11 marzo PACE E DIRITTI UMANI parte XXX (per la XXIX vedi 4 gennaio)

11 marzo PACE E DIRITTI UMANI parte XXX (per la XXIX vedi 4 gennaio)

Questi post vogliono fare da “corollario” utile a mantenere alta l’attenzione sui temi dei “Diritti umani” operando sulla ricorrenza “toscana” del 30 novembre.

Il 30 novembre del 1786 fu promulgato e pubblicato il “Codice Penale Leopoldino” voluto dal granduca di Toscana Pietro Leopoldo d’Asburgo. Il 30 novembre del 2000 per la prima volta la Regione Toscana indisse la Festa della Toscana, collegandola a quello straordinario evento:
per la prima volta nella storia del mondo moderno venivano abolite la tortura e la pena di morte . Questi post a partire dal 6 giugno 2019 da me pubblicati riportano la trascrizione degli Atti di un Convegno molto importante che si svolse in quella occasione presso il Centro per l’Arte Contemporanea “Luigi Pecci” di Prato

Ritornando a questa breve riflessione iniziale, non intendendo sovrappormi alle competenze di chi interverrà dopo di me, mi soffermerò sulle motivazioni principali e gli intenti che gli organizzatori di questa iniziativa si sono proposti di prefiggersi. La Regione Toscana ha fatto molto bene a chiamare tutte le istituzioni a raccolta intorno all’idea che si celebri d’ora in avanti in questo giorno non soltanto il dato storico di partenza, ma tutto quello che da allora in poi ha potuto caratterizzare l’identità del nostro territorio come quello di una Regione di antica tradizione a difesa dei diritti e della civiltà democratica.

La Regione Toscana ha dunque raccolto l’invito di Derek Rocco Barnabei alla madre Jane, che domattina sarà qui a Prato ospite del Consiglio Comunale in seduta solenne:

“Hai una crociata da portare avanti, non ti arrendere perché lo scopo finale è abolire la pena capitale negli Stati Uniti e nel resto del mondo”

Ed infatti nel mondo intero ancora 87 sono le nazioni dove a tutt’oggi è in vigore la pena capitale, 33 in Africa, 15 in America, 22 in Asia, 4 in Europa, 13 in Medio Oriente. Questi dati sono riferiti “ovviamente” al 2000. Qui di seguito due cartine attuali con le istruzioni.

Mappa aggiornata a marzo 2019.
ROSSO: stati nei quali la pena di morte è applicata.
VIOLA (Kansas): stato in cui la pena di morte è in vigore ma applicata solo in casi eccezionali.
GIALLO: stati nei quali la pena di morte è in vigore ma non è applicata da almeno 10 anni.
BLU: stati nei quali la pena di morte è in vigore ma viene applicata una moratoria.
VERDE: stati nei quali la condanna a morte non è prevista.
La pena di morte nel mondo in 2020:
  Blu –   Abolita per tutti i crimini
    Giallo – Riservata a circostanze eccezionali (come crimini commessi in tempo di guerra)
    Arancione – Disapplicata da tempo o presenza di una moratoria
     Rosso – Utilizzata in via ordinaria
 

Per rilanciare questa campagna per l’abolizione della pena di morte nel mondo, la Regione Toscana ha aperto un link. “fai la cosa giusta”, nel suo sito istituzionale Internet, www.regione.toscana.it, attraverso il quale ognuno può dare la sua adesione.

Le firme raccolte saranno presentate il prossimo 11 dicembre 2000 durante lo svolgimento del quarto meeting sui diritti umani promosso a Firenze dalla stessa Regione Toscana.

Nel costruire questa giornata anche a Prato, abbiamo pensato a quale fossero in sintesi gli eventi da sottolineare, ed abbiamo enucleato, ispirandoci alla dichiarazione solenne del Presidente del Consiglio Regionale della Toscana, Riccardo Nencini, e del Presidente della Giunta Regionale Toscana, Claudio Martini, il titolo “Pace e Diritti Umani”, anche perché ci è sembrato di cogliere in questi due elementi una forte interconnessione ed una impossibile separazione dell’una dagli altri e viceversa.

10 marzo PRIMO MESE di un Governo nuovo

Pochi giorni e sarà trascorso un mese da quando il nuovo Governo è in carica. Il 13 febbraio 2021 i vari Ministri ed il Primo Ministro Mario Draghi hanno giurato davanti al Presidente della Repubblica. Il 17 ed il 18 febbraio c’è stato il voto favorevole di Senato e Camera.

Insieme ai peana molto diffusi solo qualche timida titubanza ed una sparuta opposizione hanno prodotto critiche. Il giornalismo italiano si è piegato senza alcun ritegno a favore di Draghi, preconizzandone solo con una cieca fiducia il successo.

