LE ASPETTATIVE per intero con un Preambolo
Ho pubblicato queste “riflessioni” in sei post dall’
11 al 20 febbraio (11,14,16,17, 18 e 20). C’è sempre stata una attenzione verso
il comportamento delle Sinistre; in modo particolare intorno al tema – evidentemente
urgente, più di quanto stava accadendo intorno a “tutti” noi – della presenza
“femminile” all’interno delle “squadre” di Governo e negli organismi di
Partito.
Lavorare sulla qualità
e sulle competenze (oggi le donne valgono quanto o più degli uomini, ma non è
il rampantismo, il desiderio assoluto e generico di Potere a denotare meriti e
qualità. Manca un “metodo” qualificato per far emergere le reali qualità. E
questo è valido sia per gli uomini che per le donne).
Occorre modificare
dalle fondamenta la Politica (è pura utopia ma bisogna provarci)
Ho pubblicato queste “riflessioni” in sei post dall’
11 al 20 febbraio (11,14,16,17, 18 e 20). C’è sempre stata una attenzione verso
il comportamento delle Sinistre; in modo particolare intorno al tema –
evidentemente urgente, più di quanto stava accadendo intorno a “tutti” noi –
della presenza “femminile” all’interno delle “squadre” di Governo e negli
organismi di Partito.
Lavorare sulla qualità
e sulle competenze (oggi le donne valgono quanto o più degli uomini, ma non è
il rampantismo, il desiderio assoluto e generico di Potere a denotare meriti e
qualità. Manca un “metodo” qualificato per far emergere le reali qualità. E
questo è valido sia per gli uomini che per le donne).
Occorre modificare
dalle fondamenta la Politica (è pura utopia ma bisogna provarci)
Se qualcuno si attendeva – o ancora si attende – che il
tentativo di mettere in piedi un Governo fallisca non potrebbe che essere
riconosciuto come un irresponsabile. Una simile soluzione comporterebbe un vero
e proprio default non solo istituzionale ma anche economico e sanitario. Chi
pensa che sia meglio far fallire Draghi sia per un tornaconto di tipo
elettorale sia per ragioni collegate ad una visione diversa del proprio
progetto politico non ha in mente l’interesse di grandi masse. Non è questo il
“tempo di rivoluzione”; questo è il “tempo di agire” ed eventualmente
adoperarsi per limitare al massimo quelle che possono essere scelte antitetiche
al proprio interesse di posizione.
Molte – e molto alte pur nella loro semplificazione – sono le
aspettative diffuse. La semplificazione serve a comprendere l’elemento comune
ma l’attuazione prevede interventi assai più articolati.
Molti guardano al futuro Premier ponendo in prima linea i
propri interessi. E’ giusto farlo ma non ci si attendano “miracoli”. Viviamo
ancora in un periodo “pieno” di pandemìa e la priorità assoluta centrale
intorno cui tutto il resto deve ruotare è l’elemento sanitario.
Occorrerebbe una maggiore serietà nel valutare le azioni del
Governo, a partire da quello ancora in carica, forse per poco. Le critiche
formulate sono state contornate da una serie di “falsità” (fake news), come
l’accusa di non avere un adeguato “piano vaccinale” (c’è una differenziazione
tra Regione e Regione, ma laddove il “sistema” funziona e le dosi vengono
distribuite tutto procede normalmente) o la diatriba intorno alle “bozze” sul
Recovery plan e la “governance” (ogni Paese ha avviato una elaborazione
partendo dai titoli – forse meno forse poco più di una “bozza”; e la
“governance” sarà un’operazione che necessariamente vedrà la presenza di
“tecnici” all’interno del Consiglio dei Ministri, che di certo appalterà
competenze “esterne”, più o meno come aveva progettato Giuseppe Conte).
