perché ho accolto con piacere l’invito ad organizzare la presentazione del documento “LA SCUOLA SALVA IL MONDO” parte 2 della serie “Se non ci si fida degli altri non si può costruire un progetto”

perché ho accolto con piacere l’invito ad organizzare la presentazione del documento “LA SCUOLA SALVA IL MONDO” parte 2 della serie “Se non ci si fida degli altri non si può costruire un progetto”

10 ottobre

Quel che è accaduto davvero lo sappiamo tutti

Ovviamente, ci sono gruppi che hanno mantenuto un loro contatto anche durante la pandemia ma tanti altri si sono invece dispersi in tutto questo tempo, pur mantenendo un profilo di presenza critica individuale o poco più, riducendo drasticamente il numero delle frequentazioni. Questo è stato reso necessario soprattutto per tutti quelli che rischiavano in maniera più seria di contagiarsi e correre rischi letali.

Per altri, anche perché sospinti da necessità impellenti inderogabili come il proprio lavoro, non è stato così ridotta drasticamente la propria socialità, anche se – come ben si comprende – tutti hanno lasciato dietro di sè una scia di mancanze che, ce lo siamo detto in modo particolare riferendoci alle giovanissime e giovani generazioni, sono state insopportabili e foriere di conseguenze non solo sul piano psicologico.

Di certo è stato rallentato per un periodo anche il normale attivismo delle forze politiche, anche se in questo rallentamento – come accade negli equilibri generali della vita comune – a rimetterci maggiormente  sono state le realtà periferiche, del tutto escluse da una pur minima forma di partecipazione. Questa esclusione ha condizionato anche le strutture periferiche dei partiti più forti dal punto di vista del consenso elettorale.

A livelli più ampi tuttavia, accontentandosi della marginalità, in questa lunga attesa di poter riemergere, si è andata man mano diffondendo una mancanza di fiducia verso gli altri. E per certi versi questa permane ancora.

Noi siamo in una realtà periferica; noi apparteniamo a quella parte di società che è stata più ampiamente condizionata dalla pandemia. Quello che è accaduto con la chiusura degli spazi sociali come ad esempio un Circolo come questo ha prodotto danni enormi non solo economici ma anche culturali sociali e tout court politici. Ed è stato quasi naturale per ciascuno di noi avvertire questa sensazione di abbandono. Poi un poco alla volta si avvertono in controtendenza segnali di ripresa.

Quello di cui oggi parliamo è uno di questi.

Quando sono stato contattato, ero proprio per l’appunto già in un luogo diverso dal solito e sono stato sorpreso dalla proposta, che riapriva i miei orizzonti e mi sollecitava a occuparmi di nuovo di quel che mi appassiona. I temi della Cultura e della Scuola sono stati i compagni della mia vita e della mia esperienza assoluta. In qualche modo, non li avevo trascurati del tutto durante la clausura pandemica; avevo continuato quasi quotidianamente a trattarne sul mio Blog, recuperando quel che avevo scritto, detto e soprattutto fatto.

Non appena il documento mi è stato inviato il 30 luglio ho attivato il Circolo, pur sapendo che – per tutto agosto – non avremmo potuto organizzare nulla, per la classica diaspora vacanziera. Pur tuttavia, non avendo partecipato pienamente alla diaspora, il 17 agosto ho cominciato a contattare i punti di riferimento che mi erano stati dati. Abbiamo fatto partire il gruppo su whatsapp il 23 agosto e poi siamo andati avanti e abbiamo condiviso tutta la fase organizzativa, con le difficoltà che appartengono al periodo.

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