Al di là di ogni possibile sviluppo, che tutti ci auguriamo “positivo”, della evoluzione pandemica, nulla è cambiato in modo significativo. Le difficoltà che attraversiamo segnalano un indebolimento del livello di attenzione “pubblico”. La adozione o meno di un Piano Vaccinale si scontra con problemi internazionali, europei in primo luogo, ma non ascrivibili esclusivamente a responsabilità meramente nazionali, più o meno come prima. Gli interventi di riduzione delle curve del contagio mancano ancor più di quanto non fosse prima. Non ci sono controlli efficaci ed in generale “non ci sono”! sono in realtà molto meno di prima.

 Le scuole – ora si scopre – sono luogo di contagio. Fa difetto all’umana intelligenza la “vulgata” secondo la quale le scuole fossero luogo sicuro e libero dai contagi. E’ idiota chi lo pensava e criminale chi lo diceva sapendo che non era vero. Ma, ad uso strumentale ed in modo irrazionale, la maggioranza “bue” lo ripeteva. Erano ovviamente obnubilati dalla considerazione sacrosanta che si stessero perdendo “grandi” occasioni di socialità da parte di tutta la “bella gioventù”, come se i nostri nonni nel corso della guerra avessero avuto una sorte diversa. E’ un dato di fatto incontrovertibile che ci si sia imbattuti in un evento universale, molto più pericoloso di una Guerra, che – pur essendo “mondiale” – lasciava grandi spazi di libertà.

Facendo fede alla frase “gattopardiana” quel che appariva una “rivoluzione” si presenta come una “restaurazione” senza veri e propri cambiamenti: il mondo politico si acquieta, fingendo, in un’apoteosi dell’Ipocrisia, di stare ad assistere a grandi trasformazioni nella pratica, aggiustandosi alla buona per carpire qualche piccolo vantaggio poco più che personale. In tale ottica, ad esempio, coloro che alazavano le strilla, facendo barricate contro il Governo precedente, il cui Premier era accusato di concentrare troppi poteri e avocare a sè troppe scelte, oggi non fiatano troppo intorno alle scelte ancor più autonome del Gruppo dei tecnici privilegiati che rispondono esclusivamente a Draghi. Zitti e muti!  Anzi, c’è qualcuno, alto rappresentante della Lega che si spinge ad affermare che “il Parlamento ha ritrovato una certa sovranità”

Dove sono gli starnazzanti pennuti, oggi, che dall’Europa ci viene annunciata una riduzione del budget del nostro Recovery fund? Ai progetti si va lavorando, ma chi lo fa? Il Parlamento e le altre parti politiche e sociali avranno modo di intervenire?

E, ancora, non si intravede alcuno tra coloro che a ogni piè sospinto urlavano contro l’inadeguatezza del Governo precedente in materia di ristori o sostegni. C’è un Decreto Sostegni che stenta a prendere corpo, ma nessuno che si agiti, lasciando forte sospetto che gli interessi primari dei “politici” siano stati placati dall’assicurazione tacita (o perlomeno dalla consapevolezza che ci si siederà al desco) di poter partecipare alla spartizione del bottino del Recovery Fund.

9 marzo martedì – IN RICORDO DEL “POETA” PIER PAOLO PASOLINI – Atti di un Convegno del 2006 -parte seconda (per la prima vedi 23 febbraio)

IN RICORDO DEL “POETA” PIER PAOLO PASOLINI – parte seconda

..continua l’intervento introduttivo di Giuseppe Maddaluno

….Perché a trenta anni dalla sua morte continuiamo a parlare di Pier Paolo Pasolini? L’occasione della commemorazione è trascorsa da qualche mese e noi ancora una volta intendiamo interrogarci sulla modernità del pensiero di Pasolini e forse anche per rispondere a quanti ancora qualche giorno fa obiettavano che abbiamo dedicato troppo tempo a Pasolini, diciamo che non possiamo ritenerci appagati. Soprattutto Perché Pasolini e la sua multiforme opera, la sua presenza in quei pochi anni, una cinquantina circa in cui lui è vissuto, ci pone ancora oggi davanti a mille quesiti. Spesso ci andiamo chiedendo cosa avrebbe detto Pasolini davanti alla nostra realtà politica, sociale, culturale ed è a mio parere una esercitazione ben oziosa ed inutile alla pari di quando ci si chiede cosa sarebbe stato il nostro mondo se Colombo non avesse scoperto l’America o Hitler e Mussolini non fossero stati sconfitti o il Muro di Berlino non fosse mai stato alzato o ancora in piedi non fosse stato ancora abbattuto.