In
questo periodo tra le altre cose Salvini e Renzi hanno agito da veri e propri
oppositori al precedente Governo; il primo con tutta la legittimità – il
secondo seguendo la sua acidità caratteriale. Vanno ricordate le numerose
comuni sortite a favore della totale apertura delle attività commerciali, come
se niente o poco più di niente stesse accadendo, le rimostranze anarchiche a
favore dei no-mask e no-vax e gli attacchi scomposti contro la chiusura
delle scuole, incuranti delle numerose problematiche collegate alla sicurezza
degli ambienti, di cui – peraltro – molta responsabilità è nell’assurda ”Buona
Scuola” di renziana memoria (un’operazione, quella, semplicemente di
“maquillage”, modalità ereditata dal periodo “berlusconiano”).
La
“conversione” di Salvini è una formalità tattica dalla quale attende una “resa”
in termini di consenso. Fin quando questa scelta funzionerà a suo vantaggio
egli rimarrà legato al Governo; subito dopo si sfilerà.
Laddove
il Governo nascesse con tutte queste “gambe” la presenza della Lega per
l’appunto è da intendersi “a tempo” limitato. A patto che sia facile e
tollerabile per le altre forze politiche, come Leu, PD e M5S, accettarne – non
di certo condividerle – le posizioni nel corso dei prossimi mesi. Ovvio
che questo è un “punto di vista” – il mio – di chi non si riconosce del tutto
in quelle posizioni assolutamente ideologiche di tanti miei compagni. A costoro
dico che c’è un tempo diverso in cui stabilire le proprie posizioni; e non è
“questo”.
Le aspettative p.2
Con l’annuncio della composizione del Consiglio dei Ministri proposta da
Mario Draghi sono partiti i giudizi positivi e negativi da parte delle opposte
tifoserie. E’ del tutto evidente che “le aspettative” rischiano di essere molto
superiori rispetto ad una visione realistica in un senso o nell’altro. C’è chi
ritiene che la sola presenza di Draghi possa garantire il successo delle
iniziative che saranno poste in campo da un Recovery Plan la cui strutturazione
si diversifichi da quella finora sottoposta all’attenzione del consiglio
Europeo, che è stata tacciata di essere poco più di una “bozza”. Lo si è fatto
strumentalmente allo scopo di diffondere false notizie per screditare il
Premier uscente (ho già annotato che, in assenza di regole, che sono state
approvate meno di una settimana fa, sarebbe stato un gioco “accademico”
scendere in dettagli) e giustificare la scelta di puntare in modo proditorio,
come ha fatto Matteo Renzi, alla crisi del Governo Conte II. In realtà la
decisione di chiamare Mario Draghi alla guida del Consiglio dei Ministri
potrebbe addirittura significare la sua neutralizzazione verso quello che
appariva lo sbocco naturale della sua carriera: la Presidenza della Repubblica.
In questo “progetto” è stato coinvolto l’attuale Presidente della Repubblica
che, vista la impossibilità di garantire una maggioranza al Governo Conte II
per la insistente protervia di una sola forza politica presente in quella
coalizione, ha dovuto operare un’iniziativa eccezionale, chiamando alla
responsabilità tutte le forze politiche parlamentari a confrontarsi sulla
proposta “Draghi”.
In maniera narcisistica, egocentrica, in qualche modo
pericolosamente eversiva (perlomeno “fuori dagli schemi”) Matteo Renzi ha
proseguito ulteriormente, e al di là di ogni valida motivazione, a vantarsi in
lungo e in largo, urbi et orbe, di essere “lui” l’artefice di quella soluzione.
Lo ha fatto anche su autorevoli testate internazionali come il New York Times
ed il Financial Times, aspettandosi alti riconoscimenti ma ottenendo giudizi
taglienti e per niente benevoli.
Il 9 febbraio su NYT Jason Horowitz aprendo il suo
articolo rileva come Matteo Renzi è diventato l’obiettivo di
uno stupore e di uno smarrimento quasi universali per aver gettato il paese nel
caos politico nel bel mezzo di un pandemia.
Renzi’s
Power Play Is a ‘Masterpiece.’ He’ll Be the First to Tell You.
With a series of
maneuvers that could have made Machiavelli blush, the former prime minister
gave Italy a new government. Just don’t expect anyone to thank him for it.
