con un’aggiunta al 3 giugno 2021 – Pil, finalmente la luce: Italia verso +4,2% nel 2021 – titolo da Qui Finanza – fate voi i conti – è molto incoraggiante che si riprenda a produrre, ma questo rischia nell’entusiasmo generalizzato di creare nuove ingiustizie e di produrre altri danni ai lavoratori
STATE BUONI SE POTETE, PER PIACERE
TUTTO TORNERA’ COME PRIMA PEGGIO DI PRIMA
“Se ti va bene a queste condizioni…diversamente la fila è lunga!”
Non
dirò nulla che non si sappia già.
Le condizioni erano che il lavoratore veniva assunto a part-time ma poi le ore
di lavoro effettive diventano molte di più. Molte volte c’è un rapporto di
subordinazione servile che induce lo stesso lavoratore a non denunciare questi
abusi. In qualche caso, durante un controllo, addestrati a mentire resi
consapevoli e preoccupati dalla carenza di posti di lavoro “normali” (legali),
dichiarano semmai di essere appena arrivati. Fondamentalmente il ricatto è
legato a questa cronica carenza di “lavoro” e quindi ad un diffuso bisogno di
trovarne uno, anche se in parte o in tutto illegale. Questo è solo un esempio
minimo; a volte l’operaio, nel controllo, dichiara di essere appena arrivato e
di essersi disposto a “provare”; oppure in altri casi i datori di lavoro,
durante le ore notturne, quando il timore di un controllo è ridotto, accelerano
i ritmi delle operazioni. Indubbiamente la condizione del lavoro è a rischio di
un ritorno al passato, a forme di schiavitù che avremmo voluto ormai
tramontate. In alcuni settori, come quelli della ristorazione ed in particolare
nei pub o comunque in localini dislocati nel centro delle città, dove si svolge
la “movida”, non è raro imbattersi in rapporti di lavoro siffatti più o meno
legali, a seconda del grado di onestà dei datori.
Chi dovrebbe controllare perchè a ciò preposto e delegato si dice molto spesso
che non abbia strumenti e mezzi per poterlo fare in modo diffuso e questo,
forse, è in gran parte vero. In qualche occasione, poi, sorge il dubbio che
alcuni strumenti ed alcuni mezzi non vengano utilizzati di proposito; ed in
questo caso ovviamente si può parlare di complicità. Ovviamente dovrebbe essere
lo Stato a pretendere che le leggi vengano rispettate anche nella loro
applicazione concreta: un maggiore e rigoroso controllo potrebbe comportare una
migliore condizione sociale diffusa. Un “controllo” sociale potrebbe essere una
delle soluzioni: chi svolge la sua attività onestamente dovrebbe essere il
principale controllore. Chi rispetta le regole ne paga gli effetti mentre
coloro che non le rispettano finiscono per nuocere principalmente ai primi ed
intossicano il mercato. Per non parlare di quel che significa questa elusione
(in qualche caso anche “evasione”) per le casse dello Stato nel suo complesso:
ci si lamenta dell’esosità dello Stato, e a volte lo si fa per giustificare – a
se stessi ma non solo – l’illegalità; tuttavia quello che accade è un generale
abbassamento del tenore di vita generale ed impoverimento sociale.
Ho portato pochi esempi, ma voglio qui ricordare quel che scriveva l’altro
giorno un mio amico di Facebook riportando un dialogo “illuminante” ascoltato
in uno dei tanti bar eleganti della città
“… E allora gli ho spiegato a quei tre: prendete la cassa integrazione ma
venite a lavorare e io vi pago a nero. Alla fine costate meno ma guadagnate di
più”.
Forse era un artigiano, un industriale, non so, l’amico non lo specifica. Ma è
indubbio che con questa gente, dopo l’emergenza, le cose andranno peggio, altro
che “meglio”, altro che “andrà tutto bene!”. Non so se tra i commenti ci sia
stato qualcuno che, illuminato, abbia segnalato che in questa particolare
situazione, laddove ci fosse un controllo fatto bene, a venirne sanzionato –
penalmente, fiscalmente e moralmente – non sarebbe soltanto il datore di lavoro
ma anche l’operaio che avrebbe frodato lo Stato e nociuto gravemente anche ad
altri più onesti e corretti di lui.