21 aprile – LE ASPETTATIVE per intero con un Preambolo

LE ASPETTATIVE per intero con un Preambolo

Ho pubblicato queste “riflessioni” in sei post dall’ 11 al 20 febbraio (11,14,16,17, 18 e 20). C’è sempre stata una attenzione verso il comportamento delle Sinistre; in modo particolare intorno al tema – evidentemente urgente, più di quanto stava accadendo intorno a “tutti” noi – della presenza “femminile” all’interno delle “squadre” di Governo e negli organismi di Partito.

Lavorare sulla qualità e sulle competenze (oggi le donne valgono quanto o più degli uomini, ma non è il rampantismo, il desiderio assoluto e generico di Potere a denotare meriti e qualità. Manca un “metodo” qualificato per far emergere le reali qualità. E questo è valido sia per gli uomini che per le donne).

Occorre modificare dalle fondamenta la Politica (è pura utopia ma bisogna provarci)

Ho pubblicato queste “riflessioni” in sei post dall’ 11 al 20 febbraio (11,14,16,17, 18 e 20). C’è sempre stata una attenzione verso il comportamento delle Sinistre; in modo particolare intorno al tema – evidentemente urgente, più di quanto stava accadendo intorno a “tutti” noi – della presenza “femminile” all’interno delle “squadre” di Governo e negli organismi di Partito.

Lavorare sulla qualità e sulle competenze (oggi le donne valgono quanto o più degli uomini, ma non è il rampantismo, il desiderio assoluto e generico di Potere a denotare meriti e qualità. Manca un “metodo” qualificato per far emergere le reali qualità. E questo è valido sia per gli uomini che per le donne).

Occorre modificare dalle fondamenta la Politica (è pura utopia ma bisogna provarci)

Se qualcuno si attendeva – o ancora si attende – che il tentativo di mettere in piedi un Governo fallisca non potrebbe che essere riconosciuto come un irresponsabile. Una simile soluzione comporterebbe un vero e proprio default non solo istituzionale ma anche economico e sanitario. Chi pensa che sia meglio far fallire Draghi sia per un tornaconto di tipo elettorale sia per ragioni collegate ad una visione diversa del proprio progetto politico non ha in mente l’interesse di grandi masse. Non è questo il “tempo di rivoluzione”; questo è il “tempo di agire” ed eventualmente adoperarsi per limitare al massimo quelle che possono essere scelte antitetiche al proprio interesse di posizione.

Molte – e molto alte pur nella loro semplificazione – sono le aspettative diffuse. La semplificazione serve a comprendere l’elemento comune ma l’attuazione prevede interventi assai più articolati.

Molti guardano al futuro Premier ponendo in prima linea i propri interessi. E’ giusto farlo ma non ci si attendano “miracoli”. Viviamo ancora in un periodo “pieno” di pandemìa e la priorità assoluta centrale intorno cui tutto il resto deve ruotare è l’elemento sanitario.

Occorrerebbe una maggiore serietà nel valutare le azioni del Governo, a partire da quello ancora in carica, forse per poco. Le critiche formulate sono state contornate da una serie di “falsità” (fake news), come l’accusa di non avere un adeguato “piano vaccinale” (c’è una differenziazione tra Regione e Regione, ma laddove il “sistema” funziona e le dosi vengono distribuite tutto procede normalmente) o la diatriba intorno alle “bozze” sul Recovery plan e la “governance” (ogni Paese ha avviato una elaborazione partendo dai titoli – forse meno forse poco più di una “bozza”; e la “governance” sarà un’operazione che necessariamente vedrà la presenza di “tecnici” all’interno del Consiglio dei Ministri, che di certo appalterà competenze “esterne”, più o meno come aveva progettato Giuseppe Conte).

