31 maggio – ESTATE 2020 – puntata straordinaria (14) per la 13 vedi 9 maggio

ESTATE 2020 – puntata straordinaria (14)

Mentre pubblicavo queste riflessioni mi è capitato per ben due volte di ritornare dopo la permanenza con l’intera famiglia nel mese di luglio del 2020 a Venturina.

Avevamo infatti poi scelto di soggiornare in quell’abitazione vicino alle strutture della Fiera. Inattiva per il lockdown e per le conseguenze successive ad esso, la Fiera mostrava con fierezza le sue “donne celebri” di cui ho parlato nel blocco 4 e 5 del 28 settembre e 10 ottobre u.s.

Della “casa” prescelta ho trattato il 31 ottobre u.s. Ci siamo stati bene ed abbiamo anche ospitato i nostri figli perlomeno per metà del tempo. In realtà era troppo grande per noi due, Mary ed io, ma l’abbiamo scelta anche perché ci faceva piacere condividerla con altri, amici e parenti. Nonostante il giudizio molto ma molto positivo (la consiglierei a chi fosse un po’ meno “zingaro” di noi) non ci ritorneremo, per il motivo unico che ho già in parte rivelato: siamo “esploratori” in modo quasi naturale e “primitivo”. Ci piace cambiare, sperimentare nuovi orizzonti, nuovi punti di vista, fino a quando ne avremo la possibilità. Già nel mese di luglio 2020 girando per le cittadine più vicine al mare (Venturina non dista molto da esso ed è luogo “centrale” per scegliersi poi la destinazione per una visita o per un tuffo) Mary ed io ci soffermavamo a scrutare le offerte sia di affitto che di vendita di qualche immobile; le nostre preferenze erano (e sono tuttora) orientate su piccoli quartierini anche per andarci nei mesi primaverili o autunnali tiepidi.

Il caso ha voluto che nostra figlia Lavinia abbia tentato, ai primi del mese di questo febbraio 2021, di prenotare la sua somministrazione di vaccino (ne aveva diritto pur essendo giovane perché temporaneamente in servizio come ricercatrice presso lo EUI di Fiesole) e nel momento in cui è entrata sul sito era disponibile il Centro vaccinale allocato presso i Padiglioni della SEFI proprio accanto alla Fiera di Venturina. Lavinia non guida pur avendo la patente e dunque il 14 di febbraio ho dovuto accompagnarla. Ci siamo muniti dell’autocertificazione (si era in zona arancione ed era interdetto lo spostamento fuori dai confini comunali: noi abitiamo a Prato e Venturina è in provincia di Livorno) e siamo partiti con qualche preoccupazione perché laddove ci avessero fermati avremmo dovuto comunque giustificare le ragioni ed il modo con cui si procedeva. Siamo stati però molto fortunati…e ligi al nostro compito. Dopo la somministrazione ci siamo semplicemente fermati a mangiare un panino che Mary aveva preparato e poi siamo ripartiti per tornare a casa.

Siamo poi tornati per il richiamo, ma stavolta è stato possibile anche andarci con Mary. E così qualche giorno fa il 9 maggio siamo ritornati a Venturina. Con alcune differenze: siamo in zona gialla, si può circolare senza doversi giustificare non solo fuori dal Comune ed in altra Provincia della stessa Regione e tra Regioni dello stesso livello di colore. Inoltre la sorpresa è stata non trovare molte delle effigi femminili lungo il perimetro esterno ai padiglioni di via della Fiera. Che fine hanno fatto? L’altra “sorpresa” è stata la possibilità di poter anticipare dalle 14 alle 12 l’inoculazione del vaccino e ciò ci ha consentito di fermarci a San Vincenzo per due passi sulla spiaggia, semivuota ma non troppo, e di pranzare al Ristorante “Lupo Càntero” seppure in un turno di primo pomeriggio ma non tardi, verso le 14. Vale la pena, il menù è straordinariamente ricco, esclusivamente di pesce; i gestori sono gentilissimi e la preparazione è accurata anche per il “senza glutine”. Non è fuori luogo aggiungere che si spende il giusto: e per tutti questi – e tanti altri – motivi, consiglio agli amici di farci una capatina, se vi trovate da quelle parti. Oppure, suvvia, andateci lo stesso!

