“Più giovani più donne” quindici anni fa,
e ora? (un pretesto) – prima parte
Quando non c’erano i social. E non è tanto tempo fa. Personalmente sono un
veterano di Facebook sin dal 2008 ed in realtà sono soltanto tredici anni anche
se sembrano “una vita”.
Con Facebook abbiamo avviato a condividere, discutere, controbattere,
polemizzare e, se il troppo è troppo, anche bannare. In questi tredici anni
abbiamo utilizzato le chat pubbliche ma anche quelle riservate a gruppetti, a
grupponi, molto spesso collegati a specifici provvisori o ben consolidati
interessi (si sono svolte campagne di sostegno a questo o quel candidato nelle
Primarie, nelle competizioni amministrative o politiche; si sono coagulati interventi
di tipo sociale, culturale e, qualche volta, anche economico. Per capirne
qualcosa basta aprire un account ed aspettare che il “fiume” scorra. C’è
proprio di tutto ed in questo senso è bene stare anche attenti! Non mancano
trabocchetti di tutti i tipi.
Certamente capitava anche prima di incappare in qualche oscena proposta,
utilizzando la rete con il sistema delle mail, la posta elettronica, ma era un
tempo preistorico, quello, come quasi certamente sarà per questo in cui stiamo
vivendo. Le tecnologie stanno avanzando anche in questo tempo “fermo”, solo
apparentemente bloccato e non sarà difficile trovarci ad uscire dal bunker ed
avvertire un profondo disagio.
Ho deviato dall’obiettivo che mi ero proposto e mi sono dilungato in uno
sproloquio “introduttivo” ad un argomento che è solo apparentemente “nuovo”:
quello dei “giovani” richiamato da Letta, nuovo segretario del Partito
Democratico dopo la rinuncia di Nicola Zingaretti. Non mi si creda
irriverente, ma credo che il “tema” dei giovani sia ancora una volta una sorta
di simulacro, un fantoccio, un tentativo di distrazione dai temi e problemi più
urgenti. A dire il vero, però, il VADEMECUM stilato da Letta per far ripartire
il dibattito interno prima di proiettarlo all’esterno non si sofferma molto su
quel tema, se non al punto 3. nell’auspicio che “dalla pandemia” nasca “un
nuovo, più profondo e autentico, rapporto tra giovani e anziani”.
In realtà la mia intenzione era proprio parlare dei “giovani”, che di volta
in volta sono stati oggetto di discussione nella Sinistra che ho praticato io
(PCI, PDS, DS, PD), riportando nel prossimo post alcune tranches di un dialogo
tra me, che nel 2005 non ero, ormai da qualche anno, “giovane”, ed alcuni
giovani “compagni” amministratori nelle Circoscrizioni di Prato. Nei nostri
“programmi” di allora grande spazio era dedicato sempre a “più giovani più
donne”, non più né meno di quanto si dica ora.
Anche questa insistenza sulle “donne” la trovo sempre più stucchevole; e
l’ho detto e l’ho scritto in alcune occasioni. Questo giudizio non è
irriguardoso verso le “donne” in senso generale; è, preferisco connotarlo in
tale direzione, “severo”. E’ auspicabile un maggiore impegno ed una più forte
partecipazione e presenza femminile nell’agone politico ed in tal senso
andrebbe incentivata la ricerca di una modalità di accesso “paritario” che
divenga propedeutica all’attività politica ed amministrativa, una sorta di “Università
Democratica per formare la classe dirigente” (anche in questo caso ne
approfitto e vedi punto 6 del recente Vademecum lettiano).
…1….
6 aprile – “Più giovani più donne”
quindici anni fa – e ora? – seconda parte
Proseguendo una mia sintetica analisi dei due temi (più giovani più donne)
vorrei ricordare che, in occasione delle “prime” Primarie, quelle “costitutive”
nazionali del Partito Democratico, sostenni la candidatura di Rosy Bindi ed
all’interno di quella fui tra i più convinti sostenitori, a livello locale, di
alcuni “giovani”, tra cui Massimiliano Tesi e Salvatore Bruno.
Riandando con la mente alla mia “storia” personale vorrei
ricordare che a Prato nei primi anni di questo secondo millennio tre Circoscrizioni
su cinque, in una delle quali – la Est – presiedevo la Commissione Cultura,
erano presiedute da donne e che nelle cinque Commissioni Cultura e
Istruzione c’erano due “donne” su cinque, due donne “giovani”, che ancora oggi
sono attive in Politica (una è stata Assessore al Bilancio, l’altra è
nell’attuale Giunta Assessore alla Città curata. Nel 2005, anno al quale
mi riferisco nell’avviare queste riflessioni, c’erano ancora i Democratici di
Sinistra (DS), e fu poi nel 2007 alle Primarie costitutive nazionali del
Partito Democratico (PD) che sostenni l’onorevole Rosy Bindi; nel 2010 nelle
Primarie del Partito Democratico di Prato ho poi sostenuto Ilaria Bugetti e
successivamente ho sostenuto la stessa nella prima sua competizione Regionale.