In questo periodo tra le altre cose Salvini e Renzi hanno agito da veri e propri oppositori al precedente Governo; il primo con tutta la legittimità – il secondo seguendo la sua acidità caratteriale. Vanno ricordate le numerose comuni sortite a favore della totale apertura delle attività commerciali, come se niente o poco più di niente stesse accadendo, le rimostranze anarchiche a favore dei no-mask e no-vax  e gli attacchi scomposti contro la chiusura delle scuole, incuranti delle numerose problematiche collegate alla sicurezza degli ambienti, di cui – peraltro – molta responsabilità è nell’assurda ”Buona Scuola” di renziana memoria (un’operazione, quella, semplicemente di “maquillage”, modalità ereditata dal periodo “berlusconiano”).

La “conversione” di Salvini è una formalità tattica dalla quale attende una “resa” in termini di consenso. Fin quando questa scelta funzionerà a suo vantaggio egli rimarrà legato al Governo; subito dopo si sfilerà.

Laddove il Governo nascesse con tutte queste “gambe” la presenza della Lega per l’appunto è da intendersi “a tempo” limitato. A patto che sia facile e tollerabile per le altre forze politiche, come Leu, PD e M5S, accettarne – non di certo condividerle –  le posizioni nel corso dei prossimi mesi. Ovvio che questo è un “punto di vista” – il mio – di chi non si riconosce del tutto in quelle posizioni assolutamente ideologiche di tanti miei compagni. A costoro dico che c’è un tempo diverso in cui stabilire le proprie posizioni; e non è “questo”.

Le aspettative p.2

Con l’annuncio della composizione del Consiglio dei Ministri proposta da Mario Draghi sono partiti i giudizi positivi e negativi da parte delle opposte tifoserie. E’ del tutto evidente che “le aspettative” rischiano di essere molto superiori rispetto ad una visione realistica in un senso o nell’altro. C’è chi ritiene che la sola presenza di Draghi possa garantire il successo delle iniziative che saranno poste in campo da un Recovery Plan la cui strutturazione si diversifichi da quella finora sottoposta all’attenzione del consiglio Europeo, che è stata tacciata di essere poco più di una “bozza”. Lo si è fatto strumentalmente allo scopo di diffondere false notizie per screditare il Premier uscente (ho già annotato che, in assenza di regole, che sono state approvate meno di una settimana fa, sarebbe stato un gioco “accademico” scendere in dettagli) e giustificare la scelta di puntare in modo proditorio, come ha fatto Matteo Renzi, alla crisi del Governo Conte II. In realtà la decisione di chiamare Mario Draghi alla guida del Consiglio dei Ministri potrebbe addirittura significare la sua neutralizzazione verso quello che appariva lo sbocco naturale della sua carriera: la Presidenza della Repubblica. In questo “progetto” è stato coinvolto l’attuale Presidente della Repubblica che, vista la impossibilità di garantire una maggioranza al Governo Conte II per la insistente protervia di una sola forza politica presente in quella coalizione, ha dovuto operare un’iniziativa eccezionale, chiamando alla responsabilità tutte le forze politiche parlamentari a confrontarsi sulla proposta “Draghi”.

In maniera narcisistica, egocentrica, in qualche modo pericolosamente eversiva (perlomeno “fuori dagli schemi”) Matteo Renzi ha proseguito ulteriormente, e al di là di ogni valida motivazione, a vantarsi in lungo e in largo, urbi et orbe, di essere “lui” l’artefice di quella soluzione. Lo ha fatto anche su autorevoli testate internazionali come il New York Times ed il Financial Times, aspettandosi alti riconoscimenti ma ottenendo giudizi taglienti e per niente benevoli.

Il 9 febbraio su NYT Jason Horowitz aprendo il suo articolo rileva come Matteo Renzi è diventato l’obiettivo di uno stupore e di uno smarrimento quasi universali per aver gettato il paese nel caos politico nel bel mezzo di un pandemia.

Renzi’s Power Play Is a ‘Masterpiece.’ He’ll Be the First to Tell You.

With a series of maneuvers that could have made Machiavelli blush, the former prime minister gave Italy a new government. Just don’t expect anyone to thank him for it.