“Questa era la mia
strategia. Ho fatto tutto da solo, con il 3 percento! ”
(“This was my strategy. I did it all alone, with
3 percent!”) e chiama in causa a suo sostegno la figura di
Niccolò Machiavelli e, da solo a se stesso ha aggiunto “E ‘un capolavoro
della politica italiana”. La qual cosa ha prodotto una riflessione
personale del giornalista “Il narcisismo e la nuda ambizione del signor Renzi
lo hanno reso insopportabile a molti italiani”.
Non è molto diversa la sopravvalutazione espressa da Renzi
nella valutazione che ne fornisce il Financial Times.
Questo è solo un lieve assaggio di quanto valga Matteo
Renzi nell’opinione internazionale. In pratica “una pulce che mostra di
avere la tosse per affermare il suo ego”.
Certamente il giudizio più lampante sul leader di
“Italia Viva” l’ha espresso Carlo Calenda, quando ha evidenziato la
volontà di “primeggiare” a prescindere dal reale merito del leader di “Italia
Viva”, quando intervistato da Lilli Gruber ha rivelato che ogni formazione di
Governo, dal Conte I al Conte II ed ora il Governo Draghi sia stata “opera
personale” di Matteo Renzi.
In pratica, tenendo conto anche della questione “araba”, è
una modalità schizofrenica che ha davvero aspetti psicopatologici su cui
riflettere.
Sulle “aspettative” continuerò a riflettere in un nuovo
blocco, partendo da un’analisi individuale del nuovo Consiglio dei Ministri
3.
“Chiacchiere e tabacchere e’ lignamm o’ Banco
‘e Napule nun ne ‘mpegna!“
Il tempo sarà galantuomo. Lo sapremo o lo sapranno quelli che
verranno se e come Mario Draghi avrà realizzato i miracoli di cui, per ora è
soltanto virtualmente accreditato (gli si riconosce un credito rispetto a
quanto ha prodotto nel suo settore di competenza primaria e ci si “auspica” una
capacità di riconversione in una visione politicamente “totale”). Rispetto a
tanti altri che, da Sinistra, avanzano critiche già severe e chiaramente
pregiudiziali, intendo dare attenzione a quel che realmente riuscirà a
realizzare. So perfettamente che questo Governo, essendo opera di Matteo Renzi
(non l’ho di certo detto io, eh!?!), non garantisce che molte delle
problematiche irrisolte dai precedenti Governi (entrambi gli ultimi,
responsabilità del leader di Italia Viva, eh!?!) possano essere realizzate. Il
Governo Draghi non aveva emesso ancora il suo primo vagito che già cominciavano
a circolare proposte su come affrontare e tappare le falle del sistema
scolastico post pandemìa, lanciando peraltro (forse qualche giornalista ci ha
ricamato un po’ su e la notizia si è trasformata in una probabile “fake”)
accuse sottili al personale docente che ha dovuto invece rapidamente
convertirsi ad una pratica che per molti era assolutamente ostica (su questo
analfabetismo tecnologico occorrerà avviare una seria riflessione su quanto sia
necessario “fare” e quanto sia stato trascurato da parte dei “precedenti
Governi”, non solo Conte, soprattutto il “secondo”).
Mi sono molto dilungato sulla profonda incapacità espressa
dalla Ministra “uscente”, Azzolina. Ed in precedenza avevo in diverse
occasioni espresso molte perplessità su altre Ministre. Correndo il rischio di
essere considerato un misogino, o – se preferite – un maschilista, non mi sono
proprio piaciute né la Carrozza, né la Giannini né la Fedeli. E qui, deviando
verso un tema attuale “spinoso”, devo rilevare che si tratta di tre “donne” che
fanno riferimento alla “quota” femminile del Partito Democratico.
Ritengo che l’attuale “battaglia” dei “generi” non abbia alcun
senso “politico” in relazione al nuovo Governo. Il Paese ha bisogno di tutte e
di tutti, dalla carica più elevata fino al sessantamilionesimo (e rotti)
cittadino. Può ben essere, questa, un’occasione per tutte e tutti per mettere
in evidenza le proprie qualità.
Il Paese non ha bisogno di “chiacchiere”, di discussioni che
finiscono per apparire “accademiche e fuori luogo” (vedi proverbio napoletano
su inserito in grassetto).