Rimane di Pasolini un’opera omnia notevole non ancora del tutto studiata che vale la pena di approfondire e poiché il mondo, per fortuna, non è qualcosa di definito e statico è importante che le giovani generazioni si accostino all’universo pasoliniano per contestualizzarne il messaggio. Ed è in questo modo che dobbiamo rispondere a questo quesito che prima dicevo ozioso: non possiamo saperecosa avrebbe detto Pasolini, ma possiamo avere il contributo dei nostri giovani studenti, lettori, studiosi dell’opera di Pasolini chiedendo loro di continuare a mantenere vivo il suo pensiero. E’ ben vero infatti che quando si decide di inserire nel percorso scolastico Pier Paolo Pasolini sembra l’inizio di dover fare delle scelte coraggiose, per scoprire poi che quanto Pasolini scrive in particolare nelle sue opere per così dire polemiche, dove questo termine sta per dialettiche, forse provocatorie ma nel senso positivo di una ricerca costante di interpretazione di una realtà sempre più si direbbe ora in trasformazione genetica non proprio positiva, quel che appunto scrive Pasolini è molto più in sintonia oggi con quello che pensano le giovani generazioni. Ed è alla fine una gran bella scoperta, ci si appassiona e quello di Pasolini finisce per diventare qualcosa di molto più moderno rispetto a quanto lo fosse per davvero negli anni ’60, negli anni ’70 e nella prima metà degli anni ’70. Ci potrebbe venire addirittura da dire che al di là dei giovani, nei quali permangono due elementi che hanno caratterizzato Pasolini, passione ed ideologia, egli oggi continuerebbe ad essere un rompiscatole, un trasgressivo, un uomo non violento che ingenera verso di sé violenza. Potremmo con un accostamento neanche troppo blasfemo accostarlo a Cristo che simbolicamente crocifiggiamo quando l’umanità umilia parte di sé stessa con la guerra, con l’odio, con la violenza e con l’arroganza. Altro elemento da cui sfuggire è la banalità. Pasolini aveva già compreso l’abisso di banalità che si sarebbe toccato negli anni successivi.

…2….

8 marzo 2021 – un inatteso piacevole dono

8 marzo 2021 – un inatteso piacevole dono da Carla Malerba

Non capita così spesso, e quindi fa tanto, tanto più piacere ricevere, nell’approssimarsi di una giornata tradizionalmente dedicata alla figura femminile, un dono sotto la forma di versi. Di recente ho potuto recuperare il contatto con l’autrice, che avevo conosciuto nel corso di un mio impegno professionale in un Istituto scolastico superiore di Arezzo. Ricordavamo entrambi i nostri impegni e le nostre passioni, in parte comuni, come quella dei “percorsi poetici”; i miei più come operatore culturale, come produttore organizzatore di eventi culturali, quelli di Carla Malerba come autrice di versi e di racconti.

Mi ha fatto dono di un paio di raccolte, alle quali hanno partecipato altre poetesse come lei, oltre a qualche sparuta presenza maschile. E’ una forma che ben conosco, avendo prodotto 12 edizioni – dal 2001 al 2012 – di una raccolta di brani poetici di donne o ispirati a figure femminili, “Poesia Sostantivo Femminile”.

Come uomini (il termine ha una funzione responsabilizzante, perché “uomini” sono soltanto coloro i quali comprendono il valore della condivisione dei percorsi e del rispetto reciproco) dobbiamo accogliere i delicati poetici amorevoli consigli di Carla e farne tesoro, avvalercene in tutto il percorso della nostra “comune” esistenza.

POESIA A UN UOMO PER L’OTTO MARZO di Carla Malerba

A una donna

non dare

ciò che può essere banale,

a una donna

regala pensieri profondi

e fiori di carta.

E affidale il tuo cuore.

Sappi che l’avrai messo

in buone mani,

mani generose,

sappi che la tua donna

è ricca di opere e giorni,

è l’arca dove riponi

la tua fiducia, il tuo amore.

Carla Malerba

Carla Malerba, nata in Africa settentrionale, risiede in Italia dal 1970. Laureata in pedagogia con una tesi sulla poesia nell’infanzia, ha insegnato Lettere nelle Secondarie a indirizzo tecnico. Ha pubblicato la sua prima raccolta, Luci e ombre, nel 1999.
Successivamente pubblica Creatura d’acqua e di foglie (Calosci, Cortona, 2001), Di terre straniere e Vita di una donna (La Vita Felice, 2010 e 2015) e nel 2020 Poesie future edita da Punto a capo. Ha ricevuto riconoscimenti in concorsi nazionali per la poesia inedita.

La poesia qui sopra riportata è inserita in una piccola raccolta curata da Giuseppe Vetromile, poeta partenopeo, di cui ho sentito parlare nelle poche volte che mi è accaduto di andare giù a Napoli ma che non ho mai incontrato (forse ci siamo sfiorati nei paraggi organizzativi di alcune iniziative alle quali ho collaborato con Angela Schiavone). Il volumetto è “Mimose in versi. Voci di donne per le donne” Volume Speciale dell’Antologia Virtuale “Transiti Poetici” dedicata alla Festa della Donna ed è ordinabile su Amazon.