30 maggio – SUCCEDEVA A PRATO, ma non solo – cronache pandemiche di un anno fa

SUCCEDEVA A PRATO

Era facile, anche se a qualcuno oggi questa affermazione può apparire ingenerosa ed inveritiera, era facile governare la città nel periodo più duro della pandemia. Tutto sommato la vita era sotto controllo, sotto l’autocontrollo della stragrande maggioranza dei cittadini e sotto il controllo delle forze dell’Ordine. Per lunghi giorni e settimane non ci si muoveva se non che per necessità; e l’indicazione di massima era che ci si allontanasse per non più di duecento metri dalla propria abitazione e che ci si servisse dei negozi di vicinanza. C’è stato un boom di ordinazioni on line e quando si derogava dai duecento metri “a piedi” ci si muoveva come dei ladri notturni, scegliendo le stradine meno frequentate nel timore che qualche pattuglia potesse interrogarci e sanzionarci. Nulla di importante si andava a fare: si sceglieva eventualmente un supermercato che non era proprio il più vicino ma forse era il più fornito e conveniente e ci si caricava di vettovaglie da portare a casa. Poche volte si è utilizzata l’auto caricandola all’inverosimile per spese che fossero più che settimanali, ma anche in quel caso ci si muoveva portandosi dietro il Modulo d’ordinanza, assicurandosi che fosse quello giusto, e sobbarcandosi a lunghe file di attesa. Nell’auto la benzina – ma non c’era il pieno – è durata oltre la prima decade di maggio: è stata quasi del tutto ferma per molte settimane. Parlo della mia famiglia ma posso confermare che, dall’alto del mio sesto piano da cui osservo il Duomo di Firenze, tutta la piana verso il Montalbano e Quarrata, e Pistoia con la sua schiera di colline sfumanti verso il mare, non vedevo muoversi quasi nulla: l’aria era tersa, le api al lavoro, le industrie (la Santo Stefano, ad esempio) non erano fumanti, c’era un grande straordinario silenzio, potevi ascoltare i versi dei vari volatili, che si avvicinavano peraltro più fiduciosi a noi umani. C’era angoscia diffusa per tanti, il timore di leggere notizie non rassicuranti sulla salute dei cittadini. La cronaca locale non si occupava d’altro: bollettini quotidiani aggiornati (contagiati, ricoverati, deceduti e via dicendo ogni giorno) e qualche notiziola qua e là legata agli interventi delle autorità (risposte a domande, ricerca di soluzioni alla sofferenza materiale indotta da una situazione già emergenziale ben prima dello scoppio della pandemia) alle sollecitazioni delle famiglie, soprattutto quelle con figli “piccoli” e scarsi spazi a disposizione, che hanno dovuto di punto in bianco riorganizzarsi in assenza del servizio scolastico, alle spinte del mondo imprenditoriale che avrebbe riaperto tutto già nella seconda metà del mese di marzo. C’erano le nuove povertà cui fornire rapide risposte. Ma tutto questo era inserito all’interno di un contesto molto ben definito: ecco perché, lo ripeto, non era difficile affrontarne le criticità. Bastava solo resettare una parte della struttura amministrativa in quella direzione, preparandosi tuttavia a quando molto di quello che era “fermo” si sarebbe mosso in modo molto repentino ed a quel punto non facilmente governabile.
Non essersi preparato a questo, che era nel novero delle possibilità più certe, è un grave segno di incapacità amministrativa. Ed ecco che non si è in grado di reggere la spinta giovanile a riappropriarsi degli spazi “perduti”, che per dare risposte apparentemente sollecite ai genitori si inventano riaperture scolastiche che non essendo state “programmate” quando lo si poteva fare si caratterizzano come forme demagogiche. Verrebbe il dubbio che lo si faccia semplicemente per occultare la propria incapacità amministrativa.
Joshua Madalon

29 maggio – Può darsi, ma….. – 4

E, poi. Si può anche ridere per non disperarsi: è mai possibile che in un Senato della Repubblica, di norma riservato alle menti superiori, eccelse, venga discusso ed approvato un disegno di legge sull’agricoltura biologica al cui interno si trovano riti magici e formule che richiamano la parte più oscura del Medioevo. Sarebbe opportuno chiarire anche come mai queste “pratiche” abbiano credito in un’Europa che “dovrebbe” essere “a sentir dire” più avanti di noi. “A sentir dire” troppe volte siamo considerati “ultima ruota, e per giunta di scorta, del Carro”. Ma…. Quel che segue è il resoconto stenografico della seduta assembleare del 20 maggio u.s. in Senato Il file è quel che vedete e si riferisce a tanti temi. Uno di questi, il più importante della giornata è
Disposizioni per la tutela, lo sviluppo e la competitività della produzione agricola, agroalimentare e dell’acquacoltura con metodo biologico

Cci sono molti interventi, a partire da quello del relatore Taricco (PD) che, secondo il curriculum, dovrebbe essere molto competente in materia, ma alcuni aspetti esoterici non piacciono alla senatrice a vita Cattaneo, il cui curriculum è altrettanto eccellente. Qui di seguito riportiamo il suo intervento.