“Questa era la mia strategia. Ho fatto tutto da solo, con il 3 percento! ” 
(“This was my strategy. I did it all alone, with 3 percent!”)  e chiama in causa a suo sostegno la figura di Niccolò Machiavelli e, da solo a se stesso ha aggiunto “E ‘un capolavoro della politica italiana”. La qual cosa ha prodotto una riflessione personale del giornalista “Il narcisismo e la nuda ambizione del signor Renzi lo hanno reso insopportabile a molti italiani”.

Non è molto diversa la sopravvalutazione espressa da Renzi nella valutazione che ne fornisce il Financial Times.

Questo è solo un lieve assaggio di quanto valga  Matteo Renzi  nell’opinione internazionale. In pratica “una pulce che mostra di avere la tosse per affermare il suo ego”.

Certamente il giudizio più lampante sul leader di “Italia Viva” l’ha espresso Carlo Calenda, quando ha evidenziato la volontà di “primeggiare” a prescindere dal reale merito del leader di “Italia Viva”, quando intervistato da Lilli Gruber ha rivelato che ogni formazione di Governo, dal Conte I al Conte II ed ora il Governo Draghi sia stata “opera personale” di Matteo Renzi.

In pratica, tenendo conto anche della questione “araba”, è una modalità schizofrenica che ha davvero aspetti psicopatologici su cui riflettere.

Sulle “aspettative” continuerò a riflettere in un nuovo blocco, partendo da un’analisi individuale del nuovo Consiglio dei Ministri

3.

“Chiacchiere e tabacchere e’ lignamm o’ Banco ‘e Napule nun ne ‘mpegna!“

Il tempo sarà galantuomo. Lo sapremo o lo sapranno quelli che verranno se e come Mario Draghi avrà realizzato i miracoli di cui, per ora è soltanto virtualmente accreditato (gli si riconosce un credito rispetto a quanto ha prodotto nel suo settore di competenza primaria e ci si “auspica” una capacità di riconversione in una visione politicamente “totale”). Rispetto a tanti altri che, da Sinistra, avanzano critiche già severe e chiaramente pregiudiziali, intendo dare attenzione a quel che realmente riuscirà a realizzare. So perfettamente che questo Governo, essendo opera di Matteo Renzi (non l’ho di certo detto io, eh!?!), non garantisce che molte delle problematiche irrisolte dai precedenti Governi (entrambi gli ultimi, responsabilità del leader di Italia Viva, eh!?!) possano essere realizzate. Il Governo Draghi non aveva emesso ancora il suo primo vagito che già cominciavano a circolare proposte su come affrontare e tappare le falle del sistema scolastico post pandemìa, lanciando peraltro (forse qualche giornalista ci ha ricamato un po’ su e la notizia si è trasformata in una probabile “fake”) accuse sottili al personale docente che ha dovuto invece rapidamente convertirsi ad una pratica che per molti era assolutamente ostica (su questo analfabetismo tecnologico occorrerà avviare una seria riflessione su quanto sia necessario “fare” e quanto sia stato trascurato da parte dei “precedenti Governi”, non solo Conte, soprattutto il “secondo”).

Mi sono molto dilungato sulla profonda incapacità espressa dalla Ministra “uscente”, Azzolina. Ed in precedenza  avevo in diverse occasioni espresso molte perplessità su altre Ministre. Correndo il rischio di essere considerato un misogino, o – se preferite – un maschilista, non mi sono proprio piaciute né la Carrozza, né la Giannini né la Fedeli. E qui, deviando verso un tema attuale “spinoso”, devo rilevare che si tratta di tre “donne” che fanno riferimento alla “quota” femminile del Partito Democratico.   Ritengo che l’attuale “battaglia” dei “generi” non abbia alcun senso “politico” in relazione al nuovo Governo. Il Paese ha bisogno di tutte e di tutti, dalla carica più elevata fino al sessantamilionesimo (e rotti) cittadino. Può ben essere, questa, un’occasione per tutte e tutti per mettere in evidenza le proprie qualità.

Il Paese non ha bisogno di “chiacchiere”, di discussioni che finiscono per apparire “accademiche e fuori luogo” (vedi proverbio napoletano su inserito in grassetto).

