banchiere, un maresciallo chiamato a difendere il convoglio dal suo postiglione, preoccupato non solo del pericolo di poter incrociare un ricercato ma anche dall’annuncio della discesa sul “sentiero di guerra” da parte di Geronimo e degli Apache. Il film inaugura un percorso western in una delle location classiche di quel genere, la Monument Valley, scelta da John Ford in altre opere altrettanto significative (come “Sentieri selvaggi”) nelle quali il grande regista volle anche proseguire la sua collaborazione con John Wayne, che in “Ombre rosse” interpreta il ruolo del “ricercato” Ringo Kid. Tra gli interpreti dobbiamo ricordare Claire Trevor – la prostituta – e John Carradine – il giocatore d’azzardo.

Il film pur avendo avuto molte candidature agli Oscar ne ottenne solo due di secondo piano, per il Miglior attore non protagonista a Josiah Boone (l’alcolizzato) e per la Migliore Colonna Sonora. Pur tuttavia “Ombre rosse” è rimasto nella Storia del Cinema come uno dei più grandi straordinari capolavori di tutti i tempi ed è costantemente oggetto di studio per la tecnica adottata e la capacità narrativa espressa.

Approdando in Europa fermandoci per ora in Francia ritroviamo due tra i giovani ma già affermati cineasti più attivi in quel periodo, Marcel Carné e Jean Renoir.

Il primo gira un nuovo capolavoro, anche questo, come il precedente “Il porto delle nebbie”, di cui abbiamo brevemente accennato nella parte 13, interpretato da Jean Gabin, che pian piano confermerà di poter essere una icona fondamentale del cinema francese e non solo. Il nuovo film,“Alba tragica”, si avvale anche di una sceneggiatura di altissimo livello, dovuta a Jacques Prévert. Accanto a Jean Gabin troviamo Arletty, che aveva lavorato con Renoir l’anno prima in “Hotel du Nord”. Il film è riconosciuto come uno dei capisaldi del realismo poetico. La storia è come nel caso dei due precedenti, ambientata in parti degradate, ben collegate simbolicamente alle vicende umane di amore e morte cui sono destinati i loro protagonisti: in “Alba tragica”, François è un operaio orfano che ha appena commesso un omicidio; nel film precedente era Jean, un disertore dell’esercito coloniale francese. Entrambi degli autentici “dropout”, scartati dalla società o destinati a diventarli.

Il secondo, Jean Renoir, continua ad alternare nei suoi film ambientazioni popolari e medioalte, borghesi e aristocratiche, mettendo in evidenza le contraddizioni della società del suo tempo. Molto vicino agli ideali del Fronte Popolare francese, aveva girato pellicole di denuncia sulle ingiustizie sociali con “Toni” del 1935 e “La vita è nostra” del 1936 accanto a film che trattano la tranquilla vita della società borghese in quadretti deliziosi che si rifanno all’esperienza dell’altrettanto celebre genitore in “Une partie de campagne” del 1936. Nel 1939 è la volta di questa commedia “con delitto” “La regola del gioco”, il cui titolo rimanda inequivocabilmente anche se indirettamente al nostro Pirandello. Anche in questo delizioso film, che è considerato ai vertici dei valori mondiali, non mancano i contrappunti critici tra le diverse classi sociali ed al loro interno (mi ricordano in modo specifico i temi trattati ben più di due secoli prima da Carlo Goldoni nella “Trilogia della Villeggiatura”). Da notare l’interpretazione di uno dei personaggi chiave, Octave, da parte dello stesso regista.

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