20 aprile – Quel che si poteva e non si è fatto in questo anno pandemico – parte 3

3.

Aggiungerò riflessioni ripetute ed apparentemente banali. Con la convinzione che nelle banalità si concentri la verità, quella incontrovertibilmente emersa da esperienze concrete (quella che chiamiamo “vox populi…”) , quelle che sono state evocate nel primo blocco: allorquando si festeggiava (tutti lo potevano fare, anche se “est modus in rebus”) ma non si prevedevano i contraccolpi di alcuni comportamenti irresponsabili. Ad essere in perfetta equidistanza posso inserire la dabbenaggine di chi considerava finita la pandemìa “festeggiando” con una pubblicazione “Perché guariremo. Dai giorni più duri a un’idea nuova di salute”, troppo affrettatamente preparata, e quelle affermazioni patetiche dei difensori delle discoteche ( “Provvedimento senza senso. La mia resta aperta” e “Ma che me frega, io non chiudo!” ) da parte di alcuni “alti” rappresentanti del “popolo” delle Destre. Temo che ci risiamo. La campagna vaccinale è partita solo con grandi aspettative ma non ha raggiunto i livelli ottimali per poter garantire, non dico “l’immunità di comunità”, una efficacia in grado di poter riprendere pur con mille cautele le attività sociali connesse ad una parte considerevole delle attività produttive, fermate in toto o in parte. Il “rischio ragionato” di cui parla il Governo è a tutti gli effetti una concessione fin troppo benevole a coloro che hanno spinto, in modo anche minaccioso, perché tutto si riaprisse, “immediatamente”.

Non è passato neanche un giorno dalla Conferenza Stampa del Governo (Draghi e Speranza) e per quel che riguarda Prato, che a sorpresa – a causa, sembra. di una promessa dell’ineffabile Presidente della Regione – è ritornata ad essere “zona arancione”, pur permanendo in modo oggettivo il numero dei contagi settimanali superiori a 250 ogni centomila abitanti – limite indicato dal Governo centrale come discrimine tra l’arancione ed il rosso – si è assistito ad una sorta di liberazione che non lascia ben sperare per i prossimi giorni. Quel che è accaduto in Sardegna che da zona bianca è precipitata ad essere “rossa”, direi “rossa intensa”, molto rapidamente, non ha insegnato nulla. “Rischio ragionato” non basta; occorrono, laddove necessiti, agire con severità. Supermercati pieni fino all’inverosimile, bar ed altri consimili esercizi commerciali assaltati da avventori assetati ed affamati non tutti rispettosi delle regole di prevenzione, giardini e parchi stracolmi di famiglie che non attendevano altro che “riprendersi la vita”. Per quel che riguarda la scelta “toscana” è apparsa a tutti l’insensatezza di riaprire Prato e Firenze (da “rosso” ad “arancione”) non il lunedì ma già dal sabato pomeriggio. A dirla tutta, anche nel periodo del “rosso” a Prato c’era troppa trasgressione ed è stata questa permissività a incentivare in gran parte (molti dei contagi provenivano anche dall’ambiente lavorativo artigianale e industriale) la diffusione del virus.

E non bastano i moniti dei Sindaci (leggi tranche articolo del “Corriere Fiorentino” del 16 aprile, qui sotto “in corsivo”) a risolvere il problema: ci vogliono scelte decise, dure, drastiche. Lo ripeto: in questa “partita” non c’è Destra o Sinistra, c’è la scelta tra la Vita e la Morte.

«Dobbiamo essere tutti consapevoli che comunque non siamo fuori dall’emergenza, il virus non sparisce domani», comunque «prendiamo atto della decisione del Presidente Giani che analogamente ai comuni della Piana fiorentina ha deciso anche per Prato e provincia, dove il tasso è di 282 positivi ogni 100mila abitanti, il passaggio a zona arancione». Così in una nota unitaria i sindaci di Prato, Montemurlo, Poggio a Caiano, Carmignano, Vaiano, Vernio e Cantagallo intervengono sulla decisione della Regione che ha uniformato le province a unico colore Covid, l’arancione. «La comunicazione iniziata una settimana fa in cui si preannunciava la zona arancione per sabato alle 14 ha creato aspettative e un po’ di confusione – proseguono i sindaci pratesi -, ma siamo certi che la decisione del Governatore, che ha disposizione tutti i numeri anche sugli ospedali, sia stata ponderata. Riteniamo che i cittadini e le attività economiche dovrebbero sempre essere informate con un congruo anticipo di qualsiasi tipo di decisione». I sindaci ribadiscono: «Dobbiamo essere tutti consapevoli che non siamo fuori dall’emergenza, domani alle 14 non sparisce il virus».