14 marzo 75 – un preambolo

75 – un preambolo

Le facevo di corsa quelle scale sia nella discesa che a risalirle. A Pozzuoli, che ha una struttura storica a livello del mare e poi residenziale man mano che ci si inerpica verso la collina di San Gennaro fino alla Solfatara, quando si usciva di casa tra il Rione Palazzine, che da tempo è stato raso al suolo per far posto ad un orrendo parcheggio, e la ferrovia Metropolitana – si arrivava alla Piazza del Carmine e, per andare verso la zona Cappuccini e via Napoli, si passava davanti al complesso dell’Immacolata e poi davanti ai Carabinieri che avevano la sede in una struttura aristocratica; si girava a sinistra e si scendeva lungo la strada che costeggiava le sue mura perimetrali ricche di vegetazione mediterranea – soprattutto capperi – e si imboccavano di corsa le Rampe Cappuccini. Da ragazzetto le facevo in velocità sia nella discesa che a risalirle, orgoglioso delle mie capacità atletiche. Si andava e si tornava dal mare, nei mesi estivi, sulla scogliera. Da giovane negli anni dell’Università si andava da alcuni amici che abitavano proprio davanti alla stazioncina della Cumana e ci recavamo al “nostro” Circolo “Maiuri” in quella palazzina prospiciente la scogliera a pochi metri dalle Terme Puteolane. Da adulto insieme a mia moglie con un passo più lento scendiamo e saliamo quelle scale ponderando le forze. Lo facciamo quasi sempre per motivazioni terapeutiche – dobbiamo muoverci per migliorare l’apparato circolatorio; non dobbiamo correre – perché quelle “scale” per la loro ampiezza orizzontale ci consentono di scendere giù e venir su senza affaticarci troppo, mentre altre hanno una verticalizzazione poderosa e non si addicono a coloro che ormai hanno una “certa età”. Nell’ultimo periodo della mia permanenza “in servizio” a Prato ci ritornavo d’estate e verso sera, quando il sole si spingeva verso ovest dietro Capo Miseno, Bacoli, Procida e Ischia, scendevamo, Mary ed io, a goderci un po’ di fresco, giù per il nuovo Lungomare intitolato al Presidente Pertini. Sulle Rampe Cappuccini avevano impiantato una nuova illuminazione ed a metà percorso appeso ad uno di questi lampioni di metallo satinato c’era una piccola insegna di legno con su scritto “LUX IN FABULA”. Prima di far ritorno in modo più frequente ed intenso alla mia terra avevo interpretato quell’oggetto semplicemente come una intelligente trovata filosofica di stampo neoilluminista. Quando poi nel 2014 sono entrato a far parte della schiera dei “quiescenti” dal lavoro, avendo maggiore tempo e disponibilità in periodi non scolastici, scendendo lentamente mi sono soffermato a scrutare anche le pulsantiere delle abitazioni ed ho capito che quel “LUX in Fabula” era un’Associazione culturale che utilizzava quella variazione lessicale per evidenziare alcune delle sue proposte così come si legge sul suo sito web http://www.luxinfabula.it/
Il Laboratorio Lux in Fabula inizia infatti il suo percorso nel 1981 svolgendo attività di ricerca e di produzione sui temi dell’arte, della favola, del teatro e della multimedialità. L’attività si è sviluppata parallelamente nelle scuole, nelle università, nei centri sociali e nei luoghi di attività culturale.

…fine del preambolo