Uno “storico” dei nostri tempi, quando leggerà i documenti che parlano di noi dopo aver spulciato tutto focalizzerà la sua attenzione su quel che saremo capaci di “aver realizzato”. Ci sarà spazio per i “rottamatori” ma per sanzionarli mentre saranno esaltati i “costruttori” e non ci sarà alcuna differenza relativamente ai      “generi”: si darà merito a donne e uomini che si saranno impegnate/i “a tirare la carretta”.

Piuttosto impegniamo questo “tempo” che ci è dato per realizzare le “riforme” senza le quali continueremo ad essere sempre più marginali nel mondo contemporaneo. E quanto alla Sinistra, partendo da un Partito Democratico che sia consapevole dei suoi limiti, avvii una profonda revisione che porti ad una formazione che abbia chiari riferimenti al mondo dei più deboli, degli emarginati, della parte che ha maggiore e sempre più impellente bisogno di essere aiutata e sostenuta.

Basterebbe per far questo riprendere in mano i principali documenti del periodo fondativo e valutare “storicamente” tutto ciò che non è stato realizzato, giudicando in modo severo i motivi per cui ciò non è accaduto.

4.

Sarebbe opportuno riconquistare una capacità razionale equilibrata che conduca ad una comprensione scevra da forme ideologiche. E’ abbastanza difficile, lo capisco. Soprattutto non lo è per tutte quelle persone che hanno costruito la propria identità basandosi sull’appartenenza partitica, quelle – per comprenderci – che hanno strutturato la propria dipendenza intellettuale in modo esclusivo. In questo periodo pandemico, nel quale tantissime persone sono state condizionate a rivedere la propria esistenza, i propri ritmi vitali, si sarebbe potuto far prevalere la riflessione individuale, quella che di norma dovrebbe contribuire a ricreare un nuovo senso all’elaborazione collettiva. Ce lo siamo detto molto spesso: “di fronte alle difficoltà gli esiti potrebbero essere positivi!”; anche se, poi, nel calcolo delle probabilità, le “varianti” potrebbero condurre a sbocchi “negativi”.

Come avete potuto leggere nel post di ieri, 16 febbraio, mi sono espresso in modo critico e severo verso le posizioni “sciovinistiche per genere” delle donne del Partito Democratico.  Vorrei, non certo per convenienza (vivo la mia parte finale della vita nel quale non nutro ambizioni di rivalità), allontanare il dubbio di un certo tipo di malevolenza maschilista interessata e non mi esimo dal giudicare questa rimostranza da parte delle donne “Democratiche” come espressione di malafede e di strumentalizzazione di carattere politica, il cui profilo che può essere alto ma in questo caso finisce per essere davvero molto “basso”.

La scelta delle Ministre e dei Ministri è stata fatta in forte autonomia da parte di Mattarella e Draghi. Non c’entra nella maniera più assoluta il Segretario Zingaretti. Sollevare il polverone su questo tema può nascondere il desiderio da parte di alcune ed alcuni di andare ad un cambio di vertice.

Bisogna riconoscere che – una volta scelte le persone (i “tecnici”) che sono andate a ricoprire ruoli prioritari nel “progetto” che pur avrà in mente il Primo Ministro – non c’erano molti spazi da riempire con figure che si riferissero a forze politiche e alla relativa posizione di “genere”.

Faccio un paio di esempi, significativi, con due Ministre. La scelta di Carfagna (Forza Italia ha 2 donne su tre componenti) e di Bonetti (Italia Viva ha il 100% di presenza femminile) ha un senso.

La prima non è una proposta del Partito di riferimento: ad alzare la sua quotazione potrebbe essere stata una segnalazione da parte del Presidente della Camera o l’attenzione dello stesso Mattarella, alla ricerca di persone che negli ultimi tempi hanno mostrato equilibrio nelle loro azioni politiche: Mara Carfagna ha condotto le assemblee di Montecitorio con energia e capacità ed è tra le promotrici di azioni politiche che guardano alle problematiche meridionali in forte controtendenza ed in contrapposizione con una parte, quella dominante, del suo Partito: non ha fatto velo, peraltro, di volersi distinguere con la creazione di un “nuovo” Partito “meridionalista”.