Ho ringraziato personalmente Carla, sorprendendola con una telefonata tecnologica in risposta ad un suo messaggio su Messenger ed abbiamo recuperato ricordi e amicizie comuni, collegate alle passioni letterarie che ci consentono di rifugiarci nelle nostre abitudini culturali, poetiche e letterarie, un po’ come il Machiavelli della “Lettera a Francesco Vettori”

“…Venuta la sera, mi ritorno a casa ed entro nel mio scrittoio; e in sull’uscio mi spoglio quella veste cotidiana, piena di fango e di loto, e mi metto panni reali e curiali; e rivestito condecentemente, entro nelle antique corti delli antiqui huomini, dove, da loro ricevuto amorevolmente, mi pasco di quel cibo che solum è mio e ch’io nacqui per lui; dove io non mi vergogno parlare con loro e domandarli della ragione delle loro azioni; e quelli per loro humanità mi rispondono; e non sento per quattro hore di tempo alcuna noia, sdimentico ogni affanno, non temo la povertà, non mi sbigottisce la morte: tutto mi transferisco in loro….”

Per ora ci fermiamo qui, ma il “viaggio”, quello comune dell’umanità fatta di donne ed uomini, è ancora molto lungo.

7 marzo – LE STORIE DEL NOSTRO TEMPO – parte 5 e ultima (per la 4 vedi 6 marzo)

LE STORIE DEL NOSTRO TEMPO – parte 5 e ultima

Apparentemente rimane, per ora, di scrivere intorno al punto 5, e cioè la “sostituzione” di Domenico Arcuri al ruolo di “Commissario straordinario emergenza Covid”. In realtà, questa operazione era nell’aria da qualche settimana. Con l’avvio del nuovo Governo, Arcuri era rimasto silente ed aveva lasciato spazio ad altre figure. Pesavano su di lui molte critiche, ed in modo particolare il cumulo di responsabilità che gli erano state assegnate: indubbiamente uno degli aspetti per conto mio meno comprensibili del Governo precedente. Nondimeno la scelta dell’attuale Presidente del Consiglio, Mario Draghi, contiene degli aspetti che dovrebbero preoccupare al di là delle ideali divisioni tra bellicisti e pacifisti: affidare l’incarico ad un esponente di primo livello del mondo militare come il Generale Figliuolo mette in evidenza il livello di degrado degli apparati civili, considerati inadeguati a seguire efficacemente il decorso della pandemia.E’ una vera e propria resa incondizionata, una dichiarazione di impotenza da parte dello Stato anche se in un “tempo” di alta ed urgente drammatica emergenza. La gestione Arcuri forse ha peccato di superbia ma la responsabilità più alta risiede nell’assenza di un controllo adeguato da parte del Governo. Il generale Figliuolo si presenta ad ogni buon conto con un ottimo curriculum, soprattutto quello più recente, che fa riferimento alla gestione logistica dell’emergenza Covid nella prima fase pandemica (era sotto la sua guida la gestione di quelle lunghe meste file di camion militari che un anno fa aiutavano a smaltire le salme a Bergamo). Pur tuttavia a me ha fatto impressione vederlo nel suo esordio seduto al tavolo del Coordinamento con la sua divisa militare con nastrini e distintivi vari. L’ho considerata una forma di scarso rispetto per il ruolo “nuovo” che sta svolgendo, di tipo esclusivamente “civile”: basta una giacca ed una cravatta; non occorre altro.

Difficile concludere, mentre il quadro si evolve aggiungendo temi su temi. Ritorno per quest’ultimo motivo alla questione PD e alla sua crisi, di fronte alle dimissioni di Nicola Zingaretti, irrevocabili.

Ne ho parlato con alcuni miei interlocutori. Considero la scelta del Segretario PD come una vera propria provocazione: per me l’appello sottinteso è ai “suoi” non a coloro che sono di fatto i suoi “interni” avversari. Zingaretti chiede – è un mantra molto diffuso in Politica in questo periodo – “un cambio di passo” e probabilmente anche una “nuova” iniziativa politica. Semmai anche una iniziativa altrettanto provocatoria, come la occupazione degli spazi associativi. In ciò sono stato preceduto dalle “Sardine”, anche se mi sono subito chiesto “a che titolo lo avrebbero fatto”. Su di loro ho sospetti che non sono mai stati fugati: cosa fanno nella vita? Chi li “sostenta”? come mai spuntano così all’improvviso senza essersi mai fatti sentire in questo tempo nel quale avremmo avuto bisogno “anche” del loro contributo?

Un’iniziativa forse sarebbe molto utile per la “Democrazia”. Avviare con procedura d’urgenza la revisione dello Statuto del PD nella parte che non ha consentito la ricomposizione degli organismi territoriali nel rispetto delle nuove maggioranze all’indomani della tornata di Primarie dello scorso 3 marzo 2019, allorquando Zingaretti ottenne il 66% dei consensi. Da allora, mentre l’Assemblea Nazionale è composta in modo da rispettare tali risultati, nelle Assemblee ed organismi territoriali tutto è rimasto come prima: a decidere e scegliere vi sono maggioranze irrispettose del voto “democratico” di tanti iscritti e simpatizzanti di quel Partito. Quello Statuto così come è è “antidemocratico” ed “anticostituzionale”!