Ovviamente, non è stato sempre facile sostenere delle “donne” o dei “giovani”
semplicemente per il loro particolare “genere” o “status” esistenziale. E nel
corso della mia esperienza ho potuto verificare che non è auspicabile sic et
simpliciter l’affidamento prioritario di spazi amministrativi sulla base
dell’appartenenza di genere o di “status” esistenziale. Nell’agone
politico occorre esperienza, soprattutto per evitare principalmente due rischi
“contrapposti” tra loro: 1) essere ostaggio di personaggi stabili, come vecchie
volpi politiche ed amministrative; 2) lasciarsi prendere da una smania di
potere aliena dall’esperienza pratica e meramente ideologica.
Così
come i “giovani” tout court anche le “donne” in generale non hanno esperienza
politica basata esclusivamente sul “genere”. Indubbiamente dal punto di vista
storico ed antropologico le donne subiscono il limite storico di non essere
state prese in considerazione, e di questo i “maschi” portano la
responsabilità; ancora oggi è in ogni caso una percentuale molto bassa di
donne rispetto a quella dei maschi ad essere realmente interessata a
partecipare in modo diretto alla “pratica” politica ed amministrativa. Anche
per questo motivo ho trovato fuori luogo l’insistenza al perseguimento
“acritico” della “parità di genere” da un punto di vista legislativo. Pur
tuttavia trovo che sia ottima l’idea espressa di mettere in piedi un procedimento
virtuoso, che provi a risanare questi “gap”, inserito nel Vademecum
lettiano di cui ho trattato in coda alla prima parte di questo post (“E’
auspicabile un maggiore impegno ed una più forte partecipazione e presenza
femminile nell’agone politico ed in tal senso andrebbe incentivata la ricerca
di una modalità di accesso “paritario” che divenga propedeutica all’attività
politica ed amministrativa, una sorta di “Università Democratica per formare la
classe dirigente” (vedi punto 6 del recente Vademecum lettiano)”” e spero che
in quella direzione si possa procedere.
Come ben si comprende, sono ancora nel “preambolo” rispetto all’intento
iniziale. Nel prossimo post riporterò il “Documento” formato da un dialogo per
mail del luglio 2005 tra me e una rappresentante “donna” e “giovane” sul tema
dei “giovani”. Concluderò con un esemplare riferimento ad un “giovane” (uomo) e
ad una “giovane” (donna) perché sia più esplicito il mio ragionamento.
…2…
“Più
giovani più donne” quindici anni fa – e ora? – terza parte
Avvio
questa terza parte con la ripubblicazione di una “tranche” di un post
pubblicato lo scorso 14 marzo su questo Blog il cui titolo era
PER UNA STORIA DEL PARTITO
DEMOCRATICO – una serie di documenti del Comitato di Prato per il Partito
Democratico parte 16.
da
un documento del 2006
Più giovani più donne
Il ricambio generazionale ed il
riequilibrio dei generi può essere utile a patto che non sia né affrettato né
rispondente a criteri che non abbiano valutato il reale merito, le capacità, la
preparazione. In questa doppia direzione va la proposta del Forum dei giovani
che abbiamo proposto di svolgere a Prato nel corso dell’Assemblea di
Montecatini: lo avevamo pensato su scala metropolitana o poco più (volevamo
coinvolgere al massimo Lucca e Fiesole, oltre Pistoia e Firenze) ed è stato
invece accolto come ipotesi nazionale da svolgersi quanto prima. Il Comitato
ovviamente chiede la collaborazione delle forze politiche per la riuscita del
Forum; tale collaborazione si può adeguatamente estrinsecare con la presenza di
personalità politiche o del mondo della Cultura, che intervengano a trattare
argomenti che interessano il mondo giovanile.
Allo
stesso tempo il Comitato, organizzando direttamente o sollecitando
indirettamente iniziative di carattere politico – culturale attraverso la
presentazione di Forum settoriali, si segnala come Agenzia formativa di tipo
politico sul territorio proprio per le giovani generazioni.
