29 settembre IN RICORDO del poeta Pier Paolo Pasolini parte 11

IN RICORDO del poeta Pier Paolo Pasolini parte 11

Lo ripeto: è la trascrizione di un Convegno del 2006 da me fortemente voluto ed organizzato presso il PIN – sede Universitaria di Firenze dislocata presso la Stazione del Serraglio di Prato – su questo Blog dal gennaio (10) di quest’anno ne vado pubblicando le risultanze

La prima delle due relazioni di questa giornata è quella del Professor Antonio Tricomi, che ha scritto due libri molto interessanti e veramente molto nuovi sull’opera di Pasolini. Quindi una serie di lavori che penso e spero continueranno e che si inseriscono nel solco dei discorsi e delle riflessioni già iniziate. Difatti, secondo Antonio Tricomi, non è tanto importante santificare, celebrare e in questo modo anche neutralizzare l’opera di Pasolini, quanto anche sconsacrarlo, discuterlo, considerarlo come uno di noi, presente e vivo e quindi anche contraddirlo quando è necessario Perché discutere con i testi, dialogare con gli autori, contraddirli e costruire in questo modo una riflessione che continua è molto più importante appunto che chiuderli nel tempio della Sofia dalla quale non escono più. Questa è la cosa più importante credo che ci sia, l’atteggiamento più vivo che si possa avere nei confronti di un autore e quindi do la parola subito ad Antonio Tricomi. >>

Parla il Professor Antonio Tricomi:

<< Grazie, buongiorno a tutti. Dunque, io non vorrei che da subito sembrasse troppo come dire inopportuno però preannunciare un intervento che vuole essere totalmente smitizzante di Pasolini e della sua opera. Mi rendo conto che ciò avviene dentro una giornata di studi dedicata a Pasolini, però, come in qualche modo accennava Sandro Bernardi, è un po’ la mia idea che se noi tutti non si lavora a smitizzare Pasolini da qui a vent’anni invece succederà che non lo si leggerà più. Perché dico questo? Perché si è detto più volte nei minuti precedenti, si è chiamato più volte in causa i giovani. Ora io credo che a scuola soprattutto parlo dei licei, parlo insomma dei ragazzi di 16-18 anni, Pasolini sia sicuramente un nome che gira, bene o male tutti sanno chi è Pasolini, però che Pasolini sia letto dai giovani ho molti dubbi e lo dice anche la piccola esperienza universitaria. Semmai a scuola l’autore letto è Calvino per stare agli autori della generazione di Pasolini, mentre Pasolini è un autore come dire orecchiato, sentito, ma non un autore letto. Così come capita spesso di parlare con persone di 20-22, 18 anni ed accorgersi che le difficoltà a leggere Pasolini sono grandi Perché in qualche modo si ha come l’impressione di accostarsi ad un autore di un altro mondo, di un’altra epoca le cui opere dicono qualcosa di un mondo sì ancora vicino al nostro, ma non identico al nostro. Questa è la prima premessa alla quale ne segue in qualche modo un’altra, appunto Perché dicevo prima ai giovani ci si è rivolti. Perché è stata ricordata una frase del Pasolini quarantenne o poco meno sui giovani, però ce n’è un’altra che è l’esatto contrario di quanto Pasolini diceva tra l’inizio degli anni ’60 e la fine degli anni ’50. Negli anni ’70 Pasolini definisce i giovani nevrotici, brutti, pallidi e insopportabili ed ha un atteggiamento come dire di strettissimo, di violentissimo antagonismo contro i giovani che lo dico Perché così posso poi aggiungere una cosa, se ci pensate, se fate i conti di anagrafe sono i giovani che oggi in qualche modo passati i trent’anni sono la classe dirigente di questo paese. Perché nel ’71-’72 i giovani con cui Pasolini se la prende sono i 40-50enni di oggi.

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