Signor Presidente, gentili colleghi, membri del Governo, come primo commento generale mi viene da dire che forse ci si poteva o doveva aspettare una legge sull’agricoltura tutta, che coinvolge 500.000 aziende, e non su un’agricoltura di nicchia, i cui numeri andrebbero veramente spiegati in modo proprio, perché sostenere che il 16 per cento del terreno italiano è dedicato all’agricoltura biologica non spiega quanta di quella percentuale è dedicata a prati e pascoli, che ricevono sussidi, ma non producono nulla. Quindi bisogna veramente spiegare.

Torniamo alla legge. Noto con piacere – lo voglio riconoscere al relatore e alla Commissione – alcune migliorie al testo, che hanno almeno in parte recepito indicazioni e rilievi provenienti dal mondo produttivo e dagli studiosi in ambito agricolo. Sottolineo due migliorie: l’introduzione del nodo dei controlli all’articolo 19 e l’eliminazione del riferimento all’interesse nazionale dall’articolo 1. Rispetto a questo aspetto, ho espresso in più occasioni come non vi sia alcun interesse nazionale in un protocollo produttivo di nicchia i cui prodotti non offrono alcuna garanzia di maggiore salubrità e alcun maggiore apporto nutrizionale significativo, come è scientificamente accertato e come è anche indicato nelle linee guida alla ristorazione del nostro Ministero della salute. In sintesi, si tratta di prodotti che si trovano nei supermercati a prezzi doppi o tripli rispetto a quelli privi di certificazione biologica, ma che non hanno nulla di più se non il prezzo. Ecco perché mi spaventa, seguendo le parole del relatore, che si voglia incentivare il consumo del biologico. Perché?

Se anche viene ristabilito un principio di realtà, rimuovendo il riferimento all’interesse nazionale, ho comunque molti motivi di dissenso su questo disegno di legge. Oggi ne tratto uno, che reputo essere una abnormità normativa e che in primo luogo, se non affrontato da noi oggi con una meditata riduzione del danno, esporrà quest’Aula al ridicolo scientifico.

Ho presentato tre emendamenti volti a eliminare almeno il richiamo esplicito e il riconoscimento in via preferenziale a pratiche non solo antiscientifiche, ma schiettamente esoteriche e stregonesche.

Mi riferisco all’equiparazione, ai fini del presente provvedimento, tra l’agricoltura biologica e quella biodinamica, una pratica agricola i cui disciplinari internazionali comprendono l’uso di preparati a base – cito testualmente – di letame infilato nel cavo di un corno di una vacca che abbia partorito almeno una volta. (Applausi). Il corno, una volta riempito, viene sotterrato per fermentare durante l’inverno e recuperato nei giorni prossimi alla Pasqua per essere sottoposto alla – cito – fondamentale operazione di miscelazione e dinamizzazione con acqua tiepida di sorgente, pozzo o piovana, che ha una durata di circa un’ora e può essere effettuata manualmente, ma anche tramite macchine speciali.

….4…..

…la seconda parte dell’intervento della Senatrice Cattaneo nel prossimo blocco….

28 maggio – IN RICORDO Del “poeta” PIER PAOLO PASOLINI – parte 5 (per la parte 4 vedi 25 aprile)

Parla il Professor Maddaluno – Presidente della Commissione Cultura della Circoscrizione Est:

<< Devo dire ringrazio immediatamente subito l’Assessore Giugni della Provincia, precisando invece una cosa che evidentemente Paola si è dimenticata, ma anche l’iniziativa di novembre era una iniziativa collegiale. Io ringrazio. La visibilità è chiaro che ce l’ho in massima parte io rispetto agli altri Perché poi lo porto avanti, però rispetto a quello che tu dicevi in relazione ai tagli, noi, come Presidenti delle Commissioni Cultura delle Circoscrizioni, abbiamo evidenziato e dimostrato che si possono fare incontri, giornate di studio o addirittura iniziative come quelle di novembre utilizzando le risorse in maniera, non lo dico Perché l’ho fatto io, intelligente nel senso che cercare di fare le cose più belle possibili con le risorse disponibili e quindi con quello che riusciamo a mettere insieme. Voi vedete che in effetti c’è una collegialità di enti, associazioni ecc, che partecipano a questa iniziativa ciascuno con il proprio contributo. Ecco, quindi io ringrazio l’Assessore Paola Giugni delle sue parole, sono convinto che bisognerà continuare a fare, a mettere in piedi iniziative di questo genere. La prendo come una disponibilità per le prossime occasioni. Passo la parola all’Assessore alla Cultura del Comune di Prato, Professor Andrea Mazzoni. Grazie. >>

Parla il Professor Andrea Mazzoni – Assessore alla Cultura del Comune di Prato:

<< Grazie Giuseppe. Buongiorno a tutti. Anch’io mi unisco subito ai ringraziamenti al collega Maddaluno, collega per lo siamo di scuola, per l’impegno che ha profuso nell’organizzazione di questa intensa

serie di iniziative su Pier Paolo Pasolini a trent’anni dalla sua scomparsa. Spesso ci viene da domandarci se sia giusto utilizzare gli anniversari, i decennali, i ventennali e così via per ricordare, per riportare alla memoria, ogni tanto c’è qualcuno che su questo diciamo ci riflette in maniera critica, ma insomma io credo che, anche per dirla proprio con l’etimologia latina, il ricordo è comunque un ritornare al cuore. Le cose che ritornano al cuore e credo che ci siano sicuramente delle questioni, dei momenti, delle vicende, dei personaggi che è bene che ritornino al cuore. Quindi ben vengano anche diciamo le occasioni “rituali” degli anniversari per riportare al cuore e riandare in qualche modo al cuore delle cose.

Quindi un ringraziamento per tutto questo lavoro, questo impegno. Anch’io sono andato ieri sera a vedere un po’ per curiosità su questo sito di pagine, fra l’altro ho visto appunto quel lungo elenco di iniziative che hanno caratterizzato questi mesi pratesi, pensando un po’, parafrasando un po’ anche il titolo del lavoro di Bertolucci e Gifuni, il nostro è stato una specie di serpentone lunghissimo possiamo dire di iniziative, ma credo che sia stato utile importante averle fatte e anche continuare vedremo in che modo questo tipo di riflessione.

Una riflessione, che concordo anch’io con Maddaluno, che è bene che superi un po’ questo vezzo ozioso, diceva Giuseppe, di chiedersi che cosa avrebbe detto Pasolini. Però intanto è significativa che questa domanda venga fatta al di là della sua oziosità su cui concordo. Perché indubbiamente Pasolini era uno che le cose le diceva e questo tema della parola, del dover prendere posizione, credo che sia indubbiamente il lascito più importante, almeno uno dei lasciti più importanti di Pasolini. Quindi è vero che è ozioso, ma in qualche modo forse su Pasolini si giustifica di più Perché eravamo abituati, insomma io ero molto giovane avevo 18 anni quando Pasolini è morto, già noi che cominciava da tre quattro anni a seguire le vicende della politica del nostro paese ecc, a sentire nella voce di Pasolini un punto di riferimento, a chiedersi che cosa ha detto, che cosa ha scritto.

27 maggio – PERCHE’ LA DESTRA STA VINCENDO NEL PAESE (o perlomeno così appare) – parte 3

PERCHE’ LA DESTRA STA VINCENDO NEL PAESE (o perlomeno così appare) – parte 3.

Nel confermare che anche “la Destra, così come la Sinistra dove batte il mio cuore, è in grado di fornire risposte concrete ai problemi al di là della demagogia e del populismo” non mi stanco di insistere nella ricerca di approfondire i motivi per cui la Destra sembra vincente ed in progressiva crescita nei recenti sondaggi periodici. Intanto, vediamo in che cosa consiste il sondaggio delle preferenze partitiche: si chiede “se si votasse oggi quale Partito voteresti?” Sulla scelta può influire un evento abbastanza recente, ma capita raramente. Invece è più facile che la persona intervistata sposti da un periodo all’altro il suo voto sia per convenienza contingente sia perchè ritiene che la forza politica (o l’area) cui aveva affidato il suo consenso non corrisponda più ai suoi interessi. Guardando al quadro politico più recente troviamo una Sinistra fortemente smembrata, con un PD rappresentante di un’area di Centrosinistra moderata, che pur mantenendo l’egemonia è in forte calo ed una galassia di moderati (Italia Viva, Azione, +Europa) che non appaiono sempre convinti della loro esistenza e permanenza  “a Sinistra”, tentati di collocarsi in posizioni “centriste”, ed una serie di gruppuscoli pseudo e realmente (a fasi alterne) rivoluzionari (Art.1 MdP, LeU, Sinistra Italiana e altri) che non riescono a venir fuori da una forma di integralismo ideologico sterilissimo.