Riprendo a trattare il tema con
il riportare alcune riflessioni con l’annunciato scambio di mail tra me ed
alcuni “giovani” E’ il 3 luglio del 2005. E’ in corso la Festa de “l’Unità”. Tra
i temi trattati c’è quello sul ruolo dei “giovani”. Sono in carica come
Presidente della Commissione Cultura nella Circoscrizione Est. Come “veterano”
(non più “giovane”) avverto la responsabilità di trattare l’argomento e così
scrivo ad altri (tra i quali due ancora anagraficamente “giovani”):
….. ometterò i nomi delle
persone …..
“Carissimi,
continuo, in questo “deserto” del luglio ad inviarvi “riservate” per riflettere
insieme su quello che accade, e perché accade. Una delle questioni che abbiamo
da anni e che non riguarda certamente una sola forza politica della nostra
maggioranza è quella dei giovani. Sto riflettendo, a dire il vero lo faccio da
anni, ma – come dico – “arriva il momento in cui i nodi vengono al pettine ed
allora son dolori!”. Vado riflettendo sui “nostri” giovani, così vecchi dentro,
così scaltri, così pronti ad aggregarsi ai “provvisori” carri dei vincitori.
Anche in questo senso sarà bene riprendere l’analisi di Pasolini, quando
soprattutto parlava dell’imborghesimento progressivo della società: sono
passati degli anni da quell’analisi e quei “nodi” così profeticamente
annunciati stanno “venendo al pettine”. Che facciamo? Intanto se possibile,
diamine, discutiamo e poi operiamo: altrimenti sarà davvero ben più dura di
quanto per ora si possa pensare. Il mondo non va in una progressione costante;
a volte ci si blocca ed altre volte si può anche tornare indietro, e chi
conosce la Storia dovrebbe ben sapere cosa significhi “tornare indietro”.
Rileggiamo Pasolini.
Quando
parlo di “giovani” so perfettamente che in mezzo a noi, penso a……, a …….., ve
ne sono alcuni. Non vorrei creare equivoci, ……. e ………si guardino dentro, ed io
non redo che assomiglino ai giovani di cui parlo, ma è allo stesso tempo molto
importante che si autoanalizzino. Io per quanto mi possa riguardare lo faccio:
d’altronde poichè continuo a dire che i giovani alla fin fine assomigliano
sempre più a noi anziani, a me e a …… per esempio, vorrei anche io e, credo,
……., smarcarmi da questa identità e sentirmi – e sentirci – davvero un po’ come
i giovani che eravamo, con una certa capacità di essere liberi, di avere ancora
un po’ di quella “passione” che ci consentiva di osservare la realtà con uno
sguardo critico ed allo stesso tempo pieno di progetti, quando avevamo i nostri
venti, trenta anni. Aspetto riscontri.
…3…
prosegue il post con un’altra mia mail
“Più giovani più donne” quindici anni fa – e ora? – quarta parte
…questo è il testo di una mia
mail di corollario a quella precedente, anche questa rivolta ai medesimi
interlocutori… Una volta i giovani avevano il coraggio o forse la sfrontatezza
di guardare la realtà con occhi liberi e sgombri per lo più da sovrastrutture
politiche e culturali; la contestazione dei padri era nell’ordine delle cose, o
forse così appariva (era un tempo “nuovo” e diverso rispetto a quello vissuto
dai nostri genitori, che, anche se avessero voluto, non hanno avuto molto tempo
per contestare in un periodo di repressione e guerra).
Oggi
dove sono quei giovani? La domanda è retorica se per essi vogliamo parlare di
tutti noi, a partire da me e ……che giovani siamo stati ed abbiamo occupato il
mondo con le nostre utopie negli anni Sessanta e nei Settanta; ma non lo è
affatto se proviamo a guardarci intorno e nel buio cerchiamo con il nostro
diogenico lanternino quei giovani che oggi dovrebbero contestarci proponendo
qualcosa di diverso. No, sempre più i giovani di adesso finiscono in modo
pedissequo per assomigliare a noi che abbiamo i capelli bianchi ed abbiamo
abbandonato quasi del tutto i nostri sogni e le nostre utopie. E’ triste
riconoscere che già più o meno da bambini ci si comporta con quella
avvedutezza, con quella scaltrezza, con quella – diciamocelo – ipocrisia tipica
del peggiore dei peggiori mondi politici. Pur non essendo più giovane non ho
mai smesso di credere alla politica alta, fatta di confronti aperti, aspri ma
franchi e sinceri e non credo alla politica dei compromessi ad ogni costo
interpretata da quei bravi “yes man” di cui è pieno il nostro Paese. Eppure in
definitiva sono questi quelli che riescono a fare carriera, non che mi importi
più di tanto, ma non può essere questo il metodo “meritocratico” per accedere
alla “Politica”, anche perché poi “tutti i nodi vengono alla fin fine al
pettine” e son dolori per tutti. Questo meccanismo perverso è alla base della
nostra realtà politico amministrativa; le difficoltà provengono dai percorsi
tracciati nelle stanze ben chiuse delle segreterie politiche, che hanno portato
tante volte a scelte discutibilissime, i cui effetti si intravedono adesso ma
saranno tossiche se non si provvede al più presto a cambiare registro. Ho
purtroppo la sensazione che sia già troppo tardi: gli errori politici si
riconoscono quasi sempre di fronte ad una sonora sconfitta, che di certo
nessuno di noi vorrebbe profetizzare anche se non ci è impedito di paventare.
