26 aprile – I NODI VENGONO AL PETTINE – 2 con una tendenza all’applicazione di una rinnovata forma di eugenetica I RISCHI PER LA DEMOCRAZIA

I NODI VENGONO AL PETTINE con una tendenza all’applicazione di una rinnovata forma di eugenetica

I RISCHI PER LA DEMOCRAZIA

Mi ripeto….

Ho sempre più la certezza, superiore alla “sensazione”, che tutte le buone prospettive, i sani propositi che avevamo messo in campo all’inizio di questa fase storica, “pandèmica”, siano andati a farsi benedire. Molti tra i “nodi” che preesistevano sono pervenuti al pettine, alla resa dei conti.

Eravamo degli “illusi”, dunque. Volevamo infonderci ed infondere ottimismo.

Si è parlato di “un rischio ragionato”. Ho qualche dubbio su tale affermazione: forse nasconde un segreto progetto di moderna eugenetica. Ne ho accennato – pur con qualche timida remora – in altro post qualche giorno fa. Ma non è forse vero che se si riduce il numero della popolazione, quella considerata “inattiva, improduttiva” ma beneficiaria di un sostegno pubblico istituzionalizzato (l’assegno di pensione), lo Stato risparmia fior di quattrini? Cinico? Forse sì, sono cinico! Ma temo di aver svolto il ruolo del fanciullo della favola “Gli abiti nuovi dell’imperatore”. Scrivo questo, perché sono sempre più persuaso che da questa tragedia, così immensa, non ne usciremo se non che attraverso una vera e propria “rivoluzione”. Ho evidenziato il termine per sottolineare che non sarà necessariamente caratterizzata da “progresso”. Temo infatti che l’approdo sia una involuzione, un “regresso”.

Tutta questa pessimistica previsione è connessa all’insistenza con cui si vogliono riaprire tutti gli spazi nel mentre che allo stesso tempo si vanno dettando regole inapplicabili in “democrazia”. Beninteso, anche quest’altro termine sottolineato contiene una forma di sarcasmo negativo, in quanto la “democrazia” non è più tale anche quando a prevalere sia la “libertà”, che è sempre più una condizione soggettiva, gommosa, applicata sempre più ai propri individuali bisogni “primari”. Tra i quali c’è la necessità di sopravvivere in una società sempre più vittima del consumismo; e poi c’è quella forma di socialità becera, applicata da persone incapaci di andare “oltre” la primitività esistenziale non distinta da quella delle bestie.

E’ ben chiaro dunque che in una condizione di limiti “oggettivi”, cioè quelli che vengono “imposti” da decreti in larghissima parte assurdi e, per questo motivo, largamente trasgrediti, ne deriva una forma di anarchia che produce danni sia alla Salute pubblica sia alla Democrazia. Se chi legge ha già incrociato ed interpretato il mio pensiero, saprà che ho rappresentato una posizione non soggetta in modo acritico alla Democrazia, laddove per un breve periodo fossero necessarie delle restrizioni allo scopo di fronteggiare momenti delicati e drammatici come una pandemìa o una guerra. Sono invece molto preoccupato proprio dalla mancanza di un rigore necessario, pur se temporaneo. Come ho detto sopra: “Mi ripeto…”.

Nelle prossime settimane, pur procedendo nella campagna di vaccinazione, ci ritroveremo quasi certamente (vista l’aria festosa che ha già preceduto l’apertura delle attività in un’Italia quasi tutta strumentalmente riconosciuta come area “gialla” – colore che dovrebbe di norma suggerire “prudenza”) con un aumento dei contagi che finirà per colpire
peraltro in modo serio la parte maggiormente produttiva della popolazione e potrebbe non risparmiare i più giovani, con il rischio di contribuire alla creazione di “varianti” che già risultano non essere del tutto coperte dagli attuali sieri vaccinali.

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