Un discorso a parte merita il Movimento 5 Stelle. La sua metamorfosi, collegata alla scelta indilazionabile di proporsi come forza di governo dopo le Politiche del 2018, ha decretato anticipatamente la sua fase discendente (il 4 marzo 2018 aveva ottenuto il 32,7%; ad oggi è accreditato di un 50% in meno, oscillando tra il 16 ed il 17%). Uno dei problemi che caratterizzava quel Movimento era l’assenza di una vera e propria posizione “politica”; la scelta era soprattutto “critica” verso la vecchia Politica, accusata di aver perso progressivamente il senso dell’impegno civile; quelle battaglie, importanti da un punto di vista ideale, sono state anche portate a compimento (in primo luogo la riduzione del numero dei parlamentari, il reddito di cittadinanza ma anche altri provvedimenti), anche se, governando prima con la Lega e poi con il Centrosinistra, ha dovuto scendere a quelle forme di compromesso ineludibili per un qualsiasi Governo di coalizione. Anche il M5S paga lo scotto della “governabilità”: durante il tempo del Governo gialloverde ha perso qualche pezzo dell’anima di Sinistra; con la formula “giallo rossa” ha perso a Destra. Ed è così che in una sintesi davvero minima che si spiegano i motivi di questo calo. Governo, di Centrodestra e poi di Centrosinistra. Uno slalom periglioso che ha prodotto un forte salto in avanti delle Destre.

Meno “disperse”, infatti, sono le forze politiche della Destra. In linea di massima hanno mantenuto sempre un profilo critico di “opposizione” fossero o meno all’interno di uno dei Governi. Salvini e la Lega, ma in modo particolare e singolare il primo, ha svolto un ruolo di oppositore anche nel primo Governo Conte; e poi in questo con Draghi premier sta facendo lo stesso gioco, anche se ne paga qualche lieve conseguenza, facendo travasare voti verso Fratelli d’Italia, la cui azione politica appare più coerente.

…3…

26 maggio – Può darsi, ma… – 3

Che il signor Draghi non sia un vero e proprio “neofita” della Politica l’ho sempre pensato. Molti che conoscono la Politica dei “bar” e dei “marciapiedi”  se la sono bevuta, la fola che Draghi sia un tecnico. Corretto sarebbe dire che è “anche” un tecnico; ma se fate attenzione a quel che ho scritto ieri (“molti “forse” non sanno che i veri “maestri” della Pubblica Amministrazione non sono i Ministri….ma i funzionari, i tecnici della macchina pubblica”), capirete che molto spesso – se non quasi sempre – chi regge tutti i fili della spesa pubblica sono proprio i “ministeriali”, dagli uscieri ai capi dirigenti massimi. E Draghi è stato uno di questi ultimi, non i penultimi si intende, a reggere le sorti della BCE.

Anche quest’ultima sortita, non solo quella sulle “tasse di successione” ma soprattutto quella del “blocco dei licenziamenti”, il cui tema sta superando in audience quello emerso nel “siparietto” Letta-Draghi, agisce da cartina di tornasole per comprendere come il “cuore” del Premier batta più a destra che a sinistra, come di norma accade tra i comuni mortali. Capiamoci meglio; sicuramente il tema della sospensione delle procedure di licenziamento merita attenzione ed un giusto approfondimento. Vorrei da subito però capire perché mai quel discorso (“Ma questo non è il momento di prendere i soldi dai cittadini ma di darli. L’economia è ancora in una situazione di recessione e grande disoccupazione.”) valga per un argomento e non venga tirato fuori di nuovo anche per l’altro tema. Da questo raffronto così ravvicinato emerge ulteriormente il carattere “classista” del Premier e la più netta consonanza con i settori della Finanza e del mondo imprenditoriale.  Nondimeno sono d’accordo con il “dare” piuttosto che con il “prendere” ma devono esserci livelli diversificati a seconda dell’intervento che si mette in campo. Tuttavia, però, sono questi ultimi, soprattutto quelli strutturali che, se oggi prendono, domani devono rendere ciò che hanno preso, a dover essere privilegiati.

Un ulteriore rilievo va indirizzato al Premier che ha solennemente annunciato che il suo “ministero” avrebbe avuto due obiettivi, quasi esclusivi: innanzitutto il contrasto alla diffusione della pandemìa e poi lo sviluppo e la messa in pratica dei progetti strutturali presentati all’Europa all’interno del Recovery Plan. Per il primo obiettivo ha ottenuto una cooperazione largamente diffusa, che non ha voluto ascoltare le sirene della Lega e di Fratelli d’Italia, e quindi – grazie a questo – dovrebbe andare positivamente in porto; per il secondo, c’è qualche timore ben fondato per la riuscita. Qui poco vale – e varrà – la cooperazione popolare. Saranno i “pezzi grossi” della Politica e dei Poteri forti dell’Economia a far sentire le loro voci. A noi, popolo, rimarrà la funzione di “spettatori” in una arena nella quale si confronteranno interessi molto lontani dai nostri, quelli che tenderanno a far aumentare la ricchezza dei pochi e diminuire ulteriormente il reddito dei molti.

E, per capire anche la “qualità” di chi ci rappresenta in Parlamento c’è dell’altro!

…3…

25 maggio – Può darsi, ma…. – 2 (“Non è il momento”?!?)

Può darsi, ma…. – 2 (“Non è il momento”?!?)