Gli errori politici di ieri e dell’altro ieri sarebbero poca cosa se oggi non
si continuasse a preannunciarne molti altri nelle numerose azioni pratiche e
teoriche dichiarazioni.
In
pratica si è seminato male e ci si deve preparare ad un gramo raccolto. Non è
facile e non è politicamente corretto dire che i “nuovi giovani” che si sono di
recente affacciati alla Politica hanno avuto uno spazio soltanto se erano
funzionali ad un dato e già ben tracciato percorso; sono stati osteggiati se
tendevano ad affermare la loro identità, il loro pensiero. Se questo è un
metodo normale della Politica di ogni luogo e di ogni tempo, non può essere
però considerato dal punto di vista civico ed educativo il giusto percorso per
poter davvero procedere verso un “cambiamento” da tanti, forse a chiacchiere,
auspicato.
…..4…..
“Più
giovani più donne” quindici anni fa – e ora? – quinta parte
prosegue il mio commento al
tema “I giovani” del 2005 in un
testo di una mia mail di
corollario a quella precedente, anche questa rivolta ai medesimi interlocutori…
Da
educatore mi è sempre più difficile, anche se ci provo (altri educatori – a
volte con l’alibi dell’estraneità – ormai non ci provano più), sollecitare
attenzione verso la politica attiva, stimolare i nuovi cittadini alla
conoscenza dei propri diritti – in primo luogo quello di pensare ed esprimere
tale pensiero liberamente. Non è facile e non è politicamente corretto, ma
bisogna dircelo e, per essere in tema, non mi attendo applausi
dall’establishment politico. Cosa facciamo, allora? Ci sediamo ed aspettiamo?
il proverbio maoista serve solo per la cultura cinese. A noi toccano compiti
più attivi; cominciamo a proporre, sapendo che non sarà facile. Ed innanzitutto
parliamo fra di noi, camminando simbolicamente per non stare fermi ad aspettare
che tutto scorra, portato dalla piena travolgente di un fiume.
a queste mail rispose uno dei
miei interlocutori “giovani”
“Caro
Giuseppe scusa se non ti ho risposto subito ma sabato e domenica sono stat*
impegnat* alla festa dell’unità in pizzeria dove ti devo dire ho trovato la
presenza di tanti giovani come me… è stata una esperienza bellissima… faticosa
ma divertente… ci sentivamo parte di un qualcosa… avevamo uno scopo comune
(“fare le pizze e velocemente perché i clienti reclamavano”)… forse è proprio
questo spirito che la gioventù di oggi ha perso… e credo ti riferissi a questo
quando hai parlato di noi giovani. … e hai ragione, in parte… è vero i giovani
assomigliano sempre più agli adulti…. quelli peggiori…. ma non è sempre così…
sabato e domenica me ne sono res* conto… e condivido pienamente le tue
riflessioni… si deve fare qualcosa… anche e soprattutto nel campo della
cultura…. dobbiamo ritrovare quello spirito e quella voglia di combattere,
soprattutto tra di noi che facciamo parte dello stesso schieramento politico…
ma non è solo una battaglia politica quella che dovremmo intraprendere… è
soprattutto una battaglia culturale, di mentalità… cominciare ad esempio a
porci delle domande… perché i giovani sono così oggi? e cosa possiamo fare (nel
nostro piccolo) per invertire questa tendenza sempre più dilagante verso il
“menefreghismo”… il progetto su Pasolini ad esempio è un buon punto di partenza
per dare avvio a queste riflessioni
Io
e….. avevamo anche pensato di organizzare una Commissione Cultura congiunta tra
le due nostre Circoscrizioni invitando i maggiori rappresentanti delle
istituzioni sia politiche che culturali proprio per discutere del tema della
Cultura a Prato… credo che potremmo estendere tale progetto anche alle altre
Circoscrizioni trovando un luogo adatto che, come ipotesi, potrebbe essere il
“Magnolfi”… dovremmo iniziare sin da ora a preparare questo incontro per
poterlo mettere in calendario per settembre… fammi sapere cosa ne pensi… forse
non servirà a niente…o forse può essere solo un piccolo ma significativo primo
passo per avviare una riflessione seria e approfondita…. dobbiamo pure iniziare
da qualche parte… Un saluto affettuoso… firmato….