La seconda ha mantenuto un profilo discreto silente in tutta la diatriba scoppiata con le dimissioni “forzate” cui è stata condotta dal leader del suo Partito, “Italia Viva”. E, nonostante le elucubrazioni di Matteo Renzi che vantava la decisione della professoressa Elena Bonetti di “ritornare al suo impegno professionale”, ha saputo mantenersi a distanza, ben diversamente da quel che ha fatto la dimissionaria Bellanova che si è distinta per aggressività pari a quella del suo “patron”. La prima è stata promossa, la seconda “bocciata” sonoramente con un vero e proprio schiaffo “virtuale”, che si è concretizzato con l’assegnazione del Ministero dell’Agricoltura ad un rappresentante autorevole del Movimento 5 Stelle.

Nel prossimo post continuerò a riflettere sia sui Ministeri che sulle posizioni della Lega, con la sua adesione strumentale al Governo Draghi.

5.

In realtà il problema della suddivisione per genere nella ripartizione degli incarichi ministeriali in questo Governo Draghi è trasversale.  la Lega ha tre presenze, una delle quali è assegnata ad una donna, Erika Stefani. Anche in questo caso a pesare è stata la caratteristica del dicastero, quello sulle Disabiità. Espressamente richiesto dal leader della Lega, è stato assegnato ad una rappresentante di quel Partito, sostituendo in quel ruolo un’altra donna che lo aveva condotto nel primo Governo Conte, Alessandra Locatelli, sempre della Lega, che di recente è andata a ricoprire lo stesso incarico nel Parlamento regionale lombardo. E, poi, hanno pesato non poco le “quote” tecniche dove, oltre alla conferma della prefetta Lamorgese (già di per sè una “tecnica”), ci sono le new entry di Marta Cartabia e Maria Cristina Messa. Per il Movimento 5 Stelle che, tra le forze “politiche” è il più rappresentato con quattro membri, c’è solo una figura femminile, Fabiana Dadone.

A questo punto, però, bisogna anche cominciare a farsene una ragione: e non è certo la protervia e la cattiveria dei maschi. Bisogna riconoscere che moltissime donne, ed in modo particolare tantissime i cui meriti e le loro competenze sarebbero ben utili  a costruire il miglioramento della società, sono molto poco interessate alla Politica, così come la si è strutturata. In realtà, e probabilmente le stesse “donne” che lottano per avere il riconoscimento del loro ruolo all’interno delle forze politiche dovrebbero prenderne atto, a tantissimi rappresentanti del genere “maschile” questa “politica” nella pratica quotidiana attira sempre meno. Soprattutto coloro che la vorrebbero praticare mettendosi a servizio del bene comune trovandosi moltissimi ostacoli.

Per queste ragioni la capacità di suscitare nuova “passione” dovrebbe essere l’obiettivo di un’operazione (ri)costituente necessaria anche per equilibrare la presenza di “genere” non solo numericamente.

Ritornando a quel che ci attende, un buon segnale è la costituzione del Gruppo interparlamentare alla Camera. In questi ultimi due anni le due forze maggiori nel Governo hanno potuto intraprendere un percorso di contaminazione culturale e politica positiva. Da una parte si è riconosciuto il valore della preparazione politica e dall’altra si è dato atto all’importanza della partecipazione passionale. Si è proceduto ad una crescita “comune”.

In modo diverso si sono mosse le forze politiche di “opposizione” da Fratelli d’Italia a Forza Italia. Non hanno riconosciuto di fatto la gravità della situazione; o, meglio, lo hanno fatto solo per denunciare qualche passo falso o per sostenere in modo becero gli interessi dei “grandi gruppi industriali”. E non fanno nulla nemmeno per illuderci che, con il nuovo Governo, collaboreranno. Se c’era un motivo per non farlo era molto personale e afferiva all’astio accumulato da Salvini verso Conte che non aveva assecondato l’idea del leader della Lega quando, nell’agosto del 2019, progettava di andare a nuove elezioni. Dovremmo ringraziare il Presidente del Consiglio uscente anche per questa sua resistenza; provate solo ad immaginare quanti sarebbero stati in più i contagiati ed i decessi se avessimo avuto la Destra al Governo.