C’è un “mantra” insopportabile che mi frulla nelle orecchie e che contrassegna in modo inequivocabile la pratica politica a tutti i livelli. Quello che meglio conosco è il livello “locale”, ma a salir su di grado (provinciale, regionale e nazionale, forse anche oltre) non c’è molta differenza, a parte le posizioni di Potere. “Non è il momento!” me lo sono sentito dire tutte le volte in cui qualche idea “innovativa” avrebbe contribuito a sconvolgere i piani “politici” dell’apparato; c’è una “disciplina” ed una “gerarchia” che hanno molto poco di diverso rispetto all’organizzazione militare. Mi è accaduto anche quando, di fronte a palesi ingiustizie denunciate, ci si rifugiava in una forma di prudenza che assomigliava molto al consociativismo tra chi ne era responsabile e chi avrebbe potuto tentare di intervenire, provarci semmai, anche sapendo che si sarebbero persi voti, perché tutti sanno perfettamente bene che dietro le ingiustizie, quando non vengono perseguite, vi sono connivenze di carattere “pubblico”. Lo Stato dovrebbe tutelare i più deboli, ma spesso difende i più forti. Perchè i più deboli non hanno capacità contrattuale e spesso sono portati alla disperazione e finiscono per comportarsi “male”, pur avendo mille ragioni da difendere.

Comincio a rendermi conto dell’inadeguatezza di Mario Draghi; anche gli italiani, peraltro, continuano a preferire il precedente Premier, quel bistrattato Giuseppe Conte che nel sondaggio dell’istituto di ricerca Quorum/You Tren per Sky Tg24 che è apparso in queste ultime ore precede con il 34.7% il Premier Draghi che raccoglie il 32,8% (e questo risultato è assegnato ben prima della scadenza dei “primi 100 giorni”, la classica “luna di miele”).

In realtà Draghi non ha fatto molto. Si è trovato, come si dice a Napoli “O cocco ammunnato e buono” con un Piano vaccinale che sembrava non funzionare solo perché mancava la “materia prima”; e un Recovery Fund, praticamente già redatto e solo da rifinire. D’altra parte molti “forse” non sanno che i veri “maestri” della Pubblica Amministrazione non sono i Ministri (che pure possono dare il loro contributo, non c’è dubbio) ma i funzionari, i tecnici della macchina pubblica. Draghi di certo ha portato la “sua” esperienza e quella dei suoi, donne ed uomini, di fiducia; ma nel precedente Governo vi erano personalità di spicco, che ben conoscevano la materia giuridico economica, come Gualtieri e lo stesso Giuseppe Conte.

Ritornando a quanto stavo dicendo nel precedente blocco di questo post, devo dire che non mi sarei mai aspettato da parte dell’attuale Premier una risposta come quella “odiosa” della Politica d’accatto con cui ci siamo trovati a confrontarci quotidianamente: “Non è il momento!”

Caro Premier, non è che per te “non è il momento” significa che stai pensando che, prima o poi, a pagare i costi di questa crisi, debbano essere ancora una volta i soliti bischeri che da sempre, pur con qualche incolpevole omissione (che, pur lieve, viene però sempre fatta pagare!), continuano a mantenere in piedi la baracca? …2….

24 maggio – Può darsi, ma…. —-1

24 maggio – Può darsi, ma…. —-1

L’altro giorno il “teatrino della Politica” ha vissuto una nuova “puntata”.

Ad una domanda  (“Cosa pensa della proposta di Enrico Letta, Segretario del PD, di intervenire sulla tassa di successione per i patrimoni superiori al milione di euro per finanziare misure in favore dell’occupazione giovanile?”) di un giornalista, Roberto Mania, de “La Repubblica” nel corso della Conferenza stampa sul Decreto Sostegni bis del 20 maggio 2021, il Premier Mario Draghi ha risposto “Non ne abbiamo mai parlato e non abbiamo guardato la proposta. Ma questo non è il momento di prendere i soldi dai cittadini ma di darli. L’economia è ancora in una situazione di recessione e grande disoccupazione. Tutti i provvedimenti fiscali faranno parte della riforma del fisco”.