6 marzo – LE STORIE DEL NOSTRO TEMPO parte 4 (per la parte 3 vedi 4 marzo)

4.

Esercitando la “memoria” mi vien da ricordare che, a inizio “pandemìa”, in uno dei Paesi europei l’opposizione tese la mano a coloro che governavano. Si tratta del Portogallo; in Italia sarebbe stato impossibile, visto il clima acido, livido, rancoroso che si è instaurato da qualche tempo in qua. Sempre rincorrendo la memoria, grazie anche al “gesto” inusuale per drammaticità di Zingaretti, mi viene da ricordare come fosse accolta da molti “difensori ad oltranza” dell’integrità del corpus PD, già canceroso, la mia proposta di “scioglimento e rifondazione” di quel Partito. Temo che costoro non siano in grado di ricordarselo, ricorrendo semmai alla “rimozione convenzionale”. Il tema è riferibile al punto 3 dove si accomuna la crisi del M5S a quella del PD. Il segretario di quest’ultimo ha profferito parole di fuoco, inaudite, che potrebbero aprire spazi di rinnovamento. “Potrebbero” ma ho molti dubbi in merito alla capacità del quadro dirigente, in modo particolare quelli locali, che hanno purtroppo consolidato i loro blocchi di potere, tradendo con la complicità di molte persone per bene  (tante delle quali ancora si dispongono supinamente a turarsi il naso ed inforcare occhiali scuri), i valori fondamentali di una forza politica nata con una spinta poderosa di “popolo”, ormai però espressi su carte  quasi del tutto illeggibili.   Anche in questo caso, la Storia dovrà essere scritta per bene solo dopo aver preso in considerazione tanti di quegli aspetti che sfuggono “oggi” ai più: si dovrebbero prendere in considerazione anche tutti i “travagli” propedeutici a questa “altisonante” denuncia del Segretario Zingaretti.

Il Partito Democratico ha mostrato sin dai suoi primi passi la sua profonda ambiguità: è accaduto più o meno quello che capita agli umani, quando si accoppiano e serbano ricordi segreti di amori irrisolti o di vizi particolari difficili da rivelare, pena lo scioglimento precoce, anche se poi…..

Sono rimasti in piedi solo i meri interessi dei gruppi dirigenti, delle caste, delle lobby di riferimento diretto ed indiretto che hanno fatto “cartello”. Su questo corpo debilitato si è insediato il virus renziano, che ha introdotto altre forme malefiche del tutto estranee alla Sinistra, con un progetto di smantellamento progressivo e spostamento dell’asse verso un Centro con inclinazioni conservatoristiche, che hanno svilito, mortificato, marginalizzato la partecipazione democratica espressa nei lavoro periferico dei Circoli. Con queste ultime “turbolenze” (oltre agli eventi “sanitari”) sarà difficile continuare a trattare di quell’incontro tra il senatore italiano in carica con il principe saudita; ma a  noi quell’ “amarcord” è utile per segnalare ancora una volta il carattere del nostro personaggio, che presume di essere alla pari di altre figure come Barack Obama, Bill Clinton, Michail Gorbaciov e via dicendo, dimenticando la differenza tra lui e loro, che solo dopo aver concluso in modo definitivo e con successo la loro esperienza (direi anche ”dopo essere entrati a pieno titolo nei libri di Storia”) girano il mondo a svolgere la loro funzione catalizzatrice di valori che giustamente possono rappresentare.

Matteo Renzi ha certamente molta responsabilità in merito a quanto sta accadendo: a lui, e forse a qualche altro, potrà apparire “positiva” la deriva degli eventi. Ma – qui mi ripeto per necessità – vedremo fra molto tempo (forse, direi meglio, altri “vedranno”) quel che davvero emergerà da questa bolla magmatica con cui ci troviamo in questi giorni a fare i conti.

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5 marzo 2021 – reloaded mio primo intervento su Coronavirus del 29 febbraio 2020


UN PAESE DIVISO E’ PIU’ DEBOLE in un momento difficile lo è ancor più – lo sappiano i leaders dell’opposizione esterna ed interna a questo Governo! il Paese lo ricorderà!

29 febbraio

Mostrare il ghigno o fare la faccia truce è una delle modalità di autodifesa che gli animali o le persone in difficoltà utilizzano. Basterebbe poco a neutralizzarli questi tentativi così come fa Indiana Jones in una delle scene cult dell’Arca perduta.