Uno “storico” dei nostri tempi, quando leggerà i documenti
che parlano di noi dopo aver spulciato tutto focalizzerà la sua attenzione su
quel che saremo capaci di “aver realizzato”. Ci sarà spazio per i “rottamatori”
ma per sanzionarli mentre saranno esaltati i “costruttori” e non ci sarà alcuna
differenza relativamente ai
“generi”: si darà merito a donne e uomini che si saranno impegnate/i “a
tirare la carretta”.
Piuttosto impegniamo questo “tempo” che ci è dato per
realizzare le “riforme” senza le quali continueremo ad essere sempre più
marginali nel mondo contemporaneo. E quanto alla Sinistra, partendo da un
Partito Democratico che sia consapevole dei suoi limiti, avvii una profonda revisione
che porti ad una formazione che abbia chiari riferimenti al mondo dei più
deboli, degli emarginati, della parte che ha maggiore e sempre più impellente
bisogno di essere aiutata e sostenuta.
Basterebbe per far questo riprendere in mano i principali
documenti del periodo fondativo e valutare “storicamente” tutto ciò che non è
stato realizzato, giudicando in modo severo i motivi per cui ciò non è
accaduto.
4.
Sarebbe opportuno riconquistare una capacità razionale
equilibrata che conduca ad una comprensione scevra da forme ideologiche. E’
abbastanza difficile, lo capisco. Soprattutto non lo è per tutte quelle persone
che hanno costruito la propria identità basandosi sull’appartenenza partitica,
quelle – per comprenderci – che hanno strutturato la propria dipendenza
intellettuale in modo esclusivo. In questo periodo pandemico, nel quale
tantissime persone sono state condizionate a rivedere la propria esistenza, i
propri ritmi vitali, si sarebbe potuto far prevalere la riflessione
individuale, quella che di norma dovrebbe contribuire a ricreare un nuovo senso
all’elaborazione collettiva. Ce lo siamo detto molto spesso: “di fronte alle
difficoltà gli esiti potrebbero essere positivi!”; anche se, poi, nel calcolo
delle probabilità, le “varianti” potrebbero condurre a sbocchi
“negativi”.
Come avete potuto leggere nel post di ieri, 16 febbraio, mi
sono espresso in modo critico e severo verso le posizioni “sciovinistiche per
genere” delle donne del Partito Democratico. Vorrei, non certo per
convenienza (vivo la mia parte finale della vita nel quale non nutro ambizioni
di rivalità), allontanare il dubbio di un certo tipo di malevolenza maschilista
interessata e non mi esimo dal giudicare questa rimostranza da parte delle
donne “Democratiche” come espressione di malafede e di strumentalizzazione di
carattere politica, il cui profilo che può essere alto ma in questo caso
finisce per essere davvero molto “basso”.
La scelta delle Ministre e dei Ministri è stata fatta in
forte autonomia da parte di Mattarella e Draghi. Non c’entra nella maniera più
assoluta il Segretario Zingaretti. Sollevare il polverone su questo tema può
nascondere il desiderio da parte di alcune ed alcuni di andare ad un cambio di
vertice.
Bisogna riconoscere che – una volta scelte le persone (i “tecnici”)
che sono andate a ricoprire ruoli prioritari nel “progetto” che pur avrà in
mente il Primo Ministro – non c’erano molti spazi da riempire con figure che si
riferissero a forze politiche e alla relativa posizione di “genere”.
Faccio un paio di esempi, significativi, con due Ministre. La
scelta di Carfagna (Forza Italia ha 2 donne su tre componenti) e di Bonetti
(Italia Viva ha il 100% di presenza femminile) ha un senso.
La prima non è una proposta del Partito di riferimento: ad
alzare la sua quotazione potrebbe essere stata una segnalazione da parte del
Presidente della Camera o l’attenzione dello stesso Mattarella, alla ricerca di
persone che negli ultimi tempi hanno mostrato equilibrio nelle loro azioni
politiche: Mara Carfagna ha condotto le assemblee di Montecitorio con energia e
capacità ed è tra le promotrici di azioni politiche che guardano alle
problematiche meridionali in forte controtendenza ed in contrapposizione con
una parte, quella dominante, del suo Partito: non ha fatto velo, peraltro, di
volersi distinguere con la creazione di un “nuovo” Partito
“meridionalista”.