Si è sollevata, a questo punto, una polemica che ha avuto il merito di confermare alcune posizioni e rivelarne in modo lampante altre: le prime, quelle di Destra (Lega, Forza Italia) le seconde quelle di Italia Viva le cui dichiarazioni sono altrettanto secche.

https://www.ilfoglio.it/politica/2021/05/20/video/da-giorgetti-a-italia-viva-tutti-contro-letta-no-alla-tassa-di-successione–2423867/

Oltre alla Lega, con il Ministro Giorgetti che liquida tutto con una battuta, da segnalare l’intervento di Malan di Forza Italia (“Così facciamo scappare i veri capitali all’estero”!) che pone in evidenza l’inefficienza dei controlli sui movimenti di capitali ed in pratica rivela il fallimento di questa classe politica (i capitali sono scappati sempre e ciò è accaduto anche quando a governare c’erano le Destre; forse ancor di più, visto i tanti condoni da loro attivati proprio per un rientro che non si è mai verificato in modo consistente: e quest’ultimo aggettivo è un vero e proprio “eufemismo”); vergognosa ed aberrante, indegna è la chiusa di Malan sulla possibilità che “i giovani” (poi si corregge solo parzialmente con “alcuni”) possano utilizzare la “dote” proposta da Enrico Letta per acquistare droghe, visto che se ne vuole liberalizzare l’uso.

Manifesta è la posizione di “Italia Viva” sempre più omogenea al Centrodestra: “Siamo contrari a mettere nuove tasse in questa fase di recessione”.

Ho espresso anche io commentando alcuni post di sostegno alla proposta del PD alcuni dubbi. L’ho fatto soprattutto in relazione al contesto in cui tale progetto ha avuto la sua esplicitazione: una Conferenza stampa su un Decreto, che eroga sostegni alle attività che hanno subìto gravi danni dalla pandemìa. “Domanda secca, risposta altrettanto sintetica” è stato il mio saggio responso. Draghi non avrebbe potuto aggiungere molto di più, anche se quel “Tutti i provvedimenti fiscali faranno parte della riforma del fisco” lascia aperte molte soluzioni, compreso quella di un’applicazione integrale dell’art.53 della Carta costituzionale “Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività.”

Ovviamente tutti sappiamo che non è così, non lo è stato e tutto finirebbe per rimanere così come è, se – di fronte ad una crisi così ampia che ci fornisce la possibilità di rivedere gran parte dei meccanismi amministrativi pubblici, con la Riforma della Pubblica Amministrazione e le altre previste dal Recovery Fund – i nostri governanti e rappresentanti politici opponessero molte distinzioni solo allo scopo di ficcare le loro bandierine sul corpo esanime del nostro Paese.

…1…

23 maggio – I CONTI NON TORNA(VA)NO parte 23 (per la parte 22 vedi 30 aprile)

I CONTI NON TORNA(VA)NO parte 23

Proseguo con la pubblicazione di una serie di interventi – quasi tutti miei – sui temi del dimensionamento degli Istituti scolastici di scuola media superiore impostato dagli amministratori locali qui a Prato alla fine dello scorso secolo. I conti non torna(va)no perché si fecero delle forzature che andarono a favorire una parte degli Istituti e imposero ad alcuni di questi trasferimenti considerevoli – da una parte all’altra “opposta” della città – in sedi del tutto inadatte: ancor oggi lo sono, anche se le Amministrazioni hanno compensato con successivi interventi “non risolutivi” ma che dal punto di vista del “risparmio” mostrano ampiamente l’evidenza della non convenienza economica di quella operazione che invece era stata pubblicizzata come tale.

I CONTI NON TORNA(VA)NO parte 23

Comincio con una comunicazione al Presidente del Consiglio Comunale che mi chiedeva di essere informato sinteticamente in preparazione della seduta nella quale l’argomento sarebbe stato dibattuto

Al Presidente del Consiglio Comunale  

Credo sia possibile attivare una sospensione dell’intera partita sul dimensionamento; avere una ulteriore opportunità di riflessione è fortemente necessario.

Le alternative a questo Piano, per migliorarlo, devono escludere un qualsiasi spostamento del “Dagomari”.

Le ipotesi formulate o sono state fatte fallire o sono state sottovalutate:

  1. Accorpamento “Dagomari”-“Gramsci”.

Si è detto che non era possibile, ma non è vero. Sembra, invece, che il Preside del “Gramsci” abbia fatto di tutto per far fallire questa ipotesi, anche allo scopo di essere “supermanager” di un Polo Tecnico (per adesso viene chiamato “coordinatore, ma le sue “lezioni” recenti stanno a dimostrare la sua reale vocazione);

  • Accorpamento “Dagomari”-“Gramsci”.

Il “Dagomari” poteva essere trasferito in Via di Reggiana, rendendo disponibili i suoi locali, nella nuovissima struttura del Terzo Lotto, con una unica Presidenza e Segreteria, che rimaneva nel “Gramsci” attuale ed alcune classi (ad esempio, le prime) nel “Gramsci” attuale, dove peraltro rimanevano tutte le classi ed i laboratori dell’Istituto Geometri.

Questa ipotesi non è stata nemmeno valutata: ti prego tuttavia di verificarla anche sulla base dei “costi”;

  • Accorpamento “Gramsci”-“Marconi”.

