22 marzo – AVVOCATI vs BANCHIERI – ciarlieri vs taciturni parte 2

AVVOCATI vs BANCHIERI – ciarlieri vs taciturni parte 2

A coloro che hanno sostenuto fino all’ultimo il precedente Governo va detto che è un errore lasciare all’Opposizione la funzione propulsiva di una Critica puntuale ed oggettiva sui ritardi da colmare, e che occorre denunciare gli sciovinismi deleteri dei sostenitori “a prescindere”, semmai silenti per convenienza. Essere leali non significa essere servili. Lo ha mostrato Pier Luigi Bersani qualche sera fa a “Otto e mezzo” affermando che “non vedeva alcun cambio di passo in atto”. E, a dire il vero, Mario Draghi non manca occasione (non ce ne sono molte ma per ora ci si può anche accontentare: “il ragazzo si farà!” come dice Francesco De Gregori ne “La leva calcistica del ‘68”) di segnalare quanto di buono il Governo Conte 2 ha fatto, riconoscendo che non sia stato fortunato con la “bad company”, con la quale si è ritrovato a convivere, di Oppositori esterni ed “interni”.

Quanto al raffronto del titolo “Avvocati vs Banchieri” è del tutto evidente, anche all’indomani della Conferenza Stampa nella quale, tirato per la “giacchetta”, Draghi ha avviato a profferire qualche timido “blabla”, che il suo “mestiere” non è quello del “Politico”. Lo si evince da alcune sue affermazioni, forse “sincere ma avventate” dal momento in cui egli vuole presentarsi come “estraneo” alla Politica, ma poi finisce per cascarci “dentro” se non con due, almeno con un piede. In tanti si sono sperticati in lodi ed in critiche; le lodi per la prospettiva “salvifica” di cui l’ex Presidente della BCE è accreditato – le critiche per la sua connaturata tendenza a non eccedere in esternazioni verbali. Lo ha detto sin dall’inizio – ed in molti tra noi “osservatori” lo avevamo preannunciato – che non avrebbe avanzato promesse che non potevano essere mantenute. Tornando a quel titolo (Avvocati vs Banchieri) è ben chiaro il riferimento alle qualità professionali dei due leader, Conte e Draghi. Il primo, da bravo “avvocato del popolo” ha mostrato in più occasioni una delle peculiarità tipiche del lavoro forense; l’altro, economista studioso banchiere, ha evidenziato la sua propensione ad una elaborazione solitaria o limitata ad un piccolo gruppo.

In tutto questo periodo, ben contento del suo lavoro, Renzi ha sonnecchiato e poi è riapparso subito dopo l’investitura di Letta a segretario nazionale del PD. Ne parleremo in altro post  ma ho la necessità di ribadire alcuni aspetti.

Chi è Renzi? Presuppone di essere uno statista ma non riesce in quel ruolo.

Aprire al dialogo da parte del PD può essere semplicemente una delle modalità con cui ci si chiarisca per poter poi comprendere che le “strade” non possono essere condivise. Allo stesso tempo chi ha “nostalgia” di lui all’interno del PD faccia la sua scelta; d’altra parte potrebbero essere un peso per il PD e non un vantaggio per “Italia Viva” che, a mio parere, non si schioderebbe da una posizione marginale tra il 2 ed il 3 per cento dei consensi (in questi ultimi giorni c’è solo un andirivieni in atto, ma poco cambia).

Renzi che sognava di essere un epigono di Berlusconi, sostenuto anche in tale direzione da una parte del Partito Democratico (“per battere Berlusconi ci vuole uno come lui” dicevano), ha dimostrato di essere ben poca cosa. Sognava di essere un Clinton, un Obama, un Cameron; infine un Macron: il risultato, per ora è che potrebbe finire per bussare alla porta di un Centrodestra con la mano tesa e le pezze al culo.