La seconda ha mantenuto un profilo discreto silente in tutta
la diatriba scoppiata con le dimissioni “forzate” cui è stata condotta dal
leader del suo Partito, “Italia Viva”. E, nonostante le elucubrazioni di Matteo
Renzi che vantava la decisione della professoressa Elena Bonetti di “ritornare
al suo impegno professionale”, ha saputo mantenersi a distanza, ben
diversamente da quel che ha fatto la dimissionaria Bellanova che si è distinta
per aggressività pari a quella del suo “patron”. La prima è stata promossa, la
seconda “bocciata” sonoramente con un vero e proprio schiaffo “virtuale”, che
si è concretizzato con l’assegnazione del Ministero dell’Agricoltura ad un
rappresentante autorevole del Movimento 5 Stelle.
Nel prossimo post continuerò a riflettere sia sui Ministeri
che sulle posizioni della Lega, con la sua adesione strumentale al Governo
Draghi.
5.
In realtà il problema della suddivisione per genere nella
ripartizione degli incarichi ministeriali in questo Governo Draghi è
trasversale. la Lega ha tre presenze, una delle quali è assegnata ad una
donna, Erika Stefani. Anche in questo caso a pesare è stata la caratteristica
del dicastero, quello sulle Disabiità. Espressamente richiesto dal leader della
Lega, è stato assegnato ad una rappresentante di quel Partito, sostituendo in
quel ruolo un’altra donna che lo aveva condotto nel primo Governo Conte,
Alessandra Locatelli, sempre della Lega, che di recente è andata a ricoprire lo
stesso incarico nel Parlamento regionale lombardo. E, poi, hanno pesato non
poco le “quote” tecniche dove, oltre alla conferma della prefetta Lamorgese
(già di per sè una “tecnica”), ci sono le new entry di Marta Cartabia e Maria
Cristina Messa. Per il Movimento 5 Stelle che, tra le forze “politiche” è il
più rappresentato con quattro membri, c’è solo una figura femminile, Fabiana
Dadone.
A questo punto, però, bisogna anche cominciare a farsene una
ragione: e non è certo la protervia e la cattiveria dei maschi. Bisogna
riconoscere che moltissime donne, ed in modo particolare tantissime i cui
meriti e le loro competenze sarebbero ben utili a costruire il
miglioramento della società, sono molto poco interessate alla Politica, così
come la si è strutturata. In realtà, e probabilmente le stesse “donne” che
lottano per avere il riconoscimento del loro ruolo all’interno delle forze
politiche dovrebbero prenderne atto, a tantissimi rappresentanti del genere
“maschile” questa “politica” nella pratica quotidiana attira sempre meno.
Soprattutto coloro che la vorrebbero praticare mettendosi a servizio del bene
comune trovandosi moltissimi ostacoli.
Per queste ragioni la capacità di suscitare nuova “passione”
dovrebbe essere l’obiettivo di un’operazione (ri)costituente necessaria anche
per equilibrare la presenza di “genere” non solo numericamente.
Ritornando a quel che ci attende, un buon segnale è la
costituzione del Gruppo interparlamentare alla Camera. In questi ultimi due
anni le due forze maggiori nel Governo hanno potuto intraprendere un percorso
di contaminazione culturale e politica positiva. Da una parte si è riconosciuto
il valore della preparazione politica e dall’altra si è dato atto
all’importanza della partecipazione passionale. Si è proceduto ad una crescita
“comune”.
In modo diverso si sono mosse le forze politiche di
“opposizione” da Fratelli d’Italia a Forza Italia. Non hanno riconosciuto di
fatto la gravità della situazione; o, meglio, lo hanno fatto solo per
denunciare qualche passo falso o per sostenere in modo becero gli interessi dei
“grandi gruppi industriali”. E non fanno nulla nemmeno per illuderci che, con
il nuovo Governo, collaboreranno. Se c’era un motivo per non farlo era molto
personale e afferiva all’astio accumulato da Salvini verso Conte che non aveva
assecondato l’idea del leader della Lega quando, nell’agosto del 2019,
progettava di andare a nuove elezioni. Dovremmo ringraziare il Presidente del
Consiglio uscente anche per questa sua resistenza; provate solo ad immaginare
quanti sarebbero stati in più i contagiati ed i decessi se avessimo avuto la
Destra al Governo.
In ogni caso, bando alle polemiche, “palla avanti e
pedalare”! anche se con quei caratteri sarà dura: ed una dimostrazione l’ ha
già data il neo Ministro leghista Garavaglia.
LE ASPETTATIVE (?) . parte 6
In questo ultimo anno – siamo ormai ad un anno dallo scoppio
della pandemìa che ci ha condizionati in una sorta di lockdown sociale perenne
– non sono mai stato accondiscendente e tenero verso il Governo Conte II, ma
avvertendo in pieno un senso di responsabilità l’ho fatto in modo fraterno e
paterno, solidale, mai venato da acrimonia e da contrapposizione pregiudiziale.
Ho espresso ciò che non mi piaceva per niente, in modo particolare le modalità
con cui si muoveva la Ministra della P.I. che poneva in evidenza un astio
profondo contro il suo predecessore, le cui qualità culturali e politiche
rimangono a tutta evidenza ben superiori alle sue. Mi ha dato enorme fastidio
il suo presenzialismo da “reality”, allorquando in molte occasioni utilizzava
un linguaggio non sempre adeguato per un alto rappresentante delle Istituzioni,
per giunta “educative e culturali”.
Per non parlare della insistenza con cui, complici molti
rappresentanti delle istituzioni scolastiche, andava affermando che non fosse
necessario insistere con la “Didattica a Distanza” e chiedeva di continuo la
riapertura delle scuole. Tutti sappiamo valutare quali siano i danni che
l’assenza di socialità presente nella frequenza scolastica, oltre che il
conseguente abbassamento di livello di preparazione indotto dalla differente
qualità di apprendimento legato alla mancanza di un rapporto “diretto” tra
docente e discente, sta comportando. Ma allo stesso tempo non è possibile
permettere una circolazione del virus dentro e fuori locali scolastici
inadeguati a limitarne la pericolosità, che entri, esca e viaggi su corpi in
modo anche asintomatico ma contagioso soprattutto per le persone più deboli e
anziane.
Non ho in modo forse contraddittorio risparmiato critiche nei
confronti del Governo quanto alla chiusura di strutture pubbliche e private
collegate alla fruizione culturale e artistica. Su questo ho scritto più righe
su questo Blog. Pur tuttavia ho evidenziato come non vi fossero alternative
“migliori” ed ho sottolineato sempre che il giudizio non era affatto venato da
pregiudizi ideologici: il comportamento della Destra, in primo luogo il suo
leader Salvini, non avrebbe garantito migliori soluzioni; anzi, le Destre si
ponevano all’opposizione chiedendo demagogicamente “aperture” totali senza
regole, negavano con l’esempio diretto, appoggiando le più becere dimostranze,
l’utilità di alcune forme preventive come l’uso della “mascherina”.
Devo rilevare che non ho trovato molta solidarietà in questa
forma critica da parte delle forze politiche di maggioranza; anzi, in qualche
caso (Italia Viva), non c’era differenza con le Destre nell’acrimonia con cui i
rilievi si muovevano. Ma in questo ultimo caso non erano a fin di bene;
nascondevano un progetto ostile alla maggioranza, che ha finito per produrre un
danno al Paese, del quale sarà difficile vantarsi. Non ci sono, infatti, le
condizioni per veri e propri cambiamenti in positivo; per ora li
nascondono dietro un semplice sentimento astratto di “speranze”. Ho intitolato
infatti questi post in blocco “Le aspettative”; da quel che ho sentito (Draghi
ha fatto un discorso freddo, poco coinvolgente), da quel che avverto con la
composizione spuria, disorganica, disarmonica del Governo non credo emergano
aspetti positivi. Ma, anche in questo caso, l’alternativa, a causa della
maldestra operazione di Matteo Renzi, sarebbe stata di gran lunga peggiore.