21 maggio – PERCHE’ LA DESTRA STA VINCENDO NEL PAESE (o perlomeno così appare) – parte 2

Ho deviato l’altro giorno rispetto al prosieguo della prima parte di questa riflessione “diretta” utilizzando un documento del 2013. In realtà una gran parte dei documenti che posseggo sono il frutto di un malessere diffuso tra le tante persone, come me e altri, che avevano immaginato di poter contribuire ad avvicinare maggiormente ai problemi della “gente comune” la forza politica che con impegno e passione avevano contribuito a fondare. Facendo salve quelle che sono le normali strategie all’interno delle forze politiche e tra di esse, quella vicenda dei “101” è ancora misteriosa.

Ritornando al tema sulle ragioni per cui la Destra, per ora, appare essere vincente nel Paese, e la Sinistra evidenzia una progressiva marginalizzazione, va detto che è sempre più evidente la distanza tra i reali problemi della gente e i progetti politici che – in modo particolare il Partito Democratico – si propongono a breve, medio e lungo termine. E’ una vera e propria crisi di progettualità, quella che va caratterizzando questa fase storica, nella quale una sempre più folta rappresentanza di interessi popolari necessita di risposte concrete. A dire il vero, ma questo non funziona – ancor più oggi – come forma di consolazione, nemmeno la Destra è in grado di fornire risposte al di là della demagogia e del populismo. La qual cosa ingenera una forte sfiducia diffusa, un senso di smarrimento e frustrazione che può portare anche ad un ulteriore abbassamento del livello di democrazia in questo nostro Paese.

Uno degli errori che si sta commettendo è quello di considerare come obiettivo da raggiungere il livello qualitativo della vita appena precedente alla crisi pandemica. Questa incapacità della società, economica politica, è collegata da una parte alla pochezza culturale della leadership italiana ed all’altra alla cronica patologia amnesica di cui noi tutti soffriamo.

La società italiana del 2019 presentava notevoli gravissime problematiche inerenti il sistema economico, la crisi del settore industriale, il livello di disoccupazione complessivo sempre molto alto, il grado bassissimo di acculturazione generale con livelli altissimi di abbandono e dispersione scolastica, un abbassamento dell’intervento pubblico sanitario abbastanza diffuso, una burocratizzazione azzeccagarbugliesca incapace di amministrare la giustizia ed il fisco, l’obsolescenza dei sistemi informatici, laddove esistenti. Allo stesso tempo si è diffusa una visione della società troppo edonistica, tesa al consumismo esagerato. Ritornare a quei livelli potrebbe già di per sè essere difficile, ma un Paese ricco di grande Storia, non può – in un momento come questo di enorme difficoltà – fermarsi al contingente e deve essere in grado di poter ripartire invece da una critica severa rispetto al recente passato e saper indicare una strada che sia in grado di contemperare aspetti diversi non in conflitto tra loro.

Oltretutto anche se la Sinistra fosse indenne dalle responsabilità antecedenti (“se”, infatti; in quanto la Sinistra nella sua accezione più ampia di “Centrosinistra” ha amministrato larga parte del Paese e per un periodo – anche l’ultimo o penultimo se volete – ha governato questo Paese) non può sottrarsi dal prendere in considerazione seria una analisi profonda dei mali, le nubi, che oscurano il futuro per poi poter nel più breve tempo possibile (“oggi, non domani!”) avanzare proposte che tengano insieme valori e prospettive, diritti e doveri nel modo più ampio possibile, cercando di aprire una nuova fase che non appaia come un semplice recupero di un Eden fasullo.