Nella realtà e nella Politica dei nostri giorni molto più assoggettata al mondo della comunicazione globale sono sempre più frequenti simili comportamenti: la mimica facciale , la prossemica, l’uso oratorio a dismisura dell’invettiva finiscono per essere utili per aggregare masse sempre meno colte e fondamentalmente bisognose di esprimere tutto il fiele accumulato nei tempi. Hanno bisogno di un leader che giustifichi l’espressione di quei bisogni sopiti, ne hanno bisogno per imitarlo e semmai superarlo.
Questo è solo un preambolo al disastro che una modalità di espressione politica di quel livello, così infimo, sta provocando nel nostro Paese. Sarebbe necessario, di fronte alla diffusione di un virus la cui incidenza e gravità è in gran parte ignota, fare per davvero un fronte comune. Sarebbe utile al Paese, che di questo potrebbe essere grato, fronteggiare le conseguenze di un pericolo globale per la salute e l’economia generale. Sarebbe un’ottima occasione per rivedere gli stili di vita consumistici e riappropriarci dell’essenzialità dell’esistenza “Sarebbe”: invece no. “Io vorrei” e giù un breve preambolo di buone intenzioni accompagnate da una sequela di estrema virulenza ed aggressività, con lo scopo – si osservi – di accreditarsi come sostituto aspirante non appena ve ne sia l’occasione.

Questa modalità è la prima vera responsabile del danno economico e quello di reputazione internazionale del nostro Paese. Questo non è il momento di lucrare sulle disgrazie; è l’ora di cooperare senza se e senza ma. Quando l’attuale opposizione avrà contribuito a produrre ulteriori divisioni potrà anche governare il Paese ma sulle sue macerie. Là invece dove un’opposizione responsabile potrà dimostrare di essere stata collaborativa in un momento così difficile e complesso, a tutta evidenza si accrediterebbe come alternativa positiva.
La bassezza “politica” dell’attuale opposizione (ma non è molto diverso il comportamento di Italia Viva, alla ricerca spasmodica di ottenere riconoscimenti sotto forma di sottogoverno e grand commis di Stato, oltre a qualche decimale di consenso) osannata e supportata da una parte del mondo dell’informazione gretta e meschina apporterà ulteriori danni all’immagine dell’Italia.
Viene forte il sospetto, tuttavia che, essendo i leader dell’opposizione (in primo luogo Salvini della Lega e Berlusconi di Forza Italia) rappresentanti di quel protagonismo del Nord piemontese lombardo veneto la cui superbia sfiora e travalica la tracotanza, avvertendo per sè la superiorità su tutto e tutti, stiano invece dovendo fare i conti con la superficialità con la quale qualche loro struttura sanitaria ha trattato l’inizio degli eventi di contagio. Lo dico con profonda consapevolezza: tutti possono sbagliare, è umano. Meno lo è non volerlo riconoscere e ribaltare la responsabilità nei confronti del Governo centrale, reo di non aver chiuso ermeticamente l’ingresso a persone provenienti dalle aree dove si era sviluppata l’epidemia di Coronavirus, Wuhan e via dicendo. La “consapevolezza” di cui sopra è legata al fatto che vivo a Prato, luogo dove la comunità cinese è molto presente e dove sin dalle prime avvisaglie è scattata in modo autonomo da parte loro la quarantena che in linea di massima sta proseguendo tuttora. Fatto è che non vi siano stati casi di contagio finora: anche se non mancano di essere diffuse sotterraneamente fole e fake news di bassissimo profilo sul fatto che “i contagiati ci sono ma vengono nascosti”.
Continueremo a trattare questi temi in altri post.

Joshua Madalon

Leggete quel che accade a Prato

http://www.notiziediprato.it/news/coronavirus-il-direttore-dello-spallanzani-elogia-il-metodo-prato-e-il-comportamento-della-nostra-comunita-cinese

4 marzo – LE STORIE DEL NOSTRO TEMPO parte 3 (per la parte 2 vedi 3 marzo)

4 marzo – LE STORIE DEL NOSTRO TEMPO parte 3 (per la parte 2 vedi 3 marzo)

Utilizzando la parte più ottimistica della mia visione politica, valuto questo periodo come una interlocuzione provocatoria che solleciti ad un risveglio delle coscienze di tutte quelle persone che sono state sospinte a mantenersi in zona neutra, costrette a sostenere progetti politici non convincenti e non condivisi o scegliere l’astensione. Di questi tempi un elettore, la cui Storia e  le cui passioni civili progressiste ed egualitarie si sono radicate nella Sinistra, non ha un punto di riferimento al quale ancorarsi. Nel corso degli anni si è confusa, annebbiata, liquefatta l’idea della Sinistra; è avvenuta una suddivisione parcellizzata progressiva in varie forme, tutte sedicenti depositarie dei valori fondamentali della Sinistra, ma “tutte” in fin dei conti traditrici di essi. A partire da quei gruppi che vivono esclusivamente nell’ortodossia delle regole, spesso condizionate da interpretazioni parziali e personali, che si autoescludono dal resto del mondo reale in una classica “turris eburnea”; per andare a quei “rassemblement” di tipo riformistico, molto aperti ai condizionamenti di un mercato essenzialmente avido e arido, solo a tratti ed in apparenza ipocritamente interessato ad occuparsi dei problemi universali. In mezzo a queste due “sponde” non vi è un terreno di confronto: non c’è mai stato. E in ogni caso, nelle condizioni in cui abbiamo vissuto, non avrebbe potuto avere alcun riconoscimento, visto il permanere surrettizio di una sorta di autosufficienza da parte di chi avrebbe dovuto disporsi a rivedere alcune forme paraideologiche paralizzanti, onde consentire una ripartenza nuova.

