11 maggio – DA GIOVANE: LA SENSIBILITÀ AMBIENTALISTA, STORICA E CULTURALE – decima parte – 5 (Trenta più cinquanta fa “Nouvelle Vague”) -per la parte 4 vedi 4 aprile 2021

DA GIOVANE: LA SENSIBILITÀ AMBIENTALISTA, STORICA E CULTURALE – decima parte – 5 (Trenta più cinquanta fa “Nouvelle Vague”)

Stupende e ricche di ritmo erano state le immagini di una Nizza scrutata nei vari momenti della giornata, nei vari quartieri, quelli ricchi (la Promenade), quelli miseri (la città bassa), nei preparativi del Carnevale e nella sua frenetica attuazione, l’onda che ritmicamente viene e va, e sui carri allegorici le ballerine che dondolano le loro gambe e poi le industrie e lo smog.

Eccezionali le riprese sottomarine (o, per meglio dire, “sottovasca”) di un Jean Taris campione di nuoto, che si esibisce in capriole come una foca giocherellona e felice e che nello stesso tempo pretende di insegnare al pubblico in meno di dieci minuti come si fa a nuotare!

La copia è piuttosto “malmessa” ma perlomeno rende l’idea!

Ma, quando dal primo periodo più nettamente legato all’Avanguardia, si passa ad un ambito realistico (Vigo però non dimenticherà mai le tecniche che aveva imparato in quell’epoca di apprendistato – vedi la scena iniziale di “Zéro de conduite” e quella famosissima tutta al “ralenti” come una danza, una processione “anarchica” nella parte finale dello stesso film , nell’ “Atalante” le riprese subacquee che rimandano direttamente a quelle già menzionate di “Taris”), ci troviamo di fronte ad un “poeta” ancor giovane ma già maturo, come se il destino malvagio avesse deciso per lui che era arrivato a compimento il suo ciclo di vita e di impegno culturale, come se Vigo avesse esaurito, completandolo, tutto il suo bagaglio di conoscenze.

Scegliere a questo punto gli altri autori da trattare era abbastanza semplice, meno lo era semmai la scelta dei film. Un po’ limitati, ma non troppo, dal mercato e dalla temporanea indisponibilità, ad Empoli è stato presentato quasi il meglio della produzione di René Clair (“Le Million” e “A nous la libertè”) di Jean Renoir (“Toni”, “Le crime de Monsieur Lange”, “La bete humaine” e “Une partie de campagne”) e Marcel Carnè (“Jenny”, “Drôle de drame ou L’étrange aventure du Docteur Molyneux”, “Hotel du Nord”).

Un serio problema veniva ad evidenziarsi nel corso delle varie proiezioni, corredate sempre tutte da introduzioni colte ed esaurienti, ma prive di traduzione simultanea, soprattutto laddove essa era resa necessaria dalle versioni originali dei film in programmazione. Anche quando si è tentato di sopperire a questo problema, lo si è dovuto fare con mezzi inadeguati ed a volte ci si è dovuti confrontare con un pubblico per niente propenso. Le maggiori difficoltà si sono avute in particolare per “La bete humaine” e per “Jenny”, mentre la versione originale de “Le Million” è stata accolta senza difficoltà, non solo perché riservata ad un gruppo scolastico che lo aveva richiesto e che era stato adeguatamente preparato dai docenti, ma anche perché quel film è naturalmente costruito per essere compreso anche senza il sonoro. Bisogna sempre tener conto che l’avvento del “sonoro” era molto recente e “Le Million” del 1931 era il suo secondo film “sonoro”.