E’ di certo strano nella composizione, ma è previsto nel DPR di riferimento. Non è stato mai valutato, ma lo avevo proposto in una riunione con la Cardillo ed ero stato aggredito come “chi non capisce niente”. Sembra che non fosse possibile, anche perché a perdere il posto sarebbe stato il preside Rossi;

  • Dimensionamento del “Copernico” a norma di legge.

E’ quello che abbiamo sempre detto: ci vuole coraggio, ma molto meno di quanto irresponsabilmente si vorrebbe fare con il “Dagomari”. Anche perché il DPR lo prevede e le proteste sarebbero state molto meno concrete di quelle che il “Dagomari” ha presentato all’opinione pubblica in questi mesi;

  • Spostamento del Liceo di Via Baldanzi in Piazza del Collegio; spostamento del “Gramsci” in via Baldanzi e del “Copernico” in via di Reggiana: nessuno si è mosso praticamente per realizzarlo, in quanto il Convitto si sarebbe opposto;
  • Utilizzo di blocchi di pertinenza del Comune di Prato per risolvere il problema degli spazi mancanti: come ti dicevo, non vi è stata alcuna volontà di collaborazione.

22 maggio – è trascorso già un mese

Un mese. E’ trascorso già un mese. Quella mattina svolgendo le mie attività abbastanza consuete (il caffè, l’accensione del pc, la cernita delle mie quisquilie sul Blog, l’apertura del social che frequento, Facebook) E sì, Facebook! Dove appaiono poi i post delle amiche e degli amici più assidui, quelli maggiormente presenti. Sono abbastanza attento e anche quella mattina ho immediatamente riscontrato un post, che dire “incredibile” per me è davvero solo un eufemismo. Una compagna ed amica di Pozzuoli annunciava un evento davvero pesante, ricordando che nei giorni precedenti ne aveva postati altri. Pina Lama quella mattina alle 7.20 aveva intitolato il suo post “Triste risveglio” e, poi, aveva scritto

Cari amici, l’altro giorno mi ero ripromessa di non dare più notizie di morte, di amici. Da un po’ di tempo sono troppe… Ma stamattina non posso farne a meno.. È morto Vincenzo Aulitto. Mi fermo qua, non posso andare avanti!

Mi sono letteralmente bloccato, sperando ci fosse un’omonimia. Non so se prima di quella mattina avessi mai chiamato Pina; non so neanche come mai, andando a spippolare la rubrica sul cellulare ho trovato il suo numero. E’ stato un attimo. Saranno state le otto, ma forse anche più presto e l’ho chiamata. Sì. Speravo fosse un’omonimia: invece no. Era proprio Enzo, un amico con il quale già negli anni Settanta, lui più giovane di me, avevamo fatto quelle “follie” creative, un po’ azzardate, come quella volta che siamo andati a suonare “gratis” ad un MakP del Magistrale, prendendoci fischi e pernacchie, ma eravamo convinti delle nostre proposte, molto atipiche, anche originali, probabilmente più adatte per una cantina underground che per quelle ragazze e ragazzi che si agitavano ai primi albori della disco music. Poi ero partito, ero via ormai da Pozzuoli, prima per fare il militare poi per il lavoro e avevo abbandonato la pratica dell’arte teatrale (quella musicale non era fatta per me, era semplicemente uno scherzo “per me”, che non sapevo assolutamente nulla di musica). Enzo, no, insieme ad altri amici, come Salvatore De Fraja, aveva continuato ad allenarsi, lui che di musica invece ne capiva.

Non ci siamo mai persi di vista, però, anche perchè per una serie di coincidenze Enzo con Pina vennero ad abitare nello stesso complesso condominiale di Mariella, mia moglie. E, così, ogni volta che tornavo ci si ritrovava, ci scambiavamo i problemi e i percorsi che ciascuno svolgeva, l’Arte, la Musica per lui, per me il Cinema e la Politica. Vincenzo Aulitto, è difficile spiegarlo per i tanti che non lo hanno conosciuto, è stata una persona speciale, straordinaria, ricca di esperienze. Basta scorrere il suo profilo per comprenderlo; amava la Natura e ne faceva un elemento della Sua Arte. Ogni oggetto anche residuale poteva aspirare a diventare espressione artistica; anche per questo camminava molto per sentieri e spiagge, luoghi pubblici ma anche molto segreti. Ed era impegnato civilmente; non aveva bisogno di esprimersi politicamente: quel che faceva era l’espressione del suo Essere. Ne parlo con forme verbali al passato; ma non penso sia possibile dimenticarlo. Per me Enzo è come un fratello (sono stato figlio unico) e lo ricorderò come ricordo i miei genitori e le persone che sono state per me più care e che non mi appaiono più ma esistono ancora.