Ovviamente, parlo della Sinistra che non c’è ma che vorrei ci fosse. Una Sinistra concreta, non dottrinale, da mettere in moto sulle principali questioni civili, sulle ingiustizie sociali, sui temi che ci consentano di vivere dignitosamente in una realtà molto diversa da quella che, è bene dircelo con chiarezza, è responsabile dei disastri attuali. La mia risposta alla domanda finale della seconda parte di questo post è dunque: una SINISTRA nuova capace di collegare le diverse anime in una unica coalizione o federazione, pur che sia SINISTRA.

Ritornando agli “episodi” recenti su cui ragionavamo e facendo in qualche modo seguito al “discorso” di sopra sono qui a sperare che il travaglio che sta attraversando il Partito Democratico lo possa spingere  a far emergere un nuovo progetto che consenta di fare dei passi in avanti e non indietro. Certamente non si può non prendere in considerazione le “storie” pregresse; sono utili “zibaldoni” che dovrebbero permettere di non commettere gli stessi errori che lo hanno portato ai più bassi livelli della sua Storia. Allo stesso tempo ritengo sia corretto da parte mia esplicitare il mio giudizio negativo sulla posizione che ha espresso Sinistra Italiana, cui peraltro guardo con molta attenzione da qualche anno in qua, sulla formazione del nuovo Governo. Essersi autoesclusa in un momento così drammatico per me vuol dire non volersi  assumere delle responsabilità. Governare insieme a tutti quelli che sono stati “avversari” implica per tutti il dover fare un passo indietro in vista dei principali risultati su temi estremamente trasversali come la Salute pubblica e la Ripresa economica. Starsene “fuori” non produrrà un gran guadagno in termini di consensi.

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3 Marzo – LE STORIE DEL NOSTRO TEMPO – parte 2 (per la parte 1 vedi 2 marzo)

LE STORIE DEL NOSTRO TEMPO – parte 2 (per la parte 1 vedi 2 marzo)

Ed è infatti stata già ventilata l’ipotesi che, acquisendo un ruolo primario nel nuovo Movimento 5 Stelle, Giuseppe Conte dovrebbe adoperarsi per ricucire i rapporti con la maggior parte di coloro che si sono allontanati, in particolar modo coloro che lo hanno deciso come non adesione al nuovo Governo. Personalmente lo avevo auspicato prima che in qualche modo fossero confermati i “rumors” in tale direzione. A tarda sera del 1 marzo, nei consueti sondaggi del lunedì che La 7 propone, l’idea di un impegno in prima persona dell’ex Primo Ministro sembra essere piaciuta al corpo elettorale, anche se è presto per comprendere se ciò avrà una sua stabilità o è il semplice entusiasmo iniziatico: come ho scritto sopra “la Storia va analizzata nei suoi sviluppi”.           

Anche per questo motivo non si può assegnare ad alcuno la palma del vincitore (peraltro in questa occasione come in tante altre i “concorrenti” sono più di uno) e non è mica detto che l’essere stati costretti a rinunciare a quell’alto incarico debba avere conseguenze negative. Così di riflesso non è mica scritto già con inchiostro indelebile che al nuovo Primo Ministro il Paese riconosca grandi meriti, così come annunciato in grande pompa. Se qualcuno ha dei dubbi si vada a rivedere l’arrivo di un altro gran Salvatore della Patria, che si chiamava (l’imperfetto è utilizzato solo per collocarne la figura in un tempo distante – anche se non molto: il personaggio è ancora in vita e gli auguro di campare ancora molto a lungo, affinché sia di buon esempio) Mario Monti. Accolto da grandi aspettative, ritengo non abbia lasciato un buon ricordo del suo Ministero. In realtà, l’altro Mario, quello più vicino a noi, ha un drammatico vantaggio a suo favore, “grazie” alla pandemìa non ancora debellata. Avendo più o meno molto identiche le “compagnie” finanziarie, i due potrebbero assomigliarsi negli esiti, in modo particolare nel settore economico finanziario; potrebbero (qualche timido annuncio, forse qualche “timore”, è stato già avanzato) farne le spese i ceti medi, ancora una volta, costretti a cedere potere economico ai grandi “squali” che continuerebbero la loro ascesa,  e rischierebbero seriamente di dover rivedere al ribasso il loro tenore di vita, finendo per essere trascinati nel fondo, dove potrebbero confrontarsi con una massa immane di nuovi poveri, come una neo Corte dei Miracoli di hughiana memoria. Ovviamente vorrei sperare di essere considerato “distopico” anche se giorno dopo giorno sono sempre più estremamente convinto che quanto “temo” possa avverarsi.  A meno che non ci si risvegli da questo grande letargo della “Ragione” e non si avvii una profonda revisione intorno a ciò che non si è fatto colpevolmente per evitare questo grande disastro umano cui sciattamente ed accidiosamente stiamo assistendo.