…5….
“Passiamo alle conclusioni!” un
po’ come dice Paolo Mieli in coda alle puntate di “Passato e presente”…..
PIU’
GIOVANI PIU’ DONNE – sesta parte – le amare conclusioni
Questa
serie di “post” è un vero e proprio pretesto per sviluppare quella che potrebbe
apparire una mia forma di misoginia e di sottovalutazione del ruolo dei
giovani, ma che, io, in verità, considero un modo per essere meno
ideologico e più concreto di guardare alla realtà dei fatti. Quanto
all’importanza di una maggiore e più qualificata presenza delle donne in
funzioni direttive di primissimo livello e al bisogno di guardare al
rinnovamento dei metodi della Politica incentivando e qualificando la presenza
dei giovani – donne e uomini – sono stato sempre tra coloro che non solo lo
hanno teorizzato con le “chiacchiere” banali dei documenti e delle discussioni
accademiche ma lo hanno cercato di mettere in pratica, contribuendo
all’inserimento di queste figure nei meccanismi amministrativi locali. Si è
rivelato, questo mio impegno, quasi sempre, ma per mia diretta esperienza
troppo spesso fino ad oggi, una delusione immensa. Quella nota del mio
ultimo interlocutore (“è vero i giovani assomigliano sempre più agli adulti….
quelli peggiori…. “) conteneva una profonda verità, valida
per tutti, addirittura, mi sento di aggiungere, a partire da chi scriveva. Ho
la netta sensazione che sia ormai una regola, secondo la quale i “giovani” che
si accostano alla Politica e se ne rendono asserviti allo scopo di utilizzarne
gli aspetti utilitaristici a proprio esplicito vantaggio, perdono
contestualmente quella forza creativa innovativa rivoluzionaria che dovrebbe
essere appannaggio di quella condizione esistenziale. Finiscono per avviare uno
scimmiottamento dei modi adulti, fino a diventare parte integrante di quel
meccanismo che essendo condizionato da diverse forme compromissorie ne blocca
le spinte che potevano essere considerate tipicamente “giovanili”. Già in questa
fase la presenza dei “generi” è fortemente squilibrata, ma abbastanza meno che
nel prosieguo e su questo “passaggio” ovviamente dovrebbe essere posta maggiore
attenzione ma senza alcun “bilancino” meccanico come a volte accade con il
sistema delle “quote”. E’ orribile e mortificante quella sorta di “caccia” che
dalle sedi politiche parte molto spesso alla ricerca di “figure” che possano
equilibrare i “generi” nelle liste. Ogni forza politica dovrebbe prevedere tali
presenze in modo “organico” e qualificato, non ridursi agli ultimi attimi per
tale scelta, correndo il rischio di fermarsi molto all’apparenza e poco alla
consistenza. Una volta “inserite” la frittata è fatta!
Tornando
al tema dei “giovani” in Politica e per giustificare al massimo il senso della
mia delusione, vi aggiungo un fulgido esempio, il più elevato che io possa
utilizzare. Il nostro Paese ha conosciuto nell’ultimo decennio l’ascesa ed il
declino del più “giovane” Presidente del Consiglio (tralascio giudizi su quel
che è ora) ed a me non è apparsa, quanto all’ equilibrio di “genere”, molto
qualificata (al di là di una affidabilità verso il “capo”) la presenza
femminile dei rappresentanti del suo Partito nel suo Governo.
Aggiungo
infine che, diversamente da tanti altri che si sono entusiasmati davanti alle
discese in campo delle “Sardine”, ho espresso da subito molte perplessità su
quel “movimento” e mantengo verso di esso una distanza, pronto a ricredermi,
anche se permango in ciò dubbioso, conoscendo i costi della Politica e allo
stesso tempo considerando impossibile un impegno politico di quel peso, scevro
da introiti riferibili ad attività di lavoro in proprio.
Ciononostante
spero che i “giovani” possano mantenere intatto il loro potenziale di
rinnovamento di cui fino ad ora non ho trovato e non trovo, ahimè purtroppo,
alcuna traccia.
Ne
riparleremo, di certo.