In ogni caso, bando alle polemiche, “palla avanti e pedalare”! anche se con quei caratteri sarà dura: ed una dimostrazione l’ ha già data il neo Ministro leghista Garavaglia.

LE ASPETTATIVE (?) . parte 6

In questo ultimo anno – siamo ormai ad un anno dallo scoppio della pandemìa che ci ha condizionati in una sorta di lockdown sociale perenne – non sono mai stato accondiscendente e tenero verso il Governo Conte II, ma avvertendo in pieno un senso di responsabilità l’ho fatto in modo fraterno e paterno, solidale, mai venato da acrimonia e da contrapposizione pregiudiziale. Ho espresso ciò che non mi piaceva per niente, in modo particolare le modalità con cui si muoveva la Ministra della P.I. che poneva in evidenza un astio profondo contro il suo predecessore, le cui qualità culturali e politiche rimangono a tutta evidenza ben superiori alle sue. Mi ha dato enorme fastidio il suo presenzialismo da “reality”, allorquando in molte occasioni utilizzava un linguaggio non sempre adeguato per un alto rappresentante delle Istituzioni, per giunta “educative e culturali”.

Per non parlare della insistenza con cui, complici molti rappresentanti delle istituzioni scolastiche, andava affermando che non fosse necessario insistere con la “Didattica a Distanza” e chiedeva di continuo la riapertura delle scuole. Tutti sappiamo valutare quali siano i danni che l’assenza di socialità presente nella frequenza scolastica, oltre che il conseguente abbassamento di livello di preparazione indotto dalla differente qualità di apprendimento legato alla mancanza di un rapporto “diretto” tra docente e discente, sta comportando. Ma allo stesso tempo non è possibile permettere una circolazione del virus dentro e fuori locali scolastici inadeguati a limitarne la pericolosità, che entri, esca e viaggi su corpi in modo anche asintomatico ma contagioso soprattutto per le persone più deboli e anziane.

Non ho in modo forse contraddittorio risparmiato critiche nei confronti del Governo quanto alla chiusura di strutture pubbliche e private collegate alla fruizione culturale e artistica. Su questo ho scritto più righe su questo Blog. Pur tuttavia ho evidenziato come non vi fossero alternative “migliori” ed ho sottolineato sempre che il giudizio non era affatto venato da pregiudizi ideologici: il comportamento della Destra, in primo luogo il suo leader Salvini, non avrebbe garantito migliori soluzioni; anzi, le Destre si ponevano all’opposizione chiedendo demagogicamente “aperture” totali senza regole, negavano con l’esempio diretto, appoggiando le più becere dimostranze, l’utilità di alcune forme preventive come l’uso della “mascherina”.

Devo rilevare che non ho trovato molta solidarietà in questa forma critica da parte delle forze politiche di maggioranza; anzi, in qualche caso (Italia Viva), non c’era differenza con le Destre nell’acrimonia con cui i rilievi si muovevano. Ma in questo ultimo caso non erano a fin di bene; nascondevano un progetto ostile alla maggioranza, che ha finito per produrre un danno al Paese, del quale sarà difficile vantarsi. Non ci sono, infatti, le condizioni per  veri e propri cambiamenti in positivo; per ora li nascondono dietro un semplice sentimento astratto di “speranze”. Ho intitolato infatti questi post in blocco “Le aspettative”; da quel che ho sentito (Draghi ha fatto un discorso freddo, poco coinvolgente), da quel che avverto con la composizione spuria, disorganica, disarmonica del Governo non credo emergano aspetti positivi. Ma, anche in questo caso, l’alternativa, a causa della maldestra operazione di Matteo Renzi, sarebbe stata di gran lunga peggiore.

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