“Chi?” dovrebbe recuperare questo ruolo di difesa delle classi emarginate, cresciute a dismisura negli ultimi anni ed ancor più in questo ultimo anno?

A questa domanda cercherò di avanzare un timido consiglio nel prossimo post. Anche se ho sempre meno speranze.

…2…

2 MARZO – LE “STORIE” DEL NOSTRO TEMPO – PARTE 1

LE “STORIE” DEL NOSTRO TEMPO

Le “storie” vanno sempre raccontate esaminando ogni punto di vista ed in modo particolare vanno presi in considerazione gli sviluppi nel percorso, quello prossimo quello a medio e quello a lungo termine. Inevitabilmente noi assistiamo agli eventi in modo progressivo inserendo nel giudizio che ne facciamo molti elementi sentimentali, passionali ideologici, spesso connotati da una certa partigianeria.

In breve analizziamo alcuni episodi recenti: 1) le dimissioni del Governo “Conte”; 2) la formazione del nuovo Governo “Draghi”; 3) la crisi del Movimento 5 Stelle e del Partito Democratico 4) la partecipazione di Matteo Renzi al Future Investment Initiative; 5) la sostituzione di Domenico Arcuri commissario straordinario emergenza antiCovid.

I primi due episodi sono stati già trattati in altri miei post. Ma è opportuna una rivisitazione con la quale si possa meglio comprendere alla luce degli sviluppi “attuali” lo stato delle cose. Sulle “crisi” tratterò in modo contestuale ai primi due aspetti elencati. Sul quarto episodio di questa “telenovela” sono qui a notare la “pittoresca” boutade dell’autointervista dell’ameno leader di “Italia Viva”. Sul quinto, essendo la notizia “fresca” di stampa (scrivo alle ore 16 del 1 marzo 2021), adotterò una prima possibile valutazione previsionale.

Le “luci” e le “ombre” del Ministero Conte 2 le abbiamo già trattate “in itinere” in questo ultimo anno e mezzo. Non mi ripeterò. Addolorato per la rinuncia indotta “voi tutti sapete come” ho cominciato nell’immediatezza dell’alternanza a valutare la nuova formazione onnicomprensiva, annotando giorno dopo giorno l’assenza di una nuova era, così come annunciata. E’ ancora presto, di certo, ma le prospettive non appaiono affatto positive. Anzi, verrebbe da supporre che la attuale recrudescenza dei contagi sia essenzialmente dovuta proprio al rilassamento generale derivato dalla “speranza” di un ruolo miracolistico del nuovo Ministero, pressoché immediato.

A più di qualcuno, indotto da una “propaganda” irresponsabile, sembrava ormai giunto il momento di recuperare la “libertà perduta”. 


Verrebbe da dire, riflettendo, che la “nuova” era laddove iniziata sia poco diversa se non peggiore della precedente.

  L’ex Primo Ministro, il professor Giuseppe Conte, facendo esclusivamente ritorno al proprio ruolo di docente di Diritto privato, si eliminava dal contesto “politico” e lentamente spariva dai sondaggi, che lo avevano più volte visto in vetta alle preferenze dei cittadini italiani. Mentre accadevano questi eventi, il M5S, principale forza politica di riferimento di Conte, si spaccava in mille rivoli, arrivando addirittura a perdere il ruolo di primo Partito rappresentato in Parlamento, così come uscito dalle urne nelle elezioni di tre anni fa, quelle del 4 marzo 2018. Le varie operazioni volute da Beppe Grillo, vera anima del Movimento, forse ancora uno che fa lavorare il cervello, pur non dandolo a vedere, hanno negli ultimi mesi lasciato il segno. Anche quello che è accaduto ieri è opera sua. Da quel che sappiamo, ha riunito un gruppo di lavoro a Roma quasi certamente per sviare i giornalisti che si attendevano un incontro nella sua villa al mare di Bibbona, con lo scopo di coinvolgere più rapidamente possibile Giuseppe Conte in un progetto di rilancio del Movimento. L’obiettivo è perlomeno duplice: da una parte fare in modo che Conte non venga “bollito” in una lunga inazione; dall’altra rivitalizzare le forze che afferiscono al Movimento 5 Stelle spossate dai tanti sconvolgenti mutamenti, cui naturalmente non sono abituati.

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