18 aprile – Quel che si poteva e non si è fatto in questo anno pandemico – 2

Quel che non è stato fatto lo scorso anno potrà ben essere messo in atto in queste prossime settimane. Non lasciarsi illudere dai dati meno severi e tanto meno dalle prospettive di una accelerazione delle fasi di vaccinazione dovrebbe essere pratica oggettiva da parte di tutti noi, così come il rispetto delle regole che devono essere precise, dettagliate, e alle cui infrazioni dovrebbero corrispondere sanzioni altrettanto rigorose. Pur considerando ormai assodata la cronica malattia che – al di là delle pandemìe – colpisce tutti noi – mi riferisco alla amnesia congenita – questa volta dobbiamo fare uno sforzo per ricordare meglio quanto sia accaduto lo scorso anno più o meno in questo periodo. Basta uno sguardo superficiale su Google digitando – come ho appena fatto – “2020 fine del lockdown” per scoprire cosa pensavamo che stesse accadendo a metà maggio con gli annunci di aperture generalizzate di tutti i settori pur con tutte le regole da rispettare nella consapevolezza che si dovesse attendere l’arrivo dei vaccini.

Sul sito di quotidianosanita.it il 26 aprile 2020

Si leggeva 

Dal 18 maggio, invece, riaprirà il commercio al dettaglio mentre per l’attività ordinaria di bar, ristoranti e affini si dovrà aspettare il 1° giugno, quando riaprianno anche barbieri, parrucchieri e centri estetici. Dal 18 maggio possibile apertura anche per musei, mostre e allenamenti sportivi per le squadre.

Su Rainews del 16 maggio con il titolo

Le linee guida delle Regioni si trovano tutte le indicazioni, molte delle quali non verranno rispettate

 Il documento che racchiude le linee di indirizzo per la riapertura delle attività economiche e produttive, e che ha trovato un accordo bipartisan incassando pure il placet del governo, è un corollario di indicazioni, obblighi e raccomandazioni sul come tentare di ripartire cercando però di contenere l’avanzata del coronavirus. Nei ristoranti potrà essere rilevata la temperatura corporea, impedendo l’accesso a chi ha una temperatura superiore a 37,5 gradi. Obbligatoria la presenza di gel e disinfettanti, mentre gli elenchi delle prenotazioni dovranno essere conservati per 15 giorni. Nei ristoranti con all’interno i tavoli dovrà essere garantita la distanza tra un tavolo e l’altro di almeno 1 metro. Stop a buffet mentre la consumazione sul bancone potrà essere consentita se verrà garantita la distanza. Mascherine per il personale ma anche per i clienti che non saranno seduti al tavolo. Barriere dinanzi la cassa, igienizzazione del tavolo e menu online. Ma si potrà andare al mare questa estate? Se sì, con quali regole? Raccomandate le prenotazioni, le regioni raccomandano di garantire il distanziamento tra gli ombrelloni di un metro e mezzo. Le attrezzature come lettini, sedie a sdraio, ombrelloni vanno disinfettati ad ogni cambio di persona o nucleo famigliare. Distanza di un metro pure tra i bagnanti nelle spiagge libere. Per quanto riguarda gli sport da spiaggia, ok a quelli individuali (es. racchettoni) o in acqua (nuoto, surf, windsurf, kitesurf), vietati invece gli sport di squadra (es. beach-volley, beach-soccer).

Le spiagge, in modo particolare quelle organizzate (non quelle “libere”, ad esempio), erano affollatissime. In alcune pinete spazi riservati a luoghi di ritrovo, pub o discoteche, erano frequentatissimi da avventori poco rispettosi delle regole. In linea di massima si pensava di essere abbastanza immuni, soprattutto se giovani e forti, dal contagio.

Questo si scriveva il 21 maggio su un sito giornalistico online

ilfaroonline.it/2020/05/21/gli-interminabili-69-giorni-del-lockdown-una-storia-infinita-o-manca-solo-il-finale/340419/

“Dal 18 maggio tutte le speranze possono essere verificate, al di là che si ritornerà o meno alla cosiddetta “normalità”.
Ma quello che è urgente è recuperare il senso e la sicurezza della quotidianità; rimettere in moto settori vitali per il benessere e la qualità della vita di tutti: in primo luogo l’economia, il lavoro, le scuole, i servizi sociosanitari, le opere pubbliche, il senso di comunità e di civiltà.

Chiunque abbia delle responsabilità istituzionali e politiche per far sì che tutto questo accada non può tirarsi indietro. È il momento che ogni azione e ogni provvedimento sia pensato e condiviso; è il momento di agire con competenza, professionalità, onestà e rispetto per gli altri, in particolare per chi si trova in condizioni di disagio e di fragilità. Quello che prima dei “tempi del Coronavirus” era normale non fare, adesso deve diventare straordinariamente normale fare.”

Il 23 maggio sul sito del Corriere della Sera  si legge

L’Italia spera nel vaccino tra una ricerca di una mascherina e le lunghe code ai supermercati. Si guarda con interesse a quello che accade ad Oxford dove un team di ricercatori – di cui fanno parte anche tre italiani – annunciano di aver sperimentato un possibile antidoto su un ragazzo australiano: Edward O’Neill.

Il 27 aprile il premier Conte arriva per la prima volta in Lombardia da quando è scoppiato il virus e lo fa per annunciare l’avvio della Fase 2: «E’ la fase di convivenza con il virus non di liberazione dal virus. Non ci sono le condizioni per ritornare alla normalità». Nei giorni successivi, invece, proprio a Milano si registrano assembramenti nei parchi e nei luoghi della movida.

Ovviamente questi stralci sono un utile promemoria per evitare di incorrere negli stessi errori commessi